Guido Biagi

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Guido Biagi, circa 1910

Guido Biagi (1855 – 1925), bibliotecario, scrittore, storico e giornalista italiano.

La vita privata dei fiorentini[modifica]

Incipit[modifica]

Quale fosse la Firenze del Tre e del Quattrocento non è facile immaginare. A riguardarla dall'alto, da uno di quei colli che le fanno ridente corona e oggi son per lei mutati in altrettanti giardini, mentre forse allora nereggiavano d'alberi folti, di macchie e di scopeti, appariva come una bruna massa di torri merlate, cinta di mura e di baluardi. I pubblici edifizi che noi ammiriamo, le aeree cupole delle chiese, i campanili, nella cui voce è il palpito della vita d'un popolo, non ancora drizzavansi tutti nel fondo azzurro del cielo, come le antenne poderose d'una nave a più alberi. La terza cerchia, quella istessa che noi vedemmo abbattere, non era interamente compiuta, e l'Arno faceva il suo gorgo dove è ora la Piazza di Santa Croce, sboccando tra il Ponte a Rubaconte e il Castel d'Altafronte.

Citazioni[modifica]

  • [...] diciamolo aperto, [Francesco Datini] è il più esoso tipo di mercante che ci abbia dato quel secolo. (p. 63)
  • Anche Francesco Datini nell'agosto 1399 andò in pellegrinaggio, "vestito tutto di tela lina bianca e scalzo", co' suoi famigli, amici e vicini. Erano in tutto dodici e portaron seco due cavalle e una muletta, "in sulle quali bestie mettemmo un paio di forzeretti, in che furono più scatole di tutte ragioni confetti, e formaggio d'ogni ragione, e pane fresco e biscottato, e berlingozzi zuccherati e non zuccherati e più altre cose che s'appartengono alla vita dell'uomo, tanto che le dette cavalle furono presso che cariche di vettovaglie". Stettero in pellegrinaggio dieci giorni, dal 28 agosto al 6 di settembre, e giunsero fino ad Arezzo o poc'oltre; e dovunque si fermavano compravano cose da mangiare. Era davvero un allegro modo, e comodo, di far penitenza, e di pellegrinare a cavallo!
    Delle pratiche religiose, i più accorti e più increduli rispettavano appena la forma esteriore, come il Datini, che temeva i rimbrotti e i predicozzi dell'amico e mentore spirituale Ser Lapo Mazzei. (pp. 80-81)

Bibliografia[modifica]

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