Aldo Leopold

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Aldo Leopold, 1946

Aldo Leopold (1887 – 1948), ecologo statunitense.

Citazioni di Aldo Leopold[modifica]

  • Che il territorio sia una comunità è un concetto fondamentale dell'ecologia.
That land is a community is the basic concept of ecology.[1]
  • Come un cervo vive con una paura mortale dei lupi, così la montagna vive con una paura mortale dei cervi.
I now suspect that just as a deer herd lives in mortal fear of its wolves, so does a mountain live in mortal fear of its deer.[2]
  • Tutto inizia con un'ampia striscia di limo steso in strati fini sulla sabbia di una riva che si prosciuga. Man mano che lentamente si asciuga al sole, i cardellini si bagnano nelle sue pozze, e daini, aironi, pivieri, tartarughe, procioni la ricoprono con i ricami delle loro impronte. Non c'è nulla che preannunzi, in questo stadio, il verificarsi di nuovi eventi.
    Ma quando vedo la striscia di limo farsi verde di eleocharis, sto più attento a quel che può accadere, perché questo è il segno che il fiume è in vena di dipingere. Quasi subito l'eleocharis diviene un denso prato erboso, così spesso e lussureggiante che i topi campagnoli dei pianori poco più in alto non possono resistere alla tentazione. Si muovono in massa sul verde pascolo, e trascorrono le notti strusciando i fianchi sul tappeto vellutato. Un labirinto di impronte ben rilevate parla per il loro entusiasmo. Il cervo passeggia avanti e indietro sul tappeto di eleocharis, in apparenza solo per il piacere di camminarvi sopra. Persino una talpa tutta casa ha attraversato sottoterra il banco asciutto del fiume fino alla striscia di eleocharis, dove può sollevare la zolla erbosa e giocarvi a sazietà.[3]
  • Una cosa è giusta se mira a preservare l'integrità, la stabilità e la bellezza della comunità biotica. È sbagliata se va nella direzione opposta.
A thing is right when it tends to preserve the integrity, stability, and beauty of the biotic community. It is wrong when it tends otherwise.[4]

Pensare come una montagna[modifica]

Incipit[modifica]

Ogni anno, dopo le bufere di neve del pieno inverno, arriva una notte di disgelo in cui si riesce a udire il tintinnio delle gocce d'acqua che cadono sulla terra. Questo porta strani turbamenti, non solo nelle creature addormentate, ma anche in quelle in letargo sin dall'inizio dell'inverno. La moffetta ibernata, raggomitolata nelle profondità della sua tana, si srotola e si avventura furtiva verso il mondo umido, trascinando il ventre sulla neve. La sua traccia segna uno dei primi eventi databili in quel ciclo di inizi ed epiloghi che siamo soliti chiamare "anno".

Citazioni[modifica]

  • Come il vento e i tramonti, la natura selvaggia è stata sempre data per scontata, finché il progresso non ha iniziato la sua opera di devastazione. Oggi ci troviamo posti di fronte alla questione se un più elevato "tenore di vita" possa compensare la scomparsa di tutto ciò che è naturale, libero e selvaggio. (Prefazione, p. 17)
  • Noi abusiamo della terra perché la consideriamo come una merce che ci appartiene. È solo quando vediamo la terra come una comunità a cui appartenere, che iniziamo a trattarla con amore e rispetto. (Prefazione, p. 18)
  • La terra come comunità è il principio base dell'ecologia, ma che essa sia qualcosa da amare e rispettare è un'estensione di natura etica. Che la terra produca cultura è un fatto noto da tempo, ma ultimamente troppo spesso dimenticato. (Prefazione, p. 18)
  • Esistono due pericoli spirituali nel non possedere una fattoria: il primo sta nel credere che la colazione venga dal negozio, l'altro che il calore venga dalla caldaia. (cap. 1, p. 26)
  • L'autobiografia di una vecchia tavola è un genere letterario che ancora non s'insegna nelle università, ma qualsiasi fattoria situata al bordo di un fiume è una biblioteca, dove chiunque brandisca martello e sega può leggere a volontà [...]. (cap. 1, p. 44)
  • Forse potrebbe essere saggio proibire del tutto l'insegnamento della vera botanica, e della vera storia, per paura che qualche futuro cittadino possa provare rimorso per il prezzo che è stato pagato: flore distrutte per godere di una vita più comoda. (cap. 1, p. 62)
  • Ho letto molte definizioni di cosa sia un ambientalista, e ne ho scritte alcune io stesso, ma sospetto che la migliore non sia stilata con la penna, ma con l'ascia. È questione di cosa un uomo pensa mentre taglia un albero, o mentre decide quale tagliare. Un ambientalista è umilmente consapevole che con ogni colpo d'ascia egli imprime la sua firma sulla faccia della propria terra. (cap. 1, pp. 82-83)
  • Ogni fattoria è un manuale di ecologia animale, e l'arte di stare nei boschi ne è la traduzione. (cap. 1, p. 93)
  • I pini si sono guadagnati la reputazione di essere "sempreverdi" con lo stesso stratagemma che i governi utilizzano per ottenere un'apparenza di perpetuità: allo scadere dei vecchi mandati sovrappongono l'inizio di quelli nuovi. (cap. 1, pp. 98-99)
  • Tuttavia ogni nostra tutela della natura selvaggia è destinata a fallire, poiché per prenderci cura dobbiamo poter vedere e accarezzare, e quando in troppi hanno visto e accarezzato non restano più luoghi selvaggi di cui prendersi cura. (cap. 2, p. 113)
  • Quando ripenso ai miei primi ricordi, mi chiedo se il processo a cui solitamente ci si riferisce con il termine "crescere" non sia in realtà un processo di "diminuzione"; se l'esperienza, tanto vantata dagli adulti come ciò che manca ai bambini, non sia in realtà una progressiva diluizione dell'essenziale nelle banalità della vita. (cap. 2, p. 132)
  • Dev'essere una ben misera vita quella che permette d'ignorare la paura. (cap. 2, p. 136)
  • Noi tutti ci sforziamo di ottenere sicurezza, prosperità, comfort, longevità e prevedibilità. I cervi ci provano con le loro zampe flessuose, i mandriani con trappole e veleno, lo statista con la penna, la maggior parte di noi con macchine, voti e dollari - ma in fondo tutto si riduce alla stessa cosa: vivere in pace. (cap. 2, p. 141)
  • È una regola di saggezza non tornare mai a visitare un luogo selvaggio, poiché più dorato è un giglio, più si può star sicuri che verrà colto. Ritornare non rovina solo il viaggio, ma ne offusca la memoria: solo nel ricordo la splendente avventura resta per sempre luminosa. (cap. 2, pp. 148-149)
  • Temo che l'istruzione significhi imparare a vedere una cosa, diventando ciechi nei confronti di un'altra. (cap. 2, p. 166)
  • Saper comprendere la storia dovrebbe essere il dono più prezioso della scienza e delle arti, ma sospetto che lo svasso, che ignora l'una e le altre, ne sappia più di noi a questo proposito. (cap. 2, p. 168)
  • Eccetto l'amore e la guerra, poche imprese sono intraprese con tanto slancio - o da individui così diversi, o con un miscuglio così paradossale di brama e altruismo - quanto le attività di svago all'aria aperta. (cap. 3, p. 173)
  • Lo svago all'aria aperta divenne un problema ben definito sin dai tempi del primo dei Roosevelt, quando le ferrovie che avevano escluso la campagna dalle città iniziarono a trasportare gli abitanti delle città, en masse, nelle campagne. Ben presto s'iniziò a notare che maggiore era l'esodo e minore era la razione pro capite di pace, solitudine, fauna selvatica e bei panorami - e sempre più lungo diventava il tragitto per raggiungerli. (cap. 3, p. 173)
  • L'industria dei gadget tampona l'urto della natura vergine: l'arte di vivere nei boschi diventa l'arte di saper usare i vari gadget a disposizione. E adesso, a coronamento della piramide delle banalità, arrivano le roulotte. (cap. 3, pp. 173-174)
  • La diffusione dei mezzi di trasporto senza un corrispondente aumento della capacità di percezione è ciò che ci minaccia di bancarotta qualitativa. Il progresso non consiste nel costruire strade in paesaggi già ammirevoli, ma nel far fiorire la ricettività delle nostre menti. (cap. 3, p. 185)
  • [...] di solito è il pubblicitario che ha le idee - e queste raramente sono oneste quanto gli oggetti materiali, anche se possono essere altrettanto inutili. (cap. 3, p. 191)
  • Riassumendo, la fauna selvatica un tempo ci nutriva, e ha modellato la nostra cultura. Tutt'oggi ci offre ore piacevoli nel tempo libero, ma noi cerchiamo di cogliere quel piacere con macchine moderne, distruggendo in tal modo parte del suo valore. Se invece lo raccogliessimo con una nuova mentalità, esso non si limiterebbe a darci solo piacere, ma infonderebbe anche saggezza. (cap. 3, p. 196)
  • La natura selvaggia è il materiale grezzo nel quale l'uomo ha faticosamente scolpito quest'artificio che chiamiamo civiltà. (cap. 3, p. 196)
  • L'insieme di pratiche che chiamiamo "tutela ambientale" sono, in larga misura, alleviazioni locali del dolore biotico: sono pratiche necessarie, ma non devono essere confuse con le cure. Quest'arte medica viene applicata sempre più intensamente, ma una scienza della salute terrestre è ancora lontana dal vedere la luce. (cap. 3, p. 204)
  • La conservazione è uno stato di armonia tra gli uomini e la terra. (cap. 3, p. 215)

Note[modifica]

  1. Dalla prefazione a A Sand County Almanac: And Sketches Here and There, Oxford University Press, 1949, p. viii-ix.
  2. Da Arizona and New Mexico: Thinking Like a Mountain, in A Sand County Almanac: And Sketches Here and There, Oxford University Press, 1949, p. 130-132.
  3. Da A Sand County Almanac; citato in Peter S. Wenz, Ecologia, moralità e caccia, in Aa. Vv., Etica e animali, traduzione di Brunella Casalini, Liguori Editore, Napoli, 1998, p. 274. ISBN 88-207-2686-6
  4. Da "The Land Ethic", in A Sand County Almanac: And Sketches Here and There, Oxford University Press, 1949, p. 224-225.

Bibliografia[modifica]

  • Aldo Leopold, Pensare come una montagna (A Sand County Almanac, 1949), traduzione di Andrea Roveda, Piano B, Prato, 2019. ISBN 978-88-93710-43-5

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