Luigi Boitani

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Luigi Boitani (1946 – vivente), biologo, scrittore e conduttore televisivo italiano.

Citazioni di Luigi Boitani[modifica]

  • Alcuni animali sono certamente più eccitabili di altri. E questo è particolarmente vero per i cani lupo, poiché in Italia, nella loro selezione, si bada più alle regole estetiche e commerciali che non a quelle rigorose di una completezza psicofisica.[1]

Da L'ibrido che minaccia il lupo: intervista a Luigi Boitani

Intervista di Federica di Leonardo, Gaia News, 31 gennaio 2013.

  • Gli ibridi sono di colori diversi, dal nero completo al mantello pezzato, ma anche di tipo lupino con caratteri strani: coda lunga e orecchie lunghe, ad esempio. E quindi pongono un problema per la conservazione dell'identità del lupo italiano. Conservando gli ibridi stiamo conservando degli animali che non solo non sono lupi, ma sono una minaccia al lupo stesso.
  • Il lupo va protetto perché è una specie genuina prodotta dalla evoluzione naturale e l'uomo ha la responsabilità di conservarla. L'ibrido è un prodotto del nostro intervento, anzi della nostra disattenzione e incuria per la natura, e non necessariamente merita sforzi, fondi e costi politici e sociali per il suo mantenimento in natura: l'uomo ha già il suo ibrido, si chiama cane, fatto oltre 12000 anni fa per stare vicino all'uomo. Tutti i cani dovrebbero essere tenuti vicino all'uomo, non nella natura selvatica che è invece il posto del lupo.
  • Noi non sappiamo da quanto esistano gli ibridi. È presumibile che ci siano sempre stati, grosso modo. Però finché la popolazione di lupi è stata molto numerosa, gli eventi di ibridazione erano marginali e comunque non hanno lasciato un segno importante. Il problema è esploso negli ultimi 20-30 anni, quando la popolazione dei lupi era ridotta ad un piccolo numero sull'Appennino.
  • Fino a che percentuale posso definire lupo un lupo? Se un lupo ha un 1% di gene canino lo devo considerare un lupo oppure no? Cioè, lo devo tenere libero in natura oppure no? Questa è una domanda che non ha una risposta per il momento, perché nessuno si è occupato del problema per prendere una decisione e sviluppare delle linee guida.

Da Boitani: “Temiamo il lupo perché è troppo simile a noi”

Intervista di Lorenzo Brenna, Lifegate, 10 novembre 2014.

  • I lupi saranno sempre troppi per gli allevatori e pochi per i conservazionisti.
  • In Italia sembra che i cani godano di maggiore protezione dei lupi.
  • Il lupo ci fa paura perché è troppo simile a noi. Proprio come l'uomo questi animali occupano vaste aree di territorio, vivono in branchi con strutture sociali, sono intelligenti e hanno un'incredibile capacità di adattamento.
  • Una convivenza pacifica è impossibile, pensare ad un rapporto che non preveda il conflitto è pura utopia. È come convivere con le autostrade: ci saranno sempre delle vittime dettate dall'ignoranza delle leggi o dalle fatalità. L'obiettivo da raggiungere è quello di una coesistenza, non si può pensare di riservare tutto il territorio all'uomo o viceversa ai lupi.
  • Anche il lupo ha diritto di vivere, basterebbe questa considerazione per lasciarlo in pace, oltre al fatto che parliamo di una specie protetta. Chiaramente la presenza del lupo implica anche vantaggi ecosistemici: essendo al vertice della catena alimentare mantiene in equilibrio la catena stessa regolando le popolazioni di erbivori.

Da Il lupo in Italia nel XX e nel XXI secolo: storia di un lungo cammino

Gazzetta ambiente - numero 6 - anno 2014.

  • La pianificazione delle Aree protette e degli altri strumenti di tutela del lupo deve essere attuata in relazione alla effettiva presenza della specie, non a quella di individui di passaggio. E ancora, la ripartizione dei fondi per gli indennizzi dei danni causati dal lupo al bestiame domestico e anche la stessa incentivazione dell’allevamento dovrebbero essere basate sulla presenza di branchi o almeno sulla distribuzione delle condizioni idonee alla loro permanenza stabile.
  • Da circa quarant'anni il lupo sta riguadagnando gran parte delle aree montane e collinari italiane; parte di questo successo è senz'altro dovuto alle leggi nazionali ed europee di protezione (pensate che la persecuzione diretta era prevista da apposite leggi fino a un decreto del 1971 ed era anche finanziata da vari soggetti, pubblici e privati), ai progetti di conservazione della specie e di compensazione dei danni provocati dal lupo al bestiame, ma gran parte di questa dinamica è spiegata dall'abbandono di montagne e colline da parte delle attività produttive tradizionali: l’agricoltura montana e collinare è regredita in maniera diffusa e la fauna selvatica, a cominciare dai grandi ungulati, ha ripreso il suo spazio.
  • La sua plasticità ecologica e demografica e il carattere opportunistico della sua dieta hanno giocato un ruolo essenziale nel permettere l'espansione della specie.

Da Luigi Boitani, da 50 anni il massimo esperto in Europa di lupi: «In Italia sono 3.300 ma i primi a sparire saremo noi uomini»

Corriere.it, 12 agosto 2022.

  • [I radiocollari dimostrano che] i lupi non scendono nelle città d’inverno. Sono dietro le nostre case in ogni stagione, solo che noi non li vediamo. Quando i giovani esemplari lasciano il branco, vanno in cerca di un territorio, di un partner e di un pasto.
  • [Sulla voce che i lupi sono stati introdotti nell'arco alpino attraverso le reintroduzioni artificiali:] La più grande idiozia che sia mai stata raccontata. Un lupo giovane arriva a percorrere 1.500 chilometri in un mese.
  • [«Il lupo ha un habitat che predilige?»] No, è l’animale più adattabile e opportunista esistente sulla faccia della terra. Lo si trova ovunque, dal Polo Nord al deserto dell’Arabia Saudita, tranne che nelle foreste tropicali. Sono stato per 45 giorni a Ellesmere, la più settentrionale delle isole artiche canadesi, insieme con un branco di lupi bianchi, enormi, bellissimi. Non hanno paura dell’uomo, li seguivo a due metri di distanza. Lì ho capito pienamente la loro psicologia.
  • Non conosco un caso di aggressione in Italia e, all’estero, solo quello di Candice Berner, sbranata nel 2010 in un piccolo villaggio dell’Alaska. [...] Faceva jogging e aveva le cuffie dell’iPod, non si è accorta dell’arrivo dei lupi. Correre significa fare da preda. Ma era la prima volta negli Usa dopo 50 anni.
  • [«Che fare, se ci s’imbatte in un lupo?»] Stare fermi, zitti e godersi lo spettacolo, che purtroppo dura pochi secondi. Se proprio si è spaventati, basta alzare le braccia e il lupo si dilegua. Insomma, non è come l’incontro con l’orso, per il quale si raccomanda di indietreggiare lentamente e non gesticolare.
  • [Su Mario Messi e il Lupo Italiano] Una follia. Ho combattuto questo signore. Andai a un’audizione in Parlamento. Voleva una legge per ottenere soldi dallo Stato. Tentò di regalarmi uno dei suoi lupi bastardi. Gli risposi che da 10.000 anni all’uomo basta il cane.

Da Anche il licaone ha un caldo da morire

Repubblica.it, 19 agosto 2022.

  • [Sul licaone] È una specie che ha una straordinaria abilità nel cacciare: se i lupi hanno successo solo una volta ogni dieci tentativi, i licaoni catturano la preda il 90 per cento delle volte, grazie a una lunga e attenta osservazione da punti elevati dei possibili bersagli, soprattutto antilopi e gazzelle, per "leggerne" il comportamento, ed individuare la più debole.
  • Nonostante la loro abilità sociale e venatoria, però, sto perdendo le speranze che riescano a resistere a lungo, perché fra tutti i canidi del mondo sono quelli meno dotati di flessibilità nell'adattarsi alle diverse situazioni. [...] Questa rigidità porta spesso i licaoni a non escludere dai loro territori le zone via via occupate dall'uomo, finendo sterminati da pastori e contadini che difendono il bestiame. Inoltre territori così grandi tengono i branchi lontani fra loro, costringendo le femmine, che si spostano fra i gruppi per non accoppiarsi con consanguinei, a rischiose traversate di strade, campi e zone abitate.

Dalla parte del lupo[modifica]

Incipit[modifica]

Esistono due "lupi", uno fantastico e uno reale. Il primo è la somma di una infinità di storie, leggende, racconti, tradizioni, proiezioni e fantasie che si sono accumulate per secoli e secoli attraverso tutta l'evoluzione complessa della percezione che l'uomo ha avuto della natura e degli animali. Il secondo è invece il Canis lupus Linnaeus, un animale in carne e ossa con tutti i suoi caratteri morfologici e comportamentali che ne definiscono la biologia.
I due hanno sì dei punti di contatto, ma piuttosto sporadici: restano comunque incommensurabili poiché parlano linguaggi diversi e si muovono in mondi diversi. Eppure si sono influenzati reciprocamente in maniera drammatica: il primo, l'immaginario, nasce dal secondo per poi prendere la sua strada autonoma da cui lascia cadere periodicamente costruzioni psicologiche che si abbattono rovinosamente sul suo alter ego reale. Questo, dopo aver contribuito a un primo abbozzo dell'immagine del primo, ne è rimasto vittima al punto che in molte battaglie ha dovuto soccombere.

Citazioni[modifica]

  • In moltissime occasioni mi sono trovato a raccontare della presenza e della biologia del lupo italiano davanti a un pubblico nordamericano o di paesi più vicini come il resto d'Europa; alla mia affermazione che in Italia abbiamo veri lupi selvatici che vivono a soli 30 chilometri dal Colosseo, invariabilmente si leva un coro di sorpresa. E sono proprio gli zoologi, quelli che conoscono meglio il lupo, a restare più sorpresi, poiché loro, forse più di altri, sono più portati al riferimento con la biologia del lupo nordamericano, quello più studiato e meglio conosciuto. (p. 9)
  • Il lupo italiano è l'esempio più bello della capacità di adattamento della specie Canis lupus, e la sua preziosità non consiste certo nell'essere un piccolo brandello della specie che, a livello mondiale, conta migliaia e migliaia di individui, ma nel costituire il prodotto di una coevoluzione con l'uomo avvenuta con tempi e modi del tutto particolari. L'aggiustamento del lupo all'ambiente italiano e l'intuizione di quanto questo adattamento sia profondo può essere drammaticamente evidente quando pensiamo al contrasto tra l'idea del lupo come abitatore della grandi foreste o tundre nordiche, suoi habitat primitivi, e la realtà del lupo italiano costretto a una coabitazione con circa 185 abitanti per chilometri quadrato, tanta è la densità media in Italia. (p. 10)
  • L'approcio scientifico di David è rimasto [...] il punto di riferimento costante di tutta l'attività svolta nell'ambito del "progetto lupo" italiano: nessun altro ricercatore ha svolto un ruolo così profondo di collaborazione, stimolo, critica, supporto e difesa del nostro progetto come ha fatto David. È naturale che sia uno dei miei migliori e più stretti amici, ben al di là della passione per il lupo. (p. 13)
  • L'amicizia con David Macdonald si basa sul comune interesse per i canidi (volpi, cani e lupi), ma la nostra affinità nasce più in profondità, da un parallelismo di itinerari esistenziali che ha del sorprendente. I nostri ritmi frenetici di vita ci portano a incontri veloci e di "striscio", ma la comprensione e la solidarietà sono totali. (p. 14)
  • Propongo di leggere del lupo italiano immaginandolo sui sentieri delle nostre abituali passeggiate in campagna, o dietro gli alberi che fiancheggiano le piste da sci dell'Appennino o, se avete una casa fuori città o nella periferia di un paese, di pensare al lupo dietro l'angolo del cortile ad annusare gli odori dell'orto. E questo non per mettervi in guardia: al contrario, per rassicurarvi. In tutti questi anni, il lupo è sempre stato lì, anche se non lo sapevamo. (pp. 15-16)
  • Il lupo è talmente legato all'ambiente di tundra dei periodi glaciali del Pleistocene che nei depositi di fossili la frequenza con cui si ritrovano resti di lupo aumenta nei periodi glaciali per diminuire in qelli interglaciali, a clima più caldo e con vegetazione tropicali e temperate. Con tali premesse si potrebbe concludere che ci troviamo in una fase di declino naturale per la specie, non perfettamente a suo agio con le ampie distese di foreste del clima attuale, ma l'influenza negativa dell'uomo è talmente violenta che supera ogni altra di gran lunga. (p. 20)
  • Un lupo italiano adulto ha dimensioni leggermente inferiori a quelle dei "cugini" americani e nordeuropei, ma il peso è quasi lo stesso: l'aspetto generale è quindi quello di un animale più compatto e possente. Mentre nelle popolazioni straniere si trovano lupi di colore bianco (nelle regioni polari) o completamente neri (in alcune aree del nordovest americano) con tutte le variazioni di grigio intermedie, nel lupo italiano il colore è pressoché stabile con variazioni limitate alle stagioni e all'età. (pp. 22-23)
  • In generale il lupo possiede sensi e caratteristiche psicofisiche superiori a quelli dei cani più intelligenti: di volta in volta una razza di cane potrà superarlo per un singolo carattere, ma nel complesso non esiste razza di cane in grado di competere con il lupo nella vita libera e selvatica. (p. 24)
  • Il lupo è un animale culturale, gran parte cioè delle sue nozioni di comportamento nell'ambiente e nei rapporti tra individui devono essere apprese dai cuccioli e insegnate dagli adulti: le tecniche di caccia, i comportamenti nei confronti di diverse specie ostili o possibili prede, la conoscenza dei luoghi e tante altre cose ancora entrano nel bagaglio di nozioni attraverso un apprendimento continuo. Quindi la struttura sociale richiede un grado di interazione molto elevato sia per la formazione delle gerarchie, sia per l'insegnamento, sia per le funzioni di caccia e mantenimento dei territori. (p. 27)
  • Il lupo è uno dei cacciatori più belli di tutto il mondo animale, diverso profondamente dai felini ed ecologicamente più complesso. Un lupo non è mai un assassino, le sue uccisioni non hanno niente che fare con una inesistente "sete di sangue". Predatore di grandi mammiferi, solo in secondo luogo di piccoli e medi, il lupo è in fondo anche onnivoro. (p. 41)
  • Al contrario della maggior parte dei felini che assalgono la preda con un salto dopo un lento e nascosto avvicinamento, il lupo gioca più a carte scoperte: mentre il felino non sceglie la preda e assale il malcapitato senza distinzione di sesso, età, stato di salute, eccetera, il lupo concede alle prede un largo margine di possibilità di salvezza. Preda e predatore si confrontano, si studiano, si lanciano messaggi prima di decidere la mossa successiva che può essere la fuga, l'attacco o il semplice ignorarsi. È proprio la sua tecnica di caccia a rendere importante il ruolo del lupo nel suo sistema ecologico: con le continue prove che il branco fa di catturare le prede, provoca una diretta selezione tra la la popolazione. Solo gli animali più deboli soccomberanno, mentre quelli più sani e forti riusciranno a scamparla. E a essere catturati saranno necessariamente gli animali malati o i più vecchi o i più giovani, cioè gli appartenenti alle tre categorie che sono meno utili in senso biologico a una popolazione. La funzione sanitaria del predatore nei confronti delle sue prede non potrebbe essere più evidente. (p. 43)

Note[modifica]

  1. Citato in Perché l'amico dell'uomo può diventare assassino, La Stampa, 28 maggio 1987.

Bibliografia[modifica]

  • Luigi Boitani, Dalla parte del lupo. La riscoperta scientifica e culturale del mitico predatore, Euroclub Italia, 1988

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