Antoine Rivaroli

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Antoine Rivaroli

Antoine Rivaroli, conte di Rivarol (1753 – 1801), scrittore e giornalista francese.

Citazioni di Antoine Rivarol[modifica]

  • Ci sono due verità che non bisogna mai separare, in questo mondo: 1° che la sovranità risiede nel popolo; 2° che il popolo non deve mai esercitarla.[1]
  • Ciò che non è chiaro non è Francese.[2]
  • È più facile all'immaginazione comporsi un inferno con il dolore che un paradiso con il piacere.[3]
  • Il mio epitaffio: LA PIGRIZIA CE LO AVEVA RAPITO PRIMA DELLA MORTE.[4]
  • Il non aver fatto niente è certo un tremendo vantaggio, ma non bisogna abusarne.
C'est sans doute un terrible avantage que de n'avoir rien fait, mais il ne faut pas en abuser.[5]
  • La devota crede ai devoti, la non devota ai filosofi; ma sono entrambe ugualmente credulone.[4]
  • Quando si ha ragione ventiquattro ore prima degli altri, si passa durante quelle ventiquattro ore per una persona sprovvista di senso comune.[6]
  • Si è più spesso ingannati dalla diffidenza che dalla fiducia.[7]

Citato in Charles Augustin de Sainte-Beuve, Talleyrand ed altri saggi[modifica]

  • Nella lingua francese non vi sono i diminutivi e i vezzeggiativi della lingua italiana, ma essa ha un'andatura più maschia. Libera da tutto il cerimoniale inventato dai vili per la vanità e dai deboli per il potere, questa lingua è fatta soprattutto per la conversazione, vincolo che lega gli uomini e affascina in ogni età; essa infatti è, dobbiamo riconoscerlo, quella che fra tutte le lingue ha una certa probità insita nella sua natura. Sicura, socievole, ragionatrice, non è più lingua francese, ma lingua umana.[8] (p. 7)
  • Sarà mai Parigi una città fatta per la guerra? o non è invece una città di lusso e di piaceri? Parigi, ritrovo della Francia e dell' Europa, non è la patria di nessuno e dobbiamo ridere di colui che si proclama cittadino di Parigi. Questa capitale è quasi un grande teatro che deve essere sempre aperto; essa non ha bisogno della libertà poiché questo alimento proprio dei repubblicani è troppo indigesto per delicati Sibariti; essa esige la sicurezza, e, se è minacciata da un esercito, deve essere sgombrata in due giorni. Solo un governo mite e rispettato può dare a Parigi la calma necessaria alla sua opulenza e alla sua prosperità. (p. 19)
  • La storia vi mostri che ovunque vi è mescolanza di religione e di barbarie, la religione trionfa sempre, ma che dovunque vi è mescolanza di barbarie e di filosofia è la barbarie che ha il sopravvento [...] in una parola, la filosofia divide gli uomini secondo le varie opinioni, la religione li unisce negli stessi principi. C'è dunque un vincolo eterno tra la politica e la religione. Oserei dire che ogni stato è una nave misteriosa ancorata nel cielo. (p. 26)

Maximes et pensées[modifica]

  • Bisogna aver l'appetito del povero per ben godere la ricchezza del ricco.[9]
  • Lo stomaco è il suolo da cui germina il pensiero.[9]
  • Su dieci persone che parlano di noi, nove ne dicono male, e spesso la sola persona che ne dice bene, lo dice male.[9]

Citazioni su Antoine Rivarol[modifica]

  • Un'esistenza simile viene nobilitata dall'opera, che, come la perla alla conchiglia, le conferisce senso e rango. Tra i vecchi e i nuovi autori egli resterà esemplare per l'intrepido e tuttavia ponderato atteggiamento con cui il singolo si contrappone alla corrente del tempo, che minaccia di divorare tutto e di cui solo pochi cuori e poche menti sono all'altezza. «Egli ha adornato e attrezzato la ragione con le armi dello spirito», dice uno dei suoi biografi, e questa potrebbe figurare come una massima sulla sua opera. (Ernst Jünger)

Note[modifica]

  1. Da Journal politique national.
  2. Da Sur l'universalité de la langue française, 1783.
  3. Da Discorso sull'uomo intellettuale e morale; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  4. a b Da Rivaroliana. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  5. Da Le petit Almanach de nos grands hommes.
  6. Citato in Leggendo e annotando, Minerva, anno XLVIII, n. 15, 15 agosto 1938, p. 480.
  7. Citato in Umberto Eco, Sulla letteratura, Bompiani, 2003.
  8. Dal discorso presentato all'Accademia di Berlino per il concorso a premi, indetto nel 1783, sui quesiti: Che cosa ha reso universale la lingua francese? Perché merita questo privilegio? C'è da presumere che lo manterrà?
  9. a b c Citato in Fernando Palazzi, Silvio Spaventa Filippi, Il libro dei mille savi, Hoepli.

Bibliografia[modifica]

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