Xavier de Maistre: differenze tra le versioni

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=== Citazioni su ''Spedizione notturna intorno alla mia camera'' ===
=== Citazioni su ''Spedizione notturna intorno alla mia camera'' ===
*Questo secondo libriccino, ancor più breve del primo, non è né meno garbato né meno piacevole. Procede forse con passo più fermo e ha idee più mature. Esempio raro, quello di un libro che si aggiunge come seguito d'un altro senza guastarlo. (Anatole France)<ref>''Op. cit.'', p. 9.</ref>
*Questo secondo libriccino, ancor più breve del primo, non è né meno garbato né meno piacevole. Procede forse con passo più fermo e ha idee più mature. Esempio raro, quello di un libro che si aggiunge come seguito d'un altro senza guastarlo. ([[Anatole France]])<ref>''[[Xavier_de_Maistre#cite_note-2|Op. cit.]]'', p. 9.</ref>



== ''Il lebbroso della città di Aosta'' ==
== ''Il lebbroso della città di Aosta'' ==

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Xavier de Maistre

Xavier de Maistre (1763 – 1852), scrittore, militare, pittore e scienziato sabaudo.

Viaggio intorno alla mia camera

Incipit

Miniatura tratta dall'edizione Tardieu 1862
  • Qu’il est glorieux d’ouvrir une nouvelle carrière, et de paraître tout à coup dans le monde savant, un livre de découvertes à la main, comme une comète inattendue étincelle dans l’espace!
  • Aprire nuove strade al sapere! Comparire tra i dotti con un libro di scoperte in mano, come una fulgida e impreveduta cometa dallo spazio! Quale gloria! [Traduzione di Fruttero & Lucentini]
  • Quanto è degno di gloria aprire una strada nuova, e apparire dall'oggi al domani nel mondo dei dotti, un libro di scoperte in mano, quale cometa inattesa che brilla nello spazio! [Traduzione di Rosa Maria Losito]
  • Quanto è glorioso iniziare una nuova carriera e apparire all'improvviso nel mondo della cultura, un libro di scoperte in mano, come una cometa inattesa brilla nello spazio! [Traduzione di Giovanni Bogliolo, 2013]
  • Quanto è glorioso l'aprir nuova carriera agli ingegni; il comparire improvviso nel dotto mondo, con un libro di scoperte alla mano, qual cometa inattesa nella vastità dello spazio! [Traduzione di Giuseppe Montani]

Traduzione di Giuseppe Montani

  • Il diletto di viaggiare nella propria camera è immune dall'inquieta gelosìa degli uomini e indipendente dalla fortuna (I; p. 14).
  • Dietro varie osservazioni ho potuto avvedermi che l'uomo è composto di un'anima e d'una bestia. — Questi due esseri sono assolutamente distinti, ma talmente incassati l'uno nell'altro, o innestati uno sopra l'altro, ch'è necessario all'anima non so quale elevatezza, perchè realmente si distingua dalla bestia.
    Udii da un vecchio professore (è una delle più vecchie cose di cui mi ricordo) che Platone chiamava la materia l'altra. Benissimo: io però darei più volentieri questa denominazione alla bestia, ch'è aggiunta alla nostra anima. Essa veramente è l'altra, che ci inquieta e ci tormenta in istrana maniera. Ciascuno si accorge, così all'ingrosso, che l'uomo è doppio; ma altro non si sa dire, se non ch'egli è composto d'anima e di corpo, e si accusa questo corpo di non so quante cose, ben mal a proposito sicuramente, poich'egli è così incapace di sentire come di pensare. Conviene invece prendersela colla bestia, con quest'essere sensitivo affatto distinto dall'anima, vero individuo, che ha la sua esistenza separata, i suoi gusti, le sue inclinazioni, la sua volontà, nè si solleva al disopra degli altri animali, se non perchè è meglio allevato e provveduto d'organi più perfetti.
    Signori e signore inorgoglitevi pure della vostra intelligenza, quanto vi piace; ma diffidate molto dell'altra, massime quando siete in compagnia.
    Ho fatto non so quante esperienze sull'unione di queste due creature eterogenee. Per esempio, ho riconosciuto chiaramente che l'anima può farsi obbedire dalla bestia; e che questa fatalmente obbliga anch'essa spessissimo l'anima ad operare contro il proprio volere. Secondo le regole, l'una ha il potere legislativo, e l'altra l'esecutivo, ma questi due poteri si fanno sovente vicendevole contrasto. — La grand'arte d'un uomo di genio è di sapere allevare bene la sua bestia, affine ch'ella possa andar sola, mentre l'anima, liberata dal suo spiacevole contatto, può inalzarsi fino al cielo (VI; pp. 30-32).
  • Egli [il lettore] non potrà essere che soddisfatto di sè medesimo, ove pervenga un giorno a saper far viaggiare la sua anima tutta sola. [...] Avvi infatti nulla di più lusinghiero, che l'estendere in certo modo la propria esistenza, l'occupare ad un tempo la terra e i cieli, il raddoppiar, per così dire, sè stesso? — L'eterno e non mai soddisfatto desiderio dell'uomo non è forse di accrescere il suo potere e le sue facoltà, d'essere ove non è, di richiamare il passato e di vivere nell'avvenire? — Ei vuol comandare agli eserciti, presiedere le accademie, esser adorato dalle belle; ed, ove tutto ciò ottenga, sospira allora i campi e la tranquillità, porta invidia alla capanna de' pastori. Sempre ei si chiama deluso ne' suoi disegni, nelle sue speranze; poichè sempre incontra qualche sciagura, inseparabile dalla sorte umana. Ma no non dica, per questo, che la felicità è impossibile a trovarsi. — Un quarto d'ora di viaggio con me gliene mostrerà il cammino (IX; pp. 39-40).
  • No, quegli che inonda così l'oriente di luce, non la fa brillare a' miei sguardi, per inabissarmi bentosto nelle tenebre del nulla. Quegli che stende quest'orizzonte incommensurabile, quegli che elevò queste masse enormi, le cui ghiacciate sommità or tutte sfolgoreggiano de' primi raggi del sole, è pur quegli che ordinò al mio cuore di battere e al mio spirito di pensare (XXI; p. 78).
  • Sempre verace e imparziale uno specchio rinvia agli occhj della persona, che in esso guarda, le rose della giovinezza e le rughe dell'inoltrata età, senza detrazione e senza lusinghe. — Solo, tra tutti i consiglieri de' grandi, ei loro dice costantemente la verità.
    Ciò mi fece desiderar l'invenzione di uno specchio morale, in cui tutti gli uomini potessero vedersi co' loro vizi e colle loro virtù. Pensai anzi una volta a proporre per esse un premio a qualche accademia; se non che riflessioni più mature me ne provarono l'inutilità.
    Oh quanto è raro che la bruttezza riconosca sè stessa! Indarno gli specchj si moltiplicano intorno a noi, e riflettono con tanta esattezza la luce e la verità. All'istante che i raggi, che da essi partono, sono per penetrare nel nostro occhio, e dipingerci a noi stessi quali siamo, l'amor proprio introduce il suo prisma ingannevole fra noi e la nostra immagine, e ci rappresenta una divinità.
    E di tutti i prismi, dal primo che uscì dalle mani dell'immortal Newton, fino a quelli dell'ultimo lavoro, nessuno ha posseduto una forza di refrazione così possente, e prodotto sensazioni così vive e così aggradevoli, come il prisma dell'amor proprio.
    Ora, poichè gli specchj comuni annunziano invano la verità a uomini sempre contenti della loro figura; poichè non possono fare ad essi conoscere le loro fisiche imperfezioni; a che servirebbe il mio specchio morale? Pochissimi fisserebbero in esso gli occhi; e nessuno vi ravviserebbe sè medesimo (XXVII; pp. 99-100).

Traduzione di Rosa Maria Losito

  • Quando viaggio nella mia stanza dunque, raramente percorro una linea retta: vado dal tavolo verso un quadro posto in un angolo; da lì mi muovo in senso obliquo per andare alla porta; ma, benché partendo la mia intenzione sia proprio quella di recarmici se lungo il percorso incontro la poltrona, non faccio complimenti, e mi ci accomodo all'istante. – Una poltrona è davvero un arredo magnifico; in particolare è della massima utilità per ogni uomo meditativo. Nelle lunghe serate invernali è qualche volta dolce, e sempre prudente distendervisi mollemente, lontano dal chiasso delle riunioni rumorose. – Un buon fuoco, qualche libro, delle penne; quante risorse contro la noia! E ancora che piacere dimenticare libri e penne per attizzare il fuoco e abbandonarsi a qualche dolce meditazione, o buttando giù qualche verso per rallegrare gli amici! Le ore scivolano su di voi e cadono in silenzio nell'eternità, senza farvi sentire il loro triste passaggio (IV; p. 28).
  • Dopo la poltrona, procedendo verso il nord, si scopre il letto, che è disposto in fondo alla stanza, e crea la più gradevole delle prospettive. È disposto nel modo più felice: i primi raggi del sole vengono a trastullarsi sulle cortine. – Nelle belle giornate d’estate, li vedo avanzare lungo la parete bianca, man mano che s’alza il sole: gli olmi che stanno davanti alla mia finestra li rifrangono in mille modi, e li fanno ondeggiare sul mio letto color di rosa e bianco, che diffonde dappertutto una luce incantevole nata dal loro riverbero. – Sento il garrire confuso delle rondini che si sono impossessate del tetto di casa, il cinguettio degli altri uccelli che abitano negli olmi: allora mille idee ridenti colmano il mio spirito; e, nell’universo intero, nessuno ha un risveglio altrettanto piacevole e tranquillo del mio (V; p. 29).
  • Che ricco tesoro di piaceri la buona natura ha elargito agli uomini il cui cuore sa godere! e quale varietà in quei piaceri! Chi potrà contarne le innumerevoli sfumature nei diversi individui e nelle diverse età della vita? – Il ricordo confuso di quelli della mia infanzia mi fa ancora trasalire (XL; p. 65).

Explicit

  • Oggi dunque sarò libero, o piuttosto tornerò in catene! Il giogo degli affari peserà di nuovo su di me; non farò più un passo che non sia misurato dal decoro e dal dovere. – Già fortunato se qualche dea capricciosa non mi farà dimenticare l'uno e l'altro, e se sfuggirò a questa nuova e pericolosa prigionia!
    Ah! perché non lasciarmi finire il viaggio! Era davvero per punirmi che m'avevano relegato nella mia stanza? – in questa contrada deliziosa, che racchiude tutti i beni e tutte le ricchezze del mondo? Tanto varrebbe esiliare un topo in un granaio.
    Eppure, mai mi sono accorto più chiaramente ch'io sono doppio. – Mentre ripiango le mie gioie immaginarie, mi sento consolato a forza: una potenza segreta mi trascina; – mi dice che ho bisogno dell'aria e del cielo, e che la solitudine somiglia alla morte. Eccomi agghindato; – la porta s'apre; – vago sotto i portici spaziosi di via Po; – mille fantasmi gradevoli volteggiano davanti ai miei occhi. – Sì, ecco proprio quel palazzo, – quella porta – quella scala; – sussulto in anticipo.
    È così che si pregusta un sapore acre mentre si taglia un limone per mangiarlo.
    Oh bestia mia, povera bestia mia, bada a te! [Traduzione di Rosa Maria Losito]

Citazioni su Viaggio intorno alla mia camera

  • Leggiera, ma vaghissima produzione è questa, che uscì anonima in Francia l'anno V della rivoluzione. Dà occasione a questo libro l'arresto ch'ebbe [Xavier de Maistre] in sua camera per quarantadue giorni a cagion di un duello. Seduto sulla sua seggiola a bracciuoli ed a carrucole, e guardando tutto ciò che lo circonda, il letto, i quadri, i libri, il suo stesso valletto, gli sorgono mille graziosi pensieri, che talvolta non altro fa che accennare, e dà luogo a varie riflessioni che se fossero vestite con la giornea del filosofo ed espresse con socratica gravità potrebbero stare a petto a mille altre della stessa natura, che formano l'argomento di assai più grossi volumi. Tra queste primeggia una specie di sistema tra l'anima e la bestia, come le chiama l'autore, cioè tra la ragione ed il senso, tra l'intelligenza e la concupiscenza, direbbero gli scolastici, che è una assai graziosa cosa. (Anonimo)[1]
  • «È Sterne!» si disse. Sì, ma uno Sterne un po' troppo innocente. Non si è api se non si ha il pungiglione. Bisogna riconoscerlo: Xavier de Maistre è troppo saggio [...]. Si vorrebbe che andasse più avanti nelle cose. Ne sfiora molte ma non ne penetra nessuna. Il tono del Viaggio intorno alla mia camera passa da una vivacità moderata a una temperata malinconia senza arrivare mai agli estremi. È per questo che il piccolo libro piace a tanti. (Anatole France)[2]
  • Una leggiadra fantasia sul gusto del Viaggio sentimentale dello Sterne: tra l'amabilità ancora settecentesca e certe delicate sfumature già romantiche v'è un non so che di deliziosamente ingenuo che ci riporta al piccolo mondo, un po' chiuso e impacciato nelle sue grazie, della vecchia aristocrazia piemontese. (Pietro Paolo Trompeo)[3]
  • L'opera di De Maistre nasce da un'intuizione profonda e suggestiva: che il piacere del viaggio dipenda forse più dall'atteggiamento mentale con cui partiamo che non dalla destinazione scelta. Se solo riuscissimo a vivere il nostro ambiente quotidiano con lo spirito del viaggiatore, dunque, potremmo scoprire che esso non è affatto meno interessante degli alti passi montani e delle giungle popolate di farfalle del Sudamerica di Humboldt. (Alain de Botton)[4]
  • Si tratta probabilmente del primo esperimento, consapevole e compiuto, di mettere in relazione le passioni, le riflessioni e i ricordi personali a un luogo fisico, circoscritto dal perimetro delle pareti della stanza della propria quotidianità, vera anticipazione della letteratura dell'intérieur di cui l'Ottocento sarà generoso elargitore. (Tomás Maldonado)[5]
  • Il titolo non si riferisce soltanto all'opera di Laurence Sterne, A Sentimental Journey through France and Italy (1768), ma anche al primo viaggio di circumnavigazione intorno al mondo effettuato da James Cook, assieme a Joseph Banks e Daniel Solander, tra il 1768 e il 1771. [...] Tutto il Voyage è ricco non solo di citazioni concernenti scienziati o filosofi naturali (come quelle relative agli «immortali» Newton e Spallanzani, a Harvey, oppure ai torinesi Beccaria e Cigna), ma anche di passi che rivelano una indubbia conoscenza dei dibattiti scientifici dell'epoca. (Marco Ciardi)[6]

Spedizione notturna intorno alla mia camera

Incipit

  • Pour jeter quelque intérêt sur la nouvelle chambre dans laquelle j’ai fait une expédition nocturne, je dois apprendre aux curieux comment elle m’était tombée en partage.
  • Per suscitare un po' d'interesse sulla nuova stanza nella quale ho effettuato la spedizione notturna, devo far sapere ai curiosi come mi fosse capitata in sorte. [Traduzione di Rosa Maria Losito, p. 77]

Citazioni

  • [La mia nuova stanza] riceve la luce da una sola finestra larga due piedi e mezzo e alta sei o sette piedi circa dal suolo, cui s'arriva utilizzando una scaletta.
    La distanza della finestra dal pavimento era uno di quei casi fortunati da attribuire sia alle circostanze, sia all'ingegno dell'architetto. Un'aria di mistero veniva poi creata dalla luce pressoché verticale che si diffondeva nel mio rifugio, illuminato nello stesso modo dell'antico tempio del Pantheon.
    Né si vedeva nessun oggetto esterno che potesse distrarmi.
    Come i naviganti che, persi nella vastità dell'oceano, non vedono nient'altro che cielo e mare, io vedevo solo il cielo e la mia stanza.
    Gli oggetti esterni più vicini sui quali potevo posare gli occhi, erano la luna e la stella del mattino: quanto mi metteva in immediato contatto col cielo, facendo volare i miei pensieri a un'altezza che non sarebbe stata possibile se avessi scelto un alloggio al pianterreno. La citata finestra s'alzava sopra il tetto e formava un abbaino assai grazioso. Era talmente alta sull'orizzonte che, quando i primi raggi del sole giungevano a illuminarla, nella strada era ancora buio.
    Godevo, insomma, d'una delle vedute più belle che si possano immaginare.
    Ma anche il panorama migliore finisce per annoiare quando lo si goda troppo spesso: l'occhio s'abitua e non ci fa più caso.
    Invece, la posizione della finestra mi preservava anche da simile svantaggio, dato che non vedevo mai lo spettacolo magnifico della campagna di Torino se non quando risalivo quattro o cinque scalini: questo mi dava un piacere sempre vivo perché gustato con lentezza (VI; 2009, pp. 30-31).
  • Spettatore effimero d’uno spettacolo eterno, l’uomo alza per un istante i suoi occhi al cielo, e poi li chiude per sempre! Ma durante quel rapido istante che gli viene concesso, un raggio consolatore, partendo da ciascuno dei mondi, da tutti i punti del cielo, dai confini dell’universo, viene a colpire il suo sguardo per fargli sapere che esiste una relazione tra lui e l’immensità (XIII; 1999).
  • [Sistema del mondo] Credo insomma che se lo spazio è infinito, sia infinita anche la creazione; e che, nella sua vita eterna e nell'immensità dello spazio, Dio abbia creato un numero infinito di mondi (XVI; 2009, p. 55).
  • Essendo la maggior parte dei nostri piaceri null'altro che che un gioco dell'immaginazione, è essenziale offrirle una pastura innocente per distoglierla dagli oggetti ai quali è giocoforza rinunciare, press'a poco come si offrono i balocchi ai bambini, quando si rifiutano loro le caramelle (XXVII; 1990, p. 104).

Traduzione di Paolina Leopardi

  • Infelice colui che non può rimaner solo un giorno della sua vita senza provare il tormento della noia, e che preferirebbe anche, se fosse d'uopo, il conversare con gli sciocchi al conversar con se stesso (I; p. 102).
  • O tempo!... divinità terribile! non è già la tua falce crudele che mi spaventi, sono i tuoi orridi figli che io temo, l'indifferenza e l'oblio, i quali fanno una lunga morte di tre quarti della nostra vita (XXVI; p. 135).
  • Lasciando penzoloni le gambe una a dritta ed una a sinistra della finestra, detti principio al mio viaggio a cavallo. [...] Per la sua posizione il viaggiatore a cavallo della sua finestra comunica da una parte col cielo, mentre gode il superbo spettacolo della natura, e gli astri, e le meteore sono a sua disposizione; e dall'altra, l'aspetto della sua dimora e gli oggetti che contiene lo richiamano all'idea della di lui esistenza, e lo fanno rientrare in se stesso. [...] Abitatore a vicenda dei cieli e della terra, il suo spirito ed il suo cuore godono di tutto ciò che è dato all'uomo di godere (XXIX; pp. 138-39).
  • Le rimembranze della felicità già passata sono le rughe dell'anima! Quando si sente infelice, bisogna cacciarle dal suo pensiero come se fossero fantasmi che venissero ad insultare la nostra presente situazione: è meglio le cento volte di abbandonarsi allora alle insidiose lusinghe della speranza, e sopra tutto bisogna dissimulare accortamente, e non confidare ad alcuno le proprie sventure. Ho notato nei varii viaggi che ho fatto tra gli uomini, che essendo uno costantemente infelice, termina con divenire ridicolo (XXXVI; pp. 153-54).

Explicit

  • Non c'è che dire, è bello essere in rapporti tanto familiari con la notte, col cielo e le meteore, e sapersi servire dei loro influssi. Eh, i rapporti con che siamo costretti ad avere con gli esseri umani sono assai più pericolosi!
    Quante volte non sono stato ingannato dopo aver riposto in loro la mia fiducia! Volevo dirne qualcosa anche qui, in una nota che ho soppresso visto che era più lunga dell'intero testo. Il che avrebbe alterato le giuste proporzioni del mio viaggio, il cui maggior merito è la brevità. [Traduzione di Stefano Lanuzza]

Citazioni su Spedizione notturna intorno alla mia camera

  • Questo secondo libriccino, ancor più breve del primo, non è né meno garbato né meno piacevole. Procede forse con passo più fermo e ha idee più mature. Esempio raro, quello di un libro che si aggiunge come seguito d'un altro senza guastarlo. (Anatole France)[7]

Il lebbroso della città di Aosta

Incipit

  • La parte meridionale della città di Aosta è al dì d'oggi quasi deserta, e non pare essere stata mai di molto abitata. Tra le mura antiche romane e i muriccioli nuovi di alcuni giardini giacciono ivi campi e prati solinghi, degni pur di chiamar l'attenzione dello straniero. Vedresti appresso alla porta della città le rovine di un castello dove nel secolo XV, secondo la tradizione popolare, il conte Renato di Chalant, furente di gelosia, spense di fame la sua sposa Mencia principessa di Braganza Quinci il nome di Bramafame, ossia grido della fame, dato al castello da' paesani, e l'amore messo dalle persone che intenerite credono a quella storia, della quale tuttavia potrebbesi contrastare l'autenticità.

Citazioni

  • Nè è sempre tra le selve e le rupi la solitudine; il misero è solo per ogni dove (p. 314).
  • Ei v'ha nell'estrema miseria un piacere non sentito d'altrui, e che forse vi parrà strano, il piacere di esistere e respirare (p. 315).

Explicit

  • "A che", diss'egli finalmente, "tenterei io di farmi illusione? Io non debbo aver altra società che me stesso, nè altro amico che Dio; in lui ci rivedremo; addio, generoso forestiero, siate felice.... addio per sempre." Il Viaggiatore uscì, il lebbroso serrò la porta, e tirò da dentro il chiavistello.

Note

  1. Biblioteca italiana, vol. 34, 1824, p. 106.
  2. La génie latin, in Oeuvres complètes illustrées, t. XXI, Paris, Calmano-Lévy, 1931, pp. 271-74. Traduzione di Raffaele Donnarumma, in Xavier de Maistre, Viaggio intorno alla mia camera, a cura di Gennaro Auletta, Milano, Mondadori, 1997, p. 8.
  3. De Maistre, Xavier, in Enciclopedia italiana, 1934.
  4. L'arte di viaggiare, Guanda, 2002, p. 242.
  5. Un nuovo modo di viaggiare nel mondo, in Memoria e conoscenza, Feltrinelli, 2005.
  6. Reazioni tricolori, FrancoAngeli, 2010, pp. 64-5.
  7. Op. cit., p. 9.

Bibliografia

  • Viaggio intorno alla mia camera, trad. di anonimo [Giuseppe Montani], 2ª ed., Manini, 1824.
  • Viaggio intorno alla mia stanza, trad. di Rosa Maria Losito, Guida, 1990.
  • Viaggio intorno alla mia camera – Spedizione notturna intorno alla mia camera, trad. di Carmelo Geraci, Moretti & Vitali, 1999.
  • Elisabetta Benucci (a cura di), Paolina Leopardi: Viaggio notturno intorno alla mia camera, Osanna Edizioni, 2014.
  • Spedizione notturna nella mia stanza, trad. di Stefano Lanuzza, Barbès, 2009.
  • Il lebbroso della città di Aosta, in Novelle di Cesare Balbo, Le Monnier, 1854.
  • Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993.
  • Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti (a cura di), Dizionario delle citazioni, Rizzoli, 2013.

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