Ulisse Ortensi

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Ulisse Ortensi

Ulisse Ortensi (1863 – 1935), poeta, traduttore e bibliotecario italiano.

Citazioni di Ulisse Ortensi[modifica]

  • Quando [dopo Swinburne] si arriva a Symons si trova lo stesso elemento plastico derivato dalla comune sorgente del Preraffaelismo ed il misticismo dell'epoca francese di Verlaine. Data la coesistenza di questi due elementi, la poesia di A. Symons è ben originale e nuova. Però egli come Swinburne non trova il favore generale del pubblico e della critica. Si comprende: sono gli stessi inglesi che giudicano l'uno e l'altro e come non avevano saputo rassegnarsi alle teorie dell'ateismo rivoluzionario, alle scene del paganesimo decadente di Swinburne, cosi non sanno comprendere le sensazioni e le passioni amorose che Symons chiude nei suoi libri di poesia con arte veramente mirabile, poiché tutti sono d'accordo nel riconoscergli un indiscutibile senso poetico.[1]

Poveri sogni[modifica]

  • Ferma, ascolta la voce, infantile | che ti chiama tra queste mortelle! | Fui bambina ridente, gentile: | gli occhi miei rilucean come stelle. || Ero bionda, ero bionda qual grano | ne le valli natie ondeggiante; | era rosa di maggio la mano | carezzante il materno sembiante. || De la culla tra i veli felice | io dormiva i miei sonni ridenti; | al mio fianco una bella nutrice | mi cantava con teneri accenti. || Da quei sonni ogni dì mi destava | come un fior sempre più sorridente; | col mio grido il mattin salutava | sotto l'oro del sole fulgente. (Mi voglio destar, p. 27)
  • Io t'ho trovata alfin Felicità | tanto fin qui da me cercata invano: | eri al mio fianco e per mia cecità | per tant'anni non t' ho stesa la mano. | Misera e scalza, con difficoltà | tu potevi apparire ad occhio umano: | io ti credevo senza povertà e da me tanto tanto ahimè lontano! || Che m' importa che il mondo, or ti dileggia, | povera mia Felicità pezzente? | Che m'importa che il mondo, che passeggia sopra tante miserie allegramente, | ti cambia il nome e chiama a derisione | non già Felicità, Rassegnazione? (Alla mia povera Felicità, p. 31)
  • Venerabile vate, perdonate | l'ardire d'un poetuccio di campagna, | che scrive fra tre case diroccate | entro le quali l'Aquilon si lagna. || Voi battete le penne altieramente | del nobile Parnaso sulla vetta, | dove le Muse estatiche l'ardente | purgato vostro dir sublima e alletta. || Io me ne vado qui com'un fanello | di rovo in rovo svolazzando, e sento | che son soltanto un miserino uccello, che perderà le piume al primo vento. (Ad un poeta aulico, p. 109)

Note[modifica]

  1. Da Letterati contemporanei: Arthur Sympson, in Emporium Rivista mensile illustrata d'arte letteratura scienze e varietà, Istituto italiano d'arti grafiche Bergamo - Editore, vol XV, 1895, p. 372.

Bibliografia[modifica]

  • Ulisse Ortensi, Poveri sogni, Casa editrice nazionale Roux & Viarengo, Roma-Torino, 1904.

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