Elif Şafak

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Elif Şafak

Elif Şafak, talvolta trascritto come Elif Shafak, nata Elif Bilgin (1971 – vivente), scrittrice turca.

Citazioni di Elif Şafak[modifica]

  • [Su Istanbul] È possibile sfiorarsi senza toccarsi, coesistere senza interagire, come l'acqua e l'olio.[1]
  • Gli antichi cinesi dicevano: “Possa tu vivere in tempi interessanti”. Oggi noi turchi stiamo vivendo in tempi molto interessanti.[2]
  • L'arte può illuminare quello che la storia esclude ed emargina.[3]
  • Un naso insanguinato è stato la prova che la nostra democrazia [turca] è malconcia.[4]

Elif Shafak: "La Turchia non unisce più due mondi ma è la nuova frontiera del terrorismo

Intervista di Marco Ansaldo, Repubblica.it, 2 gennaio 2017

  • Da un punto di vista geopolitico la Turchia è diventata per lo Stato Islamico un nuovo fronte. La guerra in Siria influisce direttamente, specie da quando ci siamo coinvolti in conflitti regionali. Condividiamo con la Siria 500 miglia di confine, una frontiera ormai insicura. Per troppo tempo a molti gruppi siriani è stato dato l'accesso. Poi hanno cominciato a colpire i cittadini turchi, a reclutarli. In passato la mia madrepatria era la porta, il ponte culturale, fra il Medio Oriente e l'Europa. Oggi non lo è più. Siamo una società depressa, scossa, traumatizzata". Il Presidente Tayyip Erdogan parla di "caos che qualcuno sta creando per distruggere la Turchia".
  • In Turchia le élite al potere parlano sempre di "nemici esterni" e di "lobby internazionali". Sostengono che la Turchia è così grande che i nemici esterni sono gelosi e vogliono distruggerci. C'è della paranoia, della diffidenza verso l'Occidente.
  • [...] dobbiamo smettere di guardare ai "colpevoli occidentali" e focalizzarci piuttosto sulla nostra "democrazia interna". Da troppo tempo il Paese è polarizzato. Il governo guidato dal partito conservatore si è svegliato tardi nel comprendere che i gruppi islamici fondamentalisti dall'altra parte del confine avrebbero potuto colpirci un giorno. Non ha capito abbastanza presto questo pericolo.
  • Quando ero bambina, ad Ankara, e in tutta la mia giovinezza a Istanbul, la Turchia era un Paese diverso. Festeggiare l'anno nuovo era normale. La gente faceva acquisti, comprava noci e frutta, si guardavano cantanti e danzatrici del ventre in tv, a mezzanotte ci si abbracciava felici. Questo succedeva. Ora non più.
  • Oggi la Turchia è più debole perché la democrazia ha fatto passi indietro. Come nazione ci siamo divisi con asprezza fra quelli che amano Erdogan e quelli che lo odiano. Non c'è più una cultura della coesistenza. O valori condivisi.

«Una guerra emotiva La Russia si finge vittima ma poi aggredisce»

Intervista di Luigi Ippolito, Corriere della Sera, 29 marzo 2022, p. 17.

  • L'autoritarismo è qualcosa di molto pericoloso e in ultima analisi porta a due cose: o all'isolamento o all’espansionismo e all'aggressione. Nel primo caso c'è questa percezione di essere differenti, di essere circondati da nemici, di non potersi fidare di nessuno: una sorta di paranoia; nel secondo caso c'è nostalgia per un impero perduto. Trovo la nostalgia imperiale una cosa molto pericolosa, perché al suo cuore c'è una memoria selettiva: crede che il passato fosse solo pieno di grandezza, come un’età dell'oro che è stata portata via dagli altri e che occorre riprendersi. È la narrativa che la Russia sta usando ora: e non è una narrativa innocente.
  • [Sull'Invasione russa dell'Ucraina del 2022] Questa è una guerra della memoria. Ci era stato detto che l'Ottocento e il Novecento erano finiti e che le prossime guerre sarebbero state informatiche e tecnologiche: ma quello che sta accadendo adesso è una guerra ottocentesca, sul terreno, mirata contro i civili ma basata sulle memorie di un passato d’oro. La memoria qui è la parola chiave. Ed è una guerra molto emotiva: Putin è sempre stato presentato come razionale e calcolatore, un classico uomo del Kgb senza emozioni, ma in realtà questa è una guerra emotiva. Putin gioca sulle emozioni della gente e si basa sulle emozioni: se non comprendiamo il passato non possiamo comprendere ciò che sta accadendo oggi. E quando dico il passato intendo l'interpretazione del passato, la sua riscrittura: se chiediamo agli ucraini cos'era il passato ci racconteranno una storia diversa. Quella di Putin è una interpretazione selettiva e filtrata del passato: ma gli autocrati si basano su questo.

Incipit di Le quaranta porte[modifica]

Butta un sasso nell'acqua corrente. Sarà difficile vederne l'effetto. Un'increspatura dove la pietra rompe la superficie, poi un tonfo, soffocato dal fluire del fiume all'intorno. Tutto qui.
Butta un sasso in un lago. L'effetto sarà ben visibile e molto più duraturo. La pietra sconvolge le acque tranquille. Il cerchio che si forma dove ha colpito l'acqua subito si moltiplica, generandone un altro e un altro ancora. In breve le increspature suscitate da un unico plop si espandono, fino a poterle osservare su tutta la superficie a specchio. Solo quando raggiungono la riva, i cerchi si fermano e muoiono.

Note[modifica]

  1. Da Istanbul a colori, Internazionale, n. 698, 22 giugno 2007, p. 59.
  2. Da La mia Turchia, Internazionale, n. 691, 4 maggio 2007, p. 19.
  3. Da La storia nell'arte, Internazionale, n. 711, 21 settembre 2007, p. 45.
  4. Da La paranoia turca senza futuro, Internazionale, n. 1040, 28 febbraio 2014, p. 34.

Bibliografia[modifica]

  • Elif Shafak, Le quaranta porte, traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini, Rizzoli, 2009. ISBN 9788817032384

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