Rosa Luxemburg: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Rosa Luxemburg==
==Citazioni di Rosa Luxemburg==
*L'irrefrenabile progresso della lotta proletaria ha spinto le operaie nel vortice della lotta politica.<ref>In AA.VV., ''Il libro del femminismo'', traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2019. ISBN 9788858022900</ref>
*L'irrefrenabile progresso della lotta proletaria ha spinto le operaie nel vortice della lotta politica.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro del femminismo'', traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2019, p. 55. ISBN 9788858022900</ref>
*«L'ordine regna a Berlino!» Stupidi sbirri! Il vostro «ordine» è costruito sulla sabbia. Già domani la [[rivoluzione]] si ergerà nuovamente e annuncerà, con vostro profondo orrore, con un suono di squilla: «Ero, sono, sarò!»<ref>''Die Ordnung herrscht in Berlin'' (L'ordine regna a Berlino), «Die rote Fahne», 14 gennaio 1919, citato in Peter J. Nettl, ''Rosa Luxemburg'', Milano, Il Saggiatore, 1970, II, p. 342.</ref>
*«L'ordine regna a Berlino!» Stupidi sbirri! Il vostro «ordine» è costruito sulla sabbia. Già domani la [[rivoluzione]] si ergerà nuovamente e annuncerà, con vostro profondo orrore, con un suono di squilla: «Ero, sono, sarò!»<ref>''Die Ordnung herrscht in Berlin'' (L'ordine regna a Berlino), «Die rote Fahne», 14 gennaio 1919, citato in Peter J. Nettl, ''Rosa Luxemburg'', Milano, Il Saggiatore, 1970, II, p. 342.</ref>
*L'ultracentralismo raccomandato da [[Lenin]] ci sembra pervaso in tutto il suo essere non dallo spirito positivo e creatore ma dallo spirito sterile del guardiano notturno. La sua concezione è fondamentalmente diretta a controllare l'attività di partito e non a fecondarla, a restringere il movimento e non a svilupparlo, a soffocarlo e non a unificarlo.<ref>Rosa Luxemburg, ''Scitti politici'', a cura di Lelio Basso, Roma 1965, pp. 217 ss.; citato in [[Umberto Cerroni]], ''Il pensiero politico del Novecento'', Il sapere, Tascabili Economici Newton, Roma, 1995, p. 17.</ref>
*L'ultracentralismo raccomandato da [[Lenin]] ci sembra pervaso in tutto il suo essere non dallo spirito positivo e creatore ma dallo spirito sterile del guardiano notturno. La sua concezione è fondamentalmente diretta a controllare l'attività di partito e non a fecondarla, a restringere il movimento e non a svilupparlo, a soffocarlo e non a unificarlo.<ref>Rosa Luxemburg, ''Scitti politici'', a cura di Lelio Basso, Roma 1965, pp. 217 ss.; citato in [[Umberto Cerroni]], ''Il pensiero politico del Novecento'', Il sapere, Tascabili Economici Newton, Roma, 1995, p. 17.</ref>

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Rosa Luxemburg

Rosa Luxemburg, pseudonimo di Rozalia Luksenburg (1871 – 1919), filosofa, economista, politica e rivoluzionaria tedesca di origine polacca, tra i maggiori esponenti del marxismo consiliarista.

Citazioni di Rosa Luxemburg

  • L'irrefrenabile progresso della lotta proletaria ha spinto le operaie nel vortice della lotta politica.[1]
  • «L'ordine regna a Berlino!» Stupidi sbirri! Il vostro «ordine» è costruito sulla sabbia. Già domani la rivoluzione si ergerà nuovamente e annuncerà, con vostro profondo orrore, con un suono di squilla: «Ero, sono, sarò!»[2]
  • L'ultracentralismo raccomandato da Lenin ci sembra pervaso in tutto il suo essere non dallo spirito positivo e creatore ma dallo spirito sterile del guardiano notturno. La sua concezione è fondamentalmente diretta a controllare l'attività di partito e non a fecondarla, a restringere il movimento e non a svilupparlo, a soffocarlo e non a unificarlo.[3]
  • La libertà, riservata ai partigiani del governo, ai soli membri di un unico partito – siano pure numerosi quanto si vuole – non è libertà. La libertà è sempre soltanto la libertà di chi pensa diversamente. Non per fanatismo per la «giustizia», ma perché tutto quanto vi è di istruttivo, di salutare, di purificatore nella libertà politica dipende da questo modo di essere, e perde la sua efficacia quando la «libertà» diventa privilegio.[4]
  • Lo sciopero di massa non è altro che una forma di lotta rivoluzionaria, in un dato momento.[5]
  • Ma Lenin sbaglia completamente nella ricerca dei mezzi: decreti, potere dittatoriale degli ispettori di fabbrica, pene draconiane, terrorismo, sono solo dei palliativi. L’unica via che conduce alla rinascita è la scuola stessa della vita pubblica, la più larga e illimitata democrazia, l'opinione pubblica. Proprio il regno del terrore demoralizza. Tolto tutto questo, che rimane in realtà? Lenin e Trotski hanno sostituito ai corpi rappresentativi eletti a suffragio universale i Soviet, come unica vera rappresentanza delle masse lavoratrici. Ma soffocando la vita politica in tutto il paese, è fatale che la vita si paralizzi sempre più nei Soviet stessi. Senza elezioni generali, senza libertà illimitata di stampa e di riunione, senza libera lotta di opinioni, la vita muore in ogni istituzione pubblica, diviene vita apparente ove la burocrazia rimane l'unico elemento attivo. La vita pubblica cade lentamente in letargo; qualche dozzina di capi di partito di energia instancabile e di illimitato idealismo dirigono e governano; tra loro guida in realtà una dozzina di menti superiori; e una élite della classe operaia viene convocata di quando in quando a delle riunioni per applaudire i discorsi dei capi e per votare all'unanimità le risoluzioni che le vengono proposte – è dunque in fondo un governo di cricca, una dittatura certamente, ma non la dittatura del proletariato, bensì la dittatura di un pugno di uomini politici, una dittatura nel significato borghese... C'è di più: una tale situazione porta necessariamente ad un inselvatichirsi della vita pubblica: attentati, fucilazioni di ostaggi, ecc.[6]
  • Qualche volta ho la sensazione di non essere un vero e proprio essere umano, ma appunto qualche uccello o un altro animale in forma di uomo; nel mio intimo mi sento molto più a casa mia in un pezzetto di giardino come qui, oppure in un campo tra i calabroni e l'erba, che non... a un congresso di partito. A lei posso dire tutto ciò: non fiuterà subito il tradimento del socialismo. Lei lo sa, nonostante tutto io spero di morire sulla breccia: in una battaglia di strada o in carcere. Ma nella parte più intima, appartengo più alle mie cinciallegre che ai "compagni". E non perché nella natura io trovi, come tanti politici intimamente falliti, un rifugio, un riposo. Al contrario, anche nella natura trovo ad ogni passo tanta crudeltà, che ne soffro molto.[7]
  • Solo estirpando alla radice la consuetudine all'obbedienza e al servilismo, la classe lavoratrice acquisterà la comprensione di una nuova forma di disciplina, l'autodisciplina, originata dal libero consenso.[8]

Citazioni su Rosa Luxemburg

  • La migliore eredità di Rosa sta nell'idea che libertà e giustizia siano due fratelli siamesi. (Eduardo Galeano)
  • Paul Levi vuole conquistarsi le simpatie della borghesia – e, conseguentemente, dei suoi agenti, la Seconda Internazionale e l’Internazionale due e mezzo – pubblicando proprio le opere di Rosa Luxemburg in cui ella aveva torto. A ciò noi rispondiamo citando poche righe di una vecchia favola russa: a volte un'aquila può volare più in basso di una gallina, ma una gallina non può mai salire tanto in alto quanto un'aquila. Rosa Luxemburg errò nella questione dell’indipendenza polacca; errò nel 1903 nel valutare il menscevismo; errò nella teoria dell’accumulazione del capitale; errò quando nel luglio 1914 si batté con Plechanov, Vandervelde, Kautsky e altri per l'unificazione dei bolscevichi con i menscevichi; errò nei suoi scritti dal carcere nel 1918 (anche se in gran parte ella stessa corresse i propri errori dopo essere uscita dal carcere, alla fine del 1918 e al principio del 1919). Ma nonostante tutti questi errori era e rimane un'aquila: e non solo la sua memoria rimarrà sempre cara ai comunisti del mondo intero, ma anche la sua biografia e l'edizione integrale delle sue opere [...] costituiranno una lezione molto utile nell'educazione di molte generazioni di comunisti del mondo intero. (Lenin)

Note

  1. Citato in AA.VV., Il libro del femminismo, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2019, p. 55. ISBN 9788858022900
  2. Die Ordnung herrscht in Berlin (L'ordine regna a Berlino), «Die rote Fahne», 14 gennaio 1919, citato in Peter J. Nettl, Rosa Luxemburg, Milano, Il Saggiatore, 1970, II, p. 342.
  3. Rosa Luxemburg, Scitti politici, a cura di Lelio Basso, Roma 1965, pp. 217 ss.; citato in Umberto Cerroni, Il pensiero politico del Novecento, Il sapere, Tascabili Economici Newton, Roma, 1995, p. 17.
  4. La rivoluzione russa. Un esame critico (settembre 1918, pubblicato postumo nel 1922), in Rosa Luxemburg, Scritti Politici a cura di Lelio Basso (seconda edizione), Roma Editori Riuniti, 1970, p. 589.
  5. In AA.VV., Il libro della politica, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018. ISBN 9788858019429
  6. ibidem, pp. 590-591.
  7. Dalla lettera a Sophie Liebknecht, 2 maggio 1917 ; citato in Gino Ditadi, I filosofi e gli animali, vol. 1, Isonomia editrice, Este, 1994, pp. 213-214. ISBN 88-85944-12-4
  8. 1918; citato in Noam Chomsky, I nuovi mandarini. Gli intellettuali e il potere in America, prefazione di Howard Zinn, traduzioni di Luca Baranelli, Francesco Ciafaloni, Giovanni Dettori, Maria Vittoria Malvano, Santina Mobiglia, Giovanna Stefancich, Adria Tissoni, Net, Milano, 2003, Obiettività e cultura liberale, p. 87.

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