Deborah Mayo

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Deborah G. Mayo (– vivente), filosofa statunitense.

Contro una giustificazione scientifica della sperimentazione su animali[modifica]

  • L'errore che si commette nel descrivere i critici degli esperimenti su animali come nemici della scienza diviene chiaro quando ci si comincia a chiedere in che misura vengono davvero realizzati i pretesi scopi scientifici di questi esperimenti. Allora, infatti, risulta che a essere antiscientifici sono gli esperimenti e non i loro critici.
  • Gli esperimenti che non possono essere giustificati sul piano scientifico non sono più giustificabili dell'uccisione e della tortura degli animali per futili motivi. Di fatto lo sono ancor meno, poiché tali esperimenti bloccano usi più fruttuosi delle risorse scientifiche.
  • Una delle finalità della ricerca medica consiste nel determinare se certe condizioni patologiche negli umani possono essere alleviate o curate mediante determinati farmaci. Gli animali sono utilizzati come "modelli" sui quali testare questi trattamenti. Per farlo, è necessario che il soggetto animale versi nelle condizioni in questione, e a tal fine animali sani vengono fatti ammalare. [...] Risulta, comunque, che le condizioni artificialmente indotte hanno poco in comune con le malattie (quando esistono) che colpiscono gli animali in natura e ancor meno in comune con le malattie che colpiscono l'uomo.
  • Gli argomenti secondo i quali è moralmente sbagliato causare sofferenza e dolore agli animali sono spesso respinti in base alla tesi che gli animali semplicemente non soffrono. [...] Paradossalmente, la validità di gran parte della sperimentazione su animali poggia proprio sull'assunto che gli animali soffrono in modo simile agli umani per stress, paura e dolore. Pochi stati patologici sono stati studiati così ampiamente sugli animali come dolore, stress, ulcere, paura e ansia.
  • Le differenze interspecie possono portare alla conclusione che sostanze innocue o benefiche sugli umani sono dannose, e che sostanze che hanno effetti insidiosi sugli umani sono innocue. Per esempio, la penicillina è estremamente velenosa sui porcellini d'India. Se la penicillina fosse stata sottoposta ai normali test animali, come avviene ora per i nuovi farmaci, non sarebbe mai stata utilizzata sugli umani. D'altro lato, una sostanza mortale per gli umani, la stricnina, può essere consumata senza pericolo dai porcellini d'India. [...] La tubercolina, che, poiché guariva i porcellini d'India, si è pensato guarisse anche gli umani, si è rivelata causare la TB nel nostro organismo.
  • La tragedia del talidomide portò molta gente a concludere che per proteggere la sicurezza degli esseri umani fossero necessarie un maggior numero di sperimentazioni su animali, quando, paradossalmente, la tragedia era frutto proprio della sperimentazione su animali.
  • Ratti e topi, per esempio, tendono a sviluppare spontaneamente un'alta incidenza di tumori. Ciò li rende inadatti per la ricerca sui tumori. Eppure, nessun animale è più usato dei ratti e dei topi per valutare gli effetti di numerosi trattamenti sperimentali sulla produzione di tumori. La ragione è che questi animali sono poco costosi e occupano poco spazio.

Bibliografia[modifica]

  • Deborah G. Mayo, Contro una giustificazione scientifica della sperimentazione su animali, in Aa. Vv., Etica e animali, traduzione di Brunella Casalini, Liguori Editore, Napoli, 1998, pp. 293-328. ISBN 88-207-2686-6

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