Paolo Schicchi

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Lapide dedicata a Paolo Schicchi dalla municipalità di Collesano, suo paese natale, 2020.

Paolo Schicchi (1865 – 1950), anarchico italiano.

Citazioni di Paolo Schicchi[modifica]

  • C’era una volta un branco di pecore che pascolava liberamente. L’erba era tenera ed abbondante ed il prato era fiorito. Vennero i lupi. Le pecorelle tremarono di paura e ricorsero ai pastori per protezione. Ma i cattivi pastori, dopo averle munte e tosate ben bene le consegnarono ai macellai. Questa è la vecchia favola, tante volte detta e ripetuta, sui cattivi pastori, che oggi calza più che mai a meraviglia addosso ai mestatori del ciuccialismo riformato.[1]
  • Ed ora proletari continuate ad adorare i vostri cari pastori: ardete un cero a santo spiridione perché ve li conservi sani, onde possano ben tosarvi prima di consegnarvi al beccato. Continuate a farvi mitragliare nelle piazze, per deporre nell’urna falsa la scheda che porterà tali carogne putrefatte alla mangiatoia di Montecitorio. Non vi persuaderete mai che di tali esseri immondi dovrebbe essere purgata e per sempre l’umanità? Quando imparerete a far da voi stessi, a fare a meno di tutti i pastori, buoni soltanto per mungere e tosare le pecorelle mansuete e poi consegnarle al beccaio? Solo quando riuscirete a liberarvi da tutti i prebendati, da questa brutta genia di mascalzoni, arruffapopoli, solo allora v’incamminerete a testa alta alla conquista della libertà; solo allora compirete la grande rivoluzione sociale nel solo nome dell’anarchia.[1]
  • Quando le masse, stanche della lunga attesa volevano venire ad un’azione energica, i bravi pastori, teneri del benessere del proletariato, si scalmanavano a consigliare la calma. Il momento non è propizio! I tempi non sono maturi! E i lavoratori ritornavano tranquilli all’ovile a farsi mungere, aspettando che i tempi maturassero. Aspetta cavallo che l’erba cresce. La borghesia intanto preparava tranquillamente le armi per l’immane macello, nel quale dovevano morire milioni di operai, i più giovani, i più irrequieti, i più entusiasti per l’ideale.[1]

Note[modifica]

  1. a b c Da Il Vespro Anarchico, Palermo, anno II, n. 33, 20 ottobre 1922, citato in Paolo Schicchi: Le carogne, wordpress.com, 3 aprile 2019

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