Phil Tippett

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Phil Tippett (1951 – vivente), effettista e regista statunitense.

Citazioni di Phil Tippett[modifica]

  • Feci uso di LSD quando ero al lavoro sul Ritorno dello Jedi e potevo parlare con il mio gatto, Brian. Brian mi accompagnò in un viaggio, strisciai dentro questo armadio e finimmo nel centro della terra per circa 3 miliardi di anni, eravamo in questo mondo di molecole. E andava tutto bene. Era tutto molto calmo. Così poi decisi di tornare al lavoro. Quando camminai lungo il blue screen è stato come – oooh, mi sa che ne ho presa un po' troppo. (dall'intervista My Life In Monsters: Meet the Animator Behind Star Wars and Jurassic Park di Vice, 22 dicembre 2015)[1]

Da Phil Tippet, l'inventore degli effetti visivi digitali: "Non è un caso se Jurassic Park regge ancora"

Intervista di Gabriele Niola, Wired.it, 2 novembre 2019.

  • Qualche anno prima di Jurassic Park avevo creato la Go Motion, una tecnica ibrida, cioè stop motion operata da un computer. Era davvero complicata: dovevi ripensare tutto il tuo approccio, perché era tutto scandito dagli assi xyz e andava tutto pre-visualizzato per poi costruire il movimento asse per asse e per asse. È stato l’allenamento per gli effetti visivi moderni.
  • Non è un caso se Jurassic Park regge il tempo molto meglio di tanti reboot moderni o franchise. Il segreto sta nel fatto che lavoravamo a stretto contatto con il reparto sonoro e fu fondamentale avere quel dettaglio prima ancora di iniziare. L’idea era di fare in modo che il sonoro fornisse elementi per fare meglio l’animazione: l’abbiamo animati intorno ai rumori.
  • In quel film, tutti i dinosauri avevano una loro voce. Se guardi ora, fanno tutti Roar alla stessa maniera. È come se un attore compiesse sempre il medesimo gesto.
  • Non posso parlare dei film Marvel perché non li vedo, li trovo inguardabili. È come la Coca-Cola, un prodotto da cui la gente sa cosa aspettarsi, per cui possono pagare, che possono vedere e poi tornare a casa e dare un bacio ai bambini.
  • Sono stato contro il motion capture per Jurassic World. Devi stare tu nella testa del personaggio e non un performer che invece pensa con la sua e quando uscì Jurassic Park aveva ancora il pannolino.

Da Intervista a Phil Tippet

Intervista di Donato D'Elia, Quinlan.it, 21 novembre 2019.

  • C'è una sorta di rinascita, ma ormai la stop motion si usa solo per il cinema d'animazione.
  • La stop motion è un procedimento molto lento, ci vuole cura, bisogna iniziare e finire il movimento con la stessa inquadratura.
  • Ho letto un'intervista a un artista di recente, ora non ricordo più il nome, che diceva che lui non cerca nulla con la sua arte, lui TROVA qualcosa. È la differenza tra un artista e un artigiano: l'artigiano sa già quale sarà il risultato finale, l'artista no.
  • Paul è un regista della vecchia scuola, ha una formazione classica, è un hitchcockiano, pianifica tutti i dettagli, è molto meticoloso. Fa pochi movimenti di camera, studia molto le inquadrature, ci sono voluti mesi per preparare gli storyboard.
  • Le aziende di effetti speciali oggi sono multinazionali quotate in borsa, e più è impressionante quello che si vede sullo schermo, più salgono le azioni, il pubblico è diventato secondario. Se un’azienda fa una cosa di successo, tutte le altre gli vanno appresso, ancora, ancora e ancora. Proporre progetti più caratterizzati e al di fuori di questo sistema è molto difficile, non vengono finanziati.
  • Starship Troopers è l’ultimo film a cui mi è capitato di lavorare in cui al mio reparto sono stati dati tanti milioni di dollari per un progetto puramente "artistico".

Da Phil Tippett, non tutti gli effetti sono speciali

Intervista di Federico Ercole, Ilmanifesto.it, 2 gennaio 2020.

  • Mi ricordo che nel 1955, quando avevo cinque anni, ho visto trasmettere in televisione il King Kong di Cooper e Shoedsack. Sono rimasto sconvolto e meravigliato. È stata una specie di magia. Da quel momento cominciò il mio interesse per la paleontologia che perdura tuttora. Inoltre nel 1958 uscì al cinema Il Settimo Viaggio di Simbad, con le creature animate da Ray Harryhausen, così chiesi ai miei genitori di portarmi a vederlo. Non sapevo nulla, all’epoca, delle tecniche utilizzate per quegli effetti speciali, sapevo solo che quelle creature non erano come Godzilla, quindi con un attore dentro ad un costume.
  • Le invenzioni di Harryhausen sono state certamente una grande fonte di ispirazione per me, mentre stavo crescendo. È vero, alcuni dei suoi lavori saranno sempre attuali, ad esempio gli scheletri e l’idra degli Argonauti, sono stupefacenti e ancora spettacolari. La bellezza imperitura della «stop-motion»!
  • [Sulla sua creazione preferita] Se proprio devo pensarci, ecco direi le invenzioni più iconiche di Guerre Stellari, come il «camminatore imperiale» o il «tauntaun». Ed anche Robocop o gli insetti alieni di Starship Troopers.
  • Ammiro molto il modo di lavorare di Paul Verhoeven, egli è il migliore quando si tratta di gestire le relazioni tra se stesso e gli altri elementi del cast. Era solito dire che se fosse stato il direttore di un’orchestra sinfonica, durante l’esecuzione di un concerto per violino, io sarei stato il primo violino.
  • A me sembra abbastanza strano, ma pare che le tecniche della «stop-motion» stiano tornando di voga e che il pubblico si stia stancando delle animazioni in «computer-graphic».
  • [Sui videogiochi] Per me sono una perdita di tempo. Quando cominciarono a uscire i primi videogiochi pensai che forse se ne poteva fare qualcuno nel mio studio, ma per svilupparli è richiesta un’attitudine mentale completamente diversa dal cinema. Agli albori dei videogiochi trascorsi ore, fino all’aurora, con una cosa che si chiamava «Gadget». Solo dopo tre settimane ho realizzato quanto tempo avessi sprecato e che c’è di molto meglio da fare, dopo di che non me ne sono mai più interessato.

Filmografia[modifica]

Note[modifica]

Altri progetti[modifica]