John Waters (regista 1946): differenze tra le versioni

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*L'[[famiglia|unità familiare]] è responsabile di tanti di quei problemi psicologici che hanno permesso a questa nazione di andare come è andata per così lungo tempo.<ref>Citato in David Williams, Dave Parker, ''John Waters: Portrait of a Serial Director'', ''Film Threat'', n. 15, aprile 1994, p. 39; tradotto in Vito Zagarrio, ''John Waters'', Il Castoro, Milano, 2005, p. 126. ISBN 978-8880333265.</ref>
*L'[[famiglia|unità familiare]] è responsabile di tanti di quei problemi psicologici che hanno permesso a questa nazione di andare come è andata per così lungo tempo.<ref>Citato in David Williams, Dave Parker, ''John Waters: Portrait of a Serial Director'', ''Film Threat'', n. 15, aprile 1994, p. 39; tradotto in Vito Zagarrio, ''John Waters'', Il Castoro, Milano, 2005, p. 126. ISBN 978-8880333265.</ref>

*[...] nessuno dice più la parola "''[[camp]]''". Persino le vecchie froce di novant'anni non lo dicono più. Nemmeno se sono sedute sotto una lampada Tiffany. Neppure all'ultima riunione del fan club di [[Rita Hayworth]]. La gente non sa cosa sia il ''camp''. Per me "''camp''" è la parola segreta dei gay, poi sdoganata in maniera grandiosa da [[Susan Sontag]]. Ma da quel momento è finita. Una volta che il segreto è stato svelato, è finita. Cos'è il ''camp'' oggi ormai? Ci sono ancora film così brutti che diventano capolavori?
:[...] ''no one says the word "camp" anymore. Even 90-year-old queens don't say that. Even if we’re sitting under a Tiffany lampshade. Maybe even at the last meeting of the Rita Hayworth fan club. People don't know what it is. To me, camp was a secret word that gay people used and Susan Sontag exposed it in a great, great way. But then it was done. Once the secret was out, it was over. I mean, what is camp today? Is there a movie out now that's so bad it's great?''<ref>{{en}} Citato in Stephanie Eckardt, [https://www.wmagazine.com/story/john-waters-new-book-ballroom-marfa-interview?fbclid=IwAR10gywE9CEKeQy4FpAWo-BrDGu21o0Bl-XBhedmfxQt1NT-Xk1zkv3WgSk ''John Waters on Camp, Political Incorrectness, and His Enduring Passion for Justin Bieber''], ''wmagazine.com'', 20 maggio 2019.</ref>


{{Int|''Il principe degli schifosi. Intervista a John Waters''|Intervista realizzata a Baltimore, dicembre 1982; citato in Vito Zagarrio, ''John Waters'', Il Castoro, Milano, 2005. ISBN 978-8880333265.}}
{{Int|''Il principe degli schifosi. Intervista a John Waters''|Intervista realizzata a Baltimore, dicembre 1982; citato in Vito Zagarrio, ''John Waters'', Il Castoro, Milano, 2005. ISBN 978-8880333265.}}

Versione delle 13:10, 24 mag 2019

John Waters (1946 – vivente), regista, sceneggiatore, scrittore, attore e docente statunitense.

Citazioni di John Waters

  • [Pink Flamingos] è proprio un film da fattoni che fumano erba: ha un umorismo da fattoni, infatti l'ho scritto mentre ero fumato, così come gli spettatori erano fumati mentre lo guardavano e in effetti anche Divine era fumata quando ha accettato di mangiare la merda di cane.
It was about pot. The whole humor of the movie is about pot: I wrote it on pot, the audience was on pot, and when Divine said "Yes, I would eat dog shit" he was on pot.[1]
  • Il mio mentore per la musica nei film è stato Kenneth Anger, che si è servito dell'uso ironico della musica prima di chiunque altro.[2]
  • [...] ho sempre pensato che [Pink Flamingos] potrebbe essere un'opera lirica perché è così teatrale e in effetti c'è una grassa signora che canta... e mangia anche della merda.
[...] I always thought it could be an opera because it's dramatic and a fat lady does sing... and eats shit. (da Movies That Shook the World, stagione 1, episodio 13, Pink Flamingos[3])
  • L'unità familiare è responsabile di tanti di quei problemi psicologici che hanno permesso a questa nazione di andare come è andata per così lungo tempo.[4]
  • [...] nessuno dice più la parola "camp". Persino le vecchie froce di novant'anni non lo dicono più. Nemmeno se sono sedute sotto una lampada Tiffany. Neppure all'ultima riunione del fan club di Rita Hayworth. La gente non sa cosa sia il camp. Per me "camp" è la parola segreta dei gay, poi sdoganata in maniera grandiosa da Susan Sontag. Ma da quel momento è finita. Una volta che il segreto è stato svelato, è finita. Cos'è il camp oggi ormai? Ci sono ancora film così brutti che diventano capolavori?
[...] no one says the word "camp" anymore. Even 90-year-old queens don't say that. Even if we’re sitting under a Tiffany lampshade. Maybe even at the last meeting of the Rita Hayworth fan club. People don't know what it is. To me, camp was a secret word that gay people used and Susan Sontag exposed it in a great, great way. But then it was done. Once the secret was out, it was over. I mean, what is camp today? Is there a movie out now that's so bad it's great?[5]

Il principe degli schifosi. Intervista a John Waters

Intervista realizzata a Baltimore, dicembre 1982; citato in Vito Zagarrio, John Waters, Il Castoro, Milano, 2005. ISBN 978-8880333265.

  • Il motivo del successo dei miei primi film probabilmente è dovuto al fatto che la gente li vedeva, anche se odiava farlo, e poi se ne andava via dicendo: «È incredibile questo film che ho appena visto». "Film di culto" credo sia un termine non appropriato, perché ritengo che se fosse davvero un film di culto verrebbero a lavrmi la biancheria o manderebbero dei soldi. Questa sarebbe la mia idea di un pubblico, di un bravo pubblico di culto. (p. 5)
  • [Su Pink Flamingos] quello che ho tentato di fare io è di scioccare la gente facendola nello stesso tempo ridere: in effetti il mio umorismo è una forma di ansia, che a sua volta provoca l'umorismo. Voglio che la gente si senta nervosa perché ride di ciò che vede nei miei film. (p. 5)
  • [Su Divine] Ogni giorno aveva un colore diverso di capelli, e mi ricordo che mio padre provava raccapriccio soltanto a guardar"la". A me veniva da pensare: «buon Dio, riesce a provocare una reazione così incredibile semplicemente standosene in piedi all'angolo di una strada!». (p. 5)
  • Ritengo che Divine sia una grande star cinematografica. E senz'altro Divine è uno dei principali motivi per cui i miei film hanno così tanto successo. Ogni genere di pubblico ama Divine: intendo dire che Divine è qualcuno che prima si picchiava a scuola e a cui adesso si chiede un bacio. Penso che Divine sia un buon commediante, un buon attore. Divine non è un travestito nella vita di tutti i giorni. Non va in giro vestito come una donna. Ciò che indossa sul set sono i suoi "vestiti di lavoro", come li definisce lui, è difficilissimo farglieli mettere addosso, ci vogliono due ore, anche perché sono molto scomodi. Divine ha sempre portato, soprattutto nei miei primi film, l'opposto di quello che uno si aspetterebbe di vedere indossato da una persona grassa. Intendo dire che ha sempre indossato vestiti stretti, aderenti, ed è stato una bomba sexy pur pesando oltre centoquaranta chili. Quindi penso che parte di questa attrazione derivi dal fatto che Divine è un uomo: alcuni spettatori di Polyester non lo sapevano neppure. (p. 6)
  • Nei primi film lui [Divine] recita dei personaggi talmente pazzi che il pubblico ha davvero pensato che ci fosse qualcosa di strano in lui. In realtà Divine è molto diverso da ciò che è nei film: è piuttosto timido, rimane attaccato ai vecchi amici, è davvero molto differente dal personaggio che interpreta nei film. (p. 6)
  • [...] ho messo tutta questa roba in Pink Flamingos perché avevo soltanto dodicimila dollari con cui realizzare il film e dovevo inserirci delle cose che avrebbero spinto la gente ad andare a vederlo. Inoltre ho pensato che la gente dice sempre: «ma va a mangiare merda», e così ho pensato di farlo vedere. Questa è stata l'unica differenza, in effetti la gente ha sempre usato espressioni del genere. Inoltre, sapevo che sarebbe stato il primo e l'ultimo esempio nella storia cinematografica, che nessun altro avrebbe osato ripetere una cosa del genere, e che non era mai stato fatto prima. Però volevo che, una volta uscita dal cinema, alla gente rimanesse come ultima immagine proprio questa: dovevano ricordarsela; è come una di quelle battute pubblicitarie memorabili. [...] L'intera cosa è sempre stata uno scherzo. (p. 7)
  • [...] mi piace la gente semplice, la gente cafona. Mi piace la gente che non riesco a capire perché fa determinate cose; non sono mica nati così, deve essergli successo qualcosa, ed è questo qualcosa che mi interessa. E poi mi interessa vedere come la gente reagisce nei confronti di queste persone. (p. 8)
  • Parecchio dell'umorismo dei miei film si basa su gente o che viene a vederli pensando: «Ti immagini se mio padre vedesse questo film?». Ecco perché i film hanno avuto successo. Perché prendono in giro dei valori, a cui dovrebbe ispirarsi la vita di famiglia. (p. 10)
  • Credo che fondamentalmente i miei genitori abbiano un ottimo gusto nella vita reale, e che quindi questa cosa sul cattivo gusto sia stata una reazione contro il fatto che continuavano a dirmi di avere buon gusto e cose del genere; io credo che per apprezzare il cattivo gusto sia necessario avere del buon gusto, quindi penso che i miei genitori mi abbiano senz'altro insegnato il buon gusto, cosa che mi ha reso estremamente più facile valutare e produrre umorismo sul cattivo gusto. (p. 10)
  • Io penso che le suore delle scuole cattoliche mi abbiano iniziato ai film proibiti: ci dicevano sempre, ci leggevano e ci ripetevano continuamente che saremmo andati all'inferno se fossimo andati a vedere i film condannati dalla Chiesa. Di conseguenza io correvo giù ogni volta che ce n'era uno e me lo guardavo dall'inizio alla fine. È stato Dio stesso, in effetti, a darmi il via. È stata come una vocazione, come farsi prete, l'ho sentito nella mia anima. (pp. 10-11)
  • Quando cominciai ad andare alla New York University, il primo giorno ci mostrarono la sequenza delle gradinate di Odessa da La corazzata Potëmkin, e io pensai: «oh, questa è l'ultima volta che vengo a questa lezione». (p. 11)
  • All'epoca fumavo un sacco di roba, prendevo l'Lsd; adesso non prendo più droghe, ma questo avveniva nel 1964. Al college incontrai un sacco di gente che mi piaceva, però non andavamo mai a lezione. Eravamo soliti rubare i testi dalla libreria della scuola e poi li rivendevamo agli studenti per fare soldi e andare a vedere i film sulla quarantaduesima strada. Questa è stata la mia istruzione. (p. 11)
  • Vuoi davvero sapere quali sono le mie tendenze? Ho provato tutto tranne la necrofilia e la coprofagia, ma la cosa che mi piace di più è...baciare. (p. 12)

Da John Waters Wants You To Get Out There And "Make Trouble"

Intervista di Keith Phipps, Uproxx.com, 5 settembre 2017.

  • Mi sono sempre identificato con Don Knotts. Eppure le persone mi scambiano sempre per Steve Buscemi. E quando l'ho detto a Steve Buscemi lui ha risposto: "E invece mi scambiano per Don Knotts". [...] Io comunque ho sempre pensato che Don Knotts e Mick Jagger fossero uguali. [...] Ho una collezione a tema Don Knotts. Ho un'opera d'arte intitolata "Autoritratto"[6] in cui mi trasformo in Don Knotts.
I always identified with Don Knotts. People always think that I'm Steve Buscemi, and I told Steve Buscemi that. He said, "They think I'm Don Knotts." [...] I always thought that Don Knotts and Mick Jagger looked exactly the same to me. [...] I have a Don Knotts collection. I do have an art piece called "Self Portrait" where I turn into Don Knotts in it.
  • [Risposta alla domanda "Quale pensi che sia il fascino della violenza rappresentata sullo schermo?] Di certo è eccitante perché non sta capitando a te, ma a qualcun altro. Tutti, in un certo senso, vogliamo uccidere qualcuno. Ma non lo facciamo davvero. [...] Avrei un milione di motivi per uccidere qualcuno. Soprattutto per come si veste per prendere l'aereo. Avrei potuto essere condannato per venti omicidi se avessi avuto l'occasione di far fuori tutte le persone con outfit terribili che ho visto durante questo tour. [...] Nessuno vuole vedervi mezzi nudi, in pigiama o con la vostra tuta pezzata di sudore. Nessuno vuole sentire la vostra puzza o vedere le vostre gambe pelose e coperte di croste.
Certainly it's exciting and it's better if it didn't happen to you but happens to somebody else. Everybody, in a way, feels like killing people. They just don't. [...] I have millions of things I could kill people for. Especially how people dress on airplanes today. I could have been convicted of 20 murders if I could have offed the people that I saw in the most appalling outfits on airplanes on this book tour. [...] No one wants to see you naked or you in your pajamas or in your workout uniform with the sweat stains and B.O. and hairy, scabby legs.
  • Ho reso il trash più rispettabile del 5%. È per questo che sono su questa Terra. Ora, quando si dice "trash" le persone si fermano a pensare "È una cosa positiva o no?"
I've made trash .5% more respectable. That's why I was put on this Earth. Now when you call somebody trash, people pause and think, "Is that good or bad?"
  • A morte Hollywood è uno di quei film che scelgo quando devo fare delle apparizioni perché mi fa ancora ridere, è così cinematograficamente scorretto! Eppure penso che ci sia molta più necessità di vedere questo film piuttosto che uno di quegli sconosciuti film hollywoodiani da 100 milioni di dollari che guadagnano 100 miliardi in Cina.
Cecil B. Demented is the one I always pick when I have to appear somewhere because it makes me laugh still just because it's, I don't know, it's cinematically incorrect. Although, today I think we would need Cecil B. Demented more than ever with these $100 million Hollywood movies that I've never heard of that make $100 billion in China.
  • Questi sono i tempi migliori. Al giorno d'oggi gli universitari non dovrebbero studiare. Dovrebbero protestare. Abbiamo nuovamente bisogno degli Yippies. Abbiamo nuovamente bisogno di usare l'umorismo come un'arma terroristica per mettere in imbarazzo il nemico. E abbiamo anche il nemico perfetto che ci casca.
I think it's the best time. I think college students shouldn't be studying today. You should be out marching. I think we need Yippies again. We need humor as terrorism to embarrass the enemy, and we have a perfect enemy that rises to the bait.

Shock

  • Prendere droghe quando sei giovane può aiutarti ad allargare la mente, se non ti uccide, ma se continui a farlo quando sei a metà della tua carriera la chiamano dipendenza. [...] Essere folle quando sei giovane è sexy; esserlo a cinquant'anni è penoso. (da Introduzione, pp. 20-21)
  • Sono felice di aver dovuto essere cattivo quando ero giovane. La mia generazione è stata fortunata. Rubare poteva essere considerato politicamente corretto, le sommosse erano un modo eccellente di conoscere gente, la peggior malattia sessuale era la scabbia ed essere poveri era figo. Nessuno lavorava molto, fare l'autostop era facile e potevi fare un film con niente, mettendo nel cast i tuoi amici e smerciandolo col passaparola. (da Introduzione, p. 21)
  • Per me cattivo gusto e divertimento coincidono. Se qualcuno vomita guardando uno dei miei film è come se ricevessi una viva acclamazione. Ma si deve ricordare che esiste il buon cattivo gusto e il cattivo cattivo gusto. È facile disustare qualcuno; potrei fare un film di 90 minuti con persone a cui vengono mutilate le membra, ma questo sarebbe solamente cattivo cattivo gusto e non sarebbe molto elegante o originale. Il buon cattivo gusto può essere creativamente nauseante ma deve, allo stesso tempo, appellarsi a quel senso dell'umorismo particolarmente contorto che è tutt'altro che universale. (da La gente più disgustosa che esista, p. 25)
  • Ho sempre cercato di compiacere e soddisfare un pubblico che pensa di aver visto tutto. Cerco di spingerlo a ridere della sua stessa capacità di essere ancora stupito da qualcosa. Questa reazione è sempre stata la ragione per cui io faccio film. Odio i film con un messaggio e vado orgoglioso del fatto che il mio lavoro non ha alcun messaggio di redenzione sociale. (da La gente più disgustosa che esista, p. 25)
  • [Sulla scenografia di Pink Flamingos] Ogni pidocchioso negozio di articoli usati e ogni salone di modibili di bassa condizione furono rovistati a fondo in cerca dei loro articoli più disgustosi. Una carta da parati leopardata e una targa con su scritto «Dio benedica la nostra casa mobile» completarono l'interno trash. Una palla di vetro blu smaltata e alcune statue di fenicotteri rosa piazzate nel prato si aggiunsero al perfetto set per la casa della «gente più disgustosa che esista». (da La gente più disgustosa che esista, p. 28)
  • Divine è un bell'uomo di 135 chili che di solito interpreta parti femminili nelle mie atrocità di celluloide. Io penso a lui come «lui» quando non è in costume e come «lei» quando è abbigliata da travestito. Divine preferisce il pronome «luei» ma questo è imbarazzante per la grammatica. Divine adora i vestiti attilati e trasparenti, grandi scarpe a tacco alto e non ha riserve sul tingersi i capelli o raderseli a zero per pure ragioni di stile. (da La gente più disgustosa che esista, pp. 29-30)
  • [Sulla scena dello stupro con il pollo in Pink Flamingos] Anche il mio pubblico cult pensa che questa scena fosse un po' eccessiva. Ancora oggi non riesco a spiegarmi lo scalpore: due personaggi del film (Danny Mills e Cookie Muller) stanno facendo del sesso per finta con un pollo vivo fra i loro corpi. In qualche modo la testa del pollo viene tagliata via e non inaspettatamente il pollo muore. Prima che voi corriate a denunciarmi alla lega per la protezione degli animali, lasciate che vi informi che il cast cucinò e mangiò questo stesso pollo immediatamente dopo le riprese rendendo perciò il tutto, beh, moralmente etico, se volete. Fred non mangiava forse il pollo? Non mangia forse pollo la maggior parte delle persone che rimasero inorridite da questa scena? Come pensano che arrivi nei loro piatti? I polli non hanno attacchi di cuore, per Dio! Io lo presi in un negozio di «pollame fresco» così, in verità, gli ho fornito un rinvio dell'esecuzione dal braccio della morte. Non solo il pollo venne «scopato», così per dire, ma per giunta diventò anche famoso in un film. Effettivamente noi abbiamo reso migliore la vita di questo pollo. Non vorrei mai mangiare alcun cibo che non avesse rinunciato alla vita per me. (da La gente più disgustosa che esista, p. 32)

Citazioni su John Waters

Vito Zagarrio

  • I film di Waters sono grottesche soap opera, farse non rassicuranti che provocano il riso d'imbarazzo. Miscugli satirici di violenza e di pornografia che mettono in tensione e cercano il disagio nello spettatore. Sono film di un orrore ridanciano che costringe il pubblico a scegliere una reazione: di piacere o di disgusto, di voyeurismo allo stato puro o di fuga e di rabbia. Waters non cerca consensi unanimi, getta in faccia al pubblico i suoi escrementi, i suoi sputi, i suoi vomiti. Irride con le sue provocazioni e le sue scorie. Il suo cinema è, senza doppi sensi e ammiccanti intellettuali, spazzatura.
  • In mano al regista, la famiglia diventa una fucina di follia e perversione, la religione un oggetto di scherno, il "prossimo" un nemico da eliminare, la normalità una galleria di orrori.
  • Tutto è sottosopra, upside down [... ]: il bello è brutto, il brutto è bello, i mondo è alla rovescia, come la metafora del trans propone: il maschio è femmina e viceversa.
  • Waters è un regista maledetto, il "re degli schifosi" (king of the pukes) come gli piace definirsi, il principe del cattivo gusto, l'untore dello sporco e dello sgradevole. Invece di arte vuole diffondere shock, invece di "educare" il pubblico vuole contagiarlo con i suoi germi: l'eccesso, il ribrezzo, la repulsion, e tutto un bagaglio di sensazionalismo e di provocazione che viene da lontano.

Note

  1. Visibile al minuto 03:28 di Divine Pink Flamingos John Waters, YouTube.com, 26 settembre 2018.
  2. Citato in John G. Ives, John Waters - American Original, Thunder's Mouth Press, New York, 1992, p. 109; tradotto in Vito Zagarrio, John Waters, Il Castoro, Milano, 2005, p. 65. ISBN 978-8880333265.
  3. Visibile al minuto 18:50 di Movies That Shook the World: Pink Flamingos, YouTube.com, 7 giugno 2013.
  4. Citato in David Williams, Dave Parker, John Waters: Portrait of a Serial Director, Film Threat, n. 15, aprile 1994, p. 39; tradotto in Vito Zagarrio, John Waters, Il Castoro, Milano, 2005, p. 126. ISBN 978-8880333265.
  5. (EN) Citato in Stephanie Eckardt, John Waters on Camp, Political Incorrectness, and His Enduring Passion for Justin Bieber, wmagazine.com, 20 maggio 2019.
  6. Cfr. (EN) Dennis Cooper, John Waters by Dennis Cooper, Bombmagazine.org, 1º aprile 2004.

Bibliografia

  • John Waters, Shock, traduzione di Susanna La Polla, Lindau, Torino, 2000. ISBN 88-7180-317-5

Film

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