Jean-Pierre Claris de Florian

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Jean-Pierre Claris de Florian

Jean-Pierre Claris de Florian (1755 – 1794), drammaturgo, romanziere, poeta e favolista francese.

Citazioni di Jean-Pierre Claris de Florian[modifica]

  • Gioia d'amore dura solo un istante | pena d'amor dura tutta la vita.[1]

Le favole[modifica]

  • Chi non pensa che a sé nei tempi prosperi, non troverà amici nelle sventure. (lib. I, cap. IV, I due pellegrini; p. 23)
  • Una cosa che il nostro spirito, dopo lungo lavoro, non comprende e non raggiunge, non ci è mai necessaria. (lib. I, cap. VI, Il gatto e lo specchio; p. 26)
  • Tutti abbiamo un cannocchiale che giriamo per guardarvi a piacere: vediamo lontano ciò che ci contrista, vicino ciò che desideriamo. (lib. I, cap. XVI, Il gatto e il cannocchiale; p. 35)
  • Contate sulla riconoscenza quando l'interesse si fa garante. (lib. II, cap. III, Il vecchio albero e il giardiniere; p. 48)
  • Conveniamo, sì, d'avere difetti, ma per una sola ragione: che ci siano cioè smentiti. (lib. II, cap. XIII, La gazza e la colomba; p. 59)
  • La peggior razza di cattivi e rappresentata dai vecchi ipocriti. (lib. II, cap. XVII, Il pulcino e la vecchia volpe; p. 64)
  • [...] sempre il nostro interesse è la bussola che guida le nostre opinioni. (lib. III, cap. XVIII, Il gufo, il gatto, l'oca e il topo; p. 89)
  • Io osservo gli animali, e trovo in essi il modello delle virtù che debbo prediligere. M'insegnò la colomba a serbarmi fedele; sull'esempio della formica, accumulai per godere; mi dispongono i buoi alla costanza, le mie capre alla dolcezza, i miei cani alla vigilanza. E, se ne avessi bisogno, per amare i miei figli e le mie figlie, nella chioccia e nei pulcini troverei l'esempio. (lib. IV, cap. I, Il sapiente e il fittaiolo; p. 96)
  • [...] la lode di uno sciocco può far più male che la stessa sua critica. (lib. IV, cap. XIII, La capinera e l'usignolo; p. 111)
  • Le noci sono eccellenti, ma bisogna sgusciarle. Ricordatevi che non vi è piacere senza un po' di fatica. (lib. IV, cap. XVIII, La bertuccia, lo scimmiotto e la noce; p. 115)
  • [...] guarire da una follia, spesso non è che commetterne un'altra. (lib. IV, cap. XIX, Don Chisciotte; p. 117)
  • Anche la pazienza del più placido nemico, non si deve mai provocare all'estremo: si perde ciò che si ha, quando si vuol troppo. (lib. V, cap. XI, Il gatto e i topi; p. 133)
  • L'aquila, quando le va male, chiama il gufo suo fratello.[2]

Note[modifica]

  1. Da Célestine; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, Rizzoli, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  2. Citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894

Bibliografia[modifica]

  • Florian, Le favole, introduzione e traduzione di Biagio Chiara, Carabba, Lanciano, 1911.

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