I. Bernard Cohen

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Ierome Bernard Cohen (1914 – 2003), storico della scienza statunitense.

Citazioni di Ierome Bernard Cohen[modifica]

  • Galileo fu forse il primo ad avere l'esperienza di osservare i cieli così come realmente sono.[1]
  • [Su Albert Einstein] Il contrasto tra la sua voce pacata e la sua risata squillante era straordinario... Ogni volta che parlava di un argomento che gli stava a cuore o sentiva dire qualcosa che gli piaceva, scoppiava in una risata che rimbalzava da una parete all'altra... Ero preparato al suo aspetto fisico... ma ero del tutto impreparato al rimbombo di quella risata, un ruggito amichevole, caloroso come un abbraccio.[2]

Florence Nightingale[modifica]

  • Gran parte di ciò che oggi ci appare ovvio nella moderna assistenza sanitaria può essere ricondotto a battaglie campali combattute da Florence Nightingale nell'Ottocento. Molto meno noto, essendo stato trascurato dai suoi biografi, è il suo uso ugualmente innovatore, in quelle battaglie, delle nuove tecniche perfezionate di analisi statistica. (p. 104)
  • La Nightingale imparò per esperienza diretta nella sua qualità di capoinfermiera durante la guerra di Crimea (1854-1856), che il miglioramento delle condizioni sanitarie in ospedali militari e in caserme poteva ridurre drasticamente l'indice di mortalità e salvare migliaia di vite. La sua battaglia fu rivolta a convincere gli uomini scettici che detenevano il potere. In un periodo in cui la raccolta e l'analisi di statistiche sociali era ancora insolita, la Nightingale riconobbe che dati attendibili sull'incidenza dei decessi evitabili fra i militari conferivano una grande forza alle argomentazioni a favore di riforme. Così, oltre a proporre la causa della riforma medica in sé, essa contribuì a introdurre quella nozione davvero rivoluzionaria che i fenomeni sociali potevano essere misurati obiettivamente e sottoposti ad analisi matematica. (p. 104)
  • I risultati ottenuti dalla Nightingale sono tanto più sorprendenti quando vengano valutati di contro allo sfondo delle restrizioni sociali di cui le donne erano oggetto nell'Inghilterra vittoriana. [...]. A quei tempi, le donne appartenenti alla classe sociale dei Nightingale non frequentavano le università e non intraprendevano carriere professionali; il loro scopo nella vita era sposarsi e far figli. La Nightingale fu fortunata: suo padre pensava che le donne dovessero ricevere un'istruzione, e le insegnò personalmente italiano, latino, greco, filosofia, storia e – cosa del tutto eccezionale per le donne del tempo – scrittura e matematica. (p. 104)
  • Florence Nightingale era sotto ogni aspetto una giovane attraente e non era certo per mancanza di occasioni che rifiutava il matrimonio. Una volta, in effetti, fu tentata di accettare un corteggiatore, ma dopo un lungo fidanzamento concluse con riluttanza che avrebbe tradito la sua natura «morale» e «attiva» se avesse «trascorso una vita con lui occupandosi di intrattenimenti e di problemi domestici». Il matrimonio convenzionale, scrisse nel suo diario, significava «essere costretta a prolungare e a portare all'esasperazione la vita che stava conducendo», prospettiva che le sembrava «simile al suicidio». Dio, decise, aveva preso in considerazione per lei un destino diverso. Essa era una di quelle donne per le quali Dio «aveva stabilito chiaramente qualcosa di unico». (p. 104)
  • Gli studiosi dell'Ottocento che tentarono di fare dello studio del comportamento umano una scienza si trovarono di fronte a un dilemma: la scienza modello del tempo era la fisica classica, con le sue leggi deterministiche che descrivevano fenomeni naturali, ma il comportamento umano sembrava individuale e indeterminato. La soluzione di questo problema fornita da Quételet aggirò la questione dell'individuo introducendo il concetto di «uomo medio». Quételet mostrò che, pur non essendovi leggi che determinano il comportamento individuale, vi sono regolarità negli attributi e nel comportamento di gruppi, e che queste regolarità potevano essere descritte matematicamente dalle leggi della probabilità. Quételet era convinto che anche i caratteri mentali e morali avrebbero seguito leggi regolari di distribuzione statistica, se solo fosse stato possibile misurarli con precisione. (p. 108)
  • L'opera più originale e più sorprendente di Quételet fu la sua analisi dell'influenza di fattori come il sesso, l'età, l'istruzione, il clima e la stagione sul tasso di criminalità in Francia (1831). I dati non consentivano di predire chi avrebbe commesso un certo tipo di crimine, ma secondo Quételet manifestavano regolarità che avrebbero permesso a uno scienziato di «predire quanti individui si sarebbero macchiati le mani del sangue dei loro simili, quanti sarebbero stati falsari, quanti avvelenatori». La scoperta di queste regolarità condusse Quételet alla conclusione radicale che «è la società a preparare in qualche modo questi crimini, e il criminale è soltanto lo strumento che li esegue». (p. 108)
  • Benché l'opera di Quételet abbia goduto di grande considerazione presso molti studiosi, fu aborrita da altri. Il determinismo della sua «fisica sociale» era anatema per persone che accettavano le dottrine prevalenti del libero arbitrio e della responsabilità individuale. (p. 108)
  • Tn tutta la storia militare sino al XX secolo, la causa principale dei decessi in guerra furono le malattie più che le ferite subite in battaglia [...]. (p. 108)

Note[modifica]

  1. Citato in AA.VV., Il libro dell'astronomia, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2017, p. 60. ISBN 9788858018347
  2. Da un'intervista con G.J. Whitrow, citato in G.J. Whitrow, Einstein: The Man and His Achievement, Dover, New York, 1967, p. 83; citato in Albert Einstein, Pensieri di un uomo curioso (The Quotable Einstein), a cura di Alice Calaprice, prefazione di Freeman Dyson, traduzione di Sylvie Coyaud, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, p. 173. ISBN 88-04-47479-3

Bibliografia[modifica]

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