Fabrizia Pons

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Fabrizia Pons e Michèle Mouton su Audi Sport quattro al Rally di Gran Bretagna 1984

Fabrizia Pons (1955 – vivente), pilota e copilota di rally italiana.

Citazioni di Fabrizia Pons[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • [Nel 2012, «è cambiato qualcosa per le donne che vogliono gareggiare?»] Oggi, come allora, essere donne in un certo senso può aiutare a incominciare. Se però vuoi andare avanti devi fare le cose seriamente ed essere in grado di essere molto professionale. Sia come pilota che come navigatore.[1]
  • [Sull'Audi quattro] Non era certo una macchina sincera ed era terribilmente sottosterzante. Ricordo in particolare la Quattro degli inizi: era come un bebè che aveva ancora bisogno del latte della mamma e non era ancora passato agli omogeneizzati. Come team avevamo mezzi incredibili, ma la verità è che noi non avevamo un grande stratega come Cesare Fiorio.[2]

Fabrizia Pons: una vita a tutto gas. In auto e moto

Intervista di Claudio Pavanello, automoto.it, 14 gennaio 2013.

  • Il motocross è stato il mio primo grande amore, ed ancora oggi mi appassiona molto. Non so come è nata la scintilla, non è che avessi amici o parenti appassionati. A quindici anni mi feci regalare dai miei una Aspes 50, ufficialmente per andare a scuola, con cui cominciai però a correre nella categoria Cadetti, che ben presto lasciò spazio ad una Ancillotti 125. In famiglia rimasero decisamente sconcertati da questa passione, che mi spingeva anche a lavorare sulle moto, smontandole e rimontandole in continuazione. Dal '59, quando avevo quattro anni, al momento del debutto nel cross nel '71 avevo fatto solo danza classica, il cambiamento era abbastanza drastico!
  • A ripensarci, credo che fui abbastanza incosciente nel dedicarmi al cross, perché le moto di allora erano veramente ruvide e pesantissime, richiedendo uno sforzo fisico esagerato per una donna, cosa che mi portò in quel periodo ad essere probabilmente il migliore cliente del reparto di Ortopedia a Torino. Comunque, se stavo in piedi, riuscivo talvolta a raggiungere il mio obiettivo, ovvero entrare nelle batterie. Quando accadeva, grazie anche al mio peso contenuto, ero celebre per riuscire a fare partenze brucianti e affrontare spesso in testa l'entrata della prima curva. Purtroppo solo quella però, perché poi venivo inevitabilmente risucchiata! Nel '74 trovai addirittura un Commissario Sportivo che mi autorizzò a passare di licenza, correndo negli Juniores: non so se fui più folle io a volere fare questo salto, o lui a darmi il benestare!
  • [«Come finì la tua esperienza motociclistica?»] Nel '75 la Moto Villa mi diede una 250 "ufficiale", ovviamente non per meriti sportivi ma perché comunque la mia presenza suscitava attenzione nei media. Purtroppo nel cercare di domarne i circa 50 cavalli ebbi un ennesimo incidente, e per alcune settimane rischiai l'amputazione del piede. Era veramente troppo, anche per la mia famiglia.
  • [«Quindi decidesti di correre nei rally...»] Usai sempre lo stesso trucco, mi feci regalare una A112 Abarth 70hp, montai cinture e roll-bar e andai subito a correre, senza neanche aver fatto il rodaggio. A sorpresa vinsi al debutto la mia Classe, e di conseguenza i commissari mi smontarono bullone per bullone la mia bella macchina nuova: me la restituirono praticamente in uno scatolone, rimasi esterrefatta.
  • Fu un giornalista, Carlo Cavicchi, a fare il mio nome ai vertici Audi che volevano costituire un equipaggio tutto femminile con Michèle Mouton pilota. Fui avvantaggiata dal sapere bene il francese, per navigare Michèle, e inglese, per parlare con i tecnici. [...] L'esperienza Audi fu bellissima e faticosa: appena salita sulla Quattro compresi subito che era una vettura diversa da tutte le altre, destinata a convertire i rally alla trazione integrale, ma il suo sviluppo non fu facile. Le prime erano scorbutiche, con molto sottosterzo; Michèle non parlava inglese, quindi dovetti fare io da tramite con i tecnici tedeschi, ed in questo mi aiutò molto essere stata una pilota, per trasferire al meglio le sensazioni. Proprio perché ci costruimmo assieme un po' alla volta la macchina, il trionfo al Sanremo '81, prima vittoria di un equipaggio femminile nel mondiale, fu favoloso, e la stagione '82 memorabile: andammo veramente vicine al titolo, fu una grande amarezza perderlo sul filo di lana.
  • [...] la Quattro andava forte, ma era ancora una macchina per certi versi tradizionale, con il suo bel motore davanti che dava almeno l'idea di proteggerti. Inoltre era una vettura che trasmetteva il senso della velocità: vibrava, ruggiva, ti avvertiva dei limiti, ti teneva in tensione.
  • Al Tour de Corse '86 [...] navigai la Mouton, che era passata in Peugeot al volante della 205 Turbo 16. Mi accorsi subito che quella splendida vettura non solo andava fortissimo, ma lo faceva con sconcertante facilità, senza dare all'equipaggio l'idea del limite [...]
  • [...] nonostante anche in macchina abbia talvolta preso dei gran botti, non ho mai avuto veramente paura durante le gare. Io mi fido sempre ciecamente del mio pilota, come d'altronde lui deve fare con me [navigatore]. Ritengo che questa assoluta fiducia reciproca, questo feeling, siano essenziali perché un equipaggio funzioni.

Fabrizia Pons. Il Rally tinto di rosa

Intervista di Roberto Berloco, rallyssimo.it, 27 aprile 2023.

  • Non ho mai giudicato gli sport motoristici con le quattro ruote terreno maschile. Anzi. Non posso valutare le gare in pista, ma nei rally la forza fisica non ha importanza, mentre la resistenza e la concentrazione sono importantissime. Da qui, ho sempre trovato normalissimo che un equipaggio femminile potesse raggiungere i risultati che abbiamo raggiunto noi [riferendosi a Michèle Mouton]. Mi dispiace che, ad oggi, siamo rimaste le uniche e che nessuno abbia seguito la nostra strada.
  • [«Ritieni che, in termini psicologici, un navigatore donna sia così in grado di offrire di più rispetto ad un uomo?»] Difficile generalizzare. Penso che una donna sia, generalmente parlando, più calma e concentrata di un uomo. Ma, forse, mi sbaglio.
  • [Sul Rallye Sanremo 1981] Sinceramente, mi sono resa conto di quanto speciale sia stata quella vittoria al Sanremo solo anni dopo. Dopo la vittoria, avevo da organizzare le ricognizioni per la Corsica e non avevo tempo di autocongratularmi per quanto successo. Sì, certo, avevo capito che era stato qualcosa di particolare per le centinaia di telegrammi ricevuti e le decine, forse centinaia, di mazzi di fiori. Ma, ripeto, non ho avuto tempo di soffermarmi sull'accaduto. Io, da sempre, guardo avanti, poco indietro. Dopo anni, dopo la quantità pazzesca di domande su quella gara, ho capito.

Note[modifica]

  1. Dall'intervista di Melania Sebastiani, L'angelo del cross, storiedisport.it, dicembre 2012.
  2. Da una conferenza nell'ambito della rassegna "The Golden Age of Rally" al Museo dell'Automobile di Torino, 25 gennaio 2023; citato in Alberto Amedeo Isidoro, Lancia 037 vs Audi Quattro: parlano i protagonisti, alvolante.it, 26 gennaio 2023.

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