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È ricca, la sposo e l'ammazzo

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È ricca, la sposo e l'ammazzo

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Titolo originale

A New Leaf

Lingua originale inglese
Paese USA
Anno 1971
Genere commedia
Regia Elaine May
Soggetto Jack Ritchie (racconto)
Sceneggiatura Elaine May
Produttore Hillard Elkins, Howard W. Koch, Joseph Manduke
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

È ricca, la sposo e l'ammazzo, film statunitense del 1971 con Walter Matthau e Elaine May, regia di Elaine May.

Frasi

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Citazioni in ordine temporale.

  • In un paese dove ogni uomo vale per quello che ha, chi ha molto poco non conta poi molto. (Harold)
  • Lei osa definire me un "figlio di buona donna"? Madame, ho visto molti esempi di perversione sessuale in vita mia, ma la sua ossessione erotica per questo tappeto è probabilmente la più grottesca e certamente la più noiosa che mi sia mai capitata: lei è più da condannare che da compatire. Buongiorno, signora Conleth. (Henry Graham)
  • Se non si può essere immortali, che si vive a fare? (Henry Graham)
  • Quella donna è una minaccia non solo per la salute, ma per la civiltà occidentale come noi la concepiamo: non ha il diritto di vivere! (Henry Graham)

Dialoghi

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Citazioni in ordine temporale.

  • Beckett: Dunque mi ascolti molto attentamente, la prego. Vede: quando si hanno dei capitali dai quali si può trarre... [Henry gli porge un assegno] ...no, no, di quell'assegno ce ne occuperemo dopo, signor Graham, mi rendo conto del problema. Io sto cercando di spiegarle delle cose che sono terribilmente importanti. Quando in un mese o in un anno spendiamo di più della nostra rendita siamo costretti ad intaccare il capitale, e al limite esaurire il capitale e naturalmente di conseguenza la rendita. Lei capisce vero?
    Henry: Signor Beckett, quest'assegno dev'essere pagato.
    Beckett: Signor Graham, sto cercando...
    Henry: Immediatamente.
    Beckett: Sto cercando di spiegarle che non è possibile pagare quell'assegno, perché le sue spese sono andate al di là del suo reddito al punto che lei ha esaurito il suo capitale. Ora lei non ha capitale e niente rendita, e quindi niente fondi per l'assegno. Capisce?
    Henry: Non mi tratti come se fossi un bambino, signor Beckett.
    Beckett: No guardi che...
    Henry: Io so benissimo che cosa significa non avere capitali quanto lei.
    Beckett: Bene, bene.
    Henry: Allora? Come la mettiamo con questo assegno?
    Beckett [disorientato]: Ma lei è sicuro di rendersi davvero conto di cosa significa la parola "capitale", signor Graham? Vede: lei ha esaurito il capitale. Non posso coprire l'assegno perché l'assegno è di seimila dollari, e lei non ha seimila dollari, anzi in realtà lei non ha neanche sessanta dollari.
    Henry: Venga al punto, Beckett!
    Beckett [allibito]: Il punto signor Graham è che lei non ha più un soldo. Il capitale e la rendita sono esauriti, e quindi lei non ha più un soldo. Vorrei dirglielo con un termine adatto, vediamo un po': la liquidità, i fondi, il contante... non ha capitale, non ha reddito... no, non ci sono altri termini, insomma non ha più un soldo. Non c'è altro modo di dirglielo.
    Henry: Vuol dire che non ho più un soldo?
    Beckett: Sì, esattamente, lei non ha più un soldo.
    Henry: E le mie azioni? Le mie A, T&T, le mie General Motors?
    Beckett: Sì, lo so...
    Henry: Ho anche un mucchio di Pits!
    Beckett: Sì sì, so anche delle Cameral & Pits, ma lasci che le mostri una cosa. Signor Graham, vede, io sono stato costretto ad un certo punto a vendere diverse azioni ogni anno, allo scopo di coprire gli assegni che lei mi mandava.
    Henry: E chi le ha dato il diritto di farlo?!
    Beckett: È stato lei.
    Henry: Niente affatto!
    Beckett: Sì invece! Vede: quindici anni fa quando lei mi ha detto che voleva vivere spendendo duecentomila dollari l'anno, nonostante il fatto che la rendita del suo capitale fosse solo di novantamila, io ho dovuto...
    Henry: Non cambiamo argomento. Questo assegno deve essere pagato. Si rende conto che questo assegno è stato respinto, signor Beckett, dico respinto, come se io fossi nullatenente!
    Beckett: Sì, mi rendo conto che l'assegno è stato respinto. Non è il primo assegno che lei fa respingere, signor Graham. Io personalmente ho fatto fronte a tre suoi scoperti recentemente per l'ammontare... ecco vorrei farle vedere questo assegno di cinquecentocinquanta dollari. Questi sono soldi miei, non fondi dello studio, ma è una linea di condotta che non intendo affatto seguire nel futuro.
    Henry: E chi le ha dato il diritto di farlo?
    Beckett: Be' ma è stato lei, signor Graham. Lei...
    Henry: Intende dire che mi ha ridotto a dover dare io a lei cinquecentocinquanta dollari?
    Beckett: Oh no no no no no, la prego non lo ritenga un prestito, signor Graham, le assicuro che non ho più speranze di riprenderli di quante ne abbia lei di procurarseli.
    Henry: Be' la ringrazio molto, signor Beckett, però mi permetta di dirle che, se lei si aspettava da me un minimo di gratitudine, ha sciupato cinquecento dollari dell'onerosa parcella che le pago per i magri servigi che lei mi rende!
    Beckett: ...signor Graham, vorrei tanto riuscire a farle capire una cosa. Io le ho dato cinquecento dollari dai miei fondi personali per una sola ragione: essendomi lei cordialmente antipatico volevo essere assolutamente sicuro di poter assistere al suo crollo finanziario assolvendo completamente me stesso da qualsiasi responsabilità in proposito, e cinquecento dollari li trovo una somma molto ben spesa per avere la coscienza di non avere avuto assolutamente nulla a che fare con il suo crollo finanziario. Lei si è completamente rovinato con le sue mani, ha fatto tutto da solo.
    Henry: Allora adesso non le converrebbe darmi altri seimila dollari e assicurarsi a vita contro questo complesso di colpa?
    Beckett: Lei è impagabile.
    Henry: La ringrazio molto signor Beckett. Lei crede che mio zio mi presterebbe un po' di denaro?
    Beckett: Signor Graham... durante i dieci anni che suo zio le ha fatto da tutore mi ripeteva quasi quotidianamente che secondo lui il fratello l'aveva messo in quella posizione per fargli un dispetto. Io non credo che le darà un soldo, signor Graham, e tenendo conto delle sue scarse attitudini per i rapporti umani non credo che glieli darà nessun altro.
    Henry: La ringrazio molto, signor Beckett. [estrae un portasigarette in oro] Ecco qua: questo coprirà lo scoperto di cinquecentocinquanta dollari di cui le sono debitore.
    Beckett: Signor Graham...
    Henry: Si prenda anche le sigarette sono senza filtro. Se le fumi alla mia memoria!
  • Henry: Harold, vorrei chiederti una cosa.
    Harold: Dica, signore.
    Henry: Tu sei con me da molti anni, Harold; che cosa faresti se ti dicessi che ho perso tutto il mio denaro?
    Harold: Andrei via immediatamente, dopo averle dato il dovuto preavviso.
    Henry: Grazie Harold, sapevo di poter contare su una risposta sincera.
    Harold: Grazie a lei, signore.
  • Henry: Harold, ho una cosa da dirti.
    Harold: Si tratta del suo denaro, signore?.
    Henry: Sì, Harold, l'ho perduto... o per essere più esatti l'ho speso, comunque sia se n'è andato.
    Harold: Mi dispiace udirlo, signore. Ha preso in considerazione un prestito da suo zio?
    Henry: Sì, è stato il mio primo pensiero. Il mio avvocato mi ha consigliato di non farlo perché tanto sarebbe inutile. Vedi, il fatto è che io non ho alcuna speranza di restituirlo né a lui né ad altri. Io non so far niente, non ho risorse, non ho ambizioni, io sono solo... cioè ero ricco, e non ho mai voluto essere altro... io non capisco perché doveva succedere proprio a me, perché?! Io ero... così felice. E adesso che cosa faccio?
    Harold: Ciò che ogni gentiluomo di analoga educazione e temperamento farebbe nella sua situazione, signore.
    Henry: Suicidarmi?
    Harold: No, non intendevo il suicidio, intendevo suggerire il matrimonio.
    Henry: Matrimonio? Vuoi dire sposare una donna?
    Harold: Sì signore, esattamente, è il solo modo di acquisire delle proprietà senza lavoro. Ci sarebbe anche l'eredità ma ritengo che suo zio abbia manifestato l'intenzione di lasciare tutto ciò che possiede a Radio Europa Libera.
    Henry: Oh, non posso Harold, io non potrei mai. Tu capisci, l'avrei sempre tra i piedi a chiedermi dove sono stato, a voler parlare con me, te lo figuri, finirei al manicomio.
    Harold: Be', era solo un suggerimento signore, ma le alternative sono assai limitate ed estremamente deprimenti, signore. Se lei non opta per il suicidio signore, sarà povero.
    Henry: Povero?
    Harold: Povero nel solo vero senso della parola signore, cioè nel senso che non sarà ricco. Le resterà qualcosa dopo aver venduto quello che ha ancora, ma in un Paese in cui un uomo vale per quello che ha, chi ha molto poco non conta poi molto. In questo Paese non è stimata la dignitosa povertà, signore.
  • Zio di Henry: Che cosa potresti mai fare in sei settimane per essere in grado di rimborsarmi?
    Henry: Sposarmi.
    Zio di Henry: Che cosa?!
    Henry: Sposarmi.
    Zio di Henry: Sposarti?
    Henry: Sì, sposarmi.
    Zio di Henry: Contro chi?
  • Enrichetta: La mia speranza è di scoprire una nuova varietà di felce che sia mai stata descritta o classificata. Dei miei sogni non saprei cosa dirle, potrebbero coincidere con le mie speranze. Be', ecco le... le ho detto del mio lavoro e delle mie speranze, meno che dei miei sogni, dei quali non sono molto sicura.
    Henry: E che succede se lei scopre una nuova specie che non è mai stata descritta né classificata?
    Enrichetta: Be', niente di molto importante, salvo che si viene... si è registrati come scopritori e allora tutta la specie prende il nostro nome.
    Henry: Ah, come il morbo di Parkinson, che ha preso il nome da James Parkinson.
    Enrichetta: Esatto. O come la Buganvillea che prende il nome di Louis de Bouganville.
    Henry: Oppure come... i cavoletti di Bruxelles!
    Enrichetta: Sì, esatto, è così.
    Henry: Si diventa immortali in un certo senso.
    Enrichetta: Eh, sì, direi di sì. Solo che mi sembra un po' presuntuoso, non trova, sperare addirittura nell'immortalità.
    Henry: Non per me. Se non si può essere immortali, che si vive a fare?
  • Enrichetta: Mi dispiace di darti tanti fastidi, caro.
    Henry: Non ti preoccupare, non sarà per molto.

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