Gian Franco Svidercoschi
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Gian Franco Svidercoschi, giornalista vaticanista e scrittore italiano.
- E quella frase che Giovanni Paolo II ha ripetuto per tutto il suo pontificato – «il mondo può cambiare!» – è stata forse l'eredità più preziosa che potesse lasciare agli uomini del XXI secolo. (da Una vita con Karol, con Stanislao Dziwisz, Rcs Libri e Libreria Editrice Vaticana, pag. 214)
Intervista di Raffaele Alessandrini, Dopo le ideologie, si torna a guardare in Alto, in L'Osservatore Romano, 16 ottobre 2008
- Perfino uno spirito liberale e di raffinata erudizione quale Giovanni Spadolini, politico e giornalista – in visita al mio giornale di allora, tre giorni dopo l'elezione [di Giovanni Paolo II] – paventasse il rischio di squilibri tra Occidente e Oriente.
- Il suo modo di fare comunicazione si traduce soprattutto in passione per l'uomo.
- Chiamava [Giovanni Paolo II] i giovani all'impegno e alla responsabilità con un trasporto e con parole che essi non erano più abituati a sentire a scuola, né in famiglia, e talvolta, neppure in chiesa.
- Giovanni Paolo II stesso – ricordo personalmente – nel corso di un'intervista, sottolineava l'accentuazione profondamente diversa di un discorso a favore della pace fatto a Hiroshima rispetto a un analogo discorso fatto in altri contesti. Una situazione che per essere raccontata richiede evidentemente una presenza diretta.
- Papa Wojtyla in un certo senso coinvolgeva tutti nella sua missione evangelizzatrice.
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