Rallye Sanremo 1976

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Una Lancia Stratos simile a quella dell'equipaggio Waldegård-Thorszelius vincitore del Rallye Sanremo 1976

Citazioni sul Rallye Sanremo 1976.

  • All'edizione del Sanremo '76, la Lancia Corse aveva iscritto tre Stratos, per Waldegaard, Pinto ed il sottoscritto. A quell'epoca le superiorità delle Stratos sulla concorrenza era evidente, tanto che fin dalle prime battute avevamo preso il largo, distanziando gli avversari di diversi minuti; nonostante il mio motore non funzionasse al massimo, questo era l'ordine: io, Waldegaard a 28" e Pinto un po' più distaccato. [...] Visto i distacchi importanti che ci separavano dagli avversari, [Cesare] Fiorio decise di mettere in atto un gioco di squadra, per evitare di perdere qualche vettura in uno scontro fratricida. In poche parole voleva che tutte e tre le Stratos arrivassero al traguardo; ma in che ordine? L'avrebbe deciso più avanti. Così ci chiese di azzerare i nostri distacchi, ovviamente il più "contenuto" ero io, e di mantenerli fino a nuovi ordini. Guidare come un tassista non piaceva a nessuno, perché non si riesce a mantenere la concentrazione dovuta, sapendo che alla fine poteva essere il lancio di una monetina a decretare la vittoria. Successe, infatti, che durante questo lungo "trasferimento" mi si ruppe l'ammortizzatore anteriore destro, ma dal momento che non si "gareggiava" più non lo feci neanche riparare... Arrivammo all'alba, prima dell'ultima prova speciale del colle Langan, salita veloce e discesa molto stretta e tortuosa con tantissimi tornanti, dove la vettura doveva essere tendenzialmente sovrasterzante. [...] Intanto Pinto si era fermato per problemi meccanici, così Fiorio chiamò Waldegaard e me per chiederci cosa volevamo fare: il lancio della monetina, oppure giocarci la vittoria in gara. Waldegaard era favorevole alla monetina, anche perché in questa prova aveva preso 12 secondi dal sottoscritto. Io invece, ero più favorevole a giocarcela in gara, non tanto per il risultato "quasi scontato", ma perché vincere o perdere con il lancio di una moneta mi sembrava una cosa molto antisportiva. Così si decise di giocarcela sul campo. Chiesi allora ai meccanici di sostituire l'ammortizzatore danneggiato e di togliere una tacca di barra stabilizzatrice per rendere la vettura più sovrasterzante, in funzione della discesa stretta e tortuosa. Questo fu il grande errore, ingannato soprattutto dal comportamento sottosterzante che la vettura aveva assunto dal momento che si era rotto l'ammortizzatore. [...] Io ero il primo a partire, Waldegaard partiva un minuto dopo, ma doveva attendere ulteriori quattro secondi che gli erano rimasti a suo vantaggio nel calcolo d'azzeramento. Al primo chilometro mi accorgo subito di aver sbagliato a modificare l'assetto, in quanto non riuscivo più ad affrontare le curve veloci alla velocità ideale perché la vettura sbandava troppo. Tant'è vero che lo dissi subito a Silvio Maiga, mio navigatore, che se Waldegaard non avesse commesso degli errori avremmo perso la gara. Così è stato! Anche se Waldegaard ha rischiato di ritirarsi, avendo toccato uno spuntone di roccia con il cerchio posteriore destro, buon per lui che era quasi alla fine della prova. Volete sapere di quanto ho perso? Di quattro secondi. (Sandro Munari)

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