Arnobio
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Arnobio (255 – 327), apologista cristiano e retore romano.
Difesa della vera religione
[modifica]- Pur ignorando assolutamente tutto, inganniamo tuttavia noi stessi e, ritenendoci dotti, ci esaltiamo con l'orgoglio di un pallone gonfiato. (p. 149)
- Volete deporre ogni parzialità e rendervi conto nel silenzio della vostra meditazione che noi [esseri umani] siamo animali del tutto simili agli altri o non separati da eccessiva differenza? Che cosa indica, infatti, che noi siamo diversi e non somigliamo per nulla a loro? O quale superiorità è in noi così evidente da doverci sdegnare di essere annoverati nel numero degli animali? I loro corpi sono strutturati su ossa e tenuti legati da un sistema di muscoli: allo stesso modo i nostri corpi sono strutturati su ossa e tenuti stretti da un sistema di muscoli. (II, 16; p. 159)
- Che se poi è vero, come si dice in taluni misteri particolarmente occulti, che le anime dei malvagi, una volta separate dai corpi umani, trapassano in bestie o in altri animali, più chiaramente si conferma che noi siamo ad essi vicini e non separati da distanze troppo grandi. (II, 16; p. 160)
- Vorrei però sapere qual è questa ragione per cui noi valiamo di più di tutte le categorie di animali. Perché ci siamo fatti domicili per poter sfuggire ai freddi dell'inverno e ai calori dell'estate?
E che? Gli altri animali non provvedono a ciò? Non vediamo che alcuni si costruiscono dimore di piccoli nidi nei posti più adatti, altri si difendono e si fortificano su scogli e rupi scoscese, altri scavano il suolo della terra e si preparano ripari e tane sicure nei cunicoli infossati? E se madre natura li avesse voluti dotare anche di mani capaci di assecondarli, non ci sarebbe da dubitare che essi pure costruirebbero alti fastigi di mura e modellerebbero artistiche e originali creazioni. Tuttavia in quello che fanno coi rostri e con le unghie vediamo molti segni di un saggio discernimento, che noi uomini non possiamo imitare con nessun tipo di accorgimenti […]. (II, 17; pp. 160-161) - E se gli uomini o conoscessero a fondo se stessi o potessero ricevere il fruscio di una qualche idea dell'intelligenza divina, non rivendicherebbero mai per sé una natura divina e immortale, né penserebbero di essere qualcosa di meraviglioso solo perché si sono costruiti graticole, bacinelle, bicchieri, e così pure tuniche, vesti, toghe, sopravvesti, trabee, coltelli, corazze e spade, o i rastri, le piccole scuri e il vomero.
Non crederebbero mai, ripeto, gonfi di superbia e di alterigia, di essere divinità di primo grado e uguali alla sommità del Sovrano, perché hanno inventato la grammatica, la musica, l'oratoria e le formule geometriche. In tali arti non vediamo che cosa ci sia di ammirevole al punto da credere che le anime, a motivo di tali invenzioni, valgono più sia del sole che di tutte le stelle e sono superiori, per dignità e natura, a tutto questo mondo di cui esse sono membra. (II, 19; p. 162)
- «Ma allora - dirà qualcuno - può prodursi qualcosa senza la volontà di Dio?». - Bisogna considerare la questione diligentemente e studiarla con non piccola attenzione, perché, volendo onorare Dio con tale ricerca, non cadiamo nell'errore opposto, annientandone l'eccelsa maestà. «Per quale ragione, per quale causa?». - Ecco: se tutto si compie per sua volontà e niente senza il suo cenno può avvenire o capitare nell'universo, ne consegue necessariamente che si deve intendere che anche tutti i mali derivano dalla sua volontà. (p. 194)
Citazioni su Arnobio
[modifica]- Possiamo dunque mettere Arnobio nel numero di coloro che hanno sostenuto la razionalità dell'anima delle bestie. È senza dubbio da lui che Lattanzio aveva imparato a non stabilire alcuna altra differenza fra le bestie e l'uomo, se non quella del culto di Dio. (Pierre Bayle)
Bibliografia
[modifica]- Arnobio, Difesa della vera religione (Adversus nationes), traduzione di Biagio Amata, Città Nuova, Roma, 2000. ISBN 88-311-3153-2 (Anteprima su Google Libri)