Giorgio Israel

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Giorgio Israel

Giorgio Israel (1945 – 2015), storico della scienza, matematico ed epistemologo italiano.

Il fascismo e la razza[modifica]

  • Nel parlare del cosiddetto Manifesto degli scienziati razzisti si compiono clamorosi errori, come quello di menzionare Pende[1] come «l'unica figura di primo piano» tra i firmatari, quasi si trattasse di una lista di «giovani assistenti» o figure modeste, mentre tra di esse vi era il presidente dell'Istat Franco Savorgnan e il patron della psichiatria italiana Arturo Donaggio. Ma la conseguenza più negativa dell'aver omesso un'analisi dell'atteggiamento del mondo culturale e universitario era la riduzione della vicenda del razzismo fascista a una questione meramente politica e persino soltanto di politica internazionale, e quindi l'aver accreditato la tesi secondo cui il fascismo non aveva mai avuto propensioni razziste, tantomeno antisemite, e che la scelta di promulgare una legislazione razziale era stata conseguenza del patto d'acciaio con Hitler, e quindi soltanto una concessione all'alleato nazista. (Introduzione, pp. 13-14)
  • Quando il regime fascista decise di abbandonare le politiche liberali rinunciatarie, che si erano adattate passivamente al fenomeno dell'emigrazione, per rivalutare la risorsa della popolazione come principale ricchezza della nazione, la statistica tornò al centro dell'attenzione. Protagonista di tale svolta, che dal 1927 in poi fece entrare a pieno titolo la demografia nella politica, fu Corrado Gini, una delle figure più illustri della scienza demografica italiana. (cap. III, p. 154)
  • Secondo Pende, la nascita e la crescita dell'individuo potevano essere sottoposte a un controllo «ortogenetico» tale da produrre individui sani e socialmente utili e così migliorare la razza. Pende aveva sviluppato le sue teorie fin dagli anni Venti e fin dall'inizio le aveva strettamente collegate a un programma di intervento pratico che consisteva nel registrare gli individui mediante una scheda «biotipologica» da lui stesso inventata e a più riprese perfezionata, e nel sottoporli al controllo di una rete di istituti o cliniche ortogenetiche di cui creò un prototipo nel 1926 presso l'Università di Genova. (cap. III, pp. 173-174)
  • [...] Gini rimase fedele al regime [fascista] sino alla fine e manifestò sempre idee fasciste radicali. Quando l'Italia si avvicinò alla Germania e fu stretto il patto d'acciaio, egli esaltò la grande prospettiva di un nuovo ordine mondiale nazifascista. Per quanto attiene la tematica razziale, Gini non firmò il Manifesto degli scienziati razzisti e non si segnalò nella campagna razziale. (cap. III, pp. 155-156)
  • [...] se è forzato attribuire responsabilità a Pio XII in merito alla Shoah, il discorso cambia se parliamo delle politiche razziali fasciste. In altri termini, se per Pio XII e buona parte del mondo cattolico era inaccettabile l'idea di una soppressione fisica del popolo ebraico e, più in generale, di una politica razziale condotta sul principio del sangue, una discriminazione non cruenta che lasciasse aperta la strada alla conversione e alla reintegrazione per chi volesse allontanarsi dall'ebraismo (e che, di fatto, costituisse un incentivo per ottenere un tale risultato) non era da rigettare. (Epilogo, pp. 430-431)

Note[modifica]

  1. Nicola Pende (1880 – 1970), politico e medico italiano.

Bibliografia[modifica]

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