Bartolomeo di Neocastro

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Bartolomeo da Neocastro (XIII secolo – 1294/5), cronista italiano.

Historia Sicula[modifica]

  • [Macalda Scaletta, mostrandosi in superba veste marziale, si presenta per la prima volta a Pietro d'Aragona] Macalda son io, o re e signore, moglie di Alaimo milite da Leontino, e il tuo regno ho aspettato come tutti gli altri Siciliani. Di gran consolazione e gaudio è per me questo felice giorno, in cui la Sicilia, per opera tua, liberò il Signor dalla sua miseria.
Ego sum machalda alaymi militis de leontino, expectans regnum tuum, sicut er ceteri siculi; dies hec felix, dies hec mihi consolacionis et gaudii est, qua siciliam propter te dominus de sui miseria liberavit. (cap. L)
  • [Macalda, imprigionata dagli aragonesi nel carcere di Matagrifone, con queste parole si rivolge all'ammiraglio Ruggiero di Lauria, riferendosi al mutato atteggiamento di Pietro II d'Aragona e ai rivolgimenti succeduti al suo dominio] Noi lo abbiam chiamato e fattolo nostro compagno non già nostro Signore; ma egli recatosi in mano il dominio del regno, noi suoi sozii tratta siccome servi. (cap. XCI; citato anche in Vito Maria Amico, Dizionario topografico della Sicilia, Volume 2, tradotto dal latino da Gioacchino Di Marzo, Ed. Salvatore di Marzo, 1859 – p. 517)
  • [Sull'aspetto marziale di Macalda, al cospetto di Pietro d'Aragona] Avea costei figura di donna all'aspetto, ma portava alle spalle armi da guerriero e in mano una bacchetta di argento, e con certa apparenza di leggerezza, per nascondere il suo mistero, chiamava con fermi e ridenti occhi il giovane [Pietro III d'Aragona], il quale senza negar fede al marito [Alaimo da Lentini], l'animo della moglie asperse di certa rugiada di regia benevolenza. (cap. LI)
  • [Macalda, nel suo secondo incontro con Pietro d'Aragona, risponde a due domande del re, facendo allusione alle sue mire su di lui] Finalmente il Re, sendosi accorto come a lei facea noia l'andarsene, cercò con la mente un altro mezzo per allontanar la disonesta opera[1]; si volse dunque a colei e disse: «che è quello che vie più temi?» ed essa: «che mio marito muoia»; e di nuovo il Re: «che è quello che più ami?» e la donna: «quello che più amo non è mio». (cap. LI)

Note[modifica]

  1. Con riferimento all'approccio sessuale messo in atto dalla donna nei confronti del Re.

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