Witold Gombrowicz

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Witold Gombrowicz

Witold Marian Gombrowicz (1904 – 1969), scrittore polacco.

Citazioni di Witold Gombrowicz[modifica]

  • Il Consiglio del Vicino è sempre Male Intenzionato. (da Trans-Atlantico, traduzione di Riccardo Landau, Feltrinelli, 2005, p. 167)
  • Sono nemico del comunismo solo perché sto dalla parte del proletariato. (da Testamento, traduzione di Vera Verdiani, Feltrinelli, 2004)
  • Un polacco come me che crede nelle teorie? Ma via, è grottesco. Se si guarda il cielo polacco, ultima propaggine di un'Europa agli sgoccioli, si vedono chiaramente le pagine scritte provenienti dall'Ovest planare verso terra e posarsi sul fango e sulla sabbia affinché i piccoli mandriani di mucche ne facciano l'uso più ovvio. Tutte quelle teorie che volano per il cielo diventano ridicole, cieche, ignobili, sanguinose, assurde; le idee più delicate portano in seno montagne di cadaveri. Che vuol farci? Ognuno vede il mondo a seconda di dove si trova. Non per niente sono figlio delle pianure che separano l'Europa dal resto del mondo.
    Il comunismo? Il fascismo? La Chiesa? Una fede quale che fosse? No. (da Testamento, traduzione di Vera Verdiani, Feltrinelli, Milano, 2004, p. 58. ISBN 88-07-53010-4)

Diario[modifica]

  • Soltanto i bambini e le bonarie ziette (la cui zitellesca ingenuità è purtroppo un importante fattore della nostra opionione pubblica) possono vedere lo scrittore come un essere olimpicamente sublime, uno spirito eletto che dall'alto del suo "talento" viene a insegnarci il Buono e il Bello. No, lo scrittore non sta sulle vette, ma vi si inerpica faticosamente dal basso – chi può seriamente pretendere che risolviamo sulla carta tutti i nodi gordiani dell'esistenza? L'uomo è debole e limitato. L'uomo non può essere più forte di quello che è. Le sue forze si amplificano solo quando un altro uomo gli presta la sua forza. Il compito di uno scrittore non è di risolvere i problemi ma di porli, affinché attirino l'attenzione generale e si facciano strada tra gli uomini. Lì verranno in qualche modo ordinati e civilizzati. (vol. I, p. 203)
  • La chiarezza dell'arte è quella della notte, non del giorno. È la chiarezza della torcia elettrica che estrae dall'ombra un solo oggetto, sprofondando il resto in un'oscurità ancora più profonda. È una chiarezza che, fuori dal cerchio della propria luce, deve restare oscura come gli oracoli della Pizia: velata, espressa a metà, cangiante di mille significati e più vasta del significato stesso. La chiarezza classica, la chiarezza dei greci? Se vi pare tanto chiara, è perché siete ciechi. Provate, in pieno mezzogiorno, a osservare con attenzione la più classica delle Veneri, e vedrete la notte più fonda. (vol. I, pp. 256-257)
  • Necochea. In riva all'oceano.
    Cammino davanti a me sull'immensa spiaggia resa scura e compatta dalla marea che quotidianamente la inonda. Le case di Necochea spariscono dietro gli scogli.
    Solitudine e sabbia, vivai di onde e questo rombo che senza sosta culla e ricade. Spazi, distanze, l'infinito. Davanti a me, fino all'Australia, nient'altro che quest'acqua increspata, rilucente di creste: a sud le isole Falkland, le Orcadi e il Polo. Dietro di me l'interior: il Rio Negro, la pampa... Il mare e lo spazio mi rintronano gli occhi e le orecchie dandomi un senso di confusione. Cammino, lasciando sempre più indietro Necochea, finché non ne sparisce anche il ricordo e non resta che questo allontanarsi senza fine, eterno come il segreto che mi porto dentro. (vol. I, p. 342)

Incipit di alcune opere[modifica]

Ferdydurke[modifica]

Quel martedì mi svegliai nell'ora smorta, evanescente, in cui la notte vera e propria è ormai finita e l'alba non riesce ancora a farsi strada. Destato di soprassalto, stavo già per precipitarmi in taxi alla stazione pensando di dover partire. Mi ci volle un minuto buono per rendermi conto che nessun treno, ahimè, mi aspettava alla stazione, e che non era quella la mia ora.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Gli indemoniati[modifica]

«Non sapete leggere, giovanotto?» disse un viaggiatore grigio e occhialuto a un giovane che si sporgeva dal finestrino. «Non vedete che lì c'è scritto VIETATO SPORGERSI?»
Il treno era partito da poco da Lublino.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Citazioni su Witold Gombrowicz[modifica]

  • W. Gombrowicz, nel secondo volume del suo Diario (1957-61) (Feltrinelli) racconta come, a Montevideo, presentato nel corso di una conferenza letteraria quale «illustre scrittore straniero», si alza e, rivolto al presidente della riunione, fa questa secca ed irritante domanda: «Ebbene, sapete dirmi che cosa ho scritto? Quali sono i titoli dei miei libri?». Naturalmente, non ottenne risposta né dal tavolo della presidenza né dall'assemblea. (Marcello Camilucci)

Bibliografia[modifica]

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