Andreas Umland

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Umland nel 2017

Andreas Umland (1967 – vivente), politologo tedesco.

Citazioni di Andreas Umland[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

Da Ucraina, il pluralismo alla prova della guerra

Conversazione con Niccolò Pianciola, huffingtonpost.it, 26 settembre 2022.

  • Tra gli accademici tedeschi sono quello che ha lavorato più a lungo in Ucraina, in tutto 17 anni, mentre i miei colleghi di solito rimangono per 4-5 anni e poi se ne vanno.
  • Dopo la Rivoluzione della dignità ci fu un impulso verso la democratizzazione del sistema politico per l'impegno della società civile ucraina, che è diventata molto più influente ed è stata in grado di far pressione su Petro Porošenko, l'oligarca eletto presidente nel 2014. Con l'Unione Europea, e anche il Fondo Monetario Internazionale, si è creato il classico modello a "sandwich" in cui la società civile dal basso e le organizzazioni internazionali dall'esterno spingono i governi a fare le riforme. Molte nuove leggi sono state promulgate, a partire da quelle contro la corruzione, mentre sono state create istituzioni quali l'Ufficio anticorruzione e la Procura contro la corruzione. Questi sono stati tra i maggiori risultati dell'Euromaidan: il potenziamento della società civile e l'allontanamento del sistema politico ucraino dal modello di corruzione sistemica largamente presente nello spazio post-sovietico.
  • Il colpo maggiore contro le entità pro-russe in Ucraina non è stato portato da Porošenko, ma da Volodymyr Zelens'kyj. Questo è un paradosso perché Zelens'kyj è un russofono con un retroterra familiare ebraico, ed era una colomba pronta a negoziare con Putin, non certo un accanito nazionalista ucraino. Era stata eletto nel 2019 su una piattaforma chiaramente non nazionalista. Ha vinto con il distacco maggiore nella storia delle elezioni presidenziali in Ucraina, con il 73% dei voti. Nessuno aveva raggiunto percentuali simili in passato. Dopo essere stato eletto ha cercato di arrivare a un accordo con Putin, ma si è ben presto reso conto che era impossibile. È a questo punto che è diventato ancora più falco di Porošenko.
  • Ad essere onesti, penso che in sostanza Zelens'kyj non avesse davvero capito la situazione del conflitto con la Russia. Inizialmente credeva che il problema fosse Porošenko che – vuoi per i suoi interessi economici, vuoi per il suo nazionalismo ucraino, vuoi per l'influenza dell'Occidente, o per altre ragioni – non riusciva a chiudere il conflitto e ad arrivare a un qualche compromesso. Durante la campagna elettorale del 2019 Zelens'kyj era stato ambiguo. La sua posizione sui rapporti con la Russia per certi aspetti era più simile alle posizioni di Janukovič e del vecchio Partito delle Regioni, che a quelle di Porošenko. Poi, quando è diventato presidente e ha provato a trattare con Putin, si è accorto che il problema non era Porošenko, ma era proprio Putin, che non era interessato a una vera trattativa.
  • Nello spettro politico occidentale il partito di Zelens'kyj, al Parlamento europeo diciamo, sarebbe da qualche parte tra il blocco liberale, il blocco verde e i socialdemocratici. Zelens'kyj ha fatto delle dichiarazioni progressiste sulle minoranze sessuali. Sua moglie ha preso posizioni femministe. "Servitore del popolo" in uno dei paesi dell'Unione Europea sarebbe considerato un partito di centro-sinistra.
  • La questione del matrimonio omosessuale è un tabù in Ucraina. Ma Zelens'kyj ha avuto un confronto pubblico sulla questione dichiarando che ognuno è libero di vivere la propria vita e che le minoranze sessuali dovrebbero avere gli stessi diritti delle altre persone.
  • Il reggimento Azov è ormai diventato una formazione armata deideologizzata controllata dal Ministero dell'interno dell'Ucraina, e ha integrato personale e volontari che non avevano un passato o un presente di militanza politica. Ci sono probabilmente ancora al suo interno combattenti con idee di estrema destra, ma ormai è una pura formazione militare. Del resto, l'affinità tra l'estrema destra e le forze armate non è qualcosa di specifico all'Ucraina. In Germania, ad esempio, abbiamo scandali ricorrenti su reti di estrema destra nella Bundeswehr, nonostante un monitoraggio molto stretto della questione. Bisogna anche ricordare che il battaglione Azov originario, quello del 2014, è solo uno dei trentasei (se non ricordo male) battaglioni che si sono formati in quei mesi per contrastare l'aggressione russa. Qualcuno è stato creato da gruppi di estrema destra, ma anche questi non arruolavano necessariamente militanti. Altri sono stati formati da gruppi con convinzioni politiche completamente diverse, persino liberali, altri ancora erano fin dall'inizio totalmente deideologizzati. L'obiettivo di queste formazioni era combattere contro l'invasione, non di essere il braccio armato di un movimento politico.
  • [Sull'holodomor] Anche se non si accetta di identificarlo come genocidio, in ogni caso la responsabilità politica di Stalin e del regime comunista in questa immane tragedia è chiara. Per gran parte degli ucraini questa è la questione centrale quando si parla del periodo comunista, non tanto l'ideologia marxista-leninista. Oltre a provocare la carestia, il regime comunista sotto Stalin sterminò buona parte dell'élite culturale ucraina e tentò di distruggere la Chiesa greco-cattolica ucraina. Nel discorso ufficiale ucraino degli ultimi anni, il comunismo è soprattutto ricordato come un'ideologia anti-ucraina.
  • L'estrema destra in Ucraina vede certamente Bandera come uno dei loro padri politici, ma l'estrema destra nel paese è molto debole, e la popolarità della figura di Bandera va molto al di là della destra. La ragione è che, sebbene Bandera fosse di estrema destra e – almeno per un periodo della sua vita – un fascista, in Ucraina oggi non è visto principalmente come tale. È considerato un combattente per l'indipendenza dell'Ucraina che morì per questo. Fu ucciso a Monaco di Baviera nel 1959 dal KGB – la stessa organizzazione nella quale si è formato Putin. Nel discorso pubblico la sua figura è quella di un liberatore, anche se naturalmente non avrebbe instaurato un regime liberale se fosse andato al potere. Del resto, i suoi rapporti con l'occupante tedesco durante la Seconda guerra mondiale erano stati conflittuali. Due dei suoi fratelli furono uccisi ad Auschwitz (apparentemente da compagni di prigionia). Un altro fratello morì durante l'occupazione tedesca in circostanze non chiare. Lo stesso Stepan Bandera è stato a lungo rinchiuso nel campo di concentramento di Sachsenhausen vicino a Berlino. Queste sono le cose che sono enfatizzate dalla memoria pubblica in Ucraina: una memoria selettiva, non una visione storica oggettiva. È un fenomeno che vediamo in molti Paesi, dove le pagine buie delle biografie degli eroi nazionali sono dimenticate o taciute.
  • Certamente il fenomeno degli "oligarchi", ovvero imprenditori che accumulano peso economico, potere politico e influenza mediatica in un contesto di corruzione sistemica, è uno dei grandi problemi del sistema politico ucraino, o per lo meno lo è stato fino a tempi molto recenti. Ma il sistema è rimasto sempre pluralistico. Non c'era un clan oligarchico che controllava l'intero sistema politico.
  • Anche senza l'influenza dell'Occidente (il G7 adesso forse è la struttura di coordinamento più importante) non credo che l'Ucraina potrà diventare una dittatura dopo la guerra, anche se al momento c'è chiaramente un sistema politico e amministrativo semplificato, in cui i media, i partiti, i ministeri, la società civile stanno lavorando insieme nella stessa direzione. Se combatti una guerra la questione è come vincerla. Ora tutto il sistema statale lavora al servizio dell'esercito, in modo che possa funzionare e resistere all'invasore.
  • Prima dell'attacco russo del febbraio 2022 c'era qualche discussione [sull'accettare l'autorità russa sulla Crimea e il Donbass in cambio della pace]. Ma dopo i crimini a Buča e a Irpin – e adesso abbiamo nuovi casi a Izjum e nell'oblast' di Cherson con fosse comuni con centinaia di vittime – è diventato impossibile per i rappresentanti ucraini sostenere qualsiasi posizione di compromesso. All'inizio della guerra si poteva ipotizzare che questi crimini potessero essere stati commessi dall'esercito russo nella regione di Kyiv dopo la sconfitta del tentativo di conquistare la città, come atti di crudeltà e frustrazione legati a una situazione specifica. Ma adesso abbiamo sempre più prove di altri casi di crimini di guerra compiuti anche in altre regioni. Ora è diventato impossibile per qualsiasi politico ucraino suggerire un compromesso del genere. Perché non si tratterebbe solo di cedere parti del territorio ucraino, ma soprattutto di consegnare cittadini ucraini a un regime terrorista che uccide, deporta, tortura.
  • Da una parte c'è un nazionalismo che combatte per l'indipendenza dell'Ucraina e che oggi è del tutto tollerante nei confronti delle minoranze: ebrei, tatari, e così via. Ad esempio, in passato c'è stata persino collaborazione tra il partito di estrema destra Settore Destro e organizzazioni ebraiche e dei tatari di Crimea. La maggioranza dei nazionalisti ucraini sono favorevoli all'Unione Europea e alla democrazia liberale. Dall'altra parte c'è il nazionalismo russo, che è imperiale, non accetta gli attuali confini della Federazione Russa e cerca di espandere il suo territorio: attraverso il controllo informale nelle cosiddette "repubbliche popolari", o attraverso l'annessione diretta come in Crimea, o attraverso l'assoggettamento di fatto come in Bielorussia, che ormai è uno stato cliente della Russia. Il nazionalismo russo odierno è imperiale, irredentista, revisionista, espansionista. Qualche gruppo di nazionalisti russi è chiaramente fascista. In Ucraina non esistono posizioni politiche espansioniste.
  • Il russo non è stato affatto proibito naturalmente, ma il suo ruolo nella società è stato ridimensionato. Fino al 2014 le politiche culturali ucraine erano estremamente liberali. Le persone potevano fare l'intero ciclo scolastico dalle primarie alle secondarie con lezioni in russo, ungherese, o romeno. Nel 2014 lo stato ucraino ha imparato che questo approccio liberale è stato controproducente, perché la presenza della lingua e cultura russe sono state usate per giustificare l'aggressione. La Russia ha politicizzato la questione linguistica. È allora che sono state promulgate una nuova legge sull'istruzione e una sulla lingua che privilegiano la lingua ucraina.

Da Perché l’Ucraina deve risorgere

affarinternazionali.it, 12 gennaio 2023.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • Kyiv deve essere adeguatamente equipaggiata non solo per la durata degli attuali combattimenti, ma anche per il successivo interregno tra l'inizio del cessate il fuoco con Mosca e la successiva adesione dell'Ucraina all'Ue e alla Nato. Armi pesanti, organi di sicurezza funzionanti e garanzie internazionali sono necessari per porre fine alla guerra in corso e per prevenire la prossima. Anche dopo l'adesione alla Nato e all'Ue, l'Ucraina rimarrà uno Stato in prima linea. Questo finché la Russia continuerà a nutrire ambizioni revansciste. Per anni o addirittura decenni, sarà necessaria un'Ucraina ben armata, parte integrante a livello internazionale e socio-economicamente vitale per proteggere il confine orientale dell'Europa.
  • L'assistenza militare e civile all'Ucraina non è solo una questione di solidarietà internazionale, ma anche di sicurezza nazionale per i Paesi che la sostengono. I portavoce dei governi nazionali e delle organizzazioni internazionali dovrebbero spiegare più spesso perché e come il loro sostegno rende più sicura non solo l'Ucraina, ma anche l'Europa e il mondo intero. Gli aiuti all'Ucraina hanno un impatto positivo sulla fiducia globale nel diritto, nelle organizzazioni e nella sicurezza internazionali.
  • Dal 2014, Mosca sovverte dimostrativamente la logica del Trattato di non proliferazione nucleare. Da quasi nove anni, uno Stato ufficialmente dotato di armi nucleari, la Russia, attacca uno Stato non dotato di armi nucleari, l'Ucraina, e lo terrorizza. In questo modo, il Cremlino sta minando la giustificazione del divieto del Trattato di non proliferazione nucleare di costruire e commerciare con armi nucleari per tutti gli Stati firmatari ad eccezione dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, tra cui la Russia.
  • Una ricostruzione risoluta dell'Ucraina che ricordi il Piano Marshall ha implicazioni di sicurezza che vanno oltre l'Europa orientale. La sua attuazione mostrerà agli attori potenzialmente espansionistici di tutto il mondo che l'aggressione militare non solo non raggiungerà i loro obiettivi. Le risposte internazionali agli attacchi contro gli Stati vulnerabili non avranno solo esiti negativi per l'aggressore, ma possono anche avere effetti positivi per le nazioni attaccate. Un effetto paradossale dell'aggressione sarà quello di rafforzare piuttosto che indebolire la posizione geopolitica della vittima. Anche lo stato interno del Paese attaccato sarà parzialmente migliorato, e non solo peggiorato, da un attacco militare contro di esso.
  • Il destino dell'Ucraina dovrebbe insegnare ai futuri potenziali aggressori e alle loro potenziali vittime tre semplici lezioni: (a) Non esiste il potere del più forte (b) Le regole internazionali vengono rispettate (c) Gli Stati potenti proteggono quelli più piccoli. In questo modo si rafforzano il diritto internazionale e l'organizzazione internazionale. Un conseguente aumento della sicurezza globale e della fiducia interstatale è nell'interesse di tutti.

Da La guerra russa in Ucraina sta smantellando l'ordine mondiale

huffingtonpost.it, 23 febbraio 2023.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • La continua ingenuità dello pseudo-realismo occidentale non solo mina le basi normative su cui si fondano il consenso interno e la cooperazione internazionale degli Stati occidentali, ma travisa anche la realtà geografica e il ruolo geopolitico dell'Ucraina per l'Europa e il mondo. Il destino dello Stato ucraino e dei suoi cittadini ha implicazioni che vanno ben al di là dei suoi confini, e interessano l'intero continente europeo e il sistema internazionale in generale.
  • Cosa accadrà alla sicurezza mondiale, se la Russia continuerà l'assalto militare allo Stato ucraino per molti altri mesi o addirittura anni? Anche i realisti riconoscono che ciò comporta una spiacevole svalutazione del diritto internazionale in generale e dell'ordine di sicurezza europeo in particolare, ma tali ripercussioni negative sono spesso viste come un danno collaterale sopportabile di una parziale acquiescenza alla Russia.
  • I cosiddetti Memorandum di Budapest contenevano garanzie di sicurezza da parte di Washington, Londra e Mosca. Le tre grandi potenze promettevano di rispettare la sovranità e i confini dei tre Stati ex-sovietici ora privi di armi nucleari, e di astenersi dall'esercitare pressioni politiche, economiche e militari su di essi. [...] Dal 2014, se non prima, la Russia ha violato questo importante trattato, firmato dall'allora rappresentante permanente di Mosca alle Nazioni Unite Sergej Lavrov, nei modi più eclatanti. Oggi la Russia sta punendo il disarmo nucleare volontario dell'Ucraina con una pioggia di decine di migliaia di granate, bombe, razzi e missili che distruggono non solo gli edifici e le infrastrutture militari ma anche quelle civili, uccidendo, mutilando e traumatizzando gli ucraini ogni giorno. Il fatto che Mosca stia sovvertendo la logica del regime di non proliferazione nucleare dovrebbe preoccupare non solo gli ucraini, ma anche le altre nazioni.
  • La prosecuzione degli scambi commerciali con la Russia e il sostegno solo parziale o assente all'Ucraina suggeriscono ai Paesi militarmente deboli che, di fatto, il principio della forza bruta regola ancora le relazioni internazionali. La conclusione che le nazioni prive di un ombrello nucleare possono trarre, ora o in futuro, è la seguente: "Non possiamo fare affidamento né sul diritto internazionale e sulla comunità umana in generale, né sulla logica del TNP e dei suoi fondatori. Pertanto, dobbiamo procurarci la bomba".
  • Oltre al Trattato di non proliferazione nucleare, anche altri accordi e organizzazioni internazionali vengono minati. Non solo l'integrità di vari regimi di sicurezza transcontinentali più ristretti, come l'OSCE, è messa in discussione, ma anche le Nazioni Unite e i suoi vari organi e agenzie sono sotto pressione a causa della feroce aggressione della Russia all'Ucraina. In particolare, il Consiglio di Sicurezza e il diritto di veto dei suoi membri permanenti, tra cui la Russia, sembrano ormai assurdi. Parti del sistema delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali vengono intenzionalmente strumentalizzate per scopi neo-imperiali da uno dei suoi garanti ufficiali.
  • La Russia continua a smantellare sia l'ordine di sicurezza europeo, sia il diritto internazionale e la legittimità delle organizzazioni sovranazionali che dovrebbero farlo rispettare. Nel farlo, il Cremlino sfrutta i privilegi formali e materiali della Russia, come i diritti speciali di Mosca nell'ambito dell'ONU e del TNP, o il possesso del suo arsenale nucleare e il controllo di alcune rotte commerciali. Allo stesso tempo, l'aggressività retorica dei rappresentanti della diplomazia e del governo russi nei confronti dell'Ucraina continua senza sosta. Il numero sempre crescente di atrocità commesse dall'esercito russo in Ucraina sta creando non solo indignazione morale, ma il carattere genocida dell'attacco russo all'Ucraina ha implicazioni più ampie e di più lungo periodo. L'approccio terroristico del Cremlino sovverte la lettera e lo spirito di decine di trattati e di atti fondativi di organismi internazionali a cui Mosca partecipa e di cui è in parte cofondatrice.

Da Le diffidenze storiche di Kyiv sui negoziati con la Russia

affarinternazionali.it, 13 luglio 2023.

[Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022]

  • Dal punto di vista ucraino, l'attuale guerra della Russia contro l'Ucraina è troppo tipica e troppo straordinaria per essere conclusa semplicemente con un negoziato. Ciò che è tipico della guerra in Russia è che si inserisce in un lungo modello storico e regionale di comportamento russo nelle sue aree di confine. La cosa straordinaria della guerra è che non riguarda solo il territorio ucraino. Stranamente, dal punto di vista di Mosca, l'Ucraina riguarda anche l'identità russa. Sia la sua tipicità che la sua eccezionalità – cioè la sua continuazione di una patologia più ampia e di un significato peculiare per la stessa Russia – significano che una pace precoce e stabile con Mosca non è fattibile.
  • A differenza di molti osservatori esterni, la maggior parte dei politici, degli esperti e dei diplomatici ucraini e dell'Europa centro-orientale non vedono solo l'attuale guerra russo-ucraina come l'ossessione di Putin. Invece, questa guerra è percepita dalle élite dell'Europa centrale e orientale e del Caucaso meridionale, e in una certa misura dell'Asia centrale, come solo l'ultimo capitolo di una lunga serie di conquiste militari convenzionali e ibride russe che coprono secoli. Gli ucraini e altri popoli precedentemente soggetti agli imperi russi – moscoviti, zaristi, sovietici e post-sovietici – hanno sperimentato incursioni simili con giustificazioni a volte simili. Nel febbraio 2022, molti osservatori esterni furono sconcertati dall'affermazione di Putin che l'attacco su larga scala di Mosca allo stato ucraino – con il suo presidente ebreo – era guidato dalla preoccupazione russa per il fascismo di Kyiv e mirava a "denazificare" l'Ucraina. Al contrario, molti europei orientali e centrali conoscevano già le affermazioni russe che i loro governi o anche intere élite sono fascisti.
  • [Sulla guerra di Transnistria] Il comandante della 14ª Armata dell'epoca, il leggendario e ormai defunto generale russo Aleksandr Lebed, giustificò l'intervento illegale delle sue truppe in un paese straniero con un'affermazione che prevenne la menzogna di Putin del 2022. Lebed disse a una conferenza stampa nel 1992 che il nuovo governo della giovane Repubblica di Moldavia a Chişinău si stava comportando peggio degli uomini delle SS tedesche 50 anni prima. L'intervento militare aperto delle truppe regolari russe di Lebed portò ad una divisione permanente in Moldavia.
  • La maggior parte del nazionalismo russo tradizionale non riconosce l'identità e la cultura ucraina come veramente e indipendentemente nazionale. Considera le tradizioni ucraine e la lingua ucraina come folclore locale, non uguale e subalterno alla nazionalità russa e all'alta cultura. Questo evidente disprezzo ha le sue radici non solo e non tanto nell'arroganza di Mosca. Piuttosto, è un'espressione di un complesso di inferiorità russa verso gli ucraini come il più vecchio, più cristiano ortodosso, più chiaramente definito, e più distintamente europeo slavo orientale "Stato fratello".
  • Un cessate il fuoco e un accordo negoziato con Mosca sarebbero auspicabili in linea di principio per i cittadini dell'Ucraina e per il governo ucraino. Tuttavia, le considerazioni strategiche e l'esperienza storica non suggeriscono a Kyiv un cessate il fuoco precoce basato sulla fiducia elementare. Dal momento che la fine della guerra oggi servirebbe solo lo scopo del Cremlino di preparare l'esercito russo, l'economia e la popolazione per un successivo nuovo attacco, un accordo di pace oggi sarebbe un autogol per Kyiv.

Da Il filo rosso che lega l'estremismo di Dugin ai piani del Cremlino

affarinternazionali.it, 9 novembre 2023.

[Su Aleksandr Gel'evič Dugin]

  • Le sue opinioni politiche spaziano dalla teoria della civiltà di Samuel Huntington al satanismo di Aleister Crowley, dal sindacalismo di estrema sinistra al tradizionalismo di estrema destra, dai principi arci-reazionari alle idee radicali anticonformiste.
  • Negli anni '90, Dugin si è presentato apertamente come fascista, ripetutamente elogiando i rappresentanti del nazionalsocialismo tedesco e dei suoi alleati. Recentemente, tuttavia, Dugin si è astenuto dall'esprimere pubblicamente simpatia per il fascismo storico europeo, presentandosi, invece, come "antifascista".
  • In realtà, le affermazioni filosofiche e le idee politiche di Dugin non sono altro che traduzioni o riformulazioni russe di vari discorsi filosofici anti-razionali e anti-individualisti che non fanno parte della tradizione russa. [...] I destinatari che non hanno familiarità con i concetti esaltati dei modelli di ruolo di Dugin del periodo pre, inter e post-bellico potrebbero percepirlo come un filosofo russo originale ma ciò che egli proclama come la sua teoria "neo-eurasiatica" o "quarta" non è altro che il frutto di alcuni teorici e filosofi controversi e marginali dell'odiato Occidente.
  • Dugin e i suoi seguaci hanno contribuito ad avvelenare sempre più il discorso pubblico e intellettuale russo con idee manichee, cospirologiche ed escatologiche: le loro storie sulla secolare inimicizia dell'Occidente contro la Russia, sull'inevitabile battaglia finale tra le potenze tradizionali terrestri e quelle liberali marittime, sull'infiltrazione della società russa da parte di potenze straniere e affini, hanno contribuito alla radicalizzazione del regime e delle politiche di Putin. In questo, Dugin e i suoi seguaci sono stati sostenuti da decine di altri scrittori e commentatori russi reazionari, fascisti, razzisti e ultranazionalisti.

Da Cosa succederà al Putinismo dopo Putin

affarinternazionali.it, 23 novembre 2023.

  • Il fattore di rischio più ovvio e immediato per il governo di Putin è la guerra russo-ucraina. Se persa, la legittimità e il regime di Putin saranno messi a dura prova e potrebbero crollare. L'acquisizione rapida e in gran parte non violenta della Crimea è stato il punto più alto del suo governo. Al contrario, una perdita prolungata e sanguinosa della preziosa penisola diventerebbe il suo nadir e la sua possibile fine.
  • Il regime potrebbe degradare verso un regime ancora più centralizzato e sempre più neostalinista oppure potrebbe tornare alla proto-democrazia della tarda presidenza Eltsin.
  • È vero che sia la Russia zarista che quella sovietica hanno trasferito più volte il potere a un nuovo leader in contesti autoritari o totalitari, anche altri regimi post-sovietici sono riusciti a cambiare i loro leader mantenendo i loro sistemi autocratici e un'elevata continuità delle élite. Tuttavia, queste precedenti transizioni russe o di altri Paesi post-sovietici possono essere diverse da quella futura russa.
  • Sotto Putin, il comportamento dello Stato russo è diventato caratterizzato da arbitrarietà e illimitatezza. Alcune parti interessate potrebbero vedere la questione della successione come una questione esistenziale e di conseguenza spingere i loro candidati con vendetta.
  • Se Putin dovesse improvvisamente lasciare o morire, il Primo Ministro russo, attualmente Mikhail Mishustin, diventerebbe Presidente ad interim, secondo la Costituzione. Considerato l'esempio dell'avanzamento di Putin da Primo Ministro a Presidente in carica e poi a pieno titolo nel 1999-2000, Mishustin potrebbe improvvisamente diventare un peso massimo della politica. Tuttavia, Mishustin non è né un silovik ("uomo di forza", cioè con un passato in un servizio armato) ben collegato, né una figura pubblica prolifica. La sua mancanza di potere domestico e il suo continuo basso profilo sono, si sospetta, le ragioni per cui ha ottenuto e mantiene il suo incarico. I possibili futuri Primi Ministri sotto Putin potrebbero avere qualità simili.
  • Normalmente, in una situazione del genere, si consiglierebbe di lasciare che sia il popolo a decidere. Tuttavia, da oltre due decenni in Russia il voto popolare non è più democratico. Le "elezioni" di Putin sono state concepite per produrre una conferma nazionale del leader predeterminato, piuttosto che per consentire una competizione libera ed equa tra partiti politici indipendenti. Il vincitore di un'elezione presidenziale russa viene scelto in anticipo e non attraverso il voto. Organizzare improvvisamente elezioni a livello nazionale con un risultato indeterminato sarebbe in contraddizione con i modelli di comportamento radicati per oltre due decenni da migliaia di funzionari pubblici, funzionari di partito, operatori dei media e agenti di polizia. Potrebbe essere del tutto impossibile condurre delle vere elezioni per i vari burocrati nazionali, regionali e locali incaricati di organizzarle senza una preparazione preliminare insieme a un aiuto esterno.

Da La diplomazia disarmata. Sei ostacoli a una pace negoziata tra Ucraina e Russia

huffingtonpost.it, 6 marzo 2024.

  • Sono almeno sei gli elementi che impediscono un compromesso tra Kyiv e Mosca: le Costituzioni dei due Paesi, i rispettivi fronti interni, le peculiari esigenze della Crimea e il suo ruolo per la Russia, nonché la memoria storica dell'Europa centro-orientale. Ognuno di questi ostacoli a una tregua rapida è di per sé significativo e il loro impatto combinato sui decisori a Kyiv e a Mosca è notevole.
  • La Russia post-sovietica ha cominciato molto presto a creare e sostenere movimenti separatisti, scatenando o alimentando guerre civili e istituendo cosiddette "repubbliche" o "repubbliche popolari" nello spazio che considera il proprio cortile di casa. Dieci anni fa però, Mosca è andata oltre a questa strategia informale per distruggere gli stati indipendenti nati con la fine del suo impero. Nel marzo 2014 ha formalmente annesso la Crimea, diventata così parte ufficiale della sua cosiddetta federazione. Nel settembre 2022 ha ripetuto questa mossa, inconsueta, dichiarando l'annessione di quattro regioni del sud-est dell'Ucraina e modificando la legislazione russa per incorporarle pienamente. Di conseguenza, la Costituzione russa rivendica adesso cinque regioni ucraine e ci sono decine di atti giuridici di livello inferiore come leggi, decreti e risoluzioni che fanno lo stesso.
  • I territori in questione non appartenevano infatti alla Moscovia, spesso invocata come stato russo primordiale, ma sono stati colonizzati in epoche successive dall'impero zarista e da quello sovietico. Eppure, le pretese, illegali e avulse dalla storia, che Mosca avanza su queste cinque regioni ucraine sono ora parte integrante della legge fondamentale russa, della legislazione federale e della struttura dello stato. Ciò ha avuto già profondi effetti psicologici e materiali sulla vita economica, sociale, culturale e privata di chi subisce l'occupazione russa, soprattutto in Crimea.
  • [...] gli oltranzisti ucraini e quelli russi non sono paragonabili né sul piano normativo né su quello politico. Come le rivendicazioni territoriali inscritte nelle Costituzioni di entrambi i Paesi, i due gruppi sono profondamente diversi sotto molti aspetti: morali, storici, culturali. Da un lato, in Ucraina i cittadini più intransigenti reclamano semplicemente il ripristino della legalità, dell'ordine e della giustizia. [...] Dall'altro lato, in Russia ci sono diversi tipi di oltranzisti che insistono sulla necessità di mantenere, almeno in parte, le conquiste territoriali e politiche frutto dell'intervento militare cominciato nel 2014. I più radicali, tra cui Vladimir Putin, ritengono che l'espansione territoriale finora raggiunta sia insufficiente e considerano russe alcune regioni non ancora annesse illegalmente, come Odessa e Mykolaïv. Secondo questa visione, la non appartenenza dello stato ucraino all'UE e alla NATO deve essere permanente e la sua sovranità va limitata sotto molti altri aspetti, dalla lingua alle politiche di difesa. È anche vero, però, che in Russia i gruppi sociali oltranzisti sono più piccoli e meno radicati rispetto a quelli in Ucraina. Se in futuro l'opinione pubblica russa potrebbe accettare la perdita di gran parte dei relativi guadagni ottenuti con la guerra, è molto più improbabile che la popolazione ucraina tolleri la perdita ufficiale di territori e/o di sovranità.
  • Come ha illustrato la ribellione di Prigožin nell'estate 2023, la prospettiva di disordini sociali sul fronte interno è motivo di preoccupazione anche per la leadership russa. La rivolta armata guidata da Prigožin, è bene ricordarlo, era motivata dalla convinzione che a Mosca mancasse lo spirito guerriero, non quello pacifista. Data la precarietà della situazione politica in entrambi i Paesi, è improbabile che Kyiv o Mosca possano fare concessioni tali da raggiungere un cessate-il-fuoco duraturo, per non parlare di un accordo di pace.
  • Nella sua storia, la Crimea è stata legata amministrativamente al territorio dell'odierna Federazione Russa per soli trentadue anni, dal 1922 al 1954. In precedenza, era stata connessa al territorio dell'odierna Ucraina continentale meridionale attraverso il khanato di Crimea (fino al 1783) e il governatorato della Tauride dell'impero dei Romanov (1802-1917). Dopo un breve periodo come parte della cosiddetta Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa è stata legata tramite la Repubblica Sovietica Ucraina (1954-1991) e l'Ucraina indipendente (dal 1991) al territorio dell'odierno stato ucraino nei suoi confini internazionalmente riconosciuti.
  • Il carattere russo della Crimea è in parte una finzione storica e in parte il risultato di spietati programmi di ingegneria demografica condotti dai regimi in epoca pre-sovietica, sovietica e post-sovietica. Negli ultimi 240 anni San Pietroburgo e Mosca hanno ridotto radicalmente il numero di tatari di Crimea che vivono sulla penisola: nel 1785 erano l'84% della popolazione, oggi, secondo statistiche ufficiali russe, sono il 12%. Gli zar, i bolscevichi e Vladimir Putin hanno messo in atto violente repressioni, deportazioni ed espulsioni per cacciare, definitivamente, centinaia di migliaia di tatari di Crimea dalle loro terre d'origine.
  • Dagli anni Quaranta del secolo scorso la maggioranza [della popolazione della Crimea] è di etnia russa. Ciò è stato possibile solo dopo che su ordine di Stalin quasi tutti gli indigeni sono stati brutalmente deportati nella parte asiatica dell'Unione Sovietica. Deportazione durante la quale molti di loro morirono. La dominanza etnica e demografica della Russia, ottenuta per mezzo di un orrendo crimine di massa, dura da meno di 80 anni.
  • La storia nazionale ucraina, così come quella di altre nazioni dell'Europa centro-orientale, suggerisce che la Russia non rispetterà un accordo raggiunto per vie diplomatiche invece che con una vittoria militare. Negli ultimi trent'anni l'Ucraina indipendente ha firmato centinaia di accordi con la Russia, la validità della maggior parte dei quali oggi è nulla.
  • Da trent'anni la Moldova è uno dei paesi più poveri d'Europa, nonché uno stato perennemente al collasso. Il destino della Moldova, il successo dell'esperimento russo in Transnistria e la reazione dell'Occidente hanno fornito al Cremlino elementi preziosi, che hanno informato le azioni e la strategia della Russia in Georgia nel 2008 e in Ucraina nel 2014. La Transnistria è diventata un modello a tal punto che nella primavera 2014 alcuni funzionari piazzati da Mosca nel cosiddetto governo dello pseudo-stato con capitale Tiraspol sono stati trasferiti nel Donbas, dove hanno contribuito a creare le cosiddette "repubbliche popolari" di Donec'k e Luhans'k, poi annesse dalla Russia nel 2022.
  • In futuro ci sarà spazio per i negoziati, ma non finché Kyiv non potrà trarne beneficio in virtù di cambiamenti sia sul fronte sia a Mosca. Un accordo firmato prima che l'Ucraina abbia ottenuto almeno un vantaggio militare significativo, e quindi una posizione negoziale di forza, sarebbe probabilmente una farsa. Invece che porre fine alla guerra, al massimo la rimanderebbe.
  • Alla luce del comportamento della Russia nello spazio post-sovietico negli ultimi trent'anni, la pace potrà essere raggiunta solo attraverso una deterrenza militare plausibile, che eviti una nuova escalation. Fornire a Kyiv un adeguato supporto militare è quindi la strategia giusta sotto tre profili diversi. Innanzitutto, contribuirà da subito a gettare le basi per negoziati sostanziali. In secondo luogo, permetterà di raggiungere un accordo sostenibile tra Kyiv e Mosca, al contrario degli Accordi di Minsk. Infine, garantirà una pace duratura.

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