Antonio Caccianiga

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Antonio Caccianiga

Antonio Caccianiga (1823 – 1909), politico, patriota e scrittore italiano.

Incipit di alcune opere[modifica]

Il bacio della contessa Savina[modifica]

l romanzo della mia vita incomincia quando io avea diciott'anni, e passavo gran parte del giorno al balcone, in casa di mio zio canonico. Allora la contessa Savina di Brisnago aveva sedici anni, e ricamava, seduta presso al balcone dirimpetto del mio. Era una bella giovanetta, aveva un profilo dolcissimo, un nasino provocante, una bocca soave, capelli neri rilevati sulla fronte, occhi bruni, divini. Mi pareva un angelo sceso dal cielo, tanto i suoi movimenti erano leggiadri e maestosi. Io non mi saziava mai di contemplarla, ella di tratto in tratto alzava la testa dal lavoro, si passava una mano sulla fronte, si lisciava i capelli, poi con aria distratta guardava il cielo, le case di fronte e le tendine della finestra. Il suo sguardo percorrendo questa linea attraversava naturalmente il mio balcone, e quantunque passasse come un lampo, pure mi gettava lo scompiglio nell'animo. Non saprei spiegare l'arcana attrattiva, che come un filo invisibile mi legava a quella fanciulla, tenendomi immobile per delle ore.

Il dolce far niente[modifica]

Nel secolo passato, al tempo che i nostri nonni in parrucca colla coda, facevano una corte spietata alle nostre nonne in toppè, la città di Treviso non era così linda come al giorno d'oggi. Fabbricata, a quanto sembra, prima dell'invenzione dello spago, la linea retta non appariva che per accidente.

Il roccolo di Sant'Alipio[modifica]

La neve cadeva a larghe falde a Pieve di Cadore, e il vento che soffiava dall'Antelao la portava sui ballatoi e sulle scale esterne delle vecchie case di legno, sui poggiuoli e sulle cornici dei balconi delle case nuove. Il nevischio penetrava in tutti gli angoli, si accumulava sugli abbaini dei tetti, si distendeva sugli spigoli sporgenti dai muri.

La dote d'Orsolina[modifica]

Se in un giardino si trovano dei pomi maturi, una bella ragazza di diciott'anni, e un bel giovinetto di venti, e non si rinnova la storia di Adamo ed Eva, è proprio un miracolo. Non occorre nemmeno il serpente.
Nei dintorni di Milano c'è uno stabilimento industriale circondato da un parco, ove il signor Carlo Y——, figlio del proprietario, s'incontrava sovente con l'Orsolina, figlia del capo-fabbrica.
[In "First Italian Readings", a cura di Benjamin Lester Bowen, D. C. Heath & Co., 1897]

La famiglia Bonifazio[modifica]

Il capitano Bonifazio e il maestro Zecchini erano sempre insieme, ma non andavano mai d'accordo. Il primo era un uomo d'azione e non da ciarle; ligio alla disciplina militare si era abituato ad obbedire ciecamente; il secondo avvezzo alla cattedra voleva sempre ragionare a diritto o a torto, come faceva alla scuola. Egli la pretendeva a filosofo, e amava la discussione; l'altro si schermiva girando la posizione con tattica; come nelle evoluzioni militari.

Lo zio ministro[modifica]

IL piccolo villaggio di —— nell'alta Lombardia era tutto scombussolato. Avete mai provato a battere le nocche sulle pareti d'un alveare?... Le api fanno un sussurrio che indica la loro agitazione pel rumore straordinario che interrompe le occupazioni laboriose della loro vita. Così in quell'angolo tranquillo del mondo, in quel paesello di semplici coltivatori si vedeva un movimento inusitato, un va e vieni di gente frettolosa e di curiosi, che arrestavano per via i vicini interrogandoli e facendo le meraviglie.
[In "First Italian Readings", a cura di Benjamin Lester Bowen, D. C. Heath & Co., 1897]

Rivelazioni d'un'ostrica[modifica]

Il dotto naturalista signor X—— si presentò all'Accademia scientifica di N—— chiedendo d'essere ammesso a leggere in pubblica adunanza alcuni suoi studi. La domanda venne accolta favorevolmente da tutti i membri della presidenza, che lo invitarono a prender posto fra loro.
—Ella ci fa un vero onore,—gli disse il presidente.—La stampa ci porta via il lavoro dei nostri soci che preferiscono presentarsi direttamente al pubblico. I pochi che danno la preferenza alla qualità sulla quantità degli uditori mostrano il loro acume. So che Ella studia molto....
—Sì signore,—rispose il naturalista,—studio moltissimo... e non so nulla.
—Troppa modestia.... Ora siccome dobbiamo inserire gli argomenti delle letture nell'ordine del giorno delle adunanze, la prego di voler favorirmi il titolo dei suoi studi.
—Intendo di presentare all'Accademia... le rivelazioni d'un'ostrica.
[In "First Italian Readings", a cura di Benjamin Lester Bowen, D. C. Heath & Co., 1897]

Citazioni su Antonio Caccianiga[modifica]

  • Antonio Caccianiga è uno schietto tipo della razza italiana sana: sano il suo intelletto, sano il cuore e fino al recente assalto del morbo, sana la fibra. In tante pagine, scritte dalla sua penna facile ed onesta, neppure un'ombra di malinconia malaticcia; mai un pensiero che s'allontani da un concetto giusto della vita [...]. Egli è lo scrittore del buon senso, della grazia paesana; è anche l'apostolo dei campi. (Raffaello Barbiera)
  • Antonio Caccianiga ha «la religione» della campagna. La sacra tellus, la «madre antica» dei poeti, è l'altare di quell'anima schietta; essa, per l'autore della Vita campestre, è una creatura viva e immortale, di cui conosce ogni respiro. La zolla che produce la rosa e la spica d'oro, il lauro dei poeti, il vino delle mense (questo sangue della terra), il fior d'arancio delle spose, il giglio dei tabernacoli, come le quercie che lottano colle bufere e i cipressi che custodiscono gli avelli, è adorata, esaltata, è quasi cantata; poiché il libro del Caccianiga è un limpido poema didascalico, al quale non manca che il metro. (Raffaello Barbiera)
  • Il Caccianiga ha [...] il torto di giudicare la società senza risentire le passioni che la agitano. Dal riposo e dall'innocenza della vita campestre egli crede dipingere la vita, ma la mano trema, esagera i contorni e il quadro riesce un po' di maniera. La sua voce spesse volte giunge come un'eco simpatica, ma languida, e i suoi apprezzamenti restano sempre nei campi della teoria, sicché non se ne può trarre utilità. Il Caccianiga ha il torto di voler troppo moralizzare e di assidersi Geremia novello sulle rovine della patria, lamentando la miseria dei tempi e degli uomini. Ma allorché il Caccianiga sveste la giornèa del moralista[1], scrive qualche bozzetto con una verità e leggiadria inimitabili. (Pompeo Gherardo Molmenti)

Note[modifica]

  1. Smette di atteggiarsi a (o assumere il tono di) moralista.

Bibliografia[modifica]

Altri progetti[modifica]