Aldo Agosti

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Aldo Agosti (1943 – vivente), storico italiano.

Juventus. Storia di una passione italiana

Intervista di Emilio Targia, Il posto delle parole, Radio Radicale, 27 settembre 2020.

  • [Sulla sfida di un storico nel 2020 di scrivere di calcio] [...] la sfida per uno storico era quella di tentare storicizzare, appunto, una passione e c'è di parlare in termini professionali applicando i nostri istrumenti, i nostri metodi di ricerca, anche la nostra deontologia professionale a un argomento che s'apassiona, che sia sempre profondamente apassionato. In fondo, non è tanto diverso che scrivere in termini i più possibili — storici, seri e rigorosi — di una passione; vorrei dire, anche se certamente è un pò diverso, politica, civile o religiosa, ecco. (a 2:31 min. s.q.q.)
  • [Nel 2020, alla domanda: «Quanto dal calcio [...] noi possiamo capire il senso di un Paese?»] Forse è una domanda — come dire — troppo ambiziosa, nel senso che no so se dal calcio si possa veramente capire il senso di un Paese; certamente quello che si capisce da un'indagine storica su un pezzo di storia del calcio è che il calcio era una parte importante ed è diventata sempre più una parte importantissima e pervasiva della storia della società di un Paese, di una società contemporanea e, naturalmente, prendere in considerazione una società, una squadra, una vicenda che è centrale nella storia del calcio, in qualche modo ci aiuta a vedere la storia del Paese. (a 3:52 min. s.q.q.)
  • [Nel 2020, alla domanda: «[...] Per chi non lo conoscese, in cosa consiste o consisteva lo stile Juventus?»] Ecco, mi sembra appropriato usare i due tempi — consiste e consisteva —: oggi non consiste, secondo me, in niente di particolare oppure, forse soltanto, in una — come dire — capacità manageriale che sembra non si è mai completamente perduta della società di imporre certe regole [...] una certa disciplina al suo interno. Una volta era qualche cosa di più, forse, o è stato naturalmente anche coltivato come autorappresentazione, si può dire, nel senso che sottointendeva un certo spirito d'aristocratico distacco, di fair play quasi ostentato in confronti di passioni sportive troppo accesse che venivano dipinte come caratteristiche della provincia in questo caso. [...] Insomma, direi anche un'altro aspetto che poi ha presso forse il sopravvento già negli anni [milenovecento]trenta, nel periodo del Quinquennio: la Juventus era in fondo l'espressione di una squadra che funzionava in maniera simile a una fabbrica fordista, dove ogni ingranaggio era al suo posto, dove — diciamo — la mente dell'imprenditore era fondamentale nel progettare l'esito del progetto e poi tutti i meccanismi funzionavano di consequenza. Questo fu molto sottolineato negli anni degli primi cinque scudetti consecutivi, dal [milenovecento]trenta al [milenovecento]trentacinque; [...] fu un elemento molto sottolineato anche dalla stampa sportiva che in quegli anni cominciava a diventare una voce ascoltata, letta, importante per gli italiani. (a 10:13 min. s.q.q.)

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