Denis Mukwege: differenze tra le versioni

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 4: Riga 4:


==Citazioni di Denis Mukwege==
==Citazioni di Denis Mukwege==
{{Int|Dall'intervista de ''La repubblica''|in ''[https://www.repubblica.it/venerdi/interviste/2018/10/05/news/denis_mukwege_intervista_congo_ginecologo_donne_stupri-208223510/ Il medico che in Congo ricuce le donne]'', ''Repubblica.it'', 5 ottobre 2018}}
*Chi è oggi al potere {{NDR|nella [[Repubblica democratica del Congo]]}} non ha mai dovuto affrontare neanche un'elezione.
*Come ho già detto altre volte, anche a diverse personalità e organizzazioni del Congo, non sono candidato ad alcunché. Non sono un politico. Tuttavia se la popolazione dovesse manifestare questa volontà, da cittadino responsabile potrei valutare la richiesta. Tutto dipenderà dal contesto.
*Un leader deve avere la statura di un uomo di Stato. La gente non può nutrire nessuna speranza da un sistema politico in cui la corruzione è la regola della gestione.
*L'Africa deve limitare la fuga dei suoi cervelli e favorire anzi il loro ritorno sul continente, perché con le loro competenze e la loro conoscenza delle culture contribuiranno certamente allo sviluppo interno e serviranno da ponte tra l'Europa e l'Africa.

{{Int|Dall'intervista di ''Vatican news''|in ''[https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2019-05/udienza-papa-francesco-dottor-mukwege-stupri-congo-donne-nobel.html Denis Mukwege, "l'uomo che ripara le donne", oggi all'udienza generale]'', ''Vaticannews.va'', maggio 2019}}
{{Int|Dall'intervista di ''Vatican news''|in ''[https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2019-05/udienza-papa-francesco-dottor-mukwege-stupri-congo-donne-nobel.html Denis Mukwege, "l'uomo che ripara le donne", oggi all'udienza generale]'', ''Vaticannews.va'', maggio 2019}}
*{{NDR|Su [[Papa Francesco]]}} È un Papa che conosce molto bene i problemi del mio Paese e che si interessa alle persone svantaggiate, alle persone povere e a quelle più umili.
*{{NDR|Su [[Papa Francesco]]}} È un Papa che conosce molto bene i problemi del mio Paese e che si interessa alle persone svantaggiate, alle persone povere e a quelle più umili.

Versione delle 13:29, 6 giu 2019

Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la pace (2018)
Mukwege nel 2014

Denis Mukwege (1955 – vivente), medico e attivista congolese.

Citazioni di Denis Mukwege

Dall'intervista de La repubblica

in Il medico che in Congo ricuce le donne, Repubblica.it, 5 ottobre 2018

  • Chi è oggi al potere [nella Repubblica democratica del Congo] non ha mai dovuto affrontare neanche un'elezione.
  • Come ho già detto altre volte, anche a diverse personalità e organizzazioni del Congo, non sono candidato ad alcunché. Non sono un politico. Tuttavia se la popolazione dovesse manifestare questa volontà, da cittadino responsabile potrei valutare la richiesta. Tutto dipenderà dal contesto.
  • Un leader deve avere la statura di un uomo di Stato. La gente non può nutrire nessuna speranza da un sistema politico in cui la corruzione è la regola della gestione.
  • L'Africa deve limitare la fuga dei suoi cervelli e favorire anzi il loro ritorno sul continente, perché con le loro competenze e la loro conoscenza delle culture contribuiranno certamente allo sviluppo interno e serviranno da ponte tra l'Europa e l'Africa.

Dall'intervista di Vatican news

in Denis Mukwege, "l'uomo che ripara le donne", oggi all'udienza generale, Vaticannews.va, maggio 2019

  • [Su Papa Francesco] È un Papa che conosce molto bene i problemi del mio Paese e che si interessa alle persone svantaggiate, alle persone povere e a quelle più umili.
  • Credo che le donne abbiano bisogno di essere rispettate e credo che per rispettare le donne bisogna innanzitutto considerarle uguali a noi uomini. Penso che sia la differenza che noi facciamo tra l'uomo e la donna che permette di considerare la donna come un essere inferiore e in questo modo si entra nel processo anche della sua distruzione, dimenticando completamente che è uguale a noi e che è il nostro "faccia a faccia" e che Dio l'ha creata a sua immagine. Penso che la nostra società congolese non potrà mettersi in moto se non si dà alla donna il posto che merita. Le donne sono ovunque, al supermercato, nei trasporti, nel commercio.
  • Prima passavo il 25 percento del mio tempo per cercare di far sapere al mondo ciò che accade qui ma oggi, con il Premio Nobel, passo un po' più del 50 percento del mio tempo a lanciare appelli. Penso che sarà un breve periodo, ma spero tanto che insieme - i congolesi con tutti i loro amici e le persone che pregano e agiscono per noi - un giorno potremo dire finalmente che il Congo è un Paese in pace, dove i bambini possono crescere senza aver paura della morte, senza aver paura di non poter andare a scuola.

Dall'intervista di Famiglia cristiana

in Il premio Nobel in Italia: Denis Mukwege, l'uomo che ripara la speranza, Famigliacristiana.it, 23 maggio 2019

  • Là dove si trovano le miniere di coltan e oro, là si trovano i gruppi armati che si combattono per controllarle: là avvengono gli stupri. Il conflitto che ha luogo in Congo è per il controllo delle sue risorse naturali.
  • Tutte riferiscono la stessa storia, di aver subìto stupro di gruppo e violenze di ogni sorta, tanto estreme che presentavano ferite, lacerazioni, ustioni, conseguenze di colpi d’arma da fuoco nei genitali. Non avevo mai visto cose del genere.
  • Dobbiamo curare anche bambine e bambini. Da qualche anno le donne che vengono da noi hanno figli piccoli, e spesso sono anche loro, e persino i neonati, ad aver subito violenza sessuale. Un nuovo livello di atrocità. [...] Si sa chi sono: gruppi armati e soldati dell’esercito governativo. Il problema è che vige un totale stato di impunità che, se finisse, porterebbe a una sensibile diminuzione dei casi.
  • Lo stupro non distrugge solo i corpi, ma spezza l'anima e rompe il rapporto con i familiari. I sopravvissuti hanno il diritto al sostegno che li aiuti a riprendersi completamente, e non solo per l’aspetto medico. Ogni donna con cui ho avuto a che fare ha avuto in sé stessa una capacità di recupero incredibile per superare il trauma.

Dal discorso del premio Nobel per la pace

in Discorso di Denis Mukwege, premio Nobel per la pace 2018, Fondieuropei.regione.emilia-romagna.it, 27 maggio 2019

  • La realtà preoccupante è che l'abbondanza delle nostre risorse naturali - oro, coltan, cobalto e altri minerali strategici - è la causa alla radice della guerra, della violenza estrema e della povertà nella Repubblica democratica del Congo.
  • Quando guidi la tua auto elettrica; quando usi il tuo smartphone o ammiri i tuoi gioielli, prenditi un minuto per riflettere sul costo umano della produzione di questi oggetti.
  • Il popolo congolese è stato umiliato, maltrattato e massacrato per più di due decenni sotto gli occhi della comunità internazionale.
    Oggi, grazie alle nuove tecnologie di informazione e di comunicazione, nessuno può dire: 'Non lo sapevo'.

Figlie ferite dell'Africa

  • Certo, le violenze sessuali non sono fenomeni visibili come le catastrofi naturali o i conflitti armati. Sono aggressioni che vengono perpetrate in segreto, in luoghi nascosti e spesso con il favore dell'oscurità. I testimoni sono rari e, quando ci sono, scompaiono o scelgono di non parlare. L'unica traccia che rimane è quella impressa sui corpi delle donne e, per ovvie ragioni, è negli ospedali che la realtà viene alla luce. (p. 23)
  • Dopo lo stupro molte donne non riescono a trattenere le urine e le feci. Sporche e maleodoranti, faticano a compiere le loro attività quotidiane. Avere rapporti sessuali diventa impossibile. Spesso il loro apparato riproduttivo è talmente danneggiato da non permettere loro di avere figli. I mariti le rifiutano non tanto perché menomate, quanto piuttosto per il disonore di essere state toccate da un altro uomo. Il fatto che ciò sia avvenuto sotto costrizione non sembra importare. Ripudiate, si trovano di fronte a un solo destino: l'esclusione sociale. L'unica speranza è che qualche parente o conoscente le accompagni al nostro ospedale perché possano essere curate. (p. 34)
  • Il fatto è che la nostra famiglia è di etnia bashi, un gruppo etnico stanziato nel Sud Kivu, dove la maggioranza della popolazione è cattolica. Tuttavia, l'etnia affonde le sue radici nella zona di Kaziba, dove da più di un secolo è insediata la missione protestante norvegese, che è riuscita ad affermare la propria tradizione religiosa. In altre parole, gli abitanti di Kaziba o quelli che ci vivono da più generazioni si distinguono agli altri bashi, formando una specie di sottogruppo chiamato bazibaziba. È una comunità molto coesa, dove regna un forte spirito di solidarietà, e la maggior parte dei matrimoni è contratta all'interno del gruppo. Sono rari i casi in cui un cattolico viene ammesso all'interno di una famiglia. (p. 50)
  • I matrimoni interreligiosi dovrebbero diventare la norma, perché è la relazione con Dio a salvare l'uomo, non la religione. (p. 51)
  • [Sulla Rivolta dei Simba] Il loro capo era il giovane politico Pierre Mulele che, come Kashamura, aveva ricoperto la carica di ministro nel governo di Lumumba. Per attrarre nuove leve nel suo esercito si serviva della superstizione e della stregoneria. Ogni nuovo soldato doveva compiere un rito d'iniziazione in cui veniva asperso con un'acqua benedetta composta da varie erbe. Quella pozione magica avrebbe dovuto neutralizzare le pallottole dei nemici: invece che colpirli, sarebbero cadute a terra come gocce di pioggia.
    Molte delle reclute erano ragazzini sbandati. Il volto dipinto con caolino bianco e argilla rossa, il capo acconciato con foglie di banano, seminudi ed esaltati per l'effetto di droghe, si lanciavano all'attacco al grido di «Maji ya Mulele!» («L'acqua di Mulele!»), certi di essere invulnerabili. Gli stessi soldati dell'esercito regolare, spaventati dalla stregoneria di Mulele, ricoprivano i loro fucili con corone di foglie per proteggersi dal pericoloso effetto della pozione. (p. 55)
  • Nella nostra cultura, i figli maschi ereditano la terra e, prima che raggiungano l'età da matrimonio, i padri devono provvedere ad accumulare una mandria di mucche abbastanza numerosa da poter pagare una dote. Senza una famiglia alle spalle, ci si presenta in società a mani vuote e diventa molto difficile prendere moglie. (p. 74)
  • Sento dire spesso che Dio sarebbe stato portato in Africa dai missionari europei, che ci avrebbero imposto una religione diversa dalla nostra. Io rifiuto questa interpretazione della storia e credo invece che quando i missionari sbarcarono con i loro Vangeli e il messaggio di un Dio onnipotente, gli africani lo accolsero perché era un principio a loro familiare. Da tempi antichi era diffusa nel nostro continente l'idea di un Padre protettore e garante di una vita nell'aldilà. Celata dietro nomi e forme diverse, l'idea di Dio era presente nelle credenze popolari della maggior parte delle tribù e dei gruppi etnici. Quello a cui appartenevo io, i bashi, non faceva eccezione. Dio era chiamato Namuzinda, che significa «l'Ultimo». In altre parole, colui che sarebbe rimasto anche dopo la fine del mondo. (p. 80)
  • Dopo una visita alla Cina di Mao Tse-tung, Mobutu tornò in patria carico di idee nuove. Avrebbe restituito al Congo la sua «autenticità», segnando così la fine dell'epoca coloniale e dell'influenza occidentale. Ogni aspetto della vita del paese doveva «ritornare africano», a partire dal suo stesso nome, prontamente sostituito con Zaire - un termine che non era poi così autentico, considerando che si trattava della storpiatura portoghese di una parola locale. (p. 84)
  • Dalla Cina Mobutu importò anche l'idea di imporre un culto della personalità intorno alla proprio figura. Non c'era limite alla devozione che pretendeva dal suo popolo. Ogni giornata scolastica o lavorativa doveva cominciare con un omaggio al presidente. Tutte le mattine nelle scuole e negli uffici le persone si riunivano per meditare in silenzio sulla grandezza e l'importanza di Mobutu per il paese. Il silenzio veniva poi rotto da un applauso, cui seguivano canti e danze. (pp. 84-85)
  • Conosciuto con il nome di «Rumble in the Jungle» o «Il combattimento», quell'incontro rappresentò il trionfo politico di Mobutu, che era all'apice della sua gloria. Fu un evento sportivo dai costi ingenti - i soldi non erano un problema per Mobutu - che si inseriva perfettamente nel suo programma di ritorno all'autenticità. Fu presentato come il rientro in Africa dell'America nera e in quella occasione molti artisti afroamericani tennero concerti a Kinshasa. (p. 88)
  • [Su The Rumble in the Jungle] Ma a pensarci bene, chi era il vero vincitore se non il presidente Mobutu in persona?
    Mentre quel dittatore con la passione per lo sport e per i copricapo leopardati attirava su di sé gli sguardi di tutto il mondo, poco a poco la popolazione del suo paese cominciò a scoprire l'altra faccia del regime, a vederne i primi segni di decadenza. (p. 89)
  • Come molti altri dittatori, era un uomo carismatico. La sua statura imponente faceva una certa impressione e sapeva atteggiarsi a uomo di stato. I congolesi tendevano a guardarlo con rispetto, anche quando divenne chiaro a tutti il suo modo poco ortodosso di gestire i fondi pubblici. Bisogna riconoscere che aveva un certo fascino. Aveva un modo di parlare educato, direi quasi sofisticato, che affascinava e incuteva timore. Era nato in una famiglia semplice: sua madre faceva le pulizie in un hotel e suo padre, che lavorava come cuoco, non aveva potuto studiare. Ma Mobutu era una persona intelligente e sapeva come manipolare il popolo. (p. 93)

Bibliografia

  • Denis Mukegwe, Figlie ferite dell'Africa, traduzione di Bianca Bernardi, Garzanti, 2019, ISBN 978-88-11-60734-2

Altri progetti