Federico Faggin

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Federico Faggin nel 2011

Federico Faggin (1941 – vivente), fisico, inventore e imprenditore italiano.

Citazioni di Federico Faggin[modifica]

  • Nemmeno la forma più evoluta di intelligenza artificiale potrà mai sostituire l'uomo. Perché nell'essere umano esiste qualcosa di irriducibile al sapere delle macchine: la coscienza di sé, il libero arbitrio, il dubbio, i sentimenti.[1]
  • Ora nel Museo della Inventors Hall of Fame io sono correttamente presentato nel modo seguente: Federico Faggin si unì alla Intel come il designer principale e il leader del team che disegnò il primo microprocessore. Come scrisse Emile Zola, la verità è in marcia e nulla la fermerà. Spesso però occorre lottare duramente per farla valere. Ed è ciò che ha fatto Elvia [moglie di Federico Faggin] in tutti questi anni. So che senza la sua determinazione e il suo impegno in prima persona avrei rischiato di fare la fine di tanti inventori ignorati e bistrattati in vita e magari riconosciuti ed esaltati secoli dopo.[2]
  • Siamo esseri spirituali, temporaneamente imprigionati in un corpo fisico simile a una macchina. Ma siamo molto più di una macchina. Siamo coscienza, entità infinite. Irriducibili.[3]
  • La materia è l'inchiostro con cui la coscienza scrive l'esperienza di sé.[3]
  • Un robot non potrà mai essere come noi, è solo una rappresentazione simbolica, fa quello che gli diciamo di fare. Con il professore Giacomo D’Ariano, che è un’autorità della fisica quantistica, ho elaborato la prima teoria della coscienza. C’è un legame tra l’informazione quantistica e la coscienza, e attraverso questo legame si spiegano fenomeni che prima non si riuscivano a capire.[4]
  • La realtà vera è quella interiore, quantistica, privata. Noi come entità coscienti siamo una parte-intero di Uno, Uno è tutto ciò che esiste, è Dio, diciamo.[4]
  • L’intelligenza artificiale ci aiuterà, usiamola con etica e giudizio.[5]
  • Sono arrivato alla sola ipotesi che poteva spiegare la natura della realtà senza negare l’enorme mole di evidenza teorica e sperimentale accumulata dalla scienza. L’ipotesi è che la coscienza e il libero arbitrio devono essere fenomeni quantistici che esistono sin dall’inizio dell’universo. Ma come si fa a trovare evidenza nella scienza stessa per rendere plausibile un’ipotesi che dice esattamente l’opposto di quello che affermano gli scienziati più autorevoli?. La coscienza e il libero arbitrio esistono e sono fenomeni puramente quantistici esistenti in una realtà più vasta di quella che gli strumenti e il corpo umano possono rilevare. Questa realtà si può solo esplorare unendo profondamente scienza e spiritualità e ponendo fine al tragico dualismo che oggi le separa.[6]

Da Federico Faggin: «L'intelligenza artificiale ha bisogno della nostra coscienza»

Elisabetta Papa, L'Arena, 21 maggio 2024

  • [Negli anni Novanta lei ha deciso di iniziare uno studio approfondito sulla coscienza e libero arbitrio grazie al quale ha poi sviluppato una teoria che rovescia quella che è la consueta prospettiva della scienza. Da dove è partito e a quali convinzioni è arrivato?] Dopo un'esperienza personale molto forte, ho capito che l'idea del mondo che la scienza mi aveva insegnato, cioè che noi uomini siamo macchine e che la coscienza è un epifenomeno del cervello per cui quando questo muore non esiste più nemmeno la coscienza, non poteva essere vera. Al termine dei primi vent'anni di studi sono arrivato alla conclusione che la coscienza ed il libero arbitrio, parti integranti dell'autocoscienza, devono essere fondamentali cioè non possono derivare dal cervello, ma è il cervello che deriva da loro: esattamente l'opposto di quanto sostiene la scienza. Così, nel 2008/2009 ho deciso di vendere anche la mia ultima ditta, di togliermi dai Cda delle altre aziende di cui facevo parte, e dedicarmi interamente allo studio della coscienza. Ho cercato a lungo di comprendere come essa potesse derivare da segnali elettrici, constatando invece che questi ultimi possono solo produrne altri oppure generano la forza o il movimento, ma mai sensazioni e sentimenti. Sulla base di questo, è chiaro che la coscienza deve essere una proprietà fondamentale, esattamente come l'elettricità.
  • [Lei a questo proposito ha sviluppato una teoria della coscienza. Su cosa si basa e a quali conclusioni porta?] L'esperienza cosciente è qualcosa di privato che non può essere trasferita all'esterno se non in piccola parte. Se io dico a qualcuno che gli voglio bene posso esternare appena un po' di quello che davvero provo. Questa realtà può essere rappresentata solo dall'informazione quantistica. E lo stato quantistico puro ha le sue stesse tre proprietà. Si presenta cioè come uno stato ben definito, non è riproducibile e la massima informazione che si può avere nel misurare un sistema quantistico è un bit per ogni quantum bit, dove il quantum bit è un'infinità di stati possibili, mentre il bit è 0 o 1. Quindi, l'informazione che possiamo misurare e mostrare agli altri è appena una piccola parte di ciò che proviamo dentro di noi. I computer non si compongono di informazione quantistica, ma di informazione classica trasferibile, per cui possiamo riprodurre programmi e dati per quanto vogliamo. Una macchina di questo tipo non può dunque avere un'esperienza cosciente perché essa non è riproducibile.
  • [Lei cosa suggerisce?] Di sicuro un dialogo ancora più serrato attraverso la fisica quantistica. In 34 anni, proprio con i miei studi sulla coscienza, sono riuscito a fare un balzo in avanti nella comprensione della natura della realtà che, come i fisici già sanno bene, è per l'appunto quantistica. E questa natura quantistica che nessuno capisce perché deve essere così è invece comprensibilissima nel momento in cui ci si accorge che la realtà deve avere alla base coscienza e libero arbitrio. Questa è la chiave di lettura per renderci conto di chi siamo e quindi per proteggerci dall'incursione di un'intelligenza artificiale non a servizio dell'uomo, ma usata solo per far soldi e quindi per dominare.

Da L'uomo batte il computer (ve lo spiego con una mela)

Intervista di Massimo Gaggi, La Lettura, suppl. del Corriere della Sera, 28 maggio 2017, pp. 10-11.

  • Noi che depositeremo in un computer non solo le nostre conoscenze, ma anche memorie, ricordi, emozioni. Addirittura la nostra consapevolezza. E così potremo vivere in eterno. Un'idea non solo assurda, sbagliata, ma che può portare a sviluppi pericolosi: se pensiamo di essere macchine, ci comporteremo come macchine.
  • Il punto d'arrivo deve essere una nuova teoria matematica capace di spiegare la realtà: un modello più vasto che contiene la teoria della relatività generale e la meccanica quantistica che sono alla base della fisica.
  • Non abbiamo la più pallida idea di cosa sia davvero il creatore: capire i meccanismi della creazione, per me, è fuori dalle capacità umane. Meglio concentrarsi sul creato.
  • Vedo una mela su un albero: diventa un'esperienza. Non è solo un simbolo: ne pregusto il sapore, penso alla mela di Adamo, provo gioia perché la mela mi piace. Il cervello riconosce il simbolo-mela come un computer, ma il significato soggettivo della mela viene dalla consapevolezza. Se invece pensi che è tutto simbolico, come fa sempre più la scienza, distruggi la dimensione del significato.

Note[modifica]

  1. Citato in L' intelligenza artificiale sostituirà l'uomo? La risposta di Federico Faggin, padre del microchip, Tiscali notizie, 9 maggio 2024.
  2. Da Silicio: dall'invenzione del microprocessore alla nuova scienza della consapevolezza, Milano, Mondadori, 2019. ISBN 978-88-04-71258-9. Citato in Riccardo Luna, Federico Faggin inventa il primo microchip (e per una vita gli negheranno il merito), italian.tech, 15 novembre 2021.
  3. a b Citato in Eleonora Chioda, Federico Faggin: "Siamo molto più delle macchine", repubblica.it, 10 settembre 2022.
  4. a b Dall'intervista di Silvia Bombino, Federico Faggin: «Dio c'è e si chiama Uno», Vanity Fair, 13 ottobre 2022
  5. Citato in Simone Casciano, Federico Faggin, inventore dei microchip e dei primi touch-screen: «Il computer futuro non avrà coscienza o libero arbitrio»
  6. Citato in Roberto Italo Zanini, Faggin: «La coscienza è un fenomeno quantistico», L'Avvenire, 10 febbraio 2024

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