King Kong (film 1933)

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King Kong

Immagine Kingkongposter.jpg.
Titolo originale

King Kong

Lingua originale inglese
Paese Stati Uniti d'America
Anno 1933
Genere avventura, fantastico
Regia Merian C. Cooper, Ernest B. Shoedsack
Soggetto Merian C. Cooper, Edgar Wallace
Sceneggiatura James Ashmore Creelman, Ruth Rose
Produttore David O. Selznick, Merian C. Cooper, Ernest Beaumont Schoedsack
Interpreti e personaggi

King Kong, film statunitense del 1933 con Fay Wray e Robert Armstrong, regia di Merian C. Cooper ed Ernest B. Shoedsack.

Incipit[modifica]

"E la bestia guardò in faccia la bellezza. E tolse le sue mani dall'uccidere. E da quel giorno, essa fu come un morto." Antico proverbio arabo. (testo a schermo)

"And lo, the beast looked upon the face of beauty. And it stayed its hand from killing. And from that day, it was as one dead." Old Arabian Proverb

Frasi[modifica]

  • È stato sempre nel suo mondo, ma ora imparerà a temerci. (Denham)
  • La bella e la bestia. Kong poteva restare dove stava ma non poté resistere alla bellezza. (Denham)

Dialoghi[modifica]

  • Denham: Be', Weston, trovata la ragazza?
    Weston: Niente da fare, Denham.
    Denham: Come? Bisogna trovarla. Sentite, Weston, chi è che mi soffia tutte le ragazze che trovo? Perché gli agenti teatrali non vogliono più servirmi, tutti tranne voi? Eppure pago bene...
    Weston: Tutti quanti sanno che pagate, Denham, però avete la fama di squilibrato, nessuno si fida più di voi, siete sempre così misterioso.
    Driscoll: Esatto.
    Englehorn: Quando nemmeno il capitano deve sapere dove si va, certo.
    Weston: Ma appunto, io ho una coscienza, Denham. Ingaggiare una ragazza giovane e carina come la vorreste per un viaggio simile senza nessuna spiegazione...
    Denham: Che cosa c'è da spiegarle?
    Weston: Che va a fare un viaggio che non si sa quanto dura, verso non si sa che punto dell'oceano, unica donna sulla nave e con i più strani tipi che si siano mai visti. Sì, la ciurma dico.
    Denham: Parlate come se con me nessuno fosse mai tornato vivo. Il capitano e Driscoll hanno fatto due viaggi con me e hanno un bell'aspetto.
    Driscoll: Sì, non c'è male.
    Englehorn: Sì, ma è un'altra cosa portarci una ragazza.
    Denham: Già, perché in città non ci sono pericoli. Scommettiamo che ci sono dozzine di ragazze stanotte che corrono più rischi che su questa nave.
    Driscoll: Già, ma conoscono il tipo di rischi.
    Weston: Non avete mai scritturato donne le altre volte, perché stavolta sì?
    Denham: Ma Weston, credete proprio che serva a me la donna qui?
    Weston: E a chi allora?
    Denham: È perché il pubblico, lo sapete, vuole avere un bel faccino da guardare.
    Weston: Certo, a tutti piace.
    Denham: C'è forse al mondo romanzo o avventura che sia senza una gonnella?
    Englehorn: Allora, signor Denham, perché non fate un film in un monastero?
    Denham: Ah, c'è da impazzire. Uno suda sangue per fare qualcosa di nuovo e poi eccoti gli esercenti a dirti: «Oh, se ci fosse stato un po' d'amore avrebbe incassato il doppio». Insomma, il pubblico vuole una donna e questa volta ce la metterò a tutti i costi.
    Weston: Non vedo dove la troverai.
    Denham: Devo trovarla, Weston, e trovarla subito. Dobbiamo partire, ed essere al largo all'alba.
    Weston: Perché?
    Denham: Be'... la ragione c'è.
    Weston: Più ne sento su quest'affare e più mi sembra misterioso. Sono contento di non averla trovata.
    Denham: Ah sì? Bene, vi farò vedere io. Credete che ci rinunci solo perché non siete capaci di trovare acqua in mare? Sentite, sto per girare il più grande film del mondo, qualcosa di mai visto o sentito. Dovranno inventare dei nuovi aggettivi quando tornerò.
    Englehorn: Dove andate?
    Denham: Vado a cercare la protagonista del mio film, anche a costo di sposarla.
  • Denham: Che vi prende, Jack, un po' di fifa?
    Driscoll: Ah, ma che fifa... non è per me, è per Anna.
    Denham: Ah fate il tenero con lei, eh? Non ho bisogno di storie d'amore anche extrafilm. Meglio smetterla.
    Driscoll: Storie d'amore? Credete che perda le staffe per ogni donna?
    Denham: Succede sempre così, uno si crede incallito, poi inciampa in un bel musetto ed ecco che è cotto e si squaglia.
    Driscoll: Chi si squaglia? Ho l'aria di esser cotto io?
    Denham: No, sembrate abbastanza solido, Jack, ma se la bellezza vi strega... la bestia diventa docile.
    Driscoll: Ehi, di che state parlando?
    Denham: Del soggetto del mio film. Anche la grande bestia era feroce, era padrona del mondo, ma quando vide la bella ne fu preso, si intenerì, dimenticò la sua forza e i pigmei la vinsero.

Explicit[modifica]

Poliziotto: Allora, Denham, gli aeroplani gliel'hanno fatta, eh?
Denham: Uhm... no, non sono stati loro... è stata la bellezza che ha sconfitto la bestia.[1]

Citazioni su King Kong[modifica]

  • King Kong era ancora in circolazione quando scoppiò la guerra di Abissinia. La censura l'aveva lasciato praticamente intatto, salvo una scena di lotta del gorilla con un topo gigante perché ritenuta troppo sadica, e, probabilmente, alcuni fotogrammi di Fay Wray, la protagonista, perché giudicati troppo spinti; così la censura italiana non permise la diffusione, o per lo meno la limitò molto, di uno slogan pubblicitario americano che diceva: «Ogni donna aspira in segreto ad essere desiderata da un gorilla come King Kong». Da qualche foglio fascista King Kong fu definito «simbolo di una potentissima virilità allo stato primordiale e incontrollato». (Ugo Buzzolan)
  • Mi ricordo che nel 1955, quando avevo cinque anni, ho visto trasmettere in televisione il King Kong di Cooper e Shoedsack. Sono rimasto sconvolto e meravigliato. È stata una specie di magia. Da quel momento cominciò il mio interesse per la paleontologia che perdura tuttora. (Phil Tippett)
  • Oggi, dopo aver visto King Kong, si potrebbero inaugurare due altre categorie: film per miopi, film per non miopi; e King Kong è fatto per un pubblico affetto da almeno una mezza dozzina di diottrie. […] Tutto ciò per lo spettatore assai miope, apparirà in una visione apocalittica, densa di brividi, d'imprevisti. […] Non tutti sono miopi, però; e ieri sera, nei momenti più volonterosamente spaventosi risuonavano non poche risate, con un nutrito codazzo di fischi finali. Siamo in parecchi a non portare occhiali. Se King Kong rinuncia a priori a ogni e qualsiasi intento d'arte, e vorrebbe invece soltanto ammanirci lo spettacolone terrificante, e specialmente in una sorta di campionario delle risorse tecniche sulle quali la cinematografia può ormai sicuramente contare, è proprio in questo assunto che il film rivela le sue pecche più grossolane. […] Prescindendo dalla cartapesta degli sfondi, questi mostri antidiluviani, dinosauri e C., sono tutti timidi ed epilettici: si muovono lentamente e a scatti, come vogliono i meccanismi ad orologeria che li governano. Si salva King Kong, che il terribile urango non è che un uomo camuffato, e le sue proporzioni sono ottenute con delle sovrapposizioni, degli schermi multipli: ma sono, questi sistemi, veramente l'ultima parola della tecnica, del trucco cinematografico? (Mario Gromo)
  • Più che un successo, ripeto, fu un trionfo, e mondiale. Era il primo film spettacolare dell'orrore montato con la dovizia dei mezzi propri della grande industria: si basava su una trovata sbalorditiva; sfruttava con insistenza esplicita la classica componente erotica della Bella e della Bestia; e offriva un racconto rapido, emozionante, con un crescendo di effetti che culminava nella indimenticabile sequenza di King Kong sull'Empire State Building, mitragliato dai biplani, sequenza, tra l'altro, superiore a quella del remake con gli elicotteri. (Ugo Buzzolan)

Ray Harryhausen[modifica]

  • Dopo aver visto King Kong, quello vero del 1933, diventai matto per i dinosauri. Tutto il mio mondo era popolato di dinosauri.
  • È stata una vera rivelazione e un meraviglioso viaggio in un mondo di fantasia. Ho trascorso molto tempo a cercare di capire i trucchi con cui erano state realizzate le scene di quel film e ho così scoperto l’esistenza della tecnica stop-motion. A quel punto ho iniziato a perfezionare la mia abilità: quella sarebbe stata la mia carriera. Volevo solo inventare e realizzare delle creature tutte mie.
  • King Kong si avvale di molte suggestioni visive già presenti in Il Paradiso perduto di Dorè.
  • L'enorme gorilla sull'Empire State Building m'incuriosì. Un giorno mia zia trovò i biglietti. Venne anche mia madre con noi. Entrai nel Grauman's Chinese Theatre e, una volta uscito, non fu mai più lo stesso. La teatralità, la spettacolarità... Uscii semplicemente sconvolto. Capii quello che si poteva fare con l'animazione, mi cambiò la vita.

Note[modifica]

  1. La citazione in lingua originale è «Oh, no, it wasn't the airplanes. 'Twas Beauty killed the Beast.» Dopo un sondaggio tenuto negli USA nel 2005 dall'American Film Institute, che è andato a comporre l'AFI's 100 Years... 100 Movie Quotes, questa citazione è stata inserita all'84° posto nella classifica AFI delle cento battute più celebri della storia del cinema.

Altri progetti[modifica]

King Kong
King Kong (1933) · Il trionfo di King Kong (1962) · King Kong (1976) · King Kong (2005) · Kong: Skull Island (2017)