Giuseppe Bonelli

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Giuseppe Bonelli (1875 – 1956), archivista, paleografo e storico italiano.

Ludwig Traube e gli studi paleografici[modifica]

  • [Ludwig Traube] Fu la segreta persecuzione antisemita, che spiava attenta ogni occasione per attraversare i lavori scientifici del padre suo, la causa che, nel breve giro di alcune settimane, gli spense di crepacuore entrambi i genitori; e fu un odio religioso verso l'ebreo che non riconosceva dogmi e pur non tradiva la fede dei padri, quello che a lungo gli contrastò la carriera universitaria; ma come già da orfanello, quando più libero ogni petulante ragazzetto si sarebbe abbandonato alla dissipazione, egli invece con altrettanto maggior fervore si dedicò agli studi, cosi da giovane e da uomo il T. si elevò sulle bassure degli invidiosi e dei gretti utilitaristi, e già nei lunghi anni nei quali la sua scienza non gli fruttava che vistosi sacrifici pecuniari, egli, fedele alle amicizie, consumò all'incirca metà del patrimonio generosamente soccorrendo amici bisognosi. (p. 5)
  • [Ludwig Traube] Il suo cuore fu sempre aperto a tutte le manifestazioni del bello; e gli studi e le ricerche d'alta erudizione sembrarono in lui prendere anzi l'ispirazione da quelle tendenze di vero artista, che lo associavano volentieri a pittori e musicisti, e che, in momenti di svago, gli mossero sì abilmente la mano, che un gran paesaggio, opera del suo pennello, fu ben desiderato da conoscitori d'arte ad una mostra retrospettiva. E una manifestazione di buon gusto e di delicato sentire di poeta eran pure i ritratti dei dotti, ai quali egli nel suo genio sentiva speciale attaccamento, che nella grande sua biblioteca privata pendevano nelle partizioni formate dagli scaffali; e la statua di Mommsen, che, quale idolo di genio tutelare, troneggiava nella sala del giardino, nella quale il T. teneva le lezioni. (p. 6)
  • [Ludwig Traube] [...] la superficialità giornalistica e la vita moderna in quanto riposa su concetti innalzati su teorie passeggere e senza critica e i quotidiani compromessi della facile convivenza sociale lo indignavano e lo facevano intollerante, perché la rettitudine e la serietà erano per lui due condizioni permanentemente necessarie in ogni cosa.
    Virtù di scienza e bellezza morale in nobile vita, questo fu l'esempio che il T. diede al mondo come letterato e come uomo. (p. 7)

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