Carlo Gemelli

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Carlo Gemelli (1811 – 1886), patriota, storico, letterato e bibliotecario italiano.

Citazioni di Carlo Gemelli[modifica]

  • Silvano Van de Weyer, ancorché volesse migliorar lo Stato colle sole riforme, pure era egli in alta estimazione tenuto per la dottrina della mente, e per le nobili qualità dell’ indole. Cultore degli studi di giurisprudenza, di storia e filosofia, amatore delle amene lettere, e conoscitore de' forestieri idiomi, ei fu giovanissimo prescelto a professore di filosofia nel Museo di Brusselle, e conservatore di quella celebre collezione di manoscritti nota per il nome di biblioteca de' duchi di Borgogna.[1]
  • Grave e conciso scrittore, pregiato per amore alla libertà e alla patria, ei [Silvano Van de Weyer] si affaticava in quel tempo per una amministrativa separazione. Credeva, non francese, nè punto europea l'idea repubblicana. Unica forma acconcia alla liberazione del Belgio un ordinamento monarchico. Or questa credenza lo induceva a contrariare i lamenti del popolo, ed a spegnere nelle favorevoli occasioni le più generose e salutari tendenze.[2]

Storia della siciliana rivoluzione del 1848-49[modifica]

  • Ripristinati i tristi padri [gesuiti] nell'isola fin dal 1804 dal governo borbonico, avevano in breve l'antico fasto amplificato, e le arti malefiche per riprendere la pristina potenza ristaurate. Né passava lungo tempo, che ripigliando l'ufficio di spiatori governativi, adoperando la confessione e la parola, predicando l'ubbidienza passiva e il rispetto cieco al dispotismo, riguadagnava la stolta venerazione del volgo de' nobili, e delle plebi superstiziose ed ignoranti. Così fra la grande copia di mali, che affliggevano la Sicilia, principalissima sventura era la possanza esercitata dalla ribalda compagnia[3], inimica dell'umana ragione, e spogliatrice degli ereditaggi delle famiglie. Ma venuti i tempi grossi, e romoreggiando la rivoluzione, quei padri volgevansi astutamente a pigliare sembianza di libertini[4], a sovvenire di pane e di danaro il povero o la vedova infelice. In tal guisa ei credeano, che questa ostentata larghezza giovar potesse alle sorti della loro società minacciata, in mezzo alla nuova procella, da imminente rovina. (vol. II, p. 42)
  • Grave danno parimente produceva il favore, che volle il governo generosamente o piuttosto ingiustamente ai pubblici uffiziali borbonici accordare. Caduto il dispotismo, egli è certo che i migliorati ordini sorgenti dalla rivoluzione, non si potevano, né si dovevano ad altri affidare, che ad uomini fedeli, onesti, e di santa carità cittadina nudriti ed animati. Imperoché deplorabile errore è il voler credere, che gente servile, corrotta, e ciecamente prostrata ai voleri di un despota, possa amare sinceramente le libere istituzioni di un popolo, possa fedelmente rispettare le nuove leggi nate dalla risorta libertà, diverse e contrarie a quelle imposte dalla violenza e dallo arbitrio. [...]. Grande perciò e non perdonabile ignoranza fu quella del siciliano governo, il quale credette opera di giustizia e prudente arte di regno lo sperare una conciliazione fra i servidori del dispotismo e gli uomini della rivoluzione, fra la civiltà e la barbarie. (vol. II, pp. 43-44)
  • Ammiravano [i lodatori del ministero] l'ardimento e le dottrine del Cordova il quale osava modificare l'ordinamento della proprietà siciliana; spogliare i preti e i frati delle ricchezze inutili o superflue al culto cattolico; affrontare l'ira dell'alta aristocrazia ecclesiastica, privandola di buona parte de' suoi beni; destare malevoglienza e rancori in quell'ordine di persone arricchite a danno de' coltivatori e dell'inetto proprietario; forzare ad aver fede nella rivoluzione i possessori de' beni soggetti a canoni, affrancando i possedimenti; operare insomma un mutamento conforme ai nuovi tempi, allo stato della rivoluzione, e distruttore delle vecchie basi dell'ordine sociale. (vol. II, p. 100)

Note[modifica]

  1. Da Storia della rivoluzione belgica dell'anno 1830, presso l'Editore Giuseppe Legnani, Bologna, 18672, p. 166.
  2. Da Storia della rivoluzione belgica dell'anno 1830, presso l'Editore Giuseppe Legnani, Bologna, 18672, pp. 166-167.
  3. Compagnia di Gesù.
  4. Liberali.

Bibliografia[modifica]

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