Mateo Alemán: differenze tra le versioni

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*Consiglio saggio è affrontare le avversità con volto allegro, perché con esso si vincono i nemici e gli amici prendono fiato.
*Consiglio saggio è affrontare le avversità con volto allegro, perché con esso si vincono i nemici e gli amici prendono fiato.
:''Consejo cuerdo es acometer a las adversidades con alegre rostro, porque con ello se vencen los enemigos y cobran los amigos aliento.''<ref>II, I, [http://www.cervantesvirtual.com/obra-visor/guzman-de-alfarache-segunda-parte--0/html/ff1a70ce-82b1-11df-acc7-002185ce6064_1.html#I_21_ VII], ''Cervantesvirtual.com''.</ref>
:''Consejo cuerdo es acometer a las adversidades con alegre rostro, porque con ello se vencen los enemigos y cobran los amigos aliento.''<ref>II, I, [http://www.cervantesvirtual.com/obra-visor/guzman-de-alfarache-segunda-parte--0/html/ff1a70ce-82b1-11df-acc7-002185ce6064_1.html#I_21_ VII], ''Cervantesvirtual.com''.</ref>
*Si devono cercare gli [[amico|amici]] come si cercano i buoni [[libri]]. Ché il successo non è che siano parecchi né molto accattivanti; ma che siano pochi, buoni e ben conosciuti.
*Si devono cercare gli [[amico|amici]] come si cercano i buoni [[libri]]. Ché il successo non è che siano parecchi né che incuriosiscano molto; ma che siano pochi, buoni e ben conosciuti.
:''Débense buscar los amigos como se buscan los buenos libros. Que no está la felicidad en que sean muchos ni muy curiosos; antes en que sean pocos, buenos y bien conocidos.''<ref>II, II, [http://www.cervantesvirtual.com/obra-visor/guzman-de-alfarache-segunda-parte--0/html/ff1a70ce-82b1-11df-acc7-002185ce6064_2.html#I_24_ I], ''Cervantesvirtual.com''.</ref>
:''Débense buscar los amigos como se buscan los buenos libros. Que no está la felicidad en que sean muchos ni muy curiosos; antes en que sean pocos, buenos y bien conocidos.''<ref>II, II, [http://www.cervantesvirtual.com/obra-visor/guzman-de-alfarache-segunda-parte--0/html/ff1a70ce-82b1-11df-acc7-002185ce6064_2.html#I_24_ I], ''Cervantesvirtual.com''.</ref>



Versione delle 13:21, 16 gen 2019

Mateo Alemán

Mateo Alemán (1547 – dopo il 1615), scrittore spagnolo.


Guzmán de Alfarache

Citazioni

  • La gioventù non è una stagione della vita, è uno stato mentale.[1]
  • Consiglio saggio è affrontare le avversità con volto allegro, perché con esso si vincono i nemici e gli amici prendono fiato.
Consejo cuerdo es acometer a las adversidades con alegre rostro, porque con ello se vencen los enemigos y cobran los amigos aliento.[2]
  • Si devono cercare gli amici come si cercano i buoni libri. Ché il successo non è che siano parecchi né che incuriosiscano molto; ma che siano pochi, buoni e ben conosciuti.
Débense buscar los amigos como se buscan los buenos libros. Que no está la felicidad en que sean muchos ni muy curiosos; antes en que sean pocos, buenos y bien conocidos.[3]

Traduzione di Fernando Capecchi

  • Mangiando, tutti gli affanni passano in seconda linea; dove manca il pane, non c'è bene che s'affacci né male che non sia di troppo, non c'è piacere che duri né soddisfazione che regga; tutti bisticciano senza sapere perché, nessuno ha colpa e ciascuno l'attribuisce all'altro, tutti fanno piani chimerici e tutto allora è repubblica e sofisma (p. 314).
  • Le buone opere si pagano con le buone parole, quando non si dispone di altra moneta e il debitore è povero (p. 320).
  • Gli uomini nella necessità non cercano bellezza, gioventù e bei vestiti, ma soltanto sottane, e non importa che le gambe siano storte (p. 324).
  • Dice bene la massima toscana che consiglia di non prestar fede a donne, marinai e osti più di quanto si debba prestarne a coloro che si lodano da se stessi: infatti, venuti al nocciolo, tutti costoro mentono per lo più (p. 326).
  • Per la fame non c'è pane cattivo (ibidem).
  • Chi mal fa mal pensa e si adombra della sua stessa ombra, poiché la coscienza della colpa gli richiama l'immagine della pena (p. 327).
  • Sentirsi dalla parte della ragione aumenta le forze e dà animo ai pusillanimi (p. 333).
  • La corda [...] si rompe sempre nel punto più sottile, e il primo a pagare è sempre il forestiero, il povero, il miserabile, colui, insomma, che è privo di protezioni, di favori e di difesa (p. 334).
  • Nessuno dubitava che la ragione fosse dalla mia parte [...]; ma ero povero, ed era bene che pagassi il tributo della mia condizione passando dalle parte del torto (p. 493).
  • Hai osservato, lettore, la perversa disposizione degli uomini a sentir meno i propri travagli quando quelli dei loro nemici sono maggiori? (p. 337)
  • Non c'è male tanto grave dal quale non risulti qualcosa di buono (p. 339).
  • La fortuna, con i suoi mutamenti, rende l'uomo più saggio e prudente (p. 344).
  • Come tutto appare facile – acconciato, condito e servito – a colui che pensa, e come invece difficoltoso a colui che opera. Mi immagino che il pensare sia come un bimbo che corre per una pianura a cavallo di una canna e una girandola di carta in mano; e mi figuro l'operare come un vecchio canuto, calvo, monco e zoppo che con due stampelle si appresta a scalare una muraglia altissima ben difesa (ibidem).
  • Chi non ha bisogni per sé, mal si ricorda degli altrui (p. 346).
  • [Sul pane dato dalla mano altrui] Pane, questo, di dolore e di sangue, anche se la mano è quella di tuo padre (p. 352).
  • È proprio quando la donna mostra di struggersi di più in lacrime che bisogna sentire per lei la stessa compassione che si sentirebbe per un papero che entrasse a zampe nude nell'acqua nel mese di gennaio (p. 358).
  • Conquistarsi amici è come dare denaro a interesse e seminare in terreno irriguo (p. 360).
  • Le donne ben fatte non chiedono di meglio che aver l'occasione di mostrarsi nude (p. 367).
  • Il miglior rimedio nelle ingiurie non è mostrar di farne caso[4] (p. 369).
  • Ben può un tale mutarsi di abiti, ma non per questo riuscirà a ingannare gli altri sul proprio essere, perché, a questo riguardo, è come se si mostrasse interamente nudo (p. 380).
  • Riceve più giustizia che strilla di più e le cause si vincono il più delle volte a forza di gridare le proprie ragioni (p. 403).
  • Il tradimento può risultar grato, ma non il traditore che lo compie. Operando il male, il malvagio può sì far piacere a chi gli ha ordinato di compierlo, ma non può evitare che nell'animo di costui resti impressa la malvagità e che ne abbia quella consapevolezza che l'induca a non fidarsi del traditore se non in quanto possa venirgliene profitto (p. 404).
  • La virtù non defraud[a] mai il buono del suo premio e il vizio riserb[a] sempre al malvagio il giusto castigo e l'infamia (p. 405).
  • La gioventù è porta e principio di ogni peccato (p. 453).
  • La prudenza è figlia dell'esperienza (ibidem).
  • Chi ama abdica alla propria volontà e al proprio buon senso in favore della persona amata (p. 454).
  • Nulla è più pregiudizievole in una persona pubblica che il dar mostra di una qualsiasi benché piccola debolezza (p. 467).
  • Non osavo più uscire di casa [...] Questa vita ritirata mi fruttò nuovo rispetto da parte di quelli di casa, e all'esterno il languire e l'esaurirsi di tutte le maldicenze: la mia assenza faceva cadere nella dimenticanza i miei casi come se non fossero mai esistiti (p. 470).
  • Per raggiungere i loro scopi gli uomini non sanno rifuggire dall'inganno contro chi si fida, come significa l'emblema del serpe addormentato e del ragno che scende cautamente per mordergli il capo e ucciderlo, il cui motto dice: «Non c'è prudenza che resista all'inganno». È grosso sproposito credere che il prudente possa prevenire l'offesa in agguato (pp. 472-3).
  • L'imbecillità non va mai esente da malizia, e queste due cose insieme sono sufficienti a mandare in malora non dico una casa, ma un'intera repubblica (p. 487).
  • Dove c'è la forza c'è per lo più la superbia e da questa nasce la prepotenza (p. 491).
  • Non c'è spada così affilata che tagli e ferisca tanto profondamente quanto la calunnia e la falsa accusa, e soprattutto in mano a soverchiatori, la cui forza è efficientissima a prostrare al suolo la più fondata ragione dell'umile, e tanto più quanto meno si circondi di cautele (ibidem).
  • Poiché il denaro è fatto di metallo pesante, se ne va sempre nel fondo delle saccocce ed è molto difficile cavarlo fuori (p. 499).
  • Considero uno sproposito che uno, per vendicarsi di un altro, gli tolga la vita, poiché in tal modo lo libera da ogni sofferenza (p. 532).
  • La miglior vendetta, la più proficua e la meno pericolosa, è quella in contanti (p. 538).
  • Io considero, infatti, più grave delitto – e senza dubbio lo è – menar vanto del male che commetterlo (p. 533).
  • L'ostentazione del benessere suole essere una parte del capitale per quel che al credito si riferisce (p. 574).
  • Anche se il fallimento è un furto, si resta col nome di mercanti e non con quello di briganti (p. 575).
  • Per ingannare un giusto non vi è mezzo più facile che la finta santità di un iniquo (p. 610).
  • [I giustiziandi] Ce ne sono alcuni che si fanno radere la barba e acconciare i capelli per presentarsi al boia decentemente, e mandano perfino a stirare le pieghe della gorgiera inamidata, quasi che con quella e i mustacchi appuntiti all'insù sperassero di trovare la salvezza (p. 623).
  • Tale è appunto il triste destino dei cattivi: fanno apparire sospettose anche le buone opere che compiono, e così scandalizzano il prossimo che giudica ipocrita il loro ravvedimento (p. 640).

Note

  1. Citato in Guido Almansi, Il filosofo portatile, TEA, Milano, 1991.
  2. II, I, VII, Cervantesvirtual.com.
  3. II, II, I, Cervantesvirtual.com.
  4. Ma cfr. il testo: el mejor remedio a las injurias es despreciarlas (I, II, VI).

Bibliografia

Guzmán de Alfarache, trad. it. Fernando Capecchi, in AA.VV., Romanzi picareschi, Rizzoli, 2008.

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