Norman Lewis

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Norman Lewis (1908 – 2003), scrittore britannico.

Napoli '44[modifica]

Incipit[modifica]

Alle 18,30 ci è stata annunciata la firma di un armistizio con l'Italia che entrerà in vigore domani, quando dovremmo sbarcare a Salerno.[1]

Citazioni[modifica]

  • Mentre il sole cominciava a immergersi maestosamente nel mare dietro di noi, abbiamo camminato senza meta in questo bosco pieno di cinguettii, e all'improvviso ci siamo ritrovati al suo margine. Al nostro sguardo si è offerta una scena di incanto soprannaturale. A qualche centinaio di metri si ergevano in fila, perfetti, i tre templi di Paestum, superbi e splendenti di luce rosata negli ultimi raggi del sole. È stata come un'illuminazione, una delle grandi esperienze della vita. (9 settembre 1943, p. 15)
  • Il vicolo è gremito fino a scoppiare di famiglie proletarie abituate a vivere quanto più possono all'aperto, ragion per cui la strada è chiassosa come un'uccelleria tropicale.
    Stamattina sul presto, una famiglia che abita nella casa di fronte ha portato fuori un tavolo e lo ha sistemato in strada vicino alla sua porta. In un attimo è stato ricoperto con una tovaglia verde con la frangia. Tutt'intorno sono state disposte delle sedie, alla stessa distanza l'una dall'altra, e sul piano hanno trovato posto diverse foto incorniciate, un vaso di fiori finti, una gabbietta con un cardellino e alcuni bicchierini decorati che di tanto in tanto, nel corso della giornata, venivano strofinati per rimuovere la polvere. Intorno al tavolo, la famiglia – una madre, i nonni, una ragazza sui diciotto anni e due bambini irrequieti che andavano e venivano in continuazione – viveva in quella che era, di fatto, una stanza senza pareti. [...] Lungo il vicolo c'erano molti altri tavoli come questo, e i vicini si scambiavano visite, dando luogo a un'incessante migrazione sociale. La scena era di grande serenità. Le stuoie verdi delle finestre e dei balconi ai piani superiori respiravano dolcemente nella mite brezza marina. La gente si chiamava da grande distanza, quasi cantando. (10 ottobre 1943, pp. 38-39)
  • Tutta Napoli era distesa sotto di noi come un'antica mappa, sulla quale l'artista avesse disegnato con minuzia quasi eccessiva i molti giardini, i castelli, le torri e le cupole. Per la prima volta, aspettando il cataclisma, ho ammirato lo splendore di questa città, vista da una distanza che la ripuliva dalla sudicia crosta del tempo di guerra, e per la prima volta ho capito quanto poco europea, e quanto invece orientale essa sia. Tutto era immobile, a parte i fluttuanti coriandoli delle colombe in lontananza. (23 ottobre 1943, p. 53)
  • Da dieci secoli questa terra è battuta da eserciti invasori. Sul trono di Napoli si sono avvicendati re stranieri che hanno ridotto in schiavitù il popolo. Le rivolte sono state soffocate nel sangue. Ma niente di tutto questo ha lasciato la minima traccia nella fantasia o nella memoria dell'uomo comune, né ha sollecitato una qualsiasi aggiunta al repertorio del cantastorie. E ancora oggi, quando questi intona il suo racconto a Villa Comunale, il piccolo pubblico che gli si raccoglie intorno non vuole sentire altro. Gli Svevi, gli Aragonesi, i Borboni, e ora anche i Tedeschi vengono dimenticati in un attimo. Carlo Magno e i Paladini sono ancora vivi, per miracolo e nonostante il cinema, che tuttavia alla fine li sconfiggerà. (28 febbraio 1944; 1998, pp. 110-111)
  • Nell'ultimo bollettino del Bureau of Psychological Warfare si dice che a Napoli quarantaduemila donne esercitano, occasionalmente o con regolarità, la prostituzione. Questo, su una popolazione femminile nubile che si aggira intorno a centocinquantamila. Pare incredibile. (5 aprile 1944, pp. 136-137)
  • Mi è parsa molto diversa, sia di aspetto che per atmosfera, da ogni altra cittadina del Napoletano. Pozzuoli è tranquilla e ripiegata su se stessa. [...] Si può quasi immaginare di non essere affatto in Italia, ma in una qualche sonnacchiosa cittadina costiera del Levante. I colori di Napoli sono un grigio austero e il rosso cupo. Pozzuoli indulge in tenui rosa slavati dal salino, con persiane verdi a tutte le finestre, molte delle quali sono ogivali, in stile veneziano. Le numerose cupole danno alla città un'aria ancora più orientaleggiante. [...] Fu a Pozzuoli, e a Baia – circa tre chilometri da qui, sulla curva del golfo – che nell'antichità tutti i Romani più ricchi, dissoluti e sanguinari costruirono le loro ville al mare, e l'ameno, incantevole paesaggio è intriso di oscure leggende sulle loro imprese. (12 luglio 1944, pp. 182-183)
  • [Cuma] La strada passa a pochi metri dall'antro roccioso della Sibilla, dove tanti re e imperatori del mondo mediterraneo si recavano per riceverne lumi nelle ore cruciali della loro vita. Virgilio parla delle sue «cento vite, cento porte da cui cento scorrono voci, responsi della Sibilla». Parole che lì, all'imboccatura di quell'impressionante galleria a camere scavata nella roccia, suonavano assolutamente credibili. Attraverso le fenditure nella roccia, sulle cui pareti si aprono innumerevoli nicchie e tabernacoli, si vedevano le rovine della più antica colonia greca in Italia. E qui davvero si rimaneva senza parola, schiacciati dal sentimento della grandezza del passato. Cuma, da sola, sarebbe valsa un lungo viaggio. (12 luglio 1944, pp. 185-186)
  • L'ultima volta che sono stato al Comando, con mia grande sorpresa mi hanno trovato un incarico ben definito: indagare sulle intenzioni di un partito politico clandestino che opera nella zona. [...] Alcuni vengono considerati più risoluti e sinistri, e tra essi quello su cui dovevo indagare, che si chiama «Forza Italia!» e si sospetta di simpatie neofasciste. I miei contatti a Benevento lo liquidano con disprezzo come l'ennesimo, fanatico movimento di destra appoggiato dai proprietari terrieri e dalla mafia rurale, in questo capeggiata da un latifondista suonato che sostiene di essere la reincarnazione di Garibaldi. (6 settembre 1944, pp. 208-209)

Bibliografia[modifica]

Note[modifica]

  1. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

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