Filippo II di Spagna

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Ritratto di Filippo II di Spagna (Anthonis Mor)

Filippo II d'Asburgo, noto anche come Filippo il Prudente (1527 – 1598), re di Spagna, di Napoli, di Sicilia, di Sardegna e di Portogallo.

Citazioni di Filippo II di Spagna[modifica]

  • [All'indomani del disastro dell'Invincibile Armata] Ho inviato le mie navi a lottare contro gli uomini, non con la furia degli elementi.[1]
  • [Ultime parole] Ho voluto, figlio mio, che vi trovaste presente a questa cerimonia, perché vediate come va a finire ogni cosa.[2]
He querido, hijo mío, que os hallárais presente a este acto para que veáis en quel para todo.[3]
  • Potete assicurare a sua Santità che preferirei perdere tutti i miei stati e un centinaio delle (mie) vite, se le avessi, piuttosto che subire il minimo danno alla religione e al servizio di Dio, perché io non intendo governare eretici.[4]
Ppodéis asegurar a Su Santidad que antes de sufrir la menor cosa en perjuicio de la religión o del servicio de Dios, perdería todos mis Estados y cien vidas que tuviese, pues no pienso, ni quiero ser señor de herejes.
If God had wanted a Panama Canal, he would have put one here.[5]

Citazioni su Filippo II di Spagna[modifica]

  • Nella Spagna del "Secolo d'oro", il regno di Filippo II fu caratterizzato dalla tendenza di questo monarca a controllare direttamente un'enorme quantità di decisioni. Conducendo quasi una vita monastica e lavorando ogni giorno per più di dieci ore nell'austero eremo dell'Escoriale, il re annotava personalmente migliaia di pratiche che gli pervenivano da ogni parte dei suoi immensi domini – un governo "della penna e dell'inchiostro" – solo facendosi aiutare da pochissimi segretari, cui, peraltro, non veniva delegato alcun potere formale. Naturalmente la grande maggioranza delle decisioni era comunque assunta da altri soggetti in nome del re o in virtù di diritti e privilegi esistenti, seguendo procedure istituzionali distinte nei singoli regni e nei tanti domini dipendenti dalla monarchia: Nella Penisola iberica, in Italia, nelle Fiandre, nelle Indie occidentali.
    Si è potuto affermare che nella monarchia spagnola del Cinquecento era massima la concentrazione del potere al vertice e minima la sua irradiazione alla base. (Antonio Padoa-Schioppa)

Licurgo Cappelletti[modifica]

  • L'imperturbabilità di Filippo nelle azioni più vergognose e più inique confonde talmente le idee, che non possiamo non chiedere a noi stessi se un uomo, capace di commettere simili nefandezze, meriti di essere perseguitato come una bestia feroce col ferro e col fuoco, oppure chiuso in una cella da matti. Certamente la sua coscienza non era eguale a quella degli altri uomini.
  • La tranquillità dell'animo suo può paragonarsi soltanto a quella del carnefice, che versa il sangue umano e non ha punti rimorsi, sapendo di essere lo strumento della legge. Filippo era – almeno egli lo credeva – l'istrumento della Divina Provvidenza; e le sue passioni, anche le più odiose, gli sembravano una voce venuta dall'alto.
  • Vecchio tiranno cupo e severo, talmenteché il carattere stesso degli Spagnuoli fu alterato dal suo regno lugubre; anzi per lungo tempo la nazione portò l'impronta del proprio signore.

Note[modifica]

  1. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  2. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013, n. 2047. ISBN 9788858654644
  3. (ES) Citato in Modesto Lafuente, Historia general de España, volume 14, 1869, p. 477.
  4. Da una lettera a Luis de Zúñiga y Requesens. Citato in in AA.VV., Il libro della storia, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2018, p. 166. ISBN 9788858016572
  5. (EN) Citato in Christopher Cerf e Victor Navasky, The Experts Speak, New York, Villard, 1998, p. 241. ISBN 0-679-77806-3

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