Vittorio Gassman

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Vittorio Gassman

Vittorio Gassman (1922 – 2000), attore e regista italiano.

Citazioni di Vittorio Gassman[modifica]

  • Come è brutta, Roma. Brutta di questa sua accecante bellezza, su cui risaltano i segni dello sfacelo come una voglia di barbabietola su un volto purissimo.[1]
  • È difficile immaginare una carriera più totale di quella di Eduardo, il cui segno dominante è stato la semplicità nell'accostarsi al teatro.[2]
  • [Su Mario Pelosini] Era indubbiamente uno scultore del verso. Dimostrava che il verso non è mai casuale: plasma una forma che bisogna rispettare, perché in quella forma la cosa, la musica, e il significato si sposano.[3]
  • [Su Anna Magnani] Grande personaggio. Faccia indimenticabile. Pessima attrice di teatro.[4]
  • [Su Walter Veltroni] Ha fatto un buon lavoro sulla parte museale, s'è dato da fare per la sua passione che è il cinema ma di teatro non capisce proprio niente... non conosce la situazione orribile del nostro teatro, ci vuole più coraggio, più pazzia, non un teatro fatto da geometri.[5]
  • [Sulla tournée del gruppo del Teatro Popolare Italiano] Il nostro successo era il successo della novità dell'impresa, del prestigio dei nostri spettacoli, dell'autorità dei nostri interpreti, della larghezza dei mezzi impiegati; il fenomeno teatro acquistava, sì, improvvisamente, una risonanza maggiore, ma la sua eco andava poco al di là del luogo dove noi ci trovavamo ad agire.[6]
  • La dizione di poesia, l'applicazione a essa, serve a disegnare la cornice che un attore deve possedere. Nel teatro di oggi ci sono molti bravi attori, anche fra i giovani e i giovanissimi: talenti che hanno bisogno di crescere e formarsi. Bene, questi ragazzi rischiano di buttare fuori contenuti, sostanze, umori, emozioni in modo brutale, in un modo che non lascia percepire la forma.[3]
  • Non fu mai impallato.[7] [epitaffio]
  • Rispetto la ricerca storica di Carmelo Bene. Rimane il nostro maggior rivoluzionario. Ci riconosciamo, da lontano. Io attore, lui non-attore. Un'algebra.[8]
  • Pensando a Mario Pelosini che fu il mio maestro di dizione poetica, credo senz'altro di riconoscere nella tecnica, e nel modo espressivo che poi a poco a poco si è elaborato in me, molti elementi che ho preso da lui; in particolar modo ricordo la sua estrema cura del verso, cioè l'intenzione visibile in tutti i suoi allievi abbastanza chiaramente, che il verso fosse si una parte di un tutto, ma anche un più piccolo tutto a se stante.[9]
  • Un altro voglio ricordarne con affettuosa, sincera commozione: Enrico Maria Salerno, il cui più alto pregio stava, prima che nei guizzi dell'estro e del temperamento, nell'innata capacità di rendere le parole con rispetto semantico, corrispondenza lineare dei toni e dei significati.[10]
  • Un attore vero non si vaccina contro il bacillo istrionico; lo coltiva invece e ne sfrutta l'irrazionale virulenza fino a farlo esplodere nella pestilenza metaforica di cui parla Artaud.[11]
  • [Rispondendo ad Eugenio Scalfari] Vede, l'attore è come una scatola vuota e più vuota è meglio è; interpreta un personaggio e la scatola si riempie, poi il lavoro finisce e la scatola si svuota. Mi hanno raccontato che una volta Gary Cooper ancora ragazzo guardava fisso davanti a sé in silenzio. La mamma gli domandò: che pensi? Rispose: non penso assolutamente a nulla. E la mamma: allora sarai un buon attore. Vede, l'attore non dev'essere particolarmente colto e nemmeno particolarmente intelligente; dev'essere - forse - anche un po' idiota. Sì, sì, se fosse anzi completamente idiota sarebbe un grandissimo attore.[12]

Da Dicono di lei: Gassman

Intervista di Enzo Biagi, La Stampa, 9 gennaio 1973.

  • [Sulla definizione di sé] Intanto un attore. Nel senso pieno. Questa qualifica ha influenzato decisamente la mia vita. Se dovessi aggiungere degli aggettivi positivi: efficiente, e forse anche bravo. Negativi: non proprio pavido, ma neppure intrepido.
  • L'uomo pian piano si indurisce, diventa, ecco, un cinghiale.
  • L'età dà grandi spessori, si è un pochino più pazienti, più comprensivi, più rigorosi, e soprattutto si assaporano più cose, con una punta forte di dolore, e con un po' di paura.
  • [Sulla morte] L'angostura, la goccia di amaro, il catalizzatore di tutto il resto. Poche chiacchiere: una gran fregatura. Un errore di calcolo del Padre Eterno.
  • [Sugli anni della scuola] Ero più attento che intelligente, molto ortodosso, preciso, senza voli.
  • Credo di avere delle qualità, ma non quelle dei veri talenti.
  • Ho scelto un mestiere in cui si richiedono quelle risorse che ho io.
  • L'amicizia. Con eccesso, con fanatismo: sono per il clan, la lega, il patto fatale. È un sentimento che mi viene più facile dell'amore.
  • Non credo di essere cattivo, ma un po' feroce, maniaco, con sfumature di pedanteria. Il gusto matematico, simmetrico dell'esistenza, si traduce in una furia, anche verso di me.
  • Durante una prova dell'Adelchi presi a sassate le comparse, che non si muovevano come volevo.
  • Felicità è la giovinezza. È durata fino a trent'anni.
  • Credo di essere un po' volubile. Ma è una realtà biologica per la maggior parte degli individui. Non penso che la passione possa durare più di un anno.
  • Ritengo che cambiare casa o moglie, sia una cura che ringiovanisce molto, e offre la grande illusione della giovinezza.
  • Il pianto è come una saponetta: lava tutto.
  • [Sulla senilità] Brutta. Ma vorrei fosse lunga, anche se un pochino fastidiosa. Credo ci si possa divertire anche allora.

Citazioni su Vittorio Gassman[modifica]

  • Bravo a fare Shakespeare, ma troppo sarcastico. Si accaniva perché era più grosso, più alto, più bello... Era sempre un poco aguzzino... Mi diceva Jack Lemmon: il mio maestro è Alberto Sordi... Una volta a Vittorio gli ho tirato un bacile. (Enzo Jannacci)
  • Di lui hanno detto tutto. Gigione, antipatico, incostante, infantile, ingombrante, matto e mattatore. L'elenco delle sue donne sembra quello della Stipel. Impianta un teatrino da principi e un tendone da proletari. Cinico, egoista. Ha tre figli da tre mogli. Passa da Canzonissima a Dostoevskij. Gli piace bere, gli piacciono le belle brigate. Non ha il senso del denaro. Fa sempre notizia. Suppongo che la cosa non gli dispiaccia. È ironico, anche con sè stesso. Impossibile imbarazzarlo: i suoi sbagli sono, in fondo, le sue decorazioni. (Enzo Biagi)
  • Dopo il maggio francese tutti si sentono in dovere di scioperare: scioperano, non si sa contro chi, tutti gli attori di teatro guidati da un «mattatore» come Gassman[13] che ha incassato centinaia di milioni per film commerciali. (Giorgio Bocca)
  • [L'attore che le piace di più?] Dovrei dire Vittorio Gassman, ma non lo dico perché farei un piacere a uno che trovo antipatico come uomo, almeno a giudicare da come si è comportato con me. (Battista Farina)
  • Gassman è un grande attore, si identifica in Kean, genio e sregolatezza è il suo motto. (Romolo Valli)
  • Il mio modello maschile, comunque, è Vittorio Gassman, si muoveva in un modo così ammaliante, quasi felino. Adoro film come I mostri e Il sorpasso. (Jean Dujardin)
  • Il vantaggio di fare il suo stesso mestiere è stato quello che l'ho avuto come amico, come collega, e buon consigliere. (Paola Gassman)
  • Io e Vittorio in comune avevamo una cosa: l'amore per i bambini. Vittorio era peggio di me. [...] Gli dissi: "Vitto' lo so che non te va' di farlo, perché non l'hai mai fatto" No, no. Doppiare? Per favore, non mi dire... E io mi è uscita spontanea la frase, ho detto: "Dai Vitto', fallo per i bambini d'Italia." Non l'avessi mai detto, m'ha guardato con gli occhi de foco, col dito puntato: "Hai detto la parola, l'hai detta apposta, Biondino tu me l'hai detto apposta." No giuro che non l'ho pensato. Non l'ho detto apposta. La parola chiave è stata "bambini." E allora fece Il re leone padre. (Renzo Stacchi)
  • Mi ha lasciato in eredità tanti buoni insegnamenti. Soprattutto la professionalità, la serietà, l'approfondimento delle cose, la buona fede e l'onestà. (Paola Gassman)
  • Padre tedesco, ma vizi italiani; marito, quando è il tempo del giovanotto; padre, quando è il momento di diventare nonno; abbondante in tutto – statura: 1,91 – e sregolatezza, genialità e cinismo: serate memorabili sul palcoscenico e filmacci di terza categoria giustificati solo da ragioni alimentari. (Enzo Biagi)
  • Poi arrivò la sua depressione. Mi resi conto quanto ne fosse già segnato assistendo, qualche anno fa, a una sua interpretazione di Otello. Un Otello straordinariamente insolito, malinconico, ripiegato su se stesso, consapevole del tempo che passa. Ho sempre pensato che l'immagine forte, autorevole, positiva, sempre capeggiante che Vittorio offriva di sé, fosse un artificio edificato in nome della sua enorme insicurezza. Era come se vivesse nel timore che la terra gli mancasse sotto i piedi da un momento all'altro. Strafaceva per nascondersi. Quella depressione cupa, violenta, divorante, gli era nata dentro dal contrasto col personaggio che s'era costruito. Era il prezzo della sua verità. (Mario Monicelli)
  • [Nel 1976] Tempo fa lo giudicai severamente. Ha imparato moltissimo, ora è di una bravura mostruosa, degna dei grandi del passato. (Renzo Ricci)
  • Totò e Sordi sono stati i più comici, Mastroianni il più affascinante, ma Vittorio era il più completo: grande uomo di teatro, di cinema, di lettere. Era un principe, lontano dalle cialtronerie del nostro ambiente. Si godeva in sua presenza per la cultura, il divertimento, l'onestà con cui affrontava ogni argomento. (Paolo Villaggio)
  • Vittorio Gassman. Via col vanto. (Marcello Marchesi)

Note[modifica]

  1. Da una lettera a Giorgio Soavi del 1995; citato in Vittorio Gassman, la lettera d'amore e odio per la città eterna vent'anni prima del tweet del figlio. Com'è brutta Roma, huffingtonpost.it, 26 settembre 2015.
  2. Citato in Dicono di lui, archiviolastampa.it, 2 novembre 1984.
  3. a b Citato in Enzo Siciliano, Vittorio il disturbatore, la Repubblica, 1º febbraio 1994.
  4. Da Un grande avvenire dietro le spalle, Longanesi, 1981.
  5. Citato in Gassman contro tutti, repubblica.it, 27 novembre 1998.
  6. Dall'introduzione a Cinque modi per conoscere il teatro, a cura di Vittorio Gassman e di Luciano Lucignani, Edindustria Editoriale, Roma, dicembre 1962.
  7. Spiegazione dello stesso Gassman: «È un termine tecnico cinematografico: è impallato ciò che si nasconde alla macchina da presa. Io mi sono sempre fatto vedere, mi sono esposto e, a teatro, credo addirittura d'aver avuto un certo coraggio, che per me, date le premesse, è il massimo». Citato in «Non fu mai impallato», il significato dello strano epitaffio sulla tomba di Vittorio Gassman, ilmessaggero.it.
  8. Citato in Rodolfo Di Giammarco, Gassman: mi scatenerò in tv, la Repubblica, 1º dicembre 1998.
  9. Citato in L'attore-regista: intuizione e controllo, Sipario, n. 236, dicembre 1965.
  10. Citato in Ritrovo il mio Dante, endecasillabi in lotta col palinsesto, Corriere della Sera, 5 aprile 1994.
  11. Citato in Vittorio Gassman, Un grande avvenire dietro le spalle, Longanesi, 1981.
  12. Dall'intervista di Eugenio Scalfari, Mastroianni e Gassman: la grande vecchiaia, repubblica.it, 6 luglio 1996.
  13. Nel testo "Gasmann".

Filmografia[modifica]

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]