Ernesto Lugaro

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Ernesto Lugaro (1898)

Ernesto Lugaro (1870 – 1940), psichiatra italiano.

Per l'Università di domani[modifica]

  • Oggi l'Austria impicca come traditori gli esuli che combattono contro di lei per la liberazione della loro patria[1] : orbene, l'odiosa ragione di Stato che spinge l'Austria a questi misfatti è un corollario delle dottrine tedesche che pongono lo Stato al disopra della nazione, e, più da lontano, della dottrina terribilmente illiberale di Hegel, che conferisce allo Stato una dignità sovrumana, cui gl'individui debbono piegarsi ciecamente. A fil di logica, il carnefice Lang[2] e Francesco Giuseppe sono hegeliani senza saperlo. (p. 12)
  • Nel periodo delle guerre che condussero alla costituzione dell'Impero tedesco, due correnti opposte dividevano l'opinione pubblica: una, liberale, anteponeva a tutto la conquista della libertà; l'altra, la corrente prussiana, militarista e autocratica, bandiva la necessità di sacrificar tutto, anche la libertà, alle aspirazioni unitarie. «L'unità mediante la libertà» era il motto dei primi. «La libertà mediante l'unità» replicavano gli altri. Non occorre dire che quest'ultima corrente era di gran lunga la più forte, ch'essa vinse e stravinse, ed attuò la prussificazione della Germania. Il mondo universitario contribuì non poco alla sua vittoria, e specialmente gli storici tedeschi, capitanati da Treitschke, fecero una propaganda formidabile, dalla cattedra e dai libri, in favore di tale principio. (pp. 12-13)
  • Ogni unità nazionale dovrebb'essere unione di liberi: non avrebbe senso se non s'ispirasse alla libertà. L'unità nazionale tedesca è nata malamente: è nata da una serie di guerre, di conquiste, di frodi diplomatiche, «col ferro e col fuoco», come diceva Bismarck. Su questa falsa via, doveva necessariamente andare oltre il segno. E difatti, mentre per un certo verso l'unità tedesca si può dire non ancora compiuta, per un altro è già sorpassata. L'aspirazione di certi nazionalisti moderati, che vagheggiano l'unione di tutti i popoli di lingua tedesca, compresi cioè quelli dell'Austria e della Svizzera, può passare per legittima e ragionevole, beninteso purché non sia forzata. Ma intanto l'annessione violenta della Posnania, dello Schleswig-Holstein, dell'Alsazia e della Lorena ha già smascherato da un pezzo l'ambizione imperialista. E non parlo dei chimerici piani che hanno provocato la guerra d'oggi[3]. L'unità predicata dagli storici, dagli statisti e dai militari tedeschi, l'unità cui la libertà deve cedere il passo, non è l'unità nazionale, è l'unità dell'utopia imperialista, la partecipazione di tutti i Tedeschi ai frutti ed all'orgoglio del dominio universale. (pp. 13-14)
  • Le società delle api e delle formiche, cui sembra ispirarsi la Germania, sono – nel loro genere – qualcosa di perfetto, ma anche d'imperfettibile e immutabile. L'umanità non deve aspirare a un regime chiuso di questo genere, ma a forme politiche che concilino l'unione civile con la libertà individuale. Guardiamoci dunque dal giudicare con pessimismo le nostre esuberanti intolleranze, che ci spingono talvolta all'indisciplina e all'ipercritica. Ben fu detto: malo periculosam libertatem. La libertà delle coscienze, anche se può parere eccessiva, anche se implica dei rischi, è d'altra parte la miglior guarentigia di sviluppi sociali superiori. E non bisogna esagerare il pericolo: il popolo che tollera poco una disciplina autoritaria e pedantesca, sa rovesciare all'occorrenza un governo illiberale; ciò non esclude che ove un alto ideale lo reclami, sappia anche assoggettarsi alla più rigida disciplina: una disciplina di ben più alto valore, perché volontaria. (pp. 20-21)
  • Circa i bisogni dell'istruzione elementare si è ormai tutti d'accordo. Debbono al più presto sparire gli analfabeti, cui una bizzarra avventura parlamentare ha inopinatamente concesso il voto, ed anzi, dato il loro ingente numero, la supremazia elettorale. Bisogna che i nostri emigranti non siano più additati all'estero come gente sobria e laboriosa finche si vuole, ma ignorante e ineducata. Bisogna gettare larghe fondamenta all'edifizio della cultura nazionale. (p. 22)

Note[modifica]

  1. Allusione agli irredentisti Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa che, arruolatisi nella prima guerra mondiale nell'esercito italiano, furono presi prigionieri dagli austro-ungarici e impiccati per alto tradimento.
  2. Josef Lang, esecutore delle sentenze capitali.
  3. Prima guerra mondiale.

Bibliografia[modifica]

  • Ernesto Lugaro, Per l'Università di domani, Discorso inaugurale letto nell'Aula magna dell'Università di Torino il 4 novembre 1916, Tipografia galileiana, Firenze, 1916.

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