Paolo Del Debbio

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Paolo Del Debbio nel 2018

Paolo Del Debbio (1958 – vivente), saggista e conduttore televisivo italiano.

Citazioni di Paolo Del Debbio[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Io mi considero un "popolano" piuttosto. Quella del populismo è una vecchia accusa. Ma per me populista non è mica un'offesa, anzi. A me piace essere dalla parte della gente comune e difendere i suoi interessi. Ho studiato filosofia alla Pontificia Università della Santa Croce, a Roma, perché mi interessava moltissimo l’aspetto religioso e teologico. In fondo sono contento dei miei studi perché aprono la mente. Non è un caso che tante aziende in America assumano filosofi adesso. Sono stato un papà separato, con le difficoltà che questo comporta. Spesso sono stato lontano per motivi di lavoro ma, quando c'ero, con le mie figlie ho sempre parlato di tutto, anche di argomenti di cui per pudore a volte si tace.[1]
  • Non hanno mai perso la dignità. Si alzavano alle 06:00, faceva un freddo bestia. C'era la stufa ma gli aguzzini bastardi delle SS non l'attivavano mai. Andavano al lavandino, rompevano il ghiaccio, si lavavano, si facevano la barba. Volevano dimostrare che gli aguzzini gli avevano tolto la libertà, ma loro avrebbero continuato a curarsi: "Mi faccio vedere con la schiena dritta anche se mi ammazzeranno", tutti pensavano di andare a finire nella camera a gas. Molti si abbandonavano, diventavano pazzi. Tutti gli ebrei presenti andarono a finire nei campi di sterminio.[2]
  • L'antidoto a questi mali è la lotta contro l'ignoranza. Quello che l'uomo ha fatto una volta può farlo una seconda. Questa convinzione non è frutto di un pessimismo antropologico, ma è frutto di un realismo storico-esistenziale perché, come diceva Pascal, sull'angelo che è in noi può prevalere il diavolo che, parimenti, alberga in noi, come fu per la Shoah. Da poco si è celebrato il Giorno della Memoria. Questo bisogna fare: parlarne, parlarne, parlarne perché tutt'oggi c'è chi pensa convintamente che al popolo ebraico vada negata la possibilità di esistere e di comparire sulle carte geografiche. Per questo frutto di ignoranza mista a disumanità non c'è altra arma che la diffusione della conoscenza che può avere un influsso diretto e forte sulla coscienza. Conoscenza e coscienza vanno di pari passo e non si ha l'una senza l'altra.[3]
  • [In riferimento a Dritto e rovescio] La mia trasmissione non può raccogliere ad agosto spunti per settembre, decidiamo di volta in volta continuando a vedere il Palazzo con gli occhi del popolo.[4]
  • Dal punto di vista professionale non posso lamentarmi di nulla. Sono meno soddisfatto della mia vita sentimentale. E mi dispiace. Una persona con cui condividere è importante, ma deve esserci un arricchimento reciproco, altrimenti meglio stare soli. Sono felice del mio percorso, faccio questo mestiere meglio che posso. Non sono famelico, né competitivo. Non do mai giudizi sui colleghi. E sono riservato. Sui rotocalchi non si è mai visto nulla che mi riguardi.[5]
  • Mi sento toscano al 300 per cento, nell'ironia e autoironia, unita a una vena malinconica. Per me è impossibile fare un discorso senza scherzare e avere la battuta pronta. Io ho solo due paure, perdere la lucidità mentale e gli indici della mano destra e sinistra: sono le uniche dita che uso per scrivere i libri e gli articoli. In TV ci tengo a vestire bene per rispetto verso i telespettatori.[5]
  • La capacità di comunicare si impara, si perfeziona, ma c'è anche una buona parte di talento naturale. Io devo molto alla mia gioventù, sono cresciuto con persone semplici e ho imparato a usare un linguaggio comprensibile a tutti. Quando ho iniziato a fare TV ho attinto a questo bagaglio. E sono convinto che se hai un'idea, ma non la sai comunicare, resta solo dentro di te. Lo stesso vale per la scrittura.[6]

Incipit di Cosa rischiano i nostri figli[modifica]

A Bolzano, da un giorno all'altro, sono spuntati dei paratesta per salvaguardare i pedoni troppo concentrati sullo smartphone. Sono dei cuscinetti imbottiti, di color fucsia, che fasciano i pali dei cartelli stradali o dell'illuminazione, per proteggere la testa (termine forse eccessivo) di chi cammina guardando il cellulare. Potrebbero essere tranquillamente adottati in tutti i comuni italiani, con l'eccezione, forse, di quelli abitati quasi esclusivamente da anziani che lo smartphone non sanno neanche cosa sia, e dove di pali ce ne sono pochi: i cartelli stradali sono ridotti all'osso e i lampioni comunali sono attaccati alle pareti delle case. Tolti questi piccoli o piccolissimi comuni, in tutti gli altri, prima o poi, le protezioni saranno necessarie, se non altro per risparmiare i soldi delle pomate e delle fasciature.

Citazioni su Paolo Del Debbio[modifica]

  • [Un mio sogno è] passare una notte infuocata con Paolo Del Debbio, un uomo che mi fa bagnare solo al pensiero... (Luana Borgia)
  • Voglio ringraziare Paolo Del Debbio, un grande maestro. È stato uno dei primi a spiegarmi che, per raccontare la politica e l'economia, bisogna sporcarsi le mani. Puoi farlo in modo più o meno elegante, ma devi farlo. (Nicola Porro)

Note[modifica]

  1. Dall'intervista Giusy Cascio, Paolo Del Debbio e "Dritto e rovescio": "Populista? Per me non è un'offesa", sorrisi.com, 9 gennaio 2020.
  2. Da un'intervista a Domenica In; citato in Domenica In, Paolo Del Debbio scoppia in lacrime: “Mio padre pesava 40 chili, rimetteva tutto”. Mara Venier interviene: "Guarda, sto come te", ilfattoquotidiano.it, 3 gennaio 2022.
  3. Dall'intervista "Possono toglierti tutto, ma non la dignità: ecco la lezione di mio padre", shalom.it, 8 febbraio 2022.
  4. Dall'intervista Barbara Mosconi, Paolo Del Debbio torna con "Dritto e rovescio", sorrisi.com, 6 settembre 2023.
  5. a b Dall'intervista Simona De Gregorio, Paolo Del Debbio: "Sono un secchione ma con la battuta pronta. Sempre", sorrisi.com, 13 febbraio 2024.
  6. Dall'intervista Simona De Gregorio, Paolo Del Debbio: "Nella vita non è mai tutto bianco o nero", sorrisi.com, 23 maggio 2024.

Bibliografia[modifica]

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