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Ellis Peters

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Ellis Peters

Ellis Peters, pseudonimo di Edith Mary Pargeter (1913 – 1995), scrittrice britannica. Ha anche usato gli pseudonimi Peter Benedict, Jolyon Carr, John Redfern.

Incipit di alcune opere

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All'insegna della morte

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La prima volta che Dominic Felse vide Kitty Norris, la ragazza stava ballando scalza sulla balaustrata della terrazza del Boat Club, avvolta in un abito vaporoso, con in mano i sandaletti d'argento. Quel giorno si erano svolte le gare a vela e ora aveva luogo il tradizionale ballo di mezza estate del club. Non era raro vedere acrobazie del genere in quell'occasione, ben-ché di solito fossero i giovanotti a esibirsi. Quella sera era anche la vigilia delle nozze di Leslie Armiger, ma di questo Dominic era ignaro e, se anche lo avesse saputo, non sarebbe stato in grado di valutarne il significato.

Due delitti per un monaco

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Il pomeriggio di quel lunedì di ottobre del 1139, nell'allontanarsi dall'abbazia, fratello Cadfael aveva già il vago presentimento che qualcosa di funesto dovesse accadere prima del suo ritorno, benché, secondo ogni logica previsione, la sua assenza non avrebbe dovuto prolungarsi per più di un'ora. Infatti, usciva semplicemente per recarsi a Saint Giles, a non più di mezzo miglio dall'abbazia di Shrewsbury, per rifornire di oli, lozioni e pomate l'armadietto dei medicinali dell'ospedale.

I due prigionieri

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Quel giorno, il 7 febbraio dell'anno del Signore 1141, si erano offerte a ogni ufficio preghiere speciali non per la vittoria di una o dell'altra parte sui campi di battaglia del nord, ma per una maggiore saggezza, per la riconciliazione, perché si smettesse di spargere sangue e si nutrisse maggior rispetto per la vita di uomini della stessa patria... desideri sacrosanti, pensò con un sospiro fratello Cadfael pur pregando, ma che ben difficilmente sarebbero stati esauditi in quel paese lacerato e diviso, in preda al caos. Persino Dio ha bisogno di una certa considerazione, di un certo sostegno da parte della materia da Lui creata per fare degli uomini esseri ragionevoli e benigni.

Il cappuccio del monaco

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Si era nell'anno 1138 della fruttifera incarnazione di Nostro Signore, il mese di dicembre era iniziato da poco, e il monaco erborista fratello Cadfael, quella particolare mattina, si accingeva a presenziare al capitolo nella più perfetta pace della mente, disposto a mostrare tolleranza perfino nei riguardi del modo noioso e pedante in cui fratello Francis leggeva le scritture, nonché dei tortuosi arzigogoli legali di fratello Benedict l'amministratore.

Il corvo dell'abbazia

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Quel primo giorno di dicembre, l'abate Radulfus giunse al capitolo col viso preoccupato e aggrottato, e sbrigò in fretta le svariate piccolezze presentategli dai suoi postulanti. Benché fosse un uomo di poche parole, era sempre disposto a lasciare spazio abbondante a quanti divagavano, con loquacità un po' eccessiva, in richieste e suggerimenti, ma quel giorno fu palese che aveva altri problemi più urgenti nella mente.

Il monaco prigioniero

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Degli straordinari eventi di quell'estate del 1144 si può ben dire che avevano avuto inizio l'anno precedente, in una rete intricata nella quale erano incappati personaggi disparati, ecclesiastici e secolari, religiosi (dall'arcivescovo all'ultimo dei diaconi del vescovo Roger de Clinton) e laici, dai principi del Galles settentrionale al più misero degli abitanti delle stamberghe di Arfon. In particolare, un anziano monaco benedettino dell'abbazia dei Santi Pietro e Paolo di Shrewsbury.

Il novizio del diavolo

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Verso la metà di settembre dell'anno del Signore 1140, i signori di due feudi dello Shropshire, rispettivamente a nord e a sud della città di Shrewsbury, inviarono, lo stesso giorno, i propri messi all'abbazia dei Santi Pietro e Paolo chiedendo che gli ultimogeniti delle proprie casate fossero ammessi all'Ordine.
Uno fu accettato, l'altro no. La scelta fu dettata da motivi di una certa gravità.

Il pellegrino dell'odio

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Erano insieme nella capanna di fratello Cadfael, nell'erbario, il pomeriggio del venticinque maggio, e discorrevano di alti affari di Stato, di re e imperatrici, e delle contrastanti vicende che affliggevano gli irreconciliabili contendenti al trono.

Il rifugiato dell'abbazia

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Tutto ebbe inizio, come hanno sempre inizio le peggiori tempeste, con il più fievole tremolio dell'aria, con un'eco di suono così debole e lontana, eppure così carica di annunci minacciosi, che ogni orecchio abbastanza acuto per coglierla si rizzò immediatamente e, dimenticato ogni altro suono più vicino, si tese esclusivamente verso di essa per interpretarla e trarne i debiti avvertimenti.

Il roseto ardente

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A causa del freddo prolungato, protrattosi per buona parte di aprile e appena appena addolcitosi col mese di maggio, tutto pareva procedere a rilento, in quella primavera del 1142. Gli uccelli non si scostavano dai tetti, dove trovavano posti più tiepidi per appollaiarsi; le api, tarde a risvegliarsi, avevano esaurite le proprie riserve e non v'erano ancora boccioli a fornire loro nutrimento. Nei campi e nei giardini era inutile spargere sementi che sarebbero rimaste a marcire o sarebbero state divorate nel terreno ancora troppo freddo per produrre nuova vita.

Il volo di una strega

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Fu nel percorrere in automobile la strada di Fairford, alle quattro di quel giovedì pomeriggio di ottobre, che Tom Kenyon vide Annet Beck salire Hallowmount e scomparire oltre il crinale. D'improvviso, a occidente, un raggio di luce spettrale fendette le nubi gravide di pioggia, illuminando il versante ondulato e marrone della collina e ravvivando l'ultima lucentezza dell'erba ottobrina. Lo squarcio si allargò, riversando sul pendio una radiosità violenta, in cui brillò una figura color zaffiro che saliva lentamente attraverso il verde sbiadito della vegetazione. L'azzurro del soprabito, che era parso cupo e per nulla appariscente quando Annet aveva sostato al cancello, respingendo Tom con uno sguardo impenetrabile quanto la pietra, ardeva in quel momento come un fuoco del colore della genziana più sgargiante.

L'apprendista eretico

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Il diciannove giugno, quando arrivò l'illustre visitatore, fratello Cadfael era occupato a liberare dalle corolle sfiorite il rosaio dell'abate, un compito al quale di solito Radulfus provvedeva gelosamente perché era fiero delle sue rose e gioiva dei brevi momenti che poteva trascorrere con loro, ma di lì a tre giorni all'abbazia si sarebbe celebrato solennemente l'anniversario della traslazione di santa Winifred nella cappella a lei dedicata in chiesa, e i preparativi per l'annuale, intenso afflusso di pellegrini non gli lasciavano tempo per altro. Così Cadfael, che non aveva incarichi ufficiali, era autorizzato a sostituirlo in quella delicata operazione, unico confratello cui era concesso tale privilegio, perché anche il giardino privato dell'abate fosse, come tutto il resto entro le mura dell'abbazia, immacolato e in ordine perfetto per la festa della santa.

L'eremita della foresta

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Hugh accolse la notizia con modico rammarico, com'era naturale dato che conosceva a malapena Ludel e che la sua morte, quindi, non gli avrebbe creato complicazioni di alcun genere.
C'era un erede legittimo e nessun secondogenito a ostacolare i suoi diritti, cosicché non vi sarebbe stata sicuramente alcuna necessità di interferire nella regolare successione.

La bara d'argento

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In quella dolce, chiara mattina di maggio in cui si può ritenere che abbia avuto effettivamente inizio la strana storia delle sante reliquie venute da Gwytherin, fratello Cadfael si era alzato più presto del solito per raccogliere i germogli dei cavoli prima che la giornata si facesse ventosa e i suoi pensieri erano tutti rivolti a semine, trapianti e concimature e non certo a tombe, reliquiari e morti violente, indipendentemente dal fatto che si trattasse di santi, di peccatori o di comuni, fallibili mortali come lui.

La confessione di fratello Haluin

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La fase peggiore dell'inverno, in quel 1142, venne molto presto. Dopo un prolungato autunno di giornate umide e miti, dicembre cominciò con cieli oscurati da fitte nubi che s'incurvavano come una cappa sopra i tetti e opprimevano il cuore. Nello scrittoio, a mezzogiorno, v'era a malapena luce sufficiente per tracciare le lettere, ma non per usare con perizia i colori che, in quel crepuscolo incessante, perdevano ogni splendore.

La fiera di San Pietro

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Tutto cominciò al consueto capitolo quotidiano del monastero dei Santi Pietro e Paolo a Shrewsbury, il 30 luglio dell'anno del Signore 1139. Poiché quel giorno era l'antivigilia di San Pietro in Vincoli, una festa particolarmente solenne e lucrosa per la Casa che portava il suo nome, l'abituale riunione mattutina fu dedicata per intiero alle misure necessarie per la sua degna celebrazione, trascurando per il momento gli affari di minore importanza.

La missione di fratello Cadfael

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La fiera di San Pietro dell'anno 1143 era finita da una settimana e si stava tornando ai compiti quotidiani di un agosto asciutto e propizio, col frumento già avviato verso i granai, quando fratello Matthew, il cellerario, presentò al capitolo una questione della quale aveva già discusso durante la fiera col priore del monastero agostiniano di San Giovanni Evangelista a Haughmond, a circa quattro miglia da Shrewsbury. Il punto centrale riguardava una fondazione di FitzAlan, poi caduto in disgrazia e spogliato dei propri beni per avere tenuto il castello di Shrewsbury contro re Stefano, anche se correva voce che egli fosse ormai tornato dal suo rifugio in Francia e se ne stesse al sicuro con le forze dell'imperatrice a Bristol.

La penitenza di fratello Cadfael

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Il corriere del conte di Leicester arrivò a cavallo lungo il ponte sul fiume Severn ed entrò a Shrewsbury poco dopo mezzogiorno, ai primi di novembre, con le notizie degli ultimi tre mesi nelle bisacce da sella.
Notizie in parte già note, almeno a grandi linee, ma Robert Beaumont disponeva di fonti d'informazione da Londra meglio aggiornate di qualunque altra potesse avere lo sceriffo dello Shropshire, che lui catalogò fino dal primo incontro come uno dei pochi uomini relativamente savi in quel pazzo mondo di guerra civile che aveva martoriato l'Inghilterra per tanti anni e portate all'esaurimento le due fazioni, re e imperatrice, senza peraltro indurle, disgraziatamente, ad affrontare la realtà.

La porta della morte

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La porta misurava all'incirca un metro e mezzo di larghezza e oltre due metri d'altezza. Era di quercia, in stile Tudor, con arco acuto e ribassato. Cinquecento anni prima, o forse più, era stata fabbricata amorevolmente con tavole di quasi quindici centimetri di spessore, scolpite esternamente a formare come un rozzo panneggio verticale. L'abrasione dei secoli e il restauro recente, che aveva rimosso lo strato lustro di sporcizia che, grazie al tocco di molte mani, si era accumulato nel corso del tempo, aveva ripristinato lo squisito colore marrone opaco, che tendeva a un grigio simile a quello del crepuscolo serale dopo una giornata serena, e la venatura appariva di un argento liquido, così che il panneggio non sembrava affatto tanto grezzo quanto la tela di lino, ma piuttosto tanto fine quanto una seta simile a ragnatela. In certe condizioni di luce la porta sembrava quasi traslucida, così da suscitare l'impressione che la si potesse attraversare come se fosse un miraggio, non più tangibile della bruma.

La sentinella della città morta

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Anche se la ragazza non era una cliente, non aveva bisogno di consulenza e aveva risposto al suo invito telefonico soltanto per curiosità femminile, di cui non era allatto sprovvista, il signor Stanforth lasciò la propria scrivania per accoglierla, quindi la fece cortesemente accomodare nella poltrona riservata ai clienti. Come l'avvocato non corrispondeva del rutto alle aspettative della ragazza, così quest'ultima, la quale se ne accorse dagli sguardi discreti ma indagatori con cui egli la scrutava, non era del tutto come l'aveva immaginata lui prima dell'incontro.

La vergine nel ghiaccio

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Si era ai primi di novembre del 1139 e la marea della guerra civile, che negli ultimi tempi aveva perduto vigore, tornò a montare all'improvviso, rovesciandosi sulla città di Worcester, spazzando via la metà del bestiame, delle proprietà e delle donne e inducendo quanti erano in grado di fuggire a cercare scampo verso nord, lontano dai predoni, e a rifugiarsi ovunque vi fosse un feudo o un priorato, una città o un castello cinti da mura, muniti quanto bastava per offrire un ricovero sicuro. Alla metà del mese, gruppi sparsi di fuggiaschi avevano raggiunto Shrewsbury, riparandosi con gratitudine all'ombra ospitale della città o del monastero, a leccarsi le ferite e a dare sfogo alle proprie lamentele.

Mistero doppio

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In quell'estate del 1141, agosto venne fulvo come un leone, e ronfante e sonnolento come un gatto domestico. Dopo le piogge copiose della primavera, il tempo si era messo al bello, regnava una calma paradisiaca, e il sole, splendente per la solennità di santa Winifred, era rimasto tale per tutta la durata della mietitura. Il Lammas – la festa delle messi che si celebrava il primo di agosto, quando, durante la funzione, si consacrava il pane fatto col primo raccolto – fu fedele alla tradizione: i campi, accuratamente spigolati, erano pronti per le greggi e per le mandrie che vi sarebbero andate a brucare quant'altro il prosieguo della stagione avrebbe prodotto.

Una luce sulla strada per Woodstock

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Una luce sulla strada per Woodstock

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In quel tardo autunno del 1120, la corte del re non aveva alcuna fretta di tornare a Londra, benché i combattimenti, già saltuari da qualche tempo, fossero ormai cessati del tutto, con una pace suggellata da un matrimonio regale. Re Enrico aveva concluso felicemente sessant'anni di pazienti, astuti, inesorabili complotti, battaglie e imbrogli, e adesso poteva restarsene tranquillo e soddisfatto, padrone non soltanto dell'Inghilterra, ma pure della Normandia. Ciò che il Conquistatore aveva malaccortamente diviso in due parti, per i due figli maggiori, il più giovane lo aveva rimesso insieme, in un unico blocco. Ma, si diceva, soltanto dopo avere tolto di mezzo i fratelli, uno dei quali era stato sepolto in fretta e furia in una fossa improvvisata sotto la torre a Winchester, mentre l'altro era prigioniero a Devizes e probabilmente nessuno lo avrebbe mai più visto.

Il prezzo della luce

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Hamo FitzHamon di Lidyate possedeva due castelli nella zona sudorientale della contea, verso il confine del Cheshire, e benché fosse sempre stato un ghiottone insaziabile, un bevitore smodato e un lussurioso impenitente, era arrivato all'età di sessant'anni in ottima salute, finché un lieve colpo apoplettico non lo indusse a osservare, per la prima volta in vita sua, il mondo che lo attorniava e a riflettere che sarebbe forse stato opportuno comportarsi con maggiore austerità di quanto avesse mai fatto.

Testimone oculare

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Fu un grosso guaio per fratello Ambrose buscarsi quella terribile tonsillite appena qualche giorno prima che scadesse il termine per il pagamento delle pigioni annuali, cosicché non poté annotare quelle entrate, lasciando incompiuti i libri contabili. Nessuno conosceva i registri dell'abbazia come lui, che era lo scrivano di fratello Matthew, il dispensiere, da quattro anni, durante i quali era affluita all'abbazia una quantità di donazioni: un nuovo, ricco mulino sul Tern, prati e pascoli, case in città e poderi in campagna, persino due chiese.

Un cadavere di troppo

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Fratello Cadfael stava lavorando nel piccolo orto vicino alla peschiera quando gli portarono il ragazzo. Era un torrido meriggio di agosto e a quell'ora lui e i suoi due aiutanti, se li avesse avuti ancora, se ne sarebbero tranquillamente stati a russare all'ombra, invece di sudare sotto il sole, ma uno aveva rinunciato al noviziato per raggiungere il fratello maggiore in seno all'esercito di re Stefano impegnato nella guerra civile per la corona d'Inghilterra e l'altro, atterrito dall'avvicinarsi di quello stesso esercito perché la sua famiglia parteggiava invece per la regina Maud, aveva ritenuto che il maniero nel Cheshire dov'era nato fosse un posto assai più sicuro di Shrewsbury assediata.

Un sacrilegio per fratello Cadfael

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I messaggeri arrivarono mentre era in corso il capitolo e insistettero per esservi ammessi immediatamente, prima di pensare a rifocillarsi o riposare, persino a lavarsi i piedi dal fango delle strade. Se chi veniva a chiedere non lo avesse fatto col massimo impegno, chi doveva dare avrebbe potuto fare altrettanto.

Bibliografia

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  • Ellis Peters, All'insegna della morte, [traduttore non indicato], Mondadori, 1964.
  • Ellis Peters, Due delitti per un monaco, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 1991. ISBN 8878192171
  • Ellis Peters, I due prigionieri, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 1995. ISBN 8878197459
  • Ellis Peters, Il cappuccio del monaco, traduzione di Riccardo Valla, TEA, 1992. ISBN 8878192252
  • Ellis Peters, Il corvo dell'abbazia, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 1997. ISBN 887818246X
  • Ellis Peters, Il monaco prigioniero, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 2004. ISBN 8850205961
  • Ellis Peters, Il novizio del diavolo, traduzione di Monica Zardoni, TEA, 1994. ISBN 8878196908
  • Ellis Peters, Il pellegrino dell'odio, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 1996. ISBN 8878199591
  • Ellis Peters, Il rifugiato dell'abbazia, traduzione di Riccardo Valla, TEA, 1993. ISBN 8878193801
  • Ellis Peters, Il roseto ardente, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 1999. ISBN 8878185841
  • Ellis Peters, Il volo di una strega, traduzione di Alessandro Zabini, TEA, 2002. ISBN 8850202652
  • Ellis Peters, L'apprendista eretico, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 2002. ISBN 8850201672
  • Ellis Peters, L'eremita della foresta, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 2000. ISBN 8878187526
  • Ellis Peters, La bara d'argento, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 1991. ISBN 9788850224593
  • Ellis Peters, La confessione di fratello Haluin, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 2001. ISBN 8850200242
  • Ellis Peters, La fiera di San Pietro, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 1992. ISBN 8878193127
  • Ellis Peters, La missione di fratello Cadfael, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 2003. ISBN 8850202822
  • Ellis Peters, La penitenza di fratello Cadfael, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 2006. ISBN 8850210027
  • Ellis Peters, La porta della morte, traduzione di Alessandro Zabini, TEA, 2000. ISBN 887818456X
  • Ellis Peters, La sentinella della città morta, traduzione di Alessandro Zabini, TEA, 2000. ISBN 8878184578
  • Ellis Peters, La vergine nel ghiaccio, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 1993. ISBN 8878193135
  • Ellis Peters, Mistero doppio, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 1996. ISBN 8878180815
  • Ellis Peters, Una luce sulla strada per Woodstock, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 2007. ISBN 9788850213269
  • Ellis Peters, Un cadavere di troppo, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 1990. ISBN 8878190810
  • Ellis Peters, Un sacrilegio per fratello Cadfael, traduzione di Elsa Pelitti, TEA, 2005. ISBN 8850208146

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Opere

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