Jorge Amado

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Jorge Amado

Jorge Leal Amado de Faria (1912 – 2001), scrittore brasiliano.

Citazioni di Jorge Amado[modifica]

  • Dovunque io vada porto il Brasile con me, purtroppo non porto con me la farina di manioca, ogni giorno mi manca, a pranzo e a cena.[1]
  • I lavoratori delle piantagioni recavano il vischio del cacao molle attaccato alla pianta dei piedi, come una spessa scorza che nessun'acqua al mondo avrebbe mai potuto lavare. Ma tutti, lavoratori, jagunços, colonnelli, avvocati, medici, commercianti ed esportatori, avevano il vischio del cacao attaccato all'anima, nel profondo del cuore.[2]
  • In mezzo a quel bailamme s'udì Quincas dichiarare: "Mi seppellisco come voglio e al momento che mi pare. Mettete via la bara per un'altra occasione, non mi lascerò chiudere sotto terra in un cassone." E fu impossibile udire il resto dell'orazione.[3]
  • Io dico no quando tutti, in coro, dicono sì. Questo è il mio impegno.[4]
  • [Alla moglie Zélia Gattai che gli aveva mostrato le prime pagine di Anarchici grazie a Dio] Tu, che sei stata una bambina povera, ma hai avuto un'infanzia ricca di avvenimenti, tu, figlia di immigrati, appartenente a una famiglia che ha fatto parte della Colonia Cecilia, figlia di anarchici sognatori, vicina a emigranti di tutte le razze, tu che hai visto crescere São Paulo, hai visto crescere il primo grattacielo della città, tu hai tante cose da raccontare. Però voglio darti un consiglio: continua a scrivere con la stessa semplicità con cui hai scritto queste quindici pagine e ne risulterà un libro scritto con emozione, da dentro a fuori, con il cuore, al contrario degli storici che ricercano e scrivono da fuori a dentro. Il tuo libro sarà unico.[5]
  • Voglio soltanto raccontare delle cose, alcune divertenti, altre malinconiche, proprio come è la vita. La vita, che breve navigazione di cabotaggio![6]

Alte uniformi e camicie da notte[modifica]

Incipit[modifica]

Il poeta Antônio Bruno morì, vittima di un infarto fulminante – il secondo in poco tempo – il 25 settembre 1940. Il mattino luminoso, dall'aria limpida e la temperatura piacevole, gli aveva riportato alla mente un'altra mattinata così, diafana e luminosa, che attraverso la finestrella dell'abbaino illumunava lo studio parigino e avvolgeva quasi una rosea e trasparente camicia da notte, il corpo nudo della giovane donna addormentata. Visione degna d'un sonetto, aveva pensato; ma non l'aveva scritto. perché lei si era svegliata e gli aveva teso le braccia.

Citazioni[modifica]

  • Silenzio, ho detto! Arte moderna! Oscenità, arte degenerata! Il Führer col suo genio ha proibito questo schifo. Cose del genere non servono ad altro che a devirilizzare una nazione: ecco perché la Francia si è prostituita, trasformandosi in un paese di effeminati. (1999, p. 26)
  • Il miglior tonico esistente è l'amore. (1999, p. 115)

Santa Barbara dei Fulmini[modifica]

Incipit[modifica]

Questa è la storia semplice di Adalgisa e Manela e di alcuni altri discendenti degli amori dello spagnolo Francisco Romero Perez y Perez con Andreza da Anunciação, la formosa Andreza di Yansã, mulatta scura. In essa si narrano, acciocché servano di esempio e monito, eventi senza dubbio inattesi e curiosi, verificatisi nella città di Bahia – in nessun altro luogo avrebbe potuto accadere. L'importanza della data è relativa, ma vale la pena ricordare che tutto avvenne nello spazio breve di quarant'otto ore, dense di vita vissuta, alla fine degli anni Sessanta o all'inizio degli anni Settanta, più o meno, su per giù. Non si è cercato di dare una spiegazione, una storia si racconta, non si spiega.
Progetto di romanzo annunciato già da circa vent'anni, sotto il titolo La Guerra degli Spiriti, solo ora, fra l'estate e l'autunno dell'87, fra la primavera e l'estate dell'88, a Parigi, ho messo giù l'intreccio sulla carta. Scrivendo mi sono divertito; se qualcun altro si divertirà a leggere, mi darò per soddisfatto.

Citazioni[modifica]

  • Sensazione di sollievo, di benessere, il desiderio unico e urgente di vivere, insidiosa euforia, dolce pazzia: la rondinella liberata batteva le ali, pronta a prendere il volo alla scoperta del mondo. Manela rideva per un nonnulla. [...] Gildete lasciò posare lo sguardo sul viso di Manela e dietro la vivacità smodata, dietro la febbre della festa e dell'amoreggiare, riuscì a cogliere l'animo fermo, la decisione ormai presa – non c'era dubbio, aveva proclamato l'indipendenza.

Incipit di alcune opere[modifica]

Dona Flor e i suoi due mariti[modifica]

Non perché avviene in un giorno disordinato di lamentazioni e tristezze, non per questo si deve permettere che la veglia funebre vada alla bell'e meglio. Se la padrona di casa, fra singhiozzi e svenimenti fuori di sé, immersa nel suo dolore, o giacente morta nella bara non potrà farlo, un parente o una persona amica si assumerà l'incarico di occuparsi della veglia, perché non si possono abbandonare, senza niente da bere né da mangiare, i poveretti, solidali per tutta la notte, a volte in inverno e col freddo. Acciocché una veglia funebre sia animata ed onori effettivamente il defunto che la presiede, rendendogli meno grave la prima confusa notte della sua morte, è necessario dedicarvi cure sollecite, occupandosi del morale e dell'appetito.

Due storie del porto di Bahia[modifica]

Intorno alla morte di Quincas Acquaiolo perdura a tutt'oggi una certa confusione. Dubbi da chiarire, particolari assurdi, contraddizioni fra le deposizioni dei testimoni, lacune varie. Non sono chiari neppure l'ora e il luogo del decesso, né le ultime parole del defunto. La famiglia, appoggiata da vicini e conoscenti, si mantiene intransigente sulla versione della tranquilla morte mattutina, senza testimoni né apparato né ultime parole: morte verificatasi quasi venti ore prima dell'altra, propalata e commentata, avvenuta nell'angoscia della notte, quando la luna si disfece in mare e cose misteriose avvennero sulla banchina del porto di Bahia.

Gabriella, garofano e cannella[modifica]

Questa storia d'amore – per una strana coincidenza, direbbe donna Arminda – iniziò nello stesso giorno limpido, con sole primaverile, in cui il fazendeiro Jesuíno Mendonça uccise a rivoltellate donna Sinhazinha Guedes Mendonça sua legittima sposa, dama della migliore società locale – bruna, piuttosto grassa, molto dedita alle attività parrocchiali – e il dottor Osmundo Pimentel, chirurgo-dentista, stabilitosi a Ilhéus da pochi mesi, giovane elegante, con atteggiamenti da poeta. Inoltre, in quel mattino, prima che la tragedia sconvolgesse la città, la vecchia Filomena aveva attuato una sua antica minaccia: era partita con il trenino delle otto per Água Preta, dove aveva fatto fortuna un suo figliolo, piantando in asso l'arabo Nacib presso cui faceva la cuoca.

Jubiabá[modifica]

La folla balzò in piedi come un sol uomo. E rimase in religioso silenzio. L'arbitro scandì:
– Sei...
Ma prima che fosse pronunciato il "sette", il pugilatore biondo si levò a fatica su un braccio; poi, raccolte tutte le forze, fu di nuovo in piedi. Allora la folla tornò a sedersi e riprese a gridare. Il negro incalzò l'avversario, e tutti e due, il biondo e il negro, si trovarono in mezzo al quadrato. La folla ruggiva:
– Buttalo giù! Buttalo giù!

La bottega dei miracoli[modifica]

Nel vasto territorio del Pelourinho uomini e donne insegnano e studiano. Università vasta e variata, esso si estende e ramifica fino al Tabuão, alle Porte del Carmine e in Sant'Antonio-oltre-il-Carmine, alla Baixa dos Sapateiros, sui mercati, al Maciel, alla Lapinha, alla piazza della Cattedrale, al Tororò, alla Barroquinha, alle Sette Porte e al Rio Vermelho: in ogni luogo dove uomini e donne lavorano i metalli e il legno, usano erbe e radici, mischiano ritmi, passi di danza e sangue e con la mescolanza hanno creato un altro colore e un altro suono, un'immagine nuova, originale.

Tempi difficili: i sotterranei della libertà[modifica]

Era stato un mese di cattive notizie. Il deputato Artut Carneiro Macedo da Rocha, discendente di antica famiglia paulista, pensava contento che entro poche ore quel fatidico mese di ottobre del 1937 sarebbe finito, chissà che novembre cominciasse sotto migliori auspici.
Si era appena cambiato il vestito e, svuotando le tasche della giacca che aveva usato nel pomeriggio, trovò il telegramma di Paulo. Lo rilesse ancora una volta e lo gettò sul letto con un gesto di stizza. Ma insomma, quando arrivava? Perché si tratteneva a Buenos Aires? Il telegramma non lo diceva. Paulo poteva sbarcare da un aereo da un momento all'altro e sarebbe stato certamente attorniato da reporter famelici. Si sforzò di non pensare al figlio, al suo ritorno, allo scandalo in cui era coinvolto.

Teresa Batista stanca di guerra[modifica]

Dal momento che lo chiede con tanta buona grazia, giovanotto, io le dico: con le disgrazie basta incominciare. E quando sono incominciate, non c'è niente che le faccia fermare, si estendono, si sviluppano come una merce a buon mercato e di largo consumo. L'allegria, invece, compare mio, è una pianta capricciosa, difficile da coltivare, che fa poca ombra, che dura poco e che richiede cure costanti e terreno concimato, né secco né umido, né esposto ai venti, insomma una coltivazione che viene a costar cara, adatta a quelli che son ricchi, pieni di soldi. L'allegria va conservata nello champagne; mentre la cachaça tuttalpiù consola dalle disgrazie, quando consola[7].

Terre del finimondo[modifica]

La sirena della nave squarciò come un lamento il crepuscolo che avvolgeva la città. Il capitano Joáo Magalháes s'appoggiò alla murata e rimase a guardare il caseggiato d'antica costruzione, i campanili delle chiese, i tetti neri, le vie lastricate d'enormi pietre. Il suo sguardo abbracciava una gran varietà di tetti, ma della via non scorgeva che un tratto breve, dove non passava nessuno. Senza saperne il perché, quelle pietre, con cui mani di schiavi avevan lastricato la via, gli parvero d'una commovente bellezza. E tali gli parvero anche i tetti neri e le campane delle chiese che cominciavano a sonare chiamando all'ufficio del vespro la città credente. Di nuovo la sirena fischiò, lacerando il crepuscolo che ricopriva la città di Bahia. Joáo tese le braccia in un gesto d'addio, simile a quello di chi prende commiato dalla donna che ama.

Vita e miracoli di Tieta d'Agreste[modifica]

Silenzio e solitudine, il fiume penetra in mare, nell'oceano senza limiti, sotto il cielo spalancato; la fine e il principio. Dune immense, nitide montagne di sabbia, la bimba che corre in salita come una capretta, sul viso la chiarità del sole e il sibilo del vento, i piedi lievi e scalzi la distanziano dall'uomo forte, sui quaranta, che la insegue.
Ansimando, l'uomo sale, col cappello in mano perché non si perda nel vento. Le sue scarpe affondano nella sabbia, il riflesso del sole lo acceca, acuta lama di rasoio, il vento gli taglia la pelle. Il sudore gli scorre per tutto il corpo: desiderio e rabbia: quando t'acchiappo, peste! ti scasso e t'ammazzo.

Explicit di Capitani della spiaggia[modifica]

E il giorno in cui egli fuggì, in innumerevoli case, all'ora della cena misera, i volti s'illuminarono nell'udire la notizia. E benché là imperversasse il terrore, ognuna di quelle case era un focolare che si sarebbe aperto a Pedro Proiettile, fuggitivo davanti alla polizia. Perché la rivoluzione è una patria e una famiglia.

Citazioni su Jorge Amado[modifica]

  • Per 56 anni Jorge Amado è stato mio marito, il mio maestro, il mio amore. Mi ha dato la mano e mi ha condotto in altri mondi, i più distanti, i più fantastici, i più strani. (Zélia Gattai)

Note[modifica]

  1. Da Navigazione di cabotaggio, traduzione di Irina Bajini, Garzanti, Elefanti, p. 58. ISBN 978-88-11-67794-9
  2. Da Terre del finimondo,
  3. Da La doppia morte di Quincas l'acquaiolo, traduzione di Elena Grechi, Garzanti, Milano.
  4. Da Tocaia Grande, traduzione di Elena Grechi, Garzanti, Milano.
  5. Citato in Antonella Rita Roscilli, La scrittrice italo-brasiliana Zélia Gattai Amado: La Signora della Memoria, Sarapegbe, anno 1, nr. 1, gennaio-marzo 2012; in sarapegbe.net.
  6. Da Navigazione di cabotaggio, traduzione di Irina Bajini, Garzanti, Elefanti, p. 12. ISBN 978-88-11-67794-9
  7. Il vero e proprio incipit, dopo il titolo, la dedica agli amici, la "canzonetta di Dorivál Caymmi per Teresa Batista", è: "Quando si seppe che sarei tornato da quelle parti, subito tutti mi chiesero di farmi dare notizie di Teresa Batista e di mettere in chiaro certi fatti — quello che non manca a questo mondo è gente curiosa, no di certo" (testo cit., p. 5).

Bibliografia[modifica]

  • Jorge Amado, Alte uniformi e camicie da notte (Farda fardäo campisola de dormir), traduzione di Elena Grechi, Garzanti Editore, 1999. ISBN 88-1166958-8
  • Jorge Amado, Dona Flor e i suoi due mariti, traduzione di Elena Grechi, Garzanti.
  • Jorge Amado, Due storie del porto di Bahia, traduzione di Elena Grechi, Garzanti.
  • Jorge Amado, Gabriella, garofano e cannella, traduzione di Giovanni Passeri, Einaudi.
  • Jorge Amado, Jubiabá, traduzione di Dario Puccini e Elio Califano, Einaudi.
  • Jorge Amado, La bottega dei miracoli, traduzione di Elena Grechi, Garzanti, Milano, 2000. ISBN 8811668719
  • Jorge Amado, Santa Barbara dei Fulmini, traduzione di Elena Grechi, Garzanti.
  • Jorge Amado, Tempi difficili: i sotterranei della libertà, traduzione di Daniela Ferioli, Einaudi, Torino, 1998. ISBN 880614703X
  • Jorge Amado, Teresa Batista stanca di guerra, traduzione di Giuliana Segre Giorgi, Einaudi.
  • Jorge Amado, Terre del finimondo, traduzione di Mario da Silva, Bompiani.
  • Jorge Amado, Vita e miracoli di Tieta d'Agreste, traduzione di Elena Grechi, Garzanti.
  • Jorge Amado, Capitani della spiaggia, traduzione di Elena Grechi, Garzanti. ISBN 9788811683148

voci correlate[modifica]

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