Aleksandr Isaevič Solženicyn: differenze tra le versioni

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==Bibliografia==
==Bibliografia==
*Aleksandr Isaevič Solženicyn, ''Il primo cerchio'' (''V pervom kruge''), traduzione di Pietro Zveteremich, Arnoldo Mondadori Editore, 1970.
*Aleksandr Isaevič Solženicyn, ''Il primo cerchio'' (''V pervom kruge''), traduzione di Pietro Zveteremich, Arnoldo Mondadori Editore, 1970.
*Aleksandr Isaevič Solženicyn, ''Arcipelago Gulag'', traduzione di Maria Olsûfieva, Arnoldo Mondadori Editore, 1974.
*Aleksandr Isaevič Solženicyn, ''Arcipelago Gulag'', 3 voll., traduzione di Maria Olsûfieva, Oscar classici moderni, Arnoldo Mondadori Editore, 1995.
*Aleksandr Isaevič Solženicyn, ''Padiglione cancro'' (''Ràkovyi kòrpus''), traduzione di Chiara Spano, Newton Compton editori, 1994.
*Aleksandr Isaevič Solženicyn, ''Padiglione cancro'' (''Ràkovyi kòrpus''), traduzione di Chiara Spano, Newton Compton editori, 1994.



Versione delle 10:15, 1 feb 2019

Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (1970)
Aleksandr Solženicyn nel 1974

Aleksandr Isaevič Solženicyn (1918 – 2008), scrittore, drammaturgo e storico russo.

Citazioni di Aleksandr Solženicyn

  • Alla fine della mia vita posso sperare che il materiale storico i temi storici, i quadri di vita e i personaggi da me raccolti e presentati, riguardanti gli anni durissimi e torbidi vissuti dal nostro Paese, entreranno nella coscienza e nella memoria dei miei connazionali [...]. La nostra amara esperienza nazionale ci aiuterà nella possibile nuova ripresa delle nostre mutevoli fortune, ci metterà in guardia e ci terrà lontani da rovinose rotture. (da Il sole 24 ore, 4 agosto 2008)
  • Bisogna saper migliorare con pazienza quanto ogni giorno ci offre. [1]
  • C'è una parola che si usa molto oggi: "anticomunismo". È una parola molto stupida e mal composta perché dà l'impressione che il comunismo sia qualche cosa di primitivo, di basico, di fondamentale. E così, prendendolo come punto di partenza, anticomunismo è definito in relazione a comunismo. Per questo affermo che la parola è stata mal scelta e fu composta da gente che non conosceva l'etimologia: il concetto primario, eterno, è Umanità. Ed il comunismo è anti-Umanità. Chi dice "anti-comunismo", in realtà sta dicendo anti-anti-Umanità. Un costrutto molto misero. Sarebbe come dire: ciò che è contro il comunismo è a favore dell'Umanità. Non accettare, rifiutare questa ideologia comunista, inumana, è semplicemente essere un essere umano. Non è essere membro di un partito.
There is a word very commonly used these days: "anti-communism." It's a very stupid word, badly put together. It makes it appear as though communism were something original, something basic, something fundamental. Therefore, it is taken as the point of departure, and anti-communism is defined in relation to communism. Here is why I say that this word was poorly selected, that it was put together by people who do not understand etymology: the primary, the eternal concept is humanity. And communism is anti-humanity. Whoever says "anti-communism" is saying, in effect, anti-anti-humanity. A poor construction. So we should say: that which is against communism is for humanity. Not to accept, to reject this inhuman Communist ideology is simply to be a human being. It isn't being a member of a party. (da un discorso pubblico tenuto a Washington il 30 giugno 1975; da Solzhenitsyn: The Voice of Freedom, p. 30)
  • Gli uomini hanno finito per convincersi, partendo dalle loro stesse disgrazie, del fatto che le rivoluzioni distruggono il carattere organico della società; che danneggiano il corso naturale della vita; che annientano i migliori elementi della popolazione dando campo libero ai peggiori; che nessuna rivoluzione può arricchire un Paese. [1]
  • Nella vita sociale, libertà e uguaglianza tendono a escludersi reciprocamente, sono antagoniste: infatti, la libertà distrugge l'uguaglianza sociale, è proprio questa una della funzioni della libertà, mentre l'uguaglianza limita la libertà, perché diversamente non vi si potrebbe giungere. [1]
  • Più di mezzo secolo fa, quando ancora ero un bambino, ricordo che un certo numero di anziani offriva questa spiegazione per i disastri che avevano devastato la Russia: "Gli uomini hanno dimenticato Dio, perciò tutto questo è accaduto". Da quel giorno, ho passato 50 anni a lavorare sulla storia della nostra rivoluzione (la rivoluzione russa); ho letto centinaia di libri, raccolto centinaia di testimonianze personali. Ma se mi fosse domandato di formulare in maniera più concisa possibile la principale causa della rovinosa rivoluzione che ha inghiottito quasi 60 milioni di russi, non potrei metterla in maniera più accurata che ripetendo: "Gli uomini hanno dimenticato Dio, perciò tutto questo è accaduto." (citato in Edward E. Ericson, Jr., "Solzhenitsyn – Voice from the Gulag", Eternity, October 1985, pp. 23–24)
  • Questa antica triunità della Verità, del Bene e della Bellezza non è semplicemente una caduca formula da parata, come ci era sembrato ai tempi della nostra presuntuosa giovinezza materialistica. Se, come dicevano i sapienti, le cime di questi tre alberi si riuniscono, mentre i germogli della Verità e del Bene, troppo precoci e indifesi, vengono schiacciati, strappati e non giungono a maturazione, forse strani, imprevisti, inattesi saranno i germogli della Bellezza a spuntare e crescere nello stesso posto e saranno loro in tal modo a compiere il lavoro per tutti e tre.[2]
  • Sarebbe assolutamente vano sperare che la rivoluzione possa rigenerare la natura umana. [1]
  • Si può rimpiangere un regime che scriveva dio con la minuscola e Kgb maiuscolo? (citato in Antonio Socci, Nostalgici del Dio minuscolo, il Giornale, 29 dicembre 2005)
  • Un uomo d'ingegno sa di possedere sempre molto, non si rammarica di dover dividere con altri. (da Il primo cerchio)

Incipit di alcune opere

Arcipelago Gulag

L'anno millenovecentoquarantanove ci capitò sotto gli occhi, a me e alcuni amici, una curiosa nota nella rivista «Natura» dell'Accademia delle Scienze. Vi si diceva, in minuti caratteri, che in riva al fiume Kolyma, durante gli scavi, era stato trovato uno strato sotterraneo di ghiaccio, antico torrente gelato, e racchiusi in esso esemplari pure congelati di fauna fossile (di qualche decina di millenni fa). Fossero pesci o tritoni si erano conservati tanto freschi, comunicava il dotto corrispondente, che i presenti, spaccato il ghiaccio, li mangiarono sul posto, VOLENTIERI.

Il primo cerchio

Ma voi chi siete?
Le lancette traforate segnavano le cinque e cinque.
Nella cieca morente giornata decembrina il bronzo dell'orologio sull'étagère sembrava addirittura nero.
I doppi vetri dell'alta finestra, che cominciava dal pavimento, aprivano giù in basso lo sguardo sul frettoloso affaccendarsi della strada e dei portieri, che, sotto i piedi dei passanti, spazzavano la neve appena caduta ma già pesante e d'un colore bruno sporco.

Padiglione cancro

Il padiglione cancro era il numero tredici. Pàvel Nikolàeviĉ Rusànov non era mai stato superstizioso, né avrebbe potuto esserlo, ma ebbe un tuffo al cuore quando vide scritto «padiglione N. 13» sul suo foglio di ricovero. Possibile non avessero avuto abbastanza buon senso da dare quel numero al padiglione delle protesi o a quello di patologia intestinale?
Ma era quella clinica, ormai, l'unico posto in tutta la repubblica, in cui si poteva fare qualcosa per lui.

Un giorno nella vita di Ivan Denisovič

Alle cinque di mattina, come ogni mattina, fu suonata la sveglia: a colpi di martello contro un pezzo di rotaia, accanto alla baracca del comando.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Citazioni su Aleksandr Solženicyn

  • È passato al misticismo. Molti dissidenti e molti di coloro che, per una ragione o per l'altra, han dovuto lasciare l'Unione Sovietica potevano essere buoni e utili cittadini russi. (Gian Carlo Pajetta)
  • Ho letto i libri di Solženitzyn, ma in inglese, inventa nuove parole, e ha devastato la vecchia lingua russa, che è così bella. (Aleksandra L'vovna Tolstaja)
  • L'opera e la figura di Solženicyn, genio collerico della Russia, sono state fra le rivelazioni del nostro tempo. Con la sua imponente rappresentazione dei gulag ha scosso nell'intimo la cultura ideologica europea, a sinistra e anche all'estrema sinistra, più di Trockij e Chruščëv insieme, più di Orwell, Koestler, Gide, Serge, Merleau-Ponty e dei loro attenti lettori. (Alberto Ronchey)
  • Scacciato dalla Russia per decreto di un'autorità che non poteva tollerarlo più né imprigionarlo ancora, prima Solženicyn fronteggiò con asprezza e superbia resistenti a ogni omologazione le insidie pubblicitarie dei mass-media occidentali, inalberando la sua ideologia amoderna, amarxista, aliberale, russa indigena, arcaica non meno di quella sua barba da profeta in battaglia. Poi scomparve nelle campagne del Vermont e tacque: «Qui è troppo facile parlare, non parlo». (Alberto Ronchey)

Note

  1. a b c d Da Dalla Vandea ai gulag: Il filo rosso di Solzenicyn [collegamento interrotto], Avvenire, 27 settembre 2009.
  2. Da Lezione per il Premio Nobel, in Opere, t. IX, YMCA Press, Vermont-Paris 1981, p. 9.

Bibliografia

  • Aleksandr Isaevič Solženicyn, Il primo cerchio (V pervom kruge), traduzione di Pietro Zveteremich, Arnoldo Mondadori Editore, 1970.
  • Aleksandr Isaevič Solženicyn, Arcipelago Gulag, 3 voll., traduzione di Maria Olsûfieva, Oscar classici moderni, Arnoldo Mondadori Editore, 1995.
  • Aleksandr Isaevič Solženicyn, Padiglione cancro (Ràkovyi kòrpus), traduzione di Chiara Spano, Newton Compton editori, 1994.

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