Vai al contenuto

Stefano Garzelli

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Stefano Garzelli nel 2014

Stefano Garzelli (1973 – vivente), dirigente sportivo ed ex ciclista su strada italiano.

Il mio Giro vinto anche grazie a Pantani

Intervista di Fabrizio Salvio, SportWeek nº 18 (1248), 3 maggio 2025, pp. 52-55.

[Sul Giro d'Italia 2000]

  • [«Se chiude gli occhi e ripensa a quel Giro, qual è la prima immagine che le torna in mente?»] Forse il momento in cui, a un chilometro dell'arrivo della crono del Sestriere, Alessandro Giannelli, il direttore sportivo che mi seguì in quella prova, pronunciò la frase che ancora mi procura la pelle d'oca: "Vai Stefano, che la maglia gialla si sta trasformando in rosa". La maglia gialla era quella della Mercatone Uno, la squadra mia e di Pantani. E proprio Marco, passeggiando insieme la sera prima della gara, mi disse un'altra frase che non dimenticherò: "Tranquillo Stefano, che domani tu sarai in rosa". Era più convinto lui di me che avrei vinto il Giro.
  • [«[...] nella tappa dell'Abetone [...] il Pirata crolla [...]. Il suo distacco all'arrivo è invece contenuto e di fatto lei diventa il nuovo leader della Mercatone»] Avevo fatto le prime otto tappe al fianco di Marco. Lui aveva quel modo di correre partendo sempre un po' dalle retrovie, e fu così anche sulla strada che portava al traguardo dell'Abetone. Perciò, all'inizio, rimasi disciplinatamente accanto a lui. Ma quando mi accorsi che non era in giornata, partii all'attacco. Lo dico: la mia fu un'azione impressionante. Recuperai su metà gruppo, quando arrivai in testa Casagrande era già andato via, ma io il Giro l'ho vinto quel giorno. Lasciare indietro Pantani non fu una decisione facile, ma ancora oggi penso che fosse la cosa giusta da fare. Avevo le mie ambizioni e se fossi rimasto fino alla fine accanto a Marco, avrei perso ogni possibilità di provare a vincere la corsa.
  • [«E la crono?»] Ero tranquillo. Ero a 25 secondi dalla maglia rosa, ma in quella specialità mi difendevo bene, e stavo bene di mio. E dire che arrivavo da una giornata, quella di Briançon e dell'Izoard, che per me non era stata decisiva. E in quell'occasione, proprio Pantani mi aveva aiutato a non perdere contatto da Casagrande: fu l'unica volta in carriera che Marco fece il gregario. Al Sestriere era proprio Casagrande, da 10 giorni in rosa, ad avere tutto da perdere. Per me, arrivare secondo o terzo, equivaleva comunque a una vittoria.
  • Vincere il Giro ti cambia la vita, anche se nel mio caso ha significato soprattutto guadagnare in popolarità. Ma il ciclista Garzelli è rimasto lo stesso, e questo è forse il segreto che mi ha permesso di correre fino a 40 anni o di vincere una Tirreno-Adriatico a 38, 11 anni dopo il Giro. Il fatto è che io azzeravo tutto a ottobre, a fine stagione, dimenticando vittorie e sconfitte per ripartire sempre con nuovi stimoli. [«Però, se vinci il Giro aumentano anche le responsabilità e le aspettative altrui sul tuo conto...»] E le conseguenze sono più gravi, se le deludi. Così fu quando l'anno successivo mi ritirai a causa della bronchite. O quando nel 2004 arrivai quinto e si disse "Ormai Garzelli non va più". Ma nel ciclismo chi vince è uno e quindi non è che arrivare secondo, terzo, quarto sia una vergogna. Assolutamente no. È invece il risultato di una eccellente prestazione, hai solo trovato uno più forte.

Altri progetti

[modifica]