Thomas Hochkofler
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Thomas Hochkofler (1974 – vivente), attore, regista e cabarettista italiano.
Intervista di Gertrud Matzneller, film.idm-suedtirol.com, 22 settembre 2022.
- [Joe von Afing, il personaggio a cui dà vita da molti anni e che a breve debutterà al cinema, è una parodia dell'altoatesino dai modi un po' rustici, un macho dall'umorismo sguaiato che indossa abiti di dubbio gusto e guida auto modificate. Ma un personaggio così, a lei, sta simpatico?] Sì, molto, anche se nella vita reale probabilmente non saremmo amici. Ho scelto Joe per il mio primo film perché è un personaggio popolare, soprattutto tra i giovani altoatesini. Il protagonista di un lungometraggio deve avere molte sfaccettature e Joe le ha.
- [Ha ormai alle spalle una lunga carriera di attore e regista teatrale. Come ha vissuto il passaggio al grande schermo?] Il fatto che lo svolgimento della storia mi fosse chiaro già da tempo, proprio come in una produzione teatrale, mi ha avvantaggiato e mi ha dato maggiore sicurezza. Da regista, ho trovato poi incredibilmente interessante collaborare al montaggio, dare alle scene una dinamica e un ritmo del tutto nuovi. A teatro e prima degli spettacoli di cabaret faccio moltissime prove sul palco. Durante la preparazione del film ho invece condotto soprattutto colloqui preliminari, per esempio con Anna Unterberger, che interpreta Gäbbi, la fidanzata di Joe. Il casting per la parte di Gäbbi è stato complesso: volevo un'attrice e un personaggio in grado di tenere testa a Joe e che al tempo stesso non si riducesse a mera caricatura femminile.
- [I personaggi che propone al cinema e a teatro sono volutamente stereotipati. Come valuta il dibattito sull'appropriazione culturale e gli stereotipi razzisti, attualmente molto acceso anche nel mondo del cinema germanofono?] Trovo che una discussione del genere sia problematica in ambito artistico. Si è ormai imposta una morale ipocrita: sembra che basti non parlare di qualcosa perché quel qualcosa non accada. Invece, razzismo ed emarginazione sono realtà quotidiane. [...] Tutti si dicono turbati, ma la loro è una posizione autoreferenziale. Quando si tratta di agire, cala il silenzio. Invece è importante intervenire attivamente! La misoginia non si elimina usando un linguaggio inclusivo rispetto al genere, ma assumendo atteggiamenti corretti nei confronti delle donne. Joe non è politicamente corretto, ovvio, ma il film non ha intenti educativi, non vuole insegnare al pubblico come comportarsi. Sono convinto che il pubblico possegga l'intelligenza necessaria per valutarlo in maniera autonoma.
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