Lido Vieri

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Lido Vieri

Lido Vieri (1939 – vivente), allenatore di calcio ed ex calciatore italiano.

Citazioni di Lido Vieri[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

Lido Vieri, il portiere marinaio che parava senza noia: "Ma ora usano i piedi"

Intervista di Gianni Mura, repubblica.it, 24 marzo 2014.

  • Mio padre faceva il pescatore. Poi è saltato fuori un posto alle ferrovie e la famiglia ha traslocato sulla terraferma. Io sono diventato portiere per caso, il mio sogno era andare per mare. Quand'è arrivata l'offerta del Torino avevo già tutte le carte in regola per imbarcarmi come mozzo su un mercantile che da Genova andava in Brasile. Il pallone era un divertimento, un gioco. Non pensavo di poterci campare. Spesso giocavo il primo tempo da attaccante, per fare gol, e il secondo da portiere, per difendere il vantaggio. La prima squadra è stata a Venturina, 13 km a piedi all'andata e 13 al ritorno. Lì c'era [...] un ristorante famoso, da Otello. Sull'Aurelia, si fermavano i tir come le macchine di lusso. [...] Lì un bel giorno si fermò a mangiare il dottor Lievore, che curava il settore giovanile del Toro. E lì per caso c'era a mangiare anche il dottor Biagi, un farmacista, il mio presidente, e mi segnalò. [«Convocato per un provino, viene preso»] Partii diviso dentro: cominciava un'avventura ma lontana dal mare, quello l'avevo perso.
  • [Sul portiere] [...] il bello del ruolo, il lato romantico se vogliamo, era nella sua diversità. A me piaceva uscire di porta e arpionare il pallone con una mano sola, fin sul dischetto del rigore uscivo per respingere di pugno. E allora era regola che ogni pallone nell'area piccola fosse del portiere. Adesso vedo che molti hanno la catena corta ma, soprattutto, che pochissimi cercano di bloccare il pallone. Quando finalmente ho avuto un preparatore, la sua domanda più frequente era: perché non l'hai bloccata? E, in caso di respinta, sempre di lato, mai frontale. Oggi sembra che queste cose siano finite in soffitta. Sono cambiati i palloni, sono cambiate le regole non sempre in meglio. Io cancellerei quella che porta rigore ed espulsione sull'uscita del portiere: una volta gli attaccanti ti saltavano, per non farti e non farsi male, adesso ti vengono a cercare, fanno di tutto, per sbatterti addosso, e ci credo: hanno tutto da guadagnare, al massimo rischiano un giallo per simulazione.
  • [...] mi piaceva molto anche [...] uno che non è diventato famosissimo: Doriano Carlotti, un elbano, giocava nel Piombino ed è stato il primo dei miei idoli. Stavo dietro la sua porta. Era secco secco, non alto, un coraggio da leone nelle uscite. Quando qualche squadra di A bussava per Carlotti, il Piombino sparava cifre pazzesche e così non s'è mai mosso. Quando ha smesso ha aperto una macelleria.
  • [...] ci è toccato veder vincere un mondiale a Taffarel, uno che si tuffava di pancia e non di fianco [...]
  • [...] il ruolo è cambiato da quando i portieri hanno dovuto imparare a usare i piedi, diventando meno diversi, più uguali agli altri. [...] Certo se vedo le foto di quando giocavo io e di adesso sembra passato un secolo. I guanti, per esempio. Non li ho usati per anni o al massimo quelli di lana se pioveva. A mani nude sentivo di più il pallone, anche col freddo. Poi sono arrivati quelli zigrinati, come le coperture delle racchette da ping pong, e adesso ci sono certi guanti che sembrano usciti dai laboratori della Nasa, ma non è il guanto che fa il portiere, e nemmeno la maglia rossa o gialla. Ai miei tempi, solo nera, o grigia. Colpiva di più la fantasia: se l'immagina se poteva esserci un ragno arancione, così come c'era il ragno nero, Jascin?
  • Il Toro è stata la squadra della mia vita, ci sono arrivato ragazzino e ne sono uscito uomo. [...] Mi sarebbe piaciuto avere una sola maglia nella vita. Quando Pianelli mi cedette all'Inter, era convinto di avermi fatto un regalo. Invece mi misi a piangere e spaccai a pugni la porta dello spogliatoio. Ai tifosi granata devo il soprannome: Pinza. Lo stesso di Bodoira, il portiere che aveva preceduto Bacigalupo. Un onore. All'Inter con Invernizzi vincemmo uno scudetto in rimonta ma mi sentivo in esilio [...]
  • [Su Giorgio Ferrini] Lui parlava con l'esempio, coi fatti.
  • Posso dire la verità? Non m'importava nulla di giocare in Nazionale, e lo dicevo anche. Ho fatto tre partite e mezza, tre senza prendere gol [...]. Sono campione d'Europa e vicecampione del mondo senza aver mai visto non dico il campo ma la panchina. Per me convocazioni, ritiri, trasferte di un mese mezzo [...] equivaleva a togliermi il mare. Avevo la barca già pronta per andare a pesca dei palamiti verso Montecristo e Pianosa.
  • [Sul campionato mondiale di calcio 1970] Con Valcareggi avevo una certa confidenza, lo chiamavo zio Uccio e non mister perché era stato giocatore del Piombino quando io ero raccattapalle. [...] Già all'arrivo c'erano file di ragazze tifose fuori dal nostro albergo. Lido, ci tolgono tranquillità, fai come vuoi ma pensaci tu. Ci pensai eccome. Finché non vidi una ragazza favolosa, bruna, che girava su una Mustang rossa. Occhiate reciproche, colpo di fulmine, m'invita a casa sua. Casa è dire poco, una specie di castello in mezzo a un immenso giardino, militari all'ingresso. [«E chi era?»] La figlia del vicepresidente. Del Messico, non della federcalcio. Una famiglia molto alla mano, dopo qualche giorno entravo e uscivo a tutte le ore. Graciela mi disse che era troppo giovane per avere la patente, guidava senza. Un pomeriggio, dopo aver visto che c'era una bella sala cinematografica con comode poltroncine, invitai tutta la squadra a vedere un film italiano, non ricordo il titolo. Credevo che certe cose potessero succedere solo in Svezia, almeno così si vociferava, quanto a libertà di comportamento. Fu bello tutto, e non dolorosa la partenza, sapevamo tutti e due perché era cominciata e quando sarebbe finita.

"Libri contro la noia, quarantena come il ritiro"

Intervista di Nino Materi, ilgiornale.it, 6 aprile 2020.

  • Quando giocavo i ritiri per me erano uno strazio: i compagni facevano partite a carte o a biliardo. Io preferivo leggere qualche buon libro.
  • [...] per molti anni ho giocato come se la mano destra avesse solo 4 dita. Mi ero infatti rotto il mignolo, ma non lo avevo mai ingessato. Mi avrebbe fatto perdere tempo e io non volevo perdere neppure una partita. Così, prima di scendere in campo mi legavo stretto il mignolo all'anulare. E giocavo. Quando sul dito arrivavano le pallonate erano dolori, ma sempre meno del dolore che avrei provato se fossi rimasto in panchina o in tribuna.
  • Ai miei tempi i portieri si dividevano in due categorie: freddi e caldi. Freddi erano Yashin, Giuliano Sarti, Cudicini, Zoff. Caldi Moro, Ghezzi e Albertosi. Io ero caldissimo e mi sono preso le mie belle squalifiche.

Citazioni su Lido Vieri[modifica]

  • Mi sono messo dietro di lui ad imparare. Aveva 30 anni, già una grande esperienza e una personalità spiccata. Per sei stagioni abbiamo vissuto in simbiosi. Mi ha insegnato molto. E io sono cresciuto a sua immagine e somiglianza, a tal punto che se oggi vedo dei filmati di partite dell'Inter di quegli anni, faccio fatica a capire se sono io o Lido, tanto il mio stile assomigliava al suo. (Ivano Bordon)

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