Roberto Poppi

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Roberto Poppi (1947 – vivente), critico cinematografico e storico del cinema italiano.

Dizionario del cinema italiano: i registi[modifica]

  • [...] gli sono affidati copioni di buon interesse che egli trasforma in film di grande successo popolare, osannati dalla critica e premiati a Venezia, simboli della presunta grandezza del regime: Cavalleria, Giarabub, Noi vivi, Addio, Kira. Nel dopoguerra la sua attività subisce un imprevisto rallentamento e, pur ancora giovanissimo, si adatta a firmare alcuni film di discreto interesse come L'ebreo errante e Camicie rosse. (ALESSANDRINI Goffredo, p. 17)
  • Dopo un apprendistato di quasi un decennio, dirige il suo primo film nel 1942: La maestrina, da una commedia di Dario Niccodemi, è opera di notevole interesse. Tramontata la leziosità dei "telefoni bianchi" anche il cinema del Ventennio cerca di scandagliare – sia pure con comprensibili tentennamenti – i vizi (tanti) e le virtù (poche) di una sconosciuta (sullo schermo) provincia italiana. L'ottimo esordio, dopo qualche film di minor impegno, conferma, negli anni successivi, la predisposizione di Bianchi a trattare tematiche non banali; da Il mondo vuole così, opera in cui sarcasmo e paradosso sono farina del sacco di Cesare Zavattini, ma del regista è l'ottima conduzione degli attori, a Che tempi! [...]. La carriera del regista prosegue, negli anni successivi, con una produzione più anonima, ma complessivamente di buon livello. Titoli come Via Padova 46 [...] e soprattutto l'ottimo Il moralista (la sua opera migliore) sono ancora oggi ricordati con piacere. (BIANCHI Giorgio, pp. 55-56)
  • [...] dirige il suo primo film nel 1932, quel O la borsa o la vita che entusiasma non pochi critici contemporanei per l'originalità della storia, tutta giocata sul paradosso e il surrealismo delle situazioni, che risentiva sia della lezione clairiana, sia delle esperienze maturate all'interno del movimento futurista. Nei film che seguono il regista cambia decisamente registro, sposando la causa di un cinema popolare destinato a tutte le platee: in questo contesto dirige soprattutto commedie sentimentali, interpretate da attori venerati dal pubblico [...]. Nel dopoguerra continua a lavorare a ritmi quasi parossistici con risultati tutt'altro che disprezzabili, pur nell'ambito di un cinema volutamente commerciale e popolare. (BRAGAGLIA Carlo Ludovico, p. 70)
  • Nel 1949 firma La fiamma che non si spegne, dignitosa ma retorica biografia del martire Salvo D'Acquisto, a cui segue Una donna ha ucciso, ancora una biografia (molto melodrammatica) inserita in un contesto realistico. Dal 1958 si dedica al cinema storico-fantastico-spettacolare con alcuni peplum di eccellente fattura e nel 1964 firma il suo (purtroppo) ultimo lavoro per il grande schermo: I cento cavalieri, eccellente tentativo di fondere il cinema di genere con quello d'impegno civile. Dal 1957 rivolge le sue attenzioni alla neonata televisione [...] dirigendo in seguito un gran numero di lavori pregevolissimi [...]. (COTTAFAVI Vittorio, p. 124)
  • Regista dal 1948, firma alcuni film di non grande pregio, destinati quasi esclusivamente ai mercati periferici. Nel 1961 dirige la produzione di Arrivano i titani di D. Tessari e intanto si segnala come regista delle scene di massa di film diretti, fra gli altri, da V. Cottafavi. Torna a realizzare film in proprio negli anni Settanta: se i primi due sono western imitazione dell'imitazione, I gabbiani volano basso è un pregevole prodotto che s'inserisce dignitosamente nel filone poliziesco in voga nel periodo. (CRISTALLINI Giorgio, p. 127)
  • Rientrato in patria, dopo aver collaborato ad alcune sceneggiature [...] dirige il suo primo film, L'ispettore Vargas, a cui fa seguito quello che probabilmente resta il suo capolavoro, Fari nella nebbia. Il film, che risente molto delle sue esperienze francesi e soprattutto del "realismo poetico" dei Carné e dei Duvivier, è opera importante perché cerca, riuscendoci pienamente, di allontanarsi dalle leziose falsità dei "telefoni bianchi" per indagare su comportamenti di gente del popolo e ambienti reali [...]. In seguito fornisce altre prove interessanti, tutte abbastanza personali [...]. (FRANCIOLINI Gianni, p. 184)
  • Il genere prediletto è quello operistico, che lo consacra maestro indiscusso. Fra i tanti film sonori (fu uno dei pochi a non risentire del traumatico passaggio dal muto) non musicali si possono ricordare Messalina, Cartagine in fiamme (un ritorno al kolossal) e alcuni film della serie Don Camillo. (GALLONE Carmine, p. 191)
  • Sceneggiatore dal 1940, firma opere non memorabili che sembrano relegarlo fra gli anonimi scrittori del cinema di consumo di quegli anni. [...] Nel 1945 è fra gli autori del documentario Giorni di gloria [...] ma la consacrazione la trova grazie al suo amico Rossellini, che gli affida il ruolo dell'ingegner Manfredi nel suo capolavoro Roma città aperta. [...] Nel 1946 dirige il suo vero e proprio primo film: Roma città libera, opera innovativa che si allontana dal neorealismo (proposto soltanto come cornice d'ambiente) per trovare la propria collocazione in un'area di fiabesca e surreale narrazione [...]. L'insuccesso del film lo costringe ad una forzata inattività [...] e infine al volontario esilio in Francia dove, comunque, fra qualche prova d'attore, riesce a firmare un film importante come Un homme marche dans la ville, da molti ritenuto il suo capolavoro. Negli anni successivi dirige altre opere su commissione (anche in Australia e Russia!) di modesto rilievo. (PAGLIERO Marcello, p. 316)
  • Vulcanico ed appassionato, in appena nove anni (1932-41) realizza quasi trenta film, privilegiando comunque sempre la qualità [...]. (PALERMI Amleto, p. 317)

Bibliografia[modifica]

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