Banana Yoshimoto

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Banana Yoshimoto, pseudonimo di Mahoko Yoshimoto (1964 – vivente), scrittrice giapponese.

Citazioni di Banana Yoshimoto[modifica]

  • In ogni caso la felicità è sempre dietro l'angolo: la felicità arriva all'improvviso, indipendentemente dalla situazione e dalle circostanze, tanto da sembrare spietata [...]. È imprevedibile come lo sono le onde e il tempo. I miracoli sono sempre in attesa, senza far distinzione per nessuno.[1]
  • L'unica cosa che mi sembra sicura è che il corpo e la mente delle persone ricevono e trasmettono molte più informazioni di quanto le persone stesse non pensino. Questa colorazione misteriosa a volte mi spaventa, perché mi dà la sensazione di essere completamente esposta, a volte mi conforta e mi stringe il cuore.[2]
  • L'unica cosa di cui ero certa era che sotto lo stesso cielo, sia che io pensassi a lei o lei a me, ci auguravamo a vicenda di essere felici. Una sensazione concreta al punto da riuscire a toccarla.[3]
  • La bellezza non è scomparsa del tutto.[4]
  • La cosa che mi ha colpito di più di Milano fin dalla prima volta, quella che per me rappresenta un po' l'immagine di Milano, è la nebbia. Per me Milano è la città della nebbia perché in autunno ho visto questa nebbia incredibilmente fitta, un tipo di nebbia che in Giappone non avevo mai visto, e l'ho trovata splendida, bellissima.[5]
  • Socchiudo gli occhi e riconosco il mio mondo [...]. Poi dedico una preghiera a tutte le persone che a un certo punto si sono allontanate da me. Le persone con cui avrei potuto avere un rapporto diverso, e con le quali, invece, per qualche ragione non è andata bene. [...] In questo mondo, a causa delle circostanze in cui li ho incontrati, tra me e loro le cose non hanno funzionato in nessun modo. Ma sento, ne sono certa, che da qualche parte, in un mondo profondo e lontano, su una bellissima riva, ci sorridiamo, ci offriamo gentilezza, e trascorriamo insieme momenti felici.[6]
Dall'intervista a Wuz.it, 27 febbraio 1998
  • Da ragazzina ero ossessionata dall'idea di non essere normale, ma quando ho visto le immagini dei film di Dario Argento ho sentito che mi veniva concessa la possibilità di stare al mondo. Sono numerosi i suoi sostenitori che, come me, dopo aver visto i suoi film hanno addirittura rinunciato all'idea di suicidarsi.
  • L'Italia è un paese in cui riesco ad essere me stessa e a diventare contemporaneamente una persona dalle mille facce. Paese che accogli tutto, che aiuti la bellezza degli esseri umani a fiorire, fantastica Italia...
  • La solitudine è una condizione drammatica dei giovani, accentuata dall'inesperienza. Chi è giovane vive la solitudine come scacco e ne ha terrore. Per questo gli adolescenti cercano il branco, per superare la paura.
  • Mi piace usare parole straniere, soprattutto inglesi, ma non voglio che rovinino la mia fatica di scrivere nel più bel giapponese possibile, bello da leggere.

Amrita[modifica]

Incipit[modifica]

Essendo un animale notturno, in genere vado a letto dopo lo spuntare dell'alba. E di regola non mi sveglio mai prima dell'una.
Perciò quel giorno fu un caso eccezionale. Intendo il giorno in cui mi arrivò il primo pacco da Ryuichiro.
Sì, quella mattina all'improvviso il mio fratellino entrò nella mia stanza sbattendo la porta e si mise a scuotermi con tutte le sue forze.
"Svegliati, Sakumi, svegliati! È arrivato un pacco!"
Sollevandomi a fatica, mormorai:
"Cosa?".
"C'è un pacco grandissimo per te!"

Citazioni[modifica]

  • Nel vederti cambiare così in fretta, mi viene da pensare che in realtà l'essere umano è un contenitore. Solo un contenitore, il cui contenuto può cambiare. Anche in un'altra persona che cammina per strada. Seguendo il corso del destino, tu metti nel contenitore una cosa dopo l'altra, ma nella parte più profonda e segreta del tuo essere, in questo semplice contenitore c'è qualcosa che assomiglia a 'Sakumi', forse un'anima, non so, e solo quella per qualche ragione non cambia, è sempre lì, accoglie tutto e cerca di godere della vita. E se penso che sarà in te fino a quando morrai, provo una strana tenerezza, quasi un dolore, insomma mi sconvolge completamente.

Postscriptum per l'edizione italiana[modifica]

  • Poiché non sono riuscita a scrivere questo romanzo come avrei voluto sentivo di non amarlo.
    Eppure credo che forse mai più in tutta la mia vita potrò scrivere qualcosa con lo stesso abbandono, la stessa spontaneità.
    Nel pensare a questo, la mia gratitudine va a Giorgio che ha amato Amrita molto più di me, e che traducendolo in italiano, una lingua che adoro, ha cercato di infondergli una nuova vita.

H/H[modifica]

Incipit[modifica]

Viaggiavo da sola, senza una meta precisa, quando un pomeriggio mi ritrovai a camminare per quel sentiero di montagna.
La strada, che correva lungo la statale inoltrandosi nell'interno, era avvolta da una fitta vegetazione e aveva un aspetto piacevole.
Ammirando i disegni formati dalla luce e dall'ombra, cominciai a percorrerla.
In quel momento ero nello stato d'animo disteso di chi si prepara a una bella passeggiata.
Secondo la mia mappa, il sentiero. che faceva parte di un percorso per escursionisti, alla fine si ricongiungeva di nuovo con la statale.
Continuai a camminare piacevolmente nella luce di quel pomeriggio, tiepido come in un giorno di primavera.
Ma il sentiero si rivelò più ripido di quanto avessi immaginato, con molte salite.

Citazioni[modifica]

  • Tutti di solito sono convinti che le persone si separano perché una si è stancata dell'altra, per propria volontà o per volontà dell'altra persona. Ma non è così. I periodi finiscono, come cambiano le stagioni. Semplicemente. È una cosa su cui la volontà individuale non ha nessun potere. Viceversa, si ha la possibilità, fino a quando verrà quel giorno, di godere di ogni momento. Noi, fino all'ultimo, vivemmo nella gioia.

Il coperchio del mare[modifica]

Incipit[modifica]

Kijimuna, Kenmun, Namahage, perfino il dio Masau'u della tribù degli Hopi che vive in un paese lontano... tutte le divinità che hanno fissato la loro dimora vicino ai luoghi abitati dagli esseri umani sembra che abbiano sembianze pensate per incutere terrore. Sguardo folgorante, zanne, corpi colorati di rosso, armi in mano.
Non c'è dubbio che siano così in parte per proteggere se stessi. Io, però, più che per questo, penso che il loro aspetto serva per mettere alla prova i nostri cuori. Perché solo chi è in grado di vedere al di là delle apparenze può venire toccato dalla potenza delle loro anime delicate.
In principio i bambini provano una paura sincera di fronte a quelle sembianze, poi, con altrettanta spontaneità, col tempo imparano ad accettare le divinità per quello che sono.
Anche Hajime portava in sé qualcosa del genere, qualcosa di magico e di sacro.
Chissà come mai sono riuscita a entrare nel suo mondo con tanta naturalezza, nonostante non fossi più una bambina.
Quando conosciamo persone nuove, tutto sommato non credo che prestiamo molta attenzione al volto. Credo piuttosto che le guardiamo nell'animo. L'atmosfera che emanano, la voce, l'odore... percepiamo una combinazione di tutte queste cose. Hajime aveva un animo tutto d'un pezzo. Di solito c'è sempre un che di ambiguo nell'impressione lasciata dalla gente, Hajime, invece, comunicava una grande risolutezza, con un sottile barlume di malinconia. Era stata la sua forza a colpirmi.

Citazioni[modifica]

  • Per me le cycas, i fukugi, la canna da zucchero e gli alberi baniani erano piante molto rare, delle vere novità. Avrei voluto continuare a guardarle per sempre. E ne ero rimasta talmente affascinata da credere di essere innamorata. Eppure nel mio caso era la costa di Izu, per quanto deprimente fosse come zona, l'unico luogo dove il mio cuore potesse tornare in qualsiasi momento, nello stesso mdo in cui quello della signora aveva fatto ritorno su quell'isola con il suo mare e i suoi alberi. Per me nessun altro posto al mondo poteva esistere all'infuori di Izu, con il suo panorama e le sue piante illuminate dal sole della sera.

Explicit[modifica]

Se tutte le persone riuscissero a creare un contatto così profondo con le cose che succedono attorno a loro credo che il mondo forse...
il mondo forse risplenderebbe di un'unica grande luce, di un bagliore irresistibile generato da tutte le stelle unite, di un fulgore visibile anche nel buio più pesto.
Proprio come quando dalla punta del promontorio avevo visto il mio paese e la mia amata baia estendersi a perdita d'occhio. Proprio come quando, assottigliando gli occhi, avevo visto lo sfavillio dorato del mare in lontananza.
Fu un'immagine molto vivida, come se stessi già vedendo quella luce.

Kitchen[modifica]

Incipit[modifica]

Non c'è posto al mondo che io ami più della cucina.
Non importa dove si trova, com'è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute. Magari con tantissimi strofinacci asciutti e puliti e le piastrelle bianche che scintillano.
Anche le cucine incredibilmente sporche mi piacciono da morire.
Mi piacciono col pavimento disseminato di pezzettini di verdura, così sporche che la suola delle pantofole diventa subito nera, e grandi, di una grandezza esagerata. Con un frigo enorme pieno di provviste che basterebbero tranquillamente per un intero inverno, un frigo imponente, al cui grande sportello metallico potermi appoggiare. E se per caso alzo gli occhi dal fornello schizzato di grasso o dai coltelli un po' arrugginiti, fuori le stelle che splendono tristi.
Siamo rimaste solo io e la cucina. Mi sembra un po' meglio che pensare che sono rimasta proprio sola.

Citazioni[modifica]

  • Anche chi ama prima o poi dovrà morire. Però intanto è vivo.
  • La strada è sempre decisa, non però in senso fatalistico. Sono il nostro continuo respirare, gli sguardi, i giorni che si susseguono a deciderla naturalmente.
  • La separazione e la morte sono atroci. Però un amore che non sembri l'ultimo della vita, per una donna non è che un inutile passatempo.
  • Volevo dormire alla luce delle stelle. Volevo svegliarmi nella luce del mattino. A parte questo, tutto il resto mi era completamente indifferente.
  • Quanti anni avevo quando ho capito che su quel sentiero buio e solitario l'unica luce possibile era quella che io stessa avrei emanato? Anche se sono stata cresciuta con amore, mi sono sempre sentita sola.
  • Sembrava una cosa straordinaria e allo stesso tempo una cosa da niente. Un prodigio, ma anche la cosa più naturale del mondo. Conservo in me una sensazione indefinibile, che le parole potrebbero dissolvere. C'è ancora tanta strada. Forse nel susseguirsi delle notti e dei risvegli che verranno, uno dopo l'altro, anche questo momento diventerà un sogno.
  • Non avevo nessuno al mondo del mio sangue, potevo andare in qualunque posto, fare qualunque cosa. Provai una sorta di vertigine.
  • Il suo comportamento energico mi piaceva molto, lo ammiravo, disprezzavo me stessa perché non ero capace di imitarlo. A quei tempi.
  • Finii di leggere e ripiegai con cura la lettera. Avvertii con una fitta al cuore una lieve traccia di profumo di Eriko. Anche questo profumo, pensai, col tempo finirà per svanire, e aprire questa lettera non servirà più a ritrovarlo. È la cosa più crudele.
  • Quando mi innamoravo, io partivo sempre con un grande slancio, a sentii che avrei potuto innamorarmi a poco a poco, in conversazioni come quella, come quando le stelle appaiono da qualche spiraglio di un cielo coperto di nuvole.
  • L'incredibile naturalezza e semplicità di quella conversazione tra madre e figlio mi diede una specie di capogiro. Sembrava una scena di Vita da strega. L'allegria più naturale nelle circostanze più anormali.
  • Era un pomeriggio sereno, senza vento, senza nuvole, e i dolci raggi forati del sole penetravano nella stanza vuota che era stata la mia patria.
  • "Mai più." Il sentimentalismo che queste due parole portano con sé e la sensazione che limitino le cose che verranno, me le rende antipatiche. Tuttavia mi si erano affacciate alla mente con un'autorità e una cupezza la cui forza non sarebbe stato facile dimenticare.
  • Aveva parlato guardandomi dritto negli occhi, lentamente, con calma, con la buona fede di chi vuol convincere un assassino ad arrendersi.
  • Non riuscivo a distinguere bene quelle cose che di solito l'occhio registra senza difficoltà: i pali della corrente, le luci, le automobili in sosta, il cielo nero. C'era una strana bellezza nelle loro distorsioni surreali. Sembravano assalire gli occhi da ogni parte. Non potevo trattenere l'energia che abbandonava il mio corpo a una velocità incredibile. Si perdeva nell'oscurità con un sibilo.
  • Voglio assolutamente continuare a sentire che un giorno morirò. Altrimenti non mi accorgo che vivo.
  • Io e Yuichi a volte siamo saliti sino in cima ad una scala sottile, nelle tenebre più nere, e da lì abbiamo spiato il calderone dell'inferno. Guardavamo quel mare di fuoco incandescente ribollire, con il fumo che ci colpiva il viso quasi fino a farci perdere i sensi. Per ognuno dei due l'altro era sicuramente la persona più vicina al mondo, l'amico insostituibile. Tuttavia, non ci tenevamo per mano. La nostra natura ci spinge a reggerci in piedi da soli, per quanto disperati possiamo essere. Però quando vedo il suo profilo inquieto illuminato dal fuoco abbagliante, penso: Ma sì, forse proprio questa è l'unica cosa vera.
  • I ricordi veramente belli continuano a vivere e a splendere per sempre, pulsando dolorosamente insieme al tempo che passa.
  • Con tutta me stessa avrei voluto fermarmi: smettere di camminare, smettere di vivere. Il pensiero che ci sarebbe stato un domani, e poi un dopodomani, e poi una settimana, non mi era mai sembrato tanto insopportabile. Continuare a vivere nei giorni a venire con quella sensazione di sconforto totale mi ripugnava. Mi era ingrata anche la mia stessa figura che percorreva le strade come quelle di qualsiasi altro passante notturno senza rivelare lo scompiglio che aveva dentro.
  • Felicità è anche non accorgersi che in realtà si è soli.
  • Nel flusso indefinito del tempo e degli stati d'animo, gran parte della storia è incisa nei sensi. E cose di nessuna importanza, insostituibili, ritornano così all'improvviso, in un caffè d'inverno.
  • Lo so con certezza. Era il cristallo scintillante dei tempi felici, riaffiorando all'improvviso dal sonno profondo della memoria, che ci aiutava ad andare avanti. Il profumo di quei giorni tornava a spirare nella mia anima come un fresco soffio di vento.

Postscriptum[modifica]

  • Scrivo romanzi perché c'è sempre stata una cosa, una sola cosa che volevo dire, e voglio a tutti i costi continuare fino a quando non ne potrò più. Il mio libro è l'inizio di questo cammino ostinato.
    Conquistare e crescere: credo che in queste due azioni sia scritta la storia spirituale di ognuno, con tutte le sue speranze e potenzialità. Ci sono tanti amici, tante persone che conosco che vanno sempre più avanti, lottando con la vita di ogni giorno come sanno, con impeto o con dolcezza.
    Questo mio primo libro è dedicato a tutti loro.
    L'ho scritto mentre facevo la cameriera in un locale.
  • Dedico Kitchen a Hiroshi Terada della Casa Editrice Fukutake shoten, Plenilunio a Akio Nemoto, anche lui della Fukutake shoten, e Moonlight Shadow a Jirō Yoshikawa che mi ha fatto conoscere la canzone omonima di Mike Oldfield che è stata lo spunto di questo racconto. Infine, dedico a mio padre la felicità di quando ho potuto gridare:"Il libro è uscito!" Scusa per la stranezza della dedica, papà, ma ti prego di accettarla. grazie di tutto.
    E poi vorrei dire a tutte le persone sconosciute che leggeranno questo mio primo, immaturo lavoro, che se li facessi sentire anche solo un pochino più sollevati, non ci potrebbe essere per me gioia più grande. in attesa di ritrovarci la prossima volta, vi auguro con tutto il cuore ogni felicità.

L'abito di piume[modifica]

Incipit[modifica]

Il mio paese sembrava esistere aggrappato ai lembi di terra risparmiati da un fiume. D'estate era un luogo abbastanza fresco, d'inverno invece faceva freddo e, sulle montagne vicine, nevicava molto. Il grande corso d'acqua che lo spezzava a metà aveva un'infinità di diramazioni che lo attraversavano in lungo e in largo come una ragnatela. Piccoli torrenti che, di notte, brillavano al buio come dei fili bagnati.
Nelle tenebre, ovunque si camminasse, il fragore del fiume sembrava seguirti. I numerosi ponti e ponticelli dettavano una specie di ritmo e ponevano delle pause all'interno di quel panorama fluviale. Le persone erano infatti costrette a fermarsi e a confrontarsi con l'acqua.

Citazioni[modifica]

  • Pensai che la gentilezza disinteressata delle persone, le loro parole spassionate, fossero come un abito di piume. Avvolta da quel tepore, finalmente libera dal peso che mi aveva oppresso fino a quel momento, la mia anima stava fluttuando nell'aria con grande gioia.

Postscriptum[modifica]

  • Era da molti anni che non scrivevo più un vero romanzo adolescenziale.
    Ho cominciato a lavorarci in un periodo di smarrimento totale, tanto da non riuscire a portare a compimento la parte della delusione d'amore della protagonista. Sono stata costretta addirittura ad accantonarlo, proponendomi di riprenderlo in mano una volta che mi fossi riavuta... poi invece la storia mi è piovuta giù dal cielo.
  • Ho l'impressione che sia un romanzo uscito dalla penna di qualcun altro e pertanto mi sento libera di dire che penso trasmetta molta tranquillità. Non credo sia un romanzo strepitoso, il contenuto poi non è un gran che, qua e là però ci sono dei passaggi che mi piacciono molto.
    Trovo che sia una storia molto simile a una favola.
    Mi farebbe piacere se qualcuno che sta affrontando un brutto momento la leggesse e riuscisse ad alleviare le proprie sofferenze, senza pensare di trovarci dei messaggi particolari.

Lucertola[modifica]

Incipit[modifica]

In queste pagine la chiamerò Lucertola.
Non per il piccolo tatuaggio a forma di lucertola che ha all'interno della coscia.
Ha occhi neri e tondi. Occhi da rettile, impenetrabili.
Fisicamente è minuta, ed è fredda in ogni parte del corpo. È sempre così fredda che vorrei avere mani abbastanza grandi per avvolgerla tutta. Non sarebbe come tenere tra le mani un uccellino o un coniglietto. La sentirei strisciare lungo il palmo con i suoi piedi appuntiti un po' alieni facendomi il solletico, e se provassi a guardare vedrei guizzare una piccola lingua rossa e nei suoi occhi simili a biglie di vetro ci sarebbe riflesso il mio viso triste che sembra chiedere qualcosa da amare.
Mi dà la sensazione di una creatura così.

Citazioni[modifica]

  • Lui:"Scusa un attimo. Che lingua stai parlando?" chiesi. Non sono sicuro nemmeno di questo.
    Lei: Non è esattamente una lingua straniera: parlo una lingua che solo tu e io possiamo capire. Esiste una lingua così per tutti.[...]
    Lui: E se le persone sono più di due? come funziona questa storia della lingua?
    Lei: Se si è in tre, c'è una lingua per quelle tre persone, e se se ne aggiunge un'altra, la lingua cambia di nuovo. [...] Ma se al tuo posto ci fosse seduta una simpatica vecchietta che vive da sola, userei una lingua che sa di solitudine. Con un uomo che sta per andare con una puttana, una lingua che sa di desiderio. Tutto qui.
    Lui: E se ci fossimo io, la vecchietta, il tipo che va a puttane, e tu?
    Lei: Quanto la fai lunga! [...].

Postscriptum[modifica]

  • Io credo che la concezione secondo cui "la vita è un'esperienza infernale" e quella secondo cui "la vita è un'esperienza paradisiaca", sebbene opposte, siano entrambe visioni mentali che hanno la stessa "quantità di significato" e per tanto si equivalgono. Non si tratta di scegliere quale è buona o cattiva, giusta o sbagliata, ma di riconoscere che le idee di inferno e paradiso prendono forma nel corso di un processo ininterrotto che chiamiamo "io". È soprattutto questo processo ininterrotto che qui mi interessava descrivere.
  • I personaggi di questi racconti sono tutti alle soglie di una trasformazione a cui potremmo dare il nome di "speranza": a un tratto si accorgono di qualcosa che fa rivivere loro sensazioni dimenticate e scoprono l'esigenza di entrare in azione come non hanno mai fatto in passato. Il loro disagio, la loro angoscia nel fare i conti con i propri fardelli spirituali e il sollievo della liberazione sono gli altri temi che tratto nel libro.

Postscriptum per l'edizione italiana[modifica]

  • Questo è il mio primo libro di racconti ed è stato pubblicato in Giappone nel 1993. A rileggerlo adesso lo stile mi sembra piuttosto immaturo, ma sono sicura che Giorgio avrà fatto in modo di tradurre al meglio anche i punti più deboli. Un giorno, quando avrò fatto progressi nello studio dell'italiano, mi piacerebbe leggermi nelle sue traduzioni.
  • In alcuni di questi racconti compaiono dei templi buddhisti e shintoisti del Giappone, e vi è accennato il tema della religione. Inoltre, ho cercato di raccontare il senso di insoddisfazione diffuso oggi tra chi vive a Tōkyō. e che non so se i lettori italiani condividano con noi: una vaga Sensazione che ci sia qualcosa che non va senza sapere esattamente cos'è.

N.P.[modifica]

Incipit[modifica]

Quello che sapevo era che Sarao Takase, oscuro scrittore, aveva vissuto in America, e durante la sua oscura esistenza aveva scritto una serie di racconti.
Che a quarantotto anni era morto suicida.
Che dalla moglie da cui era separato aveva avuto due figli.
Che i suoi racconti, raccolti in un volume, per breve tempo furono un best-seller in America.
Il titolo del libro: N.P.
Comprende novantasette racconti. Forse per l'incostanza dell'autore, il libro non è che il susseguirsi di storie brevissime, poco più di semplici bozzetti.
Queste cose le avevo sapute da Shōji, il mio ragazzo di un tempo. Era stato lui a ritrovare il racconto n. 98, mai pubblicato, e a tradurlo.

Postscriptum[modifica]

  • Il regista Jodorowsky ha affermato, a proposito del suo film El Topo: "If you're great El Topo is a great picture, if you're limited El Topo is limited". La frase mi è piaciuta tanto che ho pensato di creare il personaggio di Sui in modo che incarnasse questo principio. Farne un microcosmo che il lettore stesso potesse trasformare in una poco di buono o in un bodhisattva, secondo il proprio punto di vista.
    Tuttavia non ho avuto abbastanza forza e non sono riuscita a realizzare questa idea come avevo immaginato. Me ne rammarico. Se non altro però mi sento appagata di aver potuto riaffiorare con più grinta i punti che nella stesura di presagio triste mi avevano lasciata insoddisfatta. Inoltre in questo libro sono riuscita, nei limiti del possibile, a inserire tutti i temi dei miei romanzi precedenti (omosessualità femminile, l'amore tra consanguinei, telepatia ed empatia, l'occulto, la religione ecc.) nello spazio particolare e ristretto di un piccolo quartiere e nell'ambito di pochi personaggi.
  • Se mi guardo indietro, l'anno e mezzo in cui ho scritto questo libro è stato per me, in molti sensi, un periodo pieno di difficoltà, eppure eccitante e felice. Mi sembrava sempre, sempre, di sbagliare, ma forse è da questa sensazione che si muovono i primi passi ogni volta.
  • Tutti inclusi voi e io, abbiamo intorno a noi "persone con problemi". Persone che camminano portando con sé qualcosa con cui è difficile vivere, che si tratti di un talento speciale o di un handicap. Ma poiché siamo tutti portati, a cominciare da me, a dimenticarci facilmente che qualunque persona in questo mondo ha il diritto di vivere come crede e dove le pare senza dover avere paura di nessuno, ho voluto riaffermare questo diritto con tutte le mie forze, qui e adesso, in questo libro.
  • E infine a tutte le persone che ho incontrato nel corso di questo anno e mezzo, a quelli che mi hanno scritto lettere di incoraggiamento, e soprattutto a tutti coloro che hanno avuto la bontà di leggere questo libro, grazie di cuore. In un sereno pomeriggio di novembre, col raffreddore, mangiando un kaki.

Sly[modifica]

Incipit[modifica]

Ricordo stranamente bene quel pomeriggio. Il giorno dopo la festa a casa di Takashi.
Il tempo era sereno e dalla finestra si vedevano il cielo azzurro e la luce. In un soggiorno, buio rispetto all'esterno, qualcosa era nato tra di noi segnando nello stesso istante l'inizio e la fine di un periodo.
Ricordo bene che anche se partecipavo alla conversazione, il mio animo errava e fissava i raggi del sole che danzavano al di là della finestra della cucina nello stesso modo in cui si osservano degli esseri animati.
Questa è la storia da me vissuta di un viaggio durato una decina di giorni soltanto. Un viaggio che, proprio come mi aspettavo, non aveva portato alla conclusione di niente e non aveva goduto di slanci particolari.

Postscriptum[modifica]

[7]

  • Sono stata in Egitto nella primavera del 1995 [...].
    Prima di recarmici, pensavo di pubblicare soltanto un diario sullo splendido viaggio che avrei fatto, non ero per niente sicura di riuscire a trovare l'ispirazione per un romanzo. E invece sono rimasta talmente colpita dal fascino di quel paese, che ho sentito la necessità quasi impellente di raccontare una storia. È inutile, accada quel che accada, io sono una scrittrice di romanzi.
    Sì, la vista di quei luoghi dove ha avuto origine l'umanità possiede una carica che non permette di avere dubbi.

Postscriptum per l'edizione italiana[modifica]

  • Nell'edizione giapponese, questo libro si componeva delle splendide illustrazioni di Hara Msumi, delle foto esclusive di Yamaguchi Masahiro e della mia storia.
    Mi preoccupa un po' fare uscire il romanzo da solo, anche se per la prima volta sono riuscita a descrivere Roma, una città che adoro. Un capitolo brevissimo, eppure, mi riempie di gioia sapere che lo leggiate voi italiani. Un giorno, vorrei scrivere qualcosa in cui il vostro paese abbia un ruolo un po' più speciale.

Sonno profondo[modifica]

Incipit[modifica]

Da quanto tempo sarà che quando sono da sola dormo in questo modo?
Il sonno viene come l'avanzare della marea. Opporsi è impossibile. È un sonno così profondo che né lo squillo del telefono né il rumore delle auto che passano fuori mi arrivano all'orecchio. Nessun dolore, nessuna tristezza laggiù: solo il mondo del sonno dove precipito con un tonfo.

Citazioni[modifica]

  • Il sonno viene come l'avanzare della marea. Opporsi è impossibile.
  • Blu scuro, è il colore della notte dove si concentrano e si bloccano i nostri occhi, le orecchie, le parole, tutto quanto.

Postscriptum[modifica]

  • Queste tre storie raccontano "la notte" di alcuni personaggi che si trovano in una situazione di blocco, in una fase in cui il flusso regolare del tempo si è interrotto. Perciò si può dire che fra tutt'e tre c'è una stretta affinità e che in un certo senso formano insieme un solo lungo racconto. E poi se non si fosse capito, ognuna è basata in gran parte sulla mia storia personale. Tutte le mie esperienze di questo periodo, dal mangiare le anguille al vedere i fuochi, dal troppo dormire al troppo bere agli incontri con le persone, sono confluite in questo libro insieme a tante altre emozioni, solo cambiate nella forma. Sono emozioni che continuo a cercare anche adesso, in un vagabondaggio accanito e senza sosta.
  • Se le persone potessero leggere questo libro semplicemente con piacere, ciò mi renderebbe felice. Se poi qualcuno che si trova nelle condizioni dei personaggi di questi racconti, leggendoli dovesse trarne un po' di serenità, questo per me sarebbe davvero il massimo.
    In una giornata di giugno del primo anno Heisei, nel sole di mezzogiorno.

Postscriptum per l'edizione italiana[modifica]

  • Carissimi amici italiani.
    Sapere che un mio libro viene pubblicato in Italia mi fa provare ogni volta una gioia immensa.
    L'Italia è un paese dove riesco con grande naturalezza a essere me stessa e contemporaneamente a diventare una persona dalle mille sfaccettature. Posso essere una giovane fanciulla, una bambina innocente, una donna matura, oppure una scrittrice consapevole di sé, un cucciolo fedele, una dea innamorata dell'arte, una viaggiatrice con lo zaino sulle spalle, una turista insaziabile, una fanatica della cucina, e poi ancora e ancora mille altre cose...
    Paese che accogli tutto, che aiuti la bellezza degli esseri umani a fiorire, fantastica Italia, ti adoro.
  • E infine a tutti voi che avete preso in mano il mio libro, cittadini di questo paese speciale, nelle cui vene scorre l'amore per la bellezza e il piacere, grazie.
    Nella speranza che le notti raccontate in queste pagine possano raggiungere il cuore delle bellissime notti italiane!
    In Giappone, guardando un viale dove le foglie di gingko stanno mutando in un giallo dorato.

Tsugumi[modifica]

Incipit[modifica]

Senza dubbio Tsugumi era una ragazza impossibile.
Ho lasciato il mio tranquillo paesino, in cui si vive di pesca e di turismo, e sono venuta a Tokyo per frequentare l'università. Anche le giornate che trascorro qui sono molto divertenti. Mi chiamo Shirakawa Maria. Maria, proprio come la Madonna.
Però non mi sento affatto una santa. Ma nonostante questo, chissà perché, quando i miei nuovi amici parlano di me, non ce n'è uno che non dica che sono "generosa", o "serena".
Se proprio devo dire come mi vedo io, credo di essere una semplice ragazza in carne e ossa, per di più con poca pazienza.

Postscriptum[modifica]

  • Ogni anno vado in vacanza con la mia famiglia sulla costa occidentale della penisola di Izu. Andiamo sempre nello stesso posto, nello stesso albergo, ormai da più di dieci anni, tanto che per me è un po' come essere a casa. Lì non succede mai niente di speciale, e io trascorro le mie estati nella noia.
    Ho scritto questo romanzo perché volevo lasciare impresse da qualche parte le sensazioni di quei giorni: quel "non esserci niente", il ripetersi delle nuotate, delle passeggiate e dei tramonti, con il mare sempre presente. Così che, se per caso io o qualcuno della mia famiglia dovessimo perdere la memoria, ci basterebbe leggere questo libro per riuscire a ricordare quel luogo. E poi ancora una cosa: Tsugumi sono io. Con il brutto carattere che mi ritrovo, non poteva essere altrimenti.

Postscriptum per l'edizione italiana[modifica]

  • Venire in Italia, lo scorso anno per ricevere il premio Scanno è stata un'esperienza felicissima.
    [...] Quei giorni trascorsi a ridere circondata dai miei amati amici italiani, le parole del mio caro Dario Argento:"Che bella mano che hai, me la vorrei portare a casa!". La bellezza al di là di qualsiasi immaginazione del Vaticano visitato di notte durante un giro in macchina.
    Giornate così intense non capitano spesso nella vita. Giornate di una felicità intensa, concentrata. Ed è inseguendo quel vivido miraggio che le persone riescono a tirare aventi e a invecchiare... nella speranza che vacanze come quelle possano ripetersi ogni anno.
  • Tsugumi è un romanzo che parla di questo. Di un'intensa estate di un gruppo di ragazzi che non tornerà mai più. Del mare e del primo amore. Mettendo da parte le crudeltà del mondo reale ho semplicemente raccontato un pallido sogno.
    Uno di quelli che tutti noi facciamo da piccoli.

Incipit di alcune opere[modifica]

Arcobaleno[modifica]

"Al tour della laguna si può nuotare insieme a tartarughe marine, razze e squali in cattività all'interno di una riserva naturale marina."
Vi avevano preso parte molti turisti provenienti da tutti gli alberghi di Bora Bora; io, però ero l'unica a parteciparvi da sola. Per quanto mi guardassi intorno, gli altri erano tutti francesi o italiani riuniti in piccole comitive formate nei rispettivi hotel. Di giapponesi non ce n'era nemmeno uno. non che la cosa mi preoccupasse più di tanto, tuttavia – piccola di statura come sono – stare in coda in mezzo a quella confusione mi faceva sentire un po' fuori luogo. Dopo essere stati divisi nei vari gruppi, finalmente venne il mio turno.

Honeymoon[modifica]

Sin da piccola ho sempre amato il giardino di casa mia. Non era particolarmente grande, ma in rapporto alle dimensioni della casa ricopriva una superficie abbastanza ampia.
Mia madre era appassionata di giardinaggio, così c'erano svariate piante dai frutti commestibili, pietre ornamentali disposte in forme complicate, e alberi che davano fiori in ogni stagione. Perciò il giardino aveva diverse facce.
E in quel piccolo mondo c'erano molti posti dove potevo sentirmi a mio agio. Il giardino mi era molto caro, e da bambina mi sedevo o mi stendevo direttamente per terra con tutti i vestiti. Poi, diventata grande, quando avevo il tempo di sedermi in giardino, portavo sempre con me una stuoia da mettere sotto e qualcosa da bere.

Il corpo sa tutto[modifica]

Il pollice verde[modifica]

In treno avevo dormicchiato, e così avevo per metà la sensazione di sognare. Quando sentii il nome della mia stazione, scesi precipitosamente. Nell'aria pungente dell'inverno, il marciapiede sembrava ghiacciato. Mi strinsi bene la sciarpa e uscii dal controllo biglietti.
Salita in taxi, chiesi all'autista di portarmi in albergo, ma lui disse di non conoscerlo. Ricordai che si trattava di un albergo nuovo, piccolo, probabilmente poco pubblicizzato, e così mi feci lasciare in una zona da cui avrei potuto facilmente raggiungerlo.
Tutt'intorno non c'erano altro che campi, e in lontananza si vedeva il profilo dolce delle montagne. Quando trovai una piccola insegna che indicava l'albergo, la segui inerpicandomi per una stretta salita.
Ora che mi ero abituata al freddo, assaporavo con gioia l'aria pulita. Ero sempre più sveglia, e stavo cominciando a sudare un po' quando davanti a me percepii la presenza di qualcuno che conoscevo.

The Sound of Silence[modifica]

Come mai succede spesso che delle persone amiche riescano a intuire, da alcuni impercettibili segni, diverse cose che sarebbero dovute restare nascoste? Quando, e come, le hanno sapute, visto che nessuno ha fatto nulla perché le sapessero?

L'ultima amante di Hachiko[modifica]

Non che odiassi particolarmente la vita, eppure la visuale che si rifletteva nei miei occhi era sempre lontana e sfumata come in un sogno. Percepivo le cose in modo innaturale, estremamente vicine o remote.
In quel periodo, l'unica persona che nel mio mondo riuscisse a vedere a colori, l'unica che parlasse una lingua che le mie orecchie erano in grado di decifrare senza fatica, era Hachi.
Pertanto, i momenti che trascorrevo in sua compagnia nell'arco della giornata erano anche gli unici in cui riuscivo a stare con me stessa.

La piccola ombra[modifica]

Mi trovavo a Buenos Aires per lavoro. Era la prima volta che andavo in Argentina. Per farmi un'idea della città avevo pensato che sarebbe stato meglio stare in una zona con un po' di vita e così avevo espresso il desiderio di pernottare in un albergo di lusso che dava sulla calle Florida, una strada piena zeppa di negozi.
Tuttavia la guida-interprete di origini giapponesi che mi ricevette in aeroporto mi disse, che c'era stata una sovrapposizione di prenotazioni e che l'albergo che desideravo era completo. Per la prima notte, dunque, avrei dovuto dormire altrove. Stanca per il viaggio, proprio non me l'ero sentita di lamentarmi e così risposi che avrei accettato qualsiasi altra sistemazione, purché della stessa categoria. Tutto sommato, la sera della pria notte avrei dormito e basta.

Presagio triste[modifica]

Quella vecchia casa si trovava in un quartiere residenziale piuttosto distante dalla stazione. Poiché era alle spalle di un grande parco, era sempre avvolta da un intenso profumo di verde e, specialmente dopo che aveva piovuto, l'aria diventava così densa, come se le strade che circondavano la casa si fossero trasformate in una foresta, da farsi quasi soffocante.
Abitai anch'io per poco tempo in quella casa dove mia zia aveva vissuto a lungo da sola. Ripensandoci, quel breve momento è diventato per me un ricordo prezioso e unico. Quando lo ricordo, vengo presa da una sensazione indefinibile. Come un miraggio apparso all'improvviso, quei giorni sembrano perdere ogni realtà.

Ricordi di un vicolo cieco[modifica]

"Perché invece non vieni a mangiare da me, Setchan? Io avrei voglia di nabe, ma prepararlo a casa da soli non c'è gusto."
Io avevo detto semplicemente:
"Per ringraziarti del tuo aiuto al lavoro, con i soldi della paga vorrei invitarti a mangiare".
E quella era stata la risposta di Iwakura.

Un viaggio chiamato vita[modifica]

La vita è fatta di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori. Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l'amore, i matrimoni, i funerali. Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l'anima respira e grazie alla quale vive.

Citazioni su Banana Yoshimoto[modifica]

  • Si è molto discusso sulla sua scelta di adottare un nome d'arte stravagante come 'Banana'. Vi si è voluta vedere addirittura un'intenzione provocatoria nei confronti dell'immagine di impegno rappresentata dal padre. Interrogata in proposito Banana smentisce. Dice di averlo scelto solo perché attratta dalla bellezza dei fiori rossi del bijinshō detto anche red banana flower. È una risposta in perfetto stile giapponese che rievoca l'impegno di Bashō[8], il grande poeta del diciassettesimo secolo, che prese il nome dall'albero del banano. Nella scelta di questo nome, che contiene lo spirito irriverente dello shōjo manga e l'omaggio alla grande tradizione giapponese, c'è già il sapore acerbo e sapiente di una nuova scrittura. (Giorgio Amitrano)

Note[modifica]

  1. Da Ricordi di un vicolo cieco.
  2. Da The Sound of Silence, in Il corpo sa tutto.
  3. Da Delfini, p. 155.
  4. Da La mia vita dopo Fukushima, Internazionale, n. 939, 9 marzo 2012, p. 95.
  5. Dall'intervista Banana Yoshimoto: Io, la splendida nebbia di Milano e i diritti gay, La Presse.it, 11 luglio 2017.
  6. Da Ricordi di un vicolo cieco.
  7. Il testo qui riportato risulta variato rispetto a quello dell'originale per volontà dell'autrice [N.d.T.]
  8. Matsuo Bashō, considerato il massimo esponente della poesia haiku. Per approfondire vedi le voci sull'autore e sul genere poetico corrispondenti su Wikipedia.

Bibliografia[modifica]

  • Banana Yoshimoto, Kitchen (Kitchen, 1988), traduzione di Giorgio Amitrano, Feltrinelli, 1991.
  • Banana Yoshimoto, N.P. (N.P., 1991), traduzione di Giorgio Amitrano, Feltrinelli, 1992.
  • Banana Yoshimoto, Sonno profondo (Shirakawa Yofune, 1989), traduzione di Giorgio Amitrano e Alessandro Giovanni Gerevini, Feltrinelli, 1994.
  • Banana Yoshimoto, Tsugumi (Tugumi, 1989), traduzione di Alessandro Giovanni Gerevini, Feltrinelli, 1994.
  • Banana Yoshimoto, Lucertola (Tokage, 1993), traduzione di Giorgio Amitrano, Feltrinelli, 1995.
  • Banana Yoshimoto, Amrita (Amrita, 1994), traduzione di Giorgio Amitrano, Feltrinelli, 1997.
  • Banana Yoshimoto, Sly (Sly, 1996), traduzione di Alessandro Giovanni Gerevini, Feltrinelli, 1998.
  • Banana Yoshimoto, L'ultima amante di Hachiko (Hachiko no saigo no koibito, 1996), traduzione di Alessandro Giovanni Gerevini, Feltrinelli, 1999.
  • Banana Yoshimoto, Honeymoon (Hanemun, 1997), traduzione di Giorgio Amitrano, Feltrinelli, 2000.
  • Banana Yoshimoto, H/H (H/H: Hadoboirudo/Hadorakku, 1999), traduzione di Giorgio Amitrano, Feltrinelli, 2001.
  • Banana Yoshimoto, La piccola ombra (Furin to Nanbei, 2000), traduzione di Alessandro Giovanni Gerevini, Feltrinelli, 2002.
  • Banana Yoshimoto, Presagio triste (Kanashii Yokan, 1988), traduzione di Giorgio Amitrano, Feltrinelli, 2003.
  • Banana Yoshimoto, Arcobaleno (Niji, 2002), traduzione di Alessandro Giovanni Gerevini, Feltrinelli, 2003.
  • Banana Yoshimoto, Il corpo sa tutto (Karada Wa Zembu Shitte Iru, 2000), traduzione di Giorgio Amitrano, Feltrinelli, 2004.
  • Banana Yoshimoto, L'abito di piume (Hagoromo, 2003), traduzione di Alessandro Giovanni Gerevini, Feltrinelli, 2005.
  • Banana Yoshimoto, Ricordi di un vicolo cieco (Deddoendo no omoide, 2003), traduzione di Giorgio Amitrano, Feltrinelli, 2006.
  • Banana Yoshimoto, Il coperchio del mare (Umi no futa, 2004), traduzione di Alessandro Giovanni Gerevini, Feltrinelli, 2009.
  • Banana Yoshimoto, Delfini, traduzione di Alessandro Giovanni Gerevini, Feltrinelli, 2010. ISBN 880770207X

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Opere[modifica]

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