Mario Guarino

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Mario Guarino (1945 – vivente), scrittore e giornalista italiano.

Citazioni di Mario Guarino[modifica]

  • La «completezza d'informazione» è proprio il forte del duo Sallusti-Minzolini. [...] Minzolini, Feltri, Belpietro, Sallusti, Ferrara, Vespa... e la lista potrebbe continuare: tutti, anche per rubriche sulle pubblicazioni e nei programmi televisivi Mediaset, stipendiati e gratificati in vario modo dal Cavaliere. Sono l'avanguardia della pseudo-informazione [...][1]

Santo impostore[modifica]

Incipit[modifica]

Colui che nel XX Secolo diverrà celebre nel mondo come padre Pio nacque il 25 maggio 1887 a Pietrelcina (Benevento). I genitori erano Maria Giuseppa De Nunzio e Grazio Forgione, due contadini analfabeti e cattolicissimi. Al parto, nella modesta abitazione dei Forgione situata in Vico Storto Valle, assistette la levatrice Grazia Formichelli, la quale – secondo gli agiografi – annunciò alla partoriente: «Il bambino è nato ravvolto in un velo bianco ed è un buon segno: egli sarà grande e fortunato».

Citazioni[modifica]

  • Il 6 gennaio 1903 Francesco partì in treno alla volta del convento di Morcone. Lasciandosi alle spalle un paese rurale segnato dalla miseria e dall'ignoranza, permeato di misticismi e superstizioni, dove si stava già radicando l'idea che quello strano figlio quindicenne dei Forgione fosse dotato di poteri soprannaturali. Un'idea basata sulla insensatezza propria della credulità popolare. (p. 17)
  • Alcuni mesi dopo, il Sant'Uffizio mandò a San Giovanni Rotondo padre Agostino Gemelli (medico e psicologo, fondatore delle Università cattoliche del Sacro Cuore di Milano e Roma). Il noto religioso si recò nel convento per due volte, nell'aprile del 1920, e osservò a lungo padre Pio. Concluse che le stigmate erano «un prodotto di origine isterica». Secondo alcuni, Gemelli avrebbe anche tentato «di far ricoverare padre Pio in un ospedale psichiatrico». (p. 51)
  • Una delle nuove "figlie spirituali" del frate era l'ex infermiera Maria Di Maggio, il cui marito era emigrato da tempo in America. Costei intratteneva da molti anni una relazione adulterina con l'arciprete di San Giovanni Rotondo, don Giuseppe Prencipe, il quale le aveva promesso che un giorno avrebbe lasciato l'abito talare e l'avrebbe sposata. Stanca di aspettare il compiersi della promessa, la Di Maggio confessò tutto a padre Pio e al suo delfino Emmanuele Brunatto. [...] A un certo punto emerse che nella foresteria del convento di Santa Maria delle Grazie era stato installato un letto, e che padre Pio vi riceveva la visita delle sue devote, talvolta anche di notte. La cosa venne denunciata dall'arcivescovo Gagliardi al Sant'Uffizio. (p. 67)
  • Nel 1999 lo psichiatra Luigi Cancrini firmerà una «Perizia psichiatrica su padre Pio»[2]. Scriverà Cancrini: «Una diagnosi psichiatrica relativa al caso di padre Pio non è difficile da proporre. Osservato longitudinalmente, il disturbo di cui ha sofferto padre Pio è, secondo il Dsm IV (il manuale diagnostico preparato dall'Associazione degli psichiatri americani e oggi largamente utilizzato anche in Italia e in Europa), un disturbo istrionico di personalità. Osservato trasversalmente, nelle sue manifestazioni sintomatiche più evidenti, il suo è un disturbo di trance dissociativa. I criteri di ricerca per il disturbo di trance dissociativa sono di ordine sintomatico e culturale. Il primo prevede due diverse condizioni morbose che possono presentarsi, in periodi diversi, nella stessa persona. [...] Il secondo criterio, di ordine culturale, pone un problema più generale di rapporto fra questo tipo di esperienza e i luoghi sociali in cui esso si manifesta. [...] È intorno a storie del tipo di questa che si definiscono, ancora oggi, sentimenti di appartenenza, visioni del mondo, forme del giudizio capaci di influire profondamente sui comportamenti collettivi. La diffusione e la santificazione di un sentimento religioso affascinato dalle imprese (sintomi) di un santo (persona con gravi disturbi personali) significa, da questo punto di vista, promozione e diffusione tra i fedeli di una credenza che molti pensavano superata: il male del mondo, si legge nella vita di padre Pio, è opera del diavolo e delle tentazioni cui un grande scommettitore (Dio) esporrebbe la creatura uomo semplicemente per vedere se a esse sarà in grado di resistere; credenza medievale dal punto di vista della collocazione storica, primitiva e un po' perversa dal punto di vista dell'organizzazione psicologica di chi la provoca o la condivide e che non è mai stata negata apertamente, tuttavia, dalla Chiesa di Roma [...]». (pp. 51-52)
  • L'enorme afflusso di pubblico era motivato dallo spettacolo che il frate-showman di Pietrelcina ogni giorno metteva in scena, con istrionico talento, durante la celebrazione della messa, rito trasformato in happening [...]. (p. 116)
  • Sebbene fosse perennemente afflitto da malattie misteriose di varia tipologia, e da periodici preannunci di morte imminente, padre Pio superò i settant'anni di slancio. (p. 143)
  • Da vivo la Chiesa lo definì ufficialmente un impostore. Da morto è stato subito beatificato e a tempo di record santificato. Un altro miracolo postumo di padre Pio? No: è il fiume di miliardi originato dalla leggenda del frate miracoloso, un enorme business che ha lavato l'impostura e ha fatto assurgere il frate di Pietrelcina alla santità.
    La Chiesa di Roma, ridotta a una vera e propria "industria di anime", è ormai votata al Dio denaro. E dunque, il business le ha consentito di trasformare un impostore in un santo. Del resto, il solo vero miracolo del frate con le stigmate-fantasma è stato ed è quello affaristico: un giro di denaro enorme, con le diramazioni più impensabili, il cui epicentro è a San Giovanni Rotondo e la regia in Vaticano. Tutt'intorno un corollario di intrighi, maneggi e scandali. (p. 149)
  • Sette mesi dopo, il "beato Pio" provvedeva al secondo miracolo, necessario alla propria santificazione: nel gennaio 2000 guariva un bambino colpito da una meningite fulminante. Il prodigio avveniva per combinazione a San Giovanni Rotondo; il piccolo miracolato si chiamava di cognome Colella, e per combinazione Pio Matteo, nome impostogli per combinazione da genitori devotissimi del frate con le "stigmate". Il prefetto vaticano José Saraiva Martins si sentiva in dovere di precisare che il miracolo era stato accertato col massimo scrupolo. (p. 158)

Explicit[modifica]

Durante la messa, l'arcivescovo fa una rivelazione: «C'è stato un periodo in cui temevo per la mia salute, e padre Pio mi è apparso e mi ha detto: "Riceverai una bella sorpresa". Quando sono guarito, ho pensato che la sorpresa fosse quella. Invece oggi mi rendo conto che le parole di padre Pio si riferivano a quest'altra sorpresa, la mia venuta qui, fra di voi». Sarcastico il commento di padre Cocomazzi: «Strano, perché invece a noi padre Pio non ci ha ancora detto niente. Lo stiamo pregando da due giorni affinché ci stia vicino in questo momento difficile, ma non ci è apparso, ancora non ci ha detto niente».

Note[modifica]

  1. Citato in Mercanti di parole. Storie e nomi del giornalismo asservito al potere, prefazione di Enzo Marco, Dedalo, Bari, 2012, pp. 276-277.
  2. [nota dell'autore] Cfr. "MicroMega", n.° 3/99, giugno-settembre 1999.

Bibliografia[modifica]

  • Mario Guarino, Santo impostore, Kaos edizioni, 1999.

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