Arrigo Solmi: differenze tra le versioni

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==[[Incipit]] di alcune opere==
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===''Il pensiero politico di Dante''===
===''Il pensiero politico di Dante''===
Per comprendere il pensiero politico di Dante, giova richiamarsi, anche con fuggevole cenno, alla realtà storica dei suoi tempi; poiché, è noto, Dante, che fu sommo poeta, perché fu uomo nel più profondo senso della parola, non derivò soltanto dagli studi la sua coscienza civile, ma principalmente dalla vita, a cui si mescolò con impeto nella sua città e nell'esilio.<br>Venuto da famiglia di antica nobiltà cittadina, tradizionalmente gelosa delle libertà comunali, allorché le divisioni politiche in Firenze si erano fatte più profonde, nel contrasto degli interessi e degli ideali, L'Alighieri era stato naturalmente guelfo, quando il guelfismo voleva dire opposizione aperta e tenace alle velleità di dominio di una riottosa e orgogliosa nobiltà terriera, che, forte per il possesso degli aviti castelli e di larghe rendite fondiarie, si era accampata nella città, costruendovi torri minacciose, e avendo preteso di legare la vita cittadina agli interessi di un feudalesimo d'origine barbarica e straniera.<!-- (cap. 1, p. 3) -->
Per comprendere il pensiero politico di Dante, giova richiamarsi, anche con fuggevole cenno, alla realtà storica dei suoi tempi; poiché, è noto, [[Dante Alighieri|Dante]], che fu sommo poeta, perché fu uomo nel più profondo senso della parola, non derivò soltanto dagli studi la sua coscienza civile, ma principalmente dalla vita, a cui si mescolò con impeto nella sua città e nell'esilio.<br>Venuto da famiglia di antica nobiltà cittadina, tradizionalmente gelosa delle libertà comunali, allorché le divisioni politiche in Firenze si erano fatte più profonde, nel contrasto degli interessi e degli ideali, L'Alighieri era stato naturalmente guelfo, quando il guelfismo voleva dire opposizione aperta e tenace alle velleità di dominio di una riottosa e orgogliosa nobiltà terriera, che, forte per il possesso degli aviti castelli e di larghe rendite fondiarie, si era accampata nella città, costruendovi torri minacciose, e avendo preteso di legare la vita cittadina agli interessi di un feudalesimo d'origine barbarica e straniera.<!-- (cap. 1, p. 3) -->


===''Storia del diritto italiano''===
===''Storia del diritto italiano''===

Versione delle 20:21, 21 feb 2019

Arrigo Solmi

Arrigo Solmi (1873 – 1944), storico, giurista e accademico italiano.

Stato e Chiesa

  • Il problema teorico dei rapporto fra lo Stato e la Chiesa poté essere proposto solo dopo che la Chiesa si costituì di fronte allo Stato, come potere autonomo, dopo che la Chiesa si manifestò come una forza ultrapolitica, svolgentesi nello Stato e contro lo Stato. Sotto l'impero romano, la Chiesa, divenuta, dopo la conversione, istituto di diritto pubblico, è considerata come autorità dipendente dall'imperatore, il quale vi esercita il pieno potere sovrano. Essa andava tuttavia raccogliendo gli elementi della sua futura grandezza; e a questi fu dato di operare all'aperto e di estrinsecare le attività avverse a tale asservimento politico, appena intervenne la caduta dell'impero d'Occidente e appena la fondazione degli stati ariani, per opera dei barbari vincitori, trasformò sostanzialmente il rapporto ch'era intercorso fin qui tra lo Stato e la Chiesa. (p. 2)
  • Una differenza sostanziale e profonda, tra il concetto agostiniano dello Stato e quello del medio evo, si era generalmente insinuata nella essenza stessa della vita medievale, in virtù delle nuove teorie, che gli scrittori del periodo carolingio avevano create o rappresentate. Dove lo Stato, per S. Agostino, non è che opera ed interesse della città mondana[1]; per i politici del secolo IX, lo Stato rappresenta già l'effettuazione del regno divino da uno dei suoi lati, e consegue perciò il valore d'un organo di giustizia e di pace entro la cristianità. (p. 142)
  • Nel concetto di Pietro Crasso[2], la legge canonica e la legge civile tendono a conseguire, rispetto alla loro validità, una parificazione; e si differenziano soltanto, per l'indole della materia che trattano e per gli scopi specifici cui sono rivolte. L'una e l'altra sono di origine divina: il diritto canonico è emanazione degli apostoli e dei loro successori, e si rivolge alle persone e ai negozi ecclesiastici; il diritto civile è opera degli imperatori e dei re e attende alla vita umana e agli interessi secolari; ma l'uno e l'altro devono essere rispettati in comune dal clero e dal popolo, sotto pena di incorrere nel sacrilegio. (p. 203)

Incipit di alcune opere

Il pensiero politico di Dante

Per comprendere il pensiero politico di Dante, giova richiamarsi, anche con fuggevole cenno, alla realtà storica dei suoi tempi; poiché, è noto, Dante, che fu sommo poeta, perché fu uomo nel più profondo senso della parola, non derivò soltanto dagli studi la sua coscienza civile, ma principalmente dalla vita, a cui si mescolò con impeto nella sua città e nell'esilio.
Venuto da famiglia di antica nobiltà cittadina, tradizionalmente gelosa delle libertà comunali, allorché le divisioni politiche in Firenze si erano fatte più profonde, nel contrasto degli interessi e degli ideali, L'Alighieri era stato naturalmente guelfo, quando il guelfismo voleva dire opposizione aperta e tenace alle velleità di dominio di una riottosa e orgogliosa nobiltà terriera, che, forte per il possesso degli aviti castelli e di larghe rendite fondiarie, si era accampata nella città, costruendovi torri minacciose, e avendo preteso di legare la vita cittadina agli interessi di un feudalesimo d'origine barbarica e straniera.

Storia del diritto italiano

La storia del diritto italiano studia il diritto del popolo italiano nel suo svolgimento storico, e ne dà una scientifica trattazione. Essa muove dal momento che segna il sicuro inizio della formazione e della storia del popolo italiano, sorto dalla serie degli antichi popoli ormai commisti ai nuovi invasori; lo segue, salendo, nei varî atteggiamenti assunti allorché esso giunge ad una più omogenea costituzione, finché lo adduce alle forme della sua vita odierna. Limiti estremi di tempo di questa storia sono, dunque, conformemente ai termini accolti nella definizione suesposta, da una parte l'anno 476 d, C., che, con la fine dell'Impero di Occidente, indica la rovina del mondo romano e il nascere d'un popolo nuovo, e dall'altra i tempi nostri. I limiti di spazio sono chiaramente segnati dai confini geografici, che chiudono il territorio, dove si maturarono le creazioni della civiltà italiana. Lungo il corso di questa civiltà si mostrano singolarmente evidenti i vincoli, che collegano alla vita del diritto quella di ogni altra manifestazione sociale: arte, lingua, letteratura, pensiero, costume.

Note

  1. Onde deriva il senso dispregiativo dello Stato, che emana più volte dalle opere di S. Agostino. [N.d.A.]
  2. Pietro Crasso da Ravenna, giurista della seconda metà del secolo XI.

Bibliografia

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