Kiev

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Majdan Nezaležnosti

Citazioni su Kiev e i kieviti.

  • Come un affastellarsi di favi, vaporava, e rumoreggiava, e viveva la Città. Splendida nel gelo e nella nebbia sulle colline, sopra al Dnepr. Per giorni interi, a spirali, il fumo si levava verso il cielo dagli innumerevoli camini. Le vie fumigavano foschia, e scricchiolava l'enorme quantità di neve ammaccata. E case di cinque, e di sei, e di sette piani si ammucchiavano le une accanto alle altre. Di giorno le finestre erano nere, ma di notte ardevano a file nel blu scuro dell'alto cielo. A piccole catene, fin dove l'occhio poteva arrivare, come pietre preziose, splendevano i globi elettrici, appesi in alto agli uncini di lunghi pali grigi. Di giorno, con un gradevole rombo prolungato, correvano i tram con i gialli sedili di paglia leggera, sul modello di quelli stranieri. Da un declivio all'altro, gridando ai quattro venti, andavano i vetturini, e i colletti scuri – di pelo argentato e nero – rendevano enigmatici e belli i volti delle donne.
    I giardini erano taciturni e quieti, gravati da una neve bianca, intatta. E di giardini in Città ce n'erano così tanti, come in nessun'altra Città al mondo. (Michail Afanas'evič Bulgakov)
  • D'inverno, come in nessun'altra citta al mondo, calava la quiete sulle vie e sui vicoli, tanto della Città alta, sulle colline, che della Città bassa, che si stendeva lungo le anse del Dnepr intirizzito, e tutto il rombo delle macchine si perdeva all'interno degli edifici di pietra, si smorzava e diventava un borbottio sordo. Tutta l'energia della Città, accumulata nel corso di un'estate di sole e temporali, si profondeva in luce. Dalle quattro del pomeriggio la luce cominciava ad ardere nelle finestre delle case, in tondi globi elettrici, nei lampioni a gas, nei fanali delle case con i numeri illuminati, e nelle vetrate a tutta parete delle centrali elettriche, che evocavano il pensiero del futuro elettrico dell'umanità, terribile e irrequieto, con le loro finestre a tutta parete dove si vedevano le ruote scatenate delle macchine che giravano senza posa, squassando fino alla radice le fondamenta stesse della terra. Scintillava di luce e traboccava luce, riluceva e danzava e baluginava la Città, nelle notti, fino al mattino, e al mattino si spegneva, indossava il fumo e la nebbia. (Michail Afanas'evič Bulgakov)
  • Guardo, | sospesa come in cielo sta – | nostra, santa, Kiev la Grande. | Sacra meraviglia, risplendono | le chiese del Signore, quasi con | Dio stesso chiacchierando. (Taras Hryhorovyč Ševčenko)
  • Il centro principale del potere variago e del commercio si spostò nei decenni successivi[1] a Kiev, sul Dnepr. Kiev Rus, come fu chiamato, fu di enorme importanza per la diplomazia bizantina. Nella peggiore delle ipotesi i suoi principi dovevano essere tenuti a bada, nella migliore potevano risultare degli utili alleati. [...] Nel decimo secolo Kiev Rus probabilmente diventò molto più ricca della maggior parte delle città dell'Europa occidentale. Lo stato kievita fu un centro cristiano; Vladimiro e i suoi successori avevano iniziato a imporre la nuova fede con la forza, aiutati da sacerdoti bulgari e con la supervisione del patriarca di Costantinopoli, che nominò il metropolita di Kiev. La Russia adottò l'alfabeto cirillico e la liturgia della Chiesa ortodossa. Ai primi dell'undicesimo secolo Kiev fu all'apice del suo splendore e della sua influenza culturale e economica. [...] kiev, in questo periodo, agli occhi di un viaggiatore occidentale, sembrava competere in splendore con Costantinopoli. Inoltre lo stato kievita promosse l'istruzione del popolo, e venne promulgato il primo codice delle leggi russe. Da questo regno provengono anche le Cronache, una delle prime opere della letteratura russa. (John Roberts)
  • Kiev, la culla della Russia, così pittorescamente situata sull'alta sponda del fiume Dnieper, nel quale [...] il granduca o piuttosto il principe Vladìmir, nipote della "più saggia di tutte le donne", la principessa Olga, battezzò il suo popolo nel 989. (Varvàra Dolgorouki)
  • L'arrivo a Kiev fu indimenticabile. È una città di grande respiro, segnata da una formidabile densità di verde urbano, le cupole dorate delle sue chiese e cattedrali sono una visione e affacciarsi da un belvedere sulla maestà del fiume Dniepr è un'impressione che non si dimentica. (Moni Ovadia)

Note[modifica]

  1. All'860 circa, epoca in cui il principe variago Rjurik si insediò nell'attuale Novgorod. Cfr. Storia completa del mondo. Dalla Preistoria al Duemila, traduzione di Fabrizia Fossati, Piemme Pocket, 2000, p. 206. ISBN 88-384-4787-X.

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