Manuel Castells

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Manuel Castells nel 2017

Manuel Castells Oliván (1942 – vivente), sociologo spagnolo naturalizzato statunitense.

Citazioni di Manuel Castells[modifica]

  • [Riferito alle caricature di Maometto apparse sul Jyllands-Posten] Com'è povera una cultura che si afferma rivendicando la libertà di offendere.[1]
  • [Riferito alle caricature di Maometto apparse sul Jyllands-Posten] Da come affronteremo questa crisi di convivenza che ci è sfuggita di mano dipende la nostra capacità di vivere, o di sopravvivere, in un mondo irreversibilmente multiculturale.[1]
  • Il miglior modo per difendere una rivoluzione sociale è denunciarla quando divora i suoi figli e abusa delle sue figlie.[2]
  • Il sistema politico brasiliano è sempre stato corrotto. Durante la dittatura le commissioni erano del 20 per cento. Tutti i governi, a cominciare da quello del presidente liberale Fernando Collor de Mello, sono finiti al centro di qualche scandalo, perché nessun presidente può ottenere la maggioranza in parlamento senza comprare sostegno con denaro e incarichi. Il Pt è preso di mira più degli altri perché si era presentato come un'alternativa alla corruzione e perché nel 2005 era già stato coinvolto nello scandalo del mensalão, in cui era emerso che il partito comprava i voti dei parlamentari con i fondi delle aziende statali. Il capo di gabinetto del governo di Luiz Inácio Lula da Silva, José Dirceu, è finito in carcere, ma si sospetta che abbia continuato a fare affari con la copertura di una società di consulenza. Roussef è pulita, ma sembra incapace di cambiare il sistema. Un po' perché non fa parte del gruppo fondatore del Pt [(Partito dei Lavoratori)], un po' perché non ha la forza necessaria per denunciare le debolezze di un partito che non vuole abbandonare il potere, come ha dimostrato la campagna di menzogne che ha afossato la candidatura dell'avversaria Marina Silva alle presidenziali. Roussef ha appena presentato un pacchetto di misure contro la corruzione, ma pochi credono che sarà davvero applicato.[3]
  • L'anacronismo più evidente sono i sussidi all'agricoltura, che rappresenta il 40% del bilancio. Il risultato è che una mucca europea guadagna 2 euro al giorno, mentre quasi la metà della popolazione mondiale non ci arriva. Se si volesse davvero lo sviluppo dei paesi poveri, basterebbe eliminare i sussidi agricoli di Europa, Stati Uniti e Giappone e aprire le frontiere a tutti i prodotti. Diminuirebbe il prezzo dei generi alimentari e aumenterebbero le opportunità delle nostre aziende sui mercati mondiali. Con i ricavi, potremmo pagare il prepensionamento ai pochi agricoltori europei, che in termini produttivi sono alla fine della loro storia. [4]
  • L'utopia fa sognare, l'ideologia serve a lottare.[5]
  • La società non è un gregge servile.[6]
  • [Sulla crisi finanziaria nella zona Euro] Le pecorelle smarrite del Mediterraneo stanno entrando nell'ovile dell'austerità tedesca pur di non farsi scuoiare.[7]
  • Le reti sono diventate la forma organizzativa predominante di ogni ambito dell'attività umana.[8]
  • Le vacanze sono l’oppio dei popoli.[9]
  • Mentre le organizzazioni sono situate in luoghi... la loro logica non ha luogo.[10]
  • Non c'è niente di più pratico di una buona teoria.[11]
  • [Sul movimento del 1968] Quando cerchiamo di seppellire qualcosa dopo quarant'anni, vuol dire che il suo spettro ci tormenta ancora.[12]
  • Quando il potere della rete si scatena è difficile contenerlo.[13]
  • Sono le persone che fanno la loro storia. Anche quelle cattive.[14]

Galassia Internet[modifica]

  • L'estrema violenza con cui da un paio di decenni siamo bombardati dai più audaci (e spesso inutili) sviluppi tecnologici sta riducendo la nostra attenzione sull'unica novità realmente epocale: presto tutti noi vivremo in ambienti immersi in una sorta di "retarchia". (p. 211)
  • Immagino che qualcuno potrebbe dire: "Perché non mi lasciate da solo? Non voglio far parte della vostra Internet, della vostra civiltà tecnologica, o della vostra società in rete! Voglio solo vivere la mia vita!" Bene, se questa è la vostra posizione, ho delle brutte notizie per voi. Se non vi occuperete delle reti, in ogni caso saranno le reti ad occuparsi di voi. Se avete intenzione di vivere nella società, in questa epoca e in questo posto, dovrete fare i conti con la società in rete. Perché viviamo nella Galassia Internet. (p. 262)

La questione urbana[modifica]

Incipit[modifica]

Questo testo è nato da una constatazione sorprendente.
Infatti, nel momento in cui l'ondata della lotta anti-imperialista dilaga in tutto il mondo, i movimenti di rivolta si manifestano nel cuore stesso del capitalismo avanzato e il rilancio delle lotte operaie crea una nuova situazione politica in Europa, i «problemi urbani» diventano essenziali tanto nella politica dei governi quanto nei mass media e, di qui, nel modo di vivere di gran parte della popolazione.

Citazioni[modifica]

  • Lo sviluppo del capitalismo industriale, contrariamente a una visione naturale troppo diffusa, non provoca il rafforzamento della città ma la sua scomparsa quasi totale in quanto sistema istituzionale e sociale relativamente autonomo, organizzato attorno a obiettivi specifici. Infatti, la costituzione della mercanzia in quanto meccanismo di base del sistema economico, la divisione tecnica e sociale del lavoro, la diversificazione degli interessi economici e sociali su uno spazio più vasto, l'omogeneizzazione del sistema industriale causano il nascere della coincidenza di una forma spaziale, la città, con la sfera del dominio sociale di una classe ben determinata, la borghesia. La diffusione urbana equivale giustamente alla perdita del particolarismo ecologico e culturale della città. (p. 40)

Bibliografia[modifica]

  • Manuel Castells, Galassia Internet, traduzione di Stefano Viviani, Feltrinelli, Milano, 2007.
  • Manuel Castells, La questione urbana, traduzione di Elisabetta Mavilla, Marsilio Editori, 19744.

Note[modifica]

  1. a b Da Libertà di offendere, Internazionale (originale in La Vanguardia), n. 630, 24 febbraio 2006, p. 26.
  2. Da La triste fine del sandinismo, Internazionale, n. 879, 7 gennaio 2011, p. 30.
  3. Da I liberisti brasiliani scendono in piazza, Internazionale, n. 1096, 3/9 aprile 2015, p. 40
  4. Da Un nuovo modello, Internazionale (originale in: La Vanguardia), n. 596, 24 giugno 2005, p. 27.
  5. Da La nuova anarchia, Internazionale, n. 597, 1 luglio 2005, p. 53.
  6. Da Vite sfrattate, Internazionale, n. 976, 23 novembre 2012, p. 36.
  7. Da Il poker fallimentare della Germania, Internazionale, n. 927, 8 dicembre 2011, p. 34.
  8. Citato in AA.VV., Il libro della sociologia, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 154. ISBN 9788858015827
  9. Da Il gusto delle vacanze, Internazionale, n. 1010, 26 luglio 2013, p. 30.
  10. Citato in AA.VV., Il libro della sociologia, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 155. ISBN 9788858015827
  11. Da Cara ricerca, Internazionale, n. 608, 16 settembre 2005, p. 49.
  12. Da Il sessantotto di Sarkozy, Internazionale, n. 694, 25 maggio 2007, p. 17.
  13. Da I gelsomini tunisini viaggiano in rete, Internazionale, n. 883, 4 febbraio 2011, p. 31.
  14. Da Una, grande e libera, Internazionale, n. 730, 8 febbraio 2008, p. 19.

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