Giuseppe Conti (bibliotecario)

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Giuseppe Conti

Giuseppe Conti (1847 – 1924), bibliotecario e storico italiano.

Firenze dopo i Medici[modifica]

  • Non è facile farsi un' idea di ciò che era Firenze all'epoca della estinzione di Casa Medici, tanto è enorme la differenza da allora a oggi per la vita e per i costumi, come di quello che erano i fiorentini per carattere e per gusti.
    I quali fiorentini – è meglio dirlo subito per non dimenticarsene – erano, per la maggior parte, una massa di bighelloni, salvo s'intende le solite rare eccezioni, avvezzati male in ciò dai Medici, che tenevano quieto il popolo con le feste, con gli spettacoli, coi fuochi d'artifizio sulla torre di Palazzo Vecchio, anche se un principino, o principessina della famiglia, si soffiava per la prima volta il naso da sé, e per tant'altre prime volte, che tutte non importa dire. (p. 52)
  • [...] una delle principali piaghe di Firenze era quella del giuoco clandestino, sotto le più svariate forme, e coi mezzi più disparati. Non c'era strada un po' appartata, o luogo solita- rio, specialmente lungo le mura della città, anche d'inverno, e nelle ore più calde dell'estate, per esser meno facilmente sorpresi, che non si incontrassero gruppi di giovinastri, e anche di uomini fatti e che avevano famiglia, i quali se ne stavano a sedere in terra facendo cerchio al banco, ed altri curvati dietro ad essi e quasi addosso, e in piedi i più lontani, intenti tutti e silenziosi a giuocare, rompendo spesso il silenzio con bestemmie e imprecazioni, quando qualcuno si riteneva derubato, avendo in ciò, raramente torto. Ma per la paura dei birri, si faceva tacere il turbolento che era costretto ad andarsene senza più un soldo in tasca. (p. 53)
  • I deputati [della Repubblica di Genova] storditi e inorriditi [dalle minacce del commissario tedesco Chotek, giunto da Vienna] ricorsero allora al marchese Botta Adorno, protestando che i genovesi perivano sotto aggravi così insopportabili. Il Botta, con piglio acerbo e ghigno crudele, rispose che PERÒ RESTAVANO LORO GLI OCCHI PER PIANGERE! Parole infami pronunziate da labbra anche più infami perché d'un italiano che restarono famose e levarono dal cuore dei genovesi ogni speranza. (p. 393)
  • Dato il carattere orgoglioso ed intransigente del maresciallo Botta, i fiorentini erano curiosi di vedere quali novità avrebbe introdotto nelle cerimonie del giorno di San Giovanni. E furono contentati. La festa si svolse nel modo consueto: soltanto il maresciallo Botta introdusse l'attesa novità: poiché mentre i suoi predecessori si contentavano di stare in una poltrona fuori del trono sotto la Loggia, — che parevano un cane fuori del casotto, come fu detto per il Craon — il Botta, fece rivoltare quella che rimaneva vuota, sotto il ritratto del Granduca, e alla spalliera di quella addossò la sua, standosene così in trono, come se fosse lui il sovrano. (pp. 405-406)

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