Vittorio Amedeo II di Savoia

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Vittorio Amedeo II di Savoia

Vittorio Amedeo II di Savoia (1666 – 1732), sovrano dello Stato sabaudo, re di Sicilia e re di Sardegna, soprannominato la Volpe Savoiarda.

Citazioni di Vittorio Amedeo II di Savoia[modifica]

  • [Al parlamento siciliano dopo la sua elezione a Re di Sicilia] I nostri pensieri non sono rivolti ad altro che a cercare di vantaggiare questo Regno per rimetterlo, secondo la Grazia di Dio, al progresso dei tempi, riportarlo al suo antico lustro e a quello stato cui dovrebbe aspirare per la fecondità del suolo, per la felicità del clima, per la qualità degli abitanti e per l'importanza della sua situazione. [...] Gradiremo pertanto che per il miglioramento dello stesso [regno], che ci somministriate quei mezzi che ponno da voi dipendere a darci il modo di ridurre ad effetto le ottime nostre intenzioni di far rifiorire il regno sì nel buon ordine della giustizia, avanzamento delle scienze ed ampliazione del commercio, che per l'accrescimento delle sue forze, per la di lui propria sicurezza ed in tutto quel di più che col migliorare il suo stato ponno insieme rendere più distinta la sua estimazione nel concetto delle altre nazioni.[1]
  • [In risposta al Re Sole che aveva offerto al duca di non bombardare i suoi appartamenti durante l'assedio di Torino nel 1706] Il mio alloggio è là dove la battaglia è più furiosa.[2]
  • [Sulla morte di padre Sebastiano Valfrè] Io ho perso un grande amico, i poveri un grande padre e protettore.[3]
  • [Al momento dell'abdicazione] No, io non sono solito né saprei ridurmi a fare le cose dimezzate od imperfette, la mia divisa è tutto o niente. Potrei non approvare le decisioni di mio figlio, ne nascerebbero dissapori, l'unità del comando ne risulterebbe rotta e il decoro della corona offeso.[4]
  • [Riguardo alla sua abdicazione e alla presunta incapacità a governare del figlio Carlo Emanuele III] L'atto è nullo e difettivo nella forma come nella sostanza. Ed è una gran fortuna che sia così; qui è tutto disordine e sono stato costretto a tornare in Piemonte per rimediare a tanta rovina.[5]
  • Ognun giubila in cor suo, poiché sa che col mio ritorno il governo riprenderà quello splendore offuscatosi così repentinamente.[4]

Citazioni su Vittorio Amedeo II di Savoia[modifica]

  • [Riguardo alla pesante intromissione di Vittorio Amedeo sulla politica del figlio] Qui a Torino c'è il teatro, a Chambéry la mano che muove i burattini.[6] (Marchese d'Ormea)
  • Sia per la lunga e aspra discordia con Roma, che turbò le coscienze, sia per il fiscalismo rigido degli agenti di governo, la Sicilia attraversò tale pericolo di strettezze da suscitare un vivo malcontento; tanto che qualcuno dal nome Victorius Amedeus fece l'anagramma Cor eius est avidum, e in un canto popolare il nome di Casa Savoia servì a rappresentare la devastazione e la desolazione: Pari ca cci passò Casa Savoia. (Luigi Natoli)

Antonio Gallenga[modifica]

  • Dall'anno 1718 al 1730, Vittorio aspirò alla gloria di Principe Pacifico, e diè prova di non minor genio per le arti di pace di quel che avesse mostrato nella condotta di affari militari e diplomatici. Somma era in lui quella operosità e versatilità d'ingegno che abbiamo spesso rilevata in altri dei più valorosi Principi della sua stirpe; e vi aggiungeva quella massima tra tutte le doti di un regnante, la conoscenza intuitiva delle facoltà e del carattere altrui.
  • Leggea negli occhi il cervello e il cuore di chi ravvicinava, né mai fu largo del suo favore a chi per senno o per valore non lo meritasse: i più distinti uomini di Stato che illustrarono il suo Regno e quello del suo successore – D'Ormea, Caissotti, Bogino, Mellarede, ecc.– furono da lui tratti dal nulla.
  • Negli ultimi anni del suo regno, e veramente appena giunto all'apice della grandezza, ottenuta cioè la Corona reale, diè prova di sprezzare ogni regia pompa: son noti l'abito bruno rossastro, gli scarponi a doppie suole, di cui andava vestito; la spada coll'elsa d'acciaio rugginoso, il bastone di giunco col pomo di cocco, la tabacchiera di tartaruga. Non depose però mai la gran parrucca alla Louis Quatorze, e il cappello piumato.
  • Vittorio Amedeo era alquanto picciolo di statura; ma dotato di grandi forze, e di maravigliosa operosità fisica e morale. Avea colorito acceso, ed occhi cerulei, indizi d'un temperamento sanguigno, caldo nelle passioni, instancabile nelle aspirazioni: funesto gli fu il soverchio amor delle donne. Nella Marchesa di Verrua si strinse al seno una vipera che lo tradì alla Corte di Francia; nella Marchesa di Spigno dovette riconoscere la primaria fonte delle sue estreme angosce.

Note[modifica]

  1. Citato in Domenico Carutti, Storia del Regno di Vittorio Amedeo II, Torino, 1863, cap. XIX.
  2. Citato in Dario Gariglio, 1706, l'assedio di Torino, Blu Edizioni, Torino, 2005, p. 57. ISBN 88-7904-008-1
  3. Citato in Luigi Barberis, Un grande piemontese del sec. XVII. Il beato Sebastiano Valfrè: episodi e spunti tolti da una vita anonima del 1748, Soc, 1944.
  4. a b Citato in Domenico Carutti, Storia del regno di Carlo Emanuele III, Botta, Torino, 1859, vol. I.
  5. Citato in Storia d'Italia, Fratelli Fabbri Editore, 1965, vol. VIII, p. 2018.
  6. Citato in Storia d'Italia, Fratelli Fabbri Editore, 1965, vol. VIII, p. 2016.

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